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Con l'editto napoleonico
di Saint-Cloud del 1804, per esigenze igieniche e per non
creare discriminazioni di fronte alla morte, viene
imposto l'obbligo di seppellire i morti fuori dalle
cerchia delle città, in tombe uguali per tutti. Questo
è il presupposto al carme "Dei Sepolcri" (1807),
la più importante opera di Ugo Foscolo, in cui è
racchiusa tutta la sua concezione, in cui c'è tutto il
poeta: la sua filosofia, la sua arte. Lo
spunto dell'opera è offerto a Foscolo da una
conversazione con Ippolito Pindemonte, che pensa ad un
poema sui cimiteri, in linea con la moda della poesia
sepolcrale inglese, nata dal gusto notturno gotico in cui
il buio è la metafora della morte. Foscolo
affronta il problema ponendo la tomba come momento enevitabile della vita di ogni uomo, e la tesi
che mette in discussione è l'utilità dei sepolcri. Nella
conversazione con il Foscolo, Pindimonte da un punto di
vista cristiano, sostiene l'importanza dei sepolcri
conservano la memoria del defunto. Da parte sua Foscolo
si oppone con scetticismo, fedele ad una visione atea e
materialistica della vita. Il sepolcro non serve a niente:
"...qual fia ristoro a' dì perduti un sasso che
distingueva le mie dalle infinite ossa che in terra e in
mar semina morte?" (v.v. 13-15), ovvero: di
quale conforto potrà essere, di fronte alla perdita
della vita, una pietra sepolcrale? |
Restando
fermo sulle sue posizioni meccanicistiche secondo le
quali non esisteva nulla dopo la morte, semplicemente ci
si disintegra e si rientra a far parte del ciclo naturale
della materia, con lo svolgimento del poema Foscolo è
disposto, però, a valutare il fatto che le tombe abbiano
una funzione importante nei confronti dei vivi: un'interpretazione
romantica che contraddice le concezioni materialistiche
del poeta. Il sepolcro rappresenta la massima
illusione per i vivi perché grazie alla sua presenza
viene attenuato il dolore provocato dalla perdita di una
persona cara, e gli uomini si illudono che la vita abbia
un senso. La tomba è l'illusione che
permette il dialogo tra i vivi e i morti che hanno dato e
lasciato affetti, l'illusione che permette la "celeste
corrispondenza di amorosi sensi". Anche
i morti illustri continuano a battere nel cuore di chi li
ha amati e ammirati, e per questo i sepolcri dei grandi
uomini (l'urne dei forti) assumono importanza
per il poeta. Le tombe dei grandi uomini rendono sacro il
suolo delle nazioni che le accolgono, e rappresentano uno
stimolo da cui trarre esempio per il presente, così come
l'amore, la gloria e la poesia, le uniche cose che
possono dare un senso alla inutile vita degli uomini. |