JACQUY BITCH - When Walls Cry
Alone Prod 2010
Ecco che arriva il momento del piacere puro. Chi scrive ha amato i Neva e Jacquy Bitch alla follia, consumando qualsiasi uscita del giullare francese, anche se negli anni qualche caduta di tono c'è stata... Ma già dal precedente "Stories From The Old years" il nostro aveva rialzato la testa, regalandoci un album davvero convincente. Ora le cose non potevano che continuare così, ed invece il buon Jacquy ha alzato la posta, pubblicando queste tredici tracce che vanno da subito ad infilarsi tra i pezzi migliori della sua produzione. Sin dall'opener "Surprise" è chiaro che il nostro ha intenzione di farci amare alla follia questo album. Jacqy Style al cento per cento da ascoltare ad alto volume. "Crowel" è la prima vera sorpresa del disco, con il suo incedere tipicamente Gothic Rock ed un songwriting rubato a Hussey e co. Bitch che canta sopra i Mission? Una follia? Ascoltate e mi direte... "Le Pas" ci riporta indietro di quindici anni buoni, quella darkwawe tribale, evocativa, effettatissima e filtrata all'inverosimile che trasudava dai suoi primi nastri, viene qui ripulita senza però perdere nemmeno un grammo della sua efficacia. "Heresie" si muove negli stessi territori, mentre con "Abandonnè" torna prorompente il Goth Rock dalle ritmiche sostenute (Cult? anche...). La rilettura del classico "Suicide" mi convince poco, non fosse altro che l'originale per me era di una bellezza inarrivabile, ma mi rendo conto che a volte i musicisti amino mettersi a confronto con loro stessi, quindi... "Sans Retour" risottolinea nuovamente il sound aggiornato -ma non denaturato- del JB 2010, mentre "Black" farà rizzare i peli sulla schiena a tutti gli amanti delle chitarre chorusate a palla... malinconica, quasi struggente, romantica e decadente. Semplicemente splendida. "Apocalips" parte come una nenia d'altri tempi, prima di svelare le carte e rilevarsi un'altro attacco sonoro cadenzato e romantico. "le Choix" è una sfuriarta Deathrock che riempirebbe le piste di mezzo mondo se solo le persone fossero più inclini al nuovo (ma nooo, meglio sempre le solite 4 canzoni vero?...). "Nada" ci riporta un Bitch più riflessivo, mentre "L'ange Dechu" è la commistione di darkerie e pop che ha fatto la fortuna dei neva. un brano splendido, scintillante ed arioso, se capite come questi aggettivi possano essere applicati al nostro ometto francese. Chiude il lavoro "La Fin", sorta di spoken che poco aggiunge ad un disco splendido, che ci regala un Jacquy Bitch in forma smagliante. Forse uno dei suoi dischi migliori. Di certo superiore a tutto quanto fatto uscire negli ultimi dieci anni. Bentornato Jacquy!!