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RECENSIONI DISCHI

WIRE - Object47

Pink Flag 2008

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Gli Wire, con enorme gioia del sottoscritto, escono con una nuova raccolta di inediti, Object 47. Se nel 1979 l’album 154 ci ricordava il numero di concerti tenuti dal gruppo fino a quel momento, nel 2008 Object 47 ci rammenta che questo è il 47° lavoro pubblicato dagli Wire.

Send del 2003 presentava una sequenza di pillole punk-rock che rimandava al suono dei loro esordi. A cinque anni di distanza (nel 2007 era uscito un EP dal titolo Read & Burn 03 contenente solo 4 tracce) gli Wire pubblicano un lavoro più solare, più vicino ad alcune scelte stilistiche dell’ultimo progetto di Colin Newman, Githead, nel quale suonano Robin Rimbaud degli Scanner e due membri dei Minimal Compact, Malka Spigel, moglie di Newman, e Max Franken.

Forse il cambio di rotta è dovuto alla defezione di Bruce Gilbert, che riduce gli Wire ad un trio, o forse semplicemente Object 47 segna la volontà del gruppo di ripercorrere la fase più melodica della sua carriera.

Uno dopo l’altro i brani si susseguono senza intoppi, e, passati 35 minuti, durata complessiva dell’album, la sensazione è di assoluto appagamento. Ovviamente ci sono brani più riusciti di altri, ma nel complesso, giunti alla fine viene voglia di ‘rimettere il disco sul piatto’ (nonostante sia finita anche l'epoca del formato CD e ci si trovi nell’era del download sfrenato, mi rifiuto di mettere nel dimenticatoio certi modi di dire, e quanto si addicono a gruppi come questi!)

Object 47 ci regala alcuni veri e propri piccoli gioielli come le bellissime "One Of Us", in apertura, "Four Long Years" con un perfetto incastro di basso e chitarra, e “Patient Flees” lenta e sognante.

“Are you ready?” sarebbe un singolo perfetto da ascoltare in radio e in tv, e rappresenterebbe una salutare cura per disintossicarsi da sciatti ritornelli pop da classifica sempre più preconfezionati. Ma purtroppo la realtà è un’altra.

“All Fours", dall’andamento martellante, saldo e granitico, registra la presenza alla chitarra di Page Hamilton (Helmet, Band Of Susans e Glenn Branca), e rappresenta uno dei momenti più interessanti dell’album insieme all’ipnotica “Hard Currency” che con il suo incedere ossessivo miscela gli incubi industriali dei Suicide con i mantra del maestro del feedback-pop Robert Hampson (e quindi ovviamente il suono ipnotico e glaciale dei Can). Questi due brani riprendono lo stile punk-rock di Send.

Margaret Fiedler McGinnis dei Laika (Moonshake e Ultra Vivid Scene) ha sostituito Bruce Gilbert alla chitarra nell’ultimo tour. 

In definitiva un album che si aggiunge al catalogo Wire senza presentare particolari novità. Il senso e il valore di questo disco va cercato non tanto (o non solo) tra le sue note, ma nel fatto che Colin Newman, Graham Lewis e Robert Gotobed siano ancora tra di noi a riprendersi uno spazio nel panorama musicale odierno che tanto deve alla loro straordinaria produzione.

Galati

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