WHITE LIES - Ritual
Fiction 2011
Il secondo album degli White Lies era atteso da molti, moltissimi. Il primo album aveva fatto il botto, quindi i nostri si sono ritrovati con gli occhi puntati addosso sia dei fans, sia dei feroci recensori pronti a godere come ricci nel distruggere l'album a prescindere. Io non lo farò. Semplicemente perchè non nutrivo aspettative di alcun tipo. Questo Ritual suona come me lo immaginavo: lievemente meno bello del precedente, con la influenze pop che si facevano più evidenti, con dei deja vu sempre più presenti. E così è. Non è brutto, ma nemmeno memorabile. Un minestrone di anni '80 dove troverete forti reminescenze di Joy Division (Is Love, con plagio a Severance nell'incedere), Ultravox (Peace and Quiet, Come Down), Duran Duran ( Bigger Than Us ), odore di emo-pop (Strangers), New Order (Streetlights), Rocj Alternativo fine anni 90 (Holy Ghost), Depeche Mode (Turn The Bells), OMD (Power & The Glory), Cure (Bad Love meno chitarrosa sarebbe tutta un ciccio periodo the Top). E quindi? Quindi nulla, le Bugie Bianche si confermano degli ottimi emuli degli anni '80, nonostante loro neghino l'evidenza. Ritual farà felici i fan del gruppo, anche se non moriranno di piacere. Si lascerà ascoltare in qualsiasi situazione con piacere. Si potrà anche ballare. Ma non andrà a finire nella fila dei vostri album preferiti, o da portare con voi in caso di catastrofe nucleare. Un buon gruppo, ma che probabilmente ha avuto il successo che ha grazie anche alla pochezza della proposta musicale attuale in generale. Della serie, ti piace vincere facile? Ora, tra un anno o due, se non si scioglieranno, il terzo album sarà la prova del nove. Staremo a vedere. Perchè non basta essere ottimi musicisti e scrivere belle canzoni. Il centro lo si raggiunge quando si è riconoscibili. E per ora, il traguardo sembra ancora lontanuccio... Bravi, piacevoli, pocopiù.