THE BROTHERHOOD OF PAGANS - only once
alone prod 2009
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Quando le compilation regalavano davvero delle novità e dei nomi altrimenti difficilmente reperibili, che sarebbero rimasti nel buoi...parlo dei '90, periodo nefasto per il goth, che però a posteriori ha regalato più di una band ottima. Tra di loro c'erano i Brotherhood of Pagans, presenti sia su The Goth Box della Cleopatra, sia su Death By Dawn dell'Apollyon. Ovvio dunque ricercare all'epoca l'unico album reperibile e pubblicato, Tales of Vampires. Da allora sono passati 14 anni, ed avevo completamente perso le loro tracce, fino ad oggi. Il comeback di tre quinti della formazione originale ha tutto meno che l'aria di cavalcare una qualsiasi onda. I BHOP oggi hanno ancora molte carte da giocare, e Only Once ne è la dimostrazione lampante. L'opener I am a Blow Fly? è incisiva nel suo essere delicatamente velata, tra ritmica quadrata di basso e batteria, voce calda e presente, arrangiamenti d'archi non invasivi. Emozionante. Only Once sembra ripescata direttamente dai dancefloor anni '90, quando i London la facevano da padrone, mentre Gardens of Alkinoos gioca su ritmi e sonorità più esotiche, nel classico connubio con il goth che da sempre ha creato alcuni tra i brani d'atmosferi più belli del genere. As the Serpents Do nel suo incedere delizioso e pop è pregno di quelle che Fulvio Tori ama chiamare "chitarrine", ovvero il tipico suono della sei corde alla Mephisto Walz, Cocteaou Twins e, appunto, Madre del Vizio. Resurrection Mk2 difetta a mio avviso di un eccessiva produzione danzereccia. capisco il desideri di avere un pezzo da dancefloor con basi ritmate ed innesti elettronici, ma qui non ce n'era bisogno. La sbilenca I'll dig Your Grave tra loop di batteria al contrario e voci triple recitate e cantate è forse il pezzo più sperimentale dell'album, mentre con I am His Voice torniamo diretti al Goth Rock anni '90, magmatico, oscuro, pesante, evocativo ed epico. La svista semi-industrial di Get Off mi lascia indifferente, mentre la successiva the fate mi rapisce il cuore, tra ritmiche saltellanti, strati di suoni ammiccanti e interpretazioni memorabili. Per Deathrow si delinea lo standard Disco (se di disco si può parlare in un contesto simile) dei BHOP. Il disco si chiude con jack, vera e propria perla che mi ha riportato alla mente i Corpus Delicti migliori, anche se la chiusura e propria è affidata ad una ghost track strumentale, tra effetti sonori, samples, synths e roba varia. In definitiva un grande ritorno, un album che, nonostante alcune piccole cose leggermente fuori posto, è molto più di un semplice comeback. Se le uscite medie della scena Goth si avvicinassero anche solo un poco a prodotti simili, di certo scribacchini come me non passerebbero parte del loro tempo a sbattere la testa sullo schermo del pc a chiedersi il "..perchè?!?!". ottimi allora, grandi oggi. Bentornati Brotherhood Of Pagans!