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RECENSIONI DISCHI

oRSo - Ask Your Neighbor

(Contraphonic 2008)

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Phil Spirito, bassista dei Red Red Meat, dal 1998 è la mente di questo progetto, oRSo. Vi partecipano membri dei Rex, degli Him (da non confondere con il gruppo finlandese) e dei Loftus. Un vero ensemble di 15 elementi (chitarra, banjo, basso, tastiere, percussioni, violoncello, violino, pianoforte, clarinetto, vibrafono, celeste, organo, sassofono, corno, tromba, euphonium).

Se avete amato i Codeine e i Galaxie 500 questo è il disco che fa per voi.

La musica degli oRSo è una sorta di folk al rallentatore,  è uno slow-core alla Cowboy Junkies.

E’ una piccola orchestra sotto l’effetto di tranquillanti e di antistaminici; ogni tanto Tom Waits sembra essere passato da queste parti.

All suffer fools per voce, chitarra, corno, percussioni e violino è una lento brano introduttivo, è una litania depressa che cresce senza fretta e si spegne con un dolce suono di violino e lontani suoni di sottofondo.

Anniversary segue timidamente con lo stesso incedere trasognato, senza variazioni, un semplice giro di chitarra, il cantante sembra uno sciamano caduto in trance.

In I’m High la piccola orchestra mantiene le cadenze sonnambule e suona una dolcissima melodia per doppia voce (maschile e femminile) e violino.

Nice to see you  è un brano strumentale per piano, chitarra e percussioni, sembra registrato in presa diretta con uno stereo di seconda mano nella loro sala prove. Intimo e introverso introduce uno dei momenti più romantici di questo disco, Not likely to. Un’altra ninnananna per canto maschile e femminile, con piccoli accenni di violino e clarinetto.

L’orchestra sembra risvegliarsi in Protest song, anche se da metà brano in poi l’incedere è più simile ad un mantra che ad un brano rock, e il cantante, caduto sin dall’inizio in uno stato di trance, ripete con insistenza poche parole “why don’t we see”, “don’t know why…”.

Ancora più rarefatta See me viene tenuta in piedi solo da sottili e delicati suoni di percussioni, un po’ di piano, un accenno di banjo, un violino e uno strumento a fiato.

The hope e To be held danno un po’ di colore all’album, sono canzoni più ‘vivaci’ (vivace forse non è il termine più appropriato, ma giusto per intenderci). To be held è uno dei momenti più interessanti del disco, è una canzone sognante, è un rock atmosferico orchestrato con piccoli suoni, è una lenta ballata con una dolce melodia a due voci.

Warm up è un breve requiem, notturno, desolato, il violino piange, si lamenta.

Chiude in maniera eccellente Way way, il sogno diventa incubo, una voce strozzata impreca, è un urlo nel sonno, Captain Beefheart è dietro l’angolo, il violino esplode, delira, poi si placa, e ritorna una ballata, esile, si affievolisce “way way… way way…” la voce è sfinita e incantata. 

 

Se amate il genere, cercate questo disco, fatelo vostro.

Galati

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