INTERVISTE

NAMENLOS

novembre 2008

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01-prima di tutto un pò di storia

 

Friedrich L.N : La creatura “Namenlos” nasce nel 2004, inizialmente come gruppo vero e proprio e poi progressivamente trasformatosi in progetto, dopo diversi cambi di line-up; una specie di processo alchemico di sublimazione, al termine del quale è rimasto il nucleo, cioè io e Siren, lei al canto ed io come compositore, arrangiatore e suonatore di diversi strumenti, a seconda delle esigenze.  Anche a causa di questa instabilità fisiologica abbiamo faticato un po' nel primo periodo a trovare una nostra identità artistica, al tempo influenzata per lo più da sonorità elettro-industrial-metal; il risultato di quella prima fase è stato l’ep "Danzando sul sepolcro di Dio" del 2005, che attualmente vediamo con la stessa ottica con cui un padre borghese vedrebbe il figlio tossicodipendente.

La nostra seconda uscita discografica, del 2006, "The dandy dare - l'etica del dandy" ha segnato una parziale svolta musicale del progetto, in seguito alla sopracitata riduzione della line-up a due elementi, presentando sonorità più elettro-ebm di vecchio stampo e anticipando temi pseudo-sinfonici che in seguito si affermeranno come elemento stilistico prioritario. Quell’ep ha segnato per noi un momento di passaggio, segno di una prima consapevolezza del percorso che volevamo seguire, quindi come propedeutico al nostro terzo lavoro; cioè a STURMUNDRAMA , nostro primo full-length, che consideriamo come il vero debutto dato che riteniamo di aver raggiunto una certa consapevolezza e chiarezza di intenti, indispensabili per definire artstico, o presunto tale, qualsiasi progetto musicale.

Per la prima volta ci sentivamo veramente soddisfatti delle composizioni, sia considerando i brani presi singolarmente che nell'amalgama che creavano, dunque abbiamo deciso di dedicargli tutto il tempo necessario ad ottenere sonorità all’altezza di queste: ho lavorato 7 mesi solo per la fase di arrangiamento e produzione, dal gennaio al giugno 2008, finchè non ho avuto la chiara sensazione di aver prodotto qualcosa di significativo, almeno secondo i miei personali criteri ovviamente, sensazione che con i precedenti lavori non avevamo.

 

 

 

 

02-siete cambiati molto dal vostro debut, a parere mio il migliramento è netto. cosa vi ha portato a questo punto?

 

Friedrich L.N : Credo che la spiegazione di questo forte scarto qualitativo tra il primo lavoro e quest’ultimo sia di carattere prettamente cronologico.

I pezzi contenuti in “Danzando sul sepolcro di Dio” ho inizato a comporli nel 2003, cioè da nemmeno ventenne, e per un progetto che vuole fare dell’originalità, dello svincolamento dai generi musicali , la sua prerogativa, e che mette sempre in primo piano l’”impegno culturale”, cioè la collocazione del proprio lavoro all’interno del pensiero della propria epoca, l’immaturità può rivelarsi particolarmente fatale.

E a quell’età sinceramente eravamo abbastanza acerbi da questo punto di vista e non possedevamo un elemento che personalmente ritengo indispensabile per ogni musicista con velleità avanguardistiche, cioè un discreto senso critico, frutto di una conoscenza adeguata della storia della musica contemporanea e un minimo di quella dell’estetica.

Declinando il discorso dal punto di vista strettamente musicale, mentre al tempo i nostri ascolti erano quantitavimente limitati e riguardavano più che altro l’area più inflazionata, più popolare dell’industrial e del dark, ora non ci poniamo limiti di influenze musicali e così suggestioni cantautoriali, neoclassiche, etniche, martial\folk, elettroniche sperimentali.... (per citare le prime che mi vengono in mente) entrano a far parte per forza di cose nei nostri pezzi, nel tentivo di un’amalgama originale e personale.

 

03-volete parlarci del vostro nuovo cd? c'è un messaggio, un concept di fondo?

 

Friedrich L.N : Il riferimento letterale del nome “STURMUNDRAMA” è al pensiero tedesco post-illuminista ed in particolare al movimento letterario-filosofico di fine ‘700 Sturm und Drang, la cui affermazione fu l’emblema dell’epilogo del razionalismo illuminista, che lasciò il posto alla riaffermazione del valore dell’intuizione, in un’esplosione di passionalità e irrazionalismo che ridiede dignità al sentire religioso e scalzò gli ottusi dualismi illuministici. La stessa cosa si è ripetuta nel XX secolo, dove le certezze positiviste hanno ceduto davanti al ritorno prepotente del senso del tragico, sia a livello culturale con l’espressionismo ed il risveglio di religioni alternative al cristianesimo come Gnosi e neo-paganesimo, che a livello civile con le catastrofi belliche.

In questo senso, il gioco di parole di “STURMUNDRAMA” , dove “drang” (impeto) è sostituito con “drama” (dramma), sta ad indicare le conseguenze tragiche, infauste, dell’affermazione unica e assoluta dell’elemento irrazionale, crudele (nel senso etimologico della parola, cioè che si riferisce al crudo, al non civilizzato), su quello formale, convenzionale. Questo secondo elemento è ciò che potremmo definire come apollineo ed è costituito da tutte quelle convenzioni formali, tutti quei dogmi, che costituiscono il patrimonio culturale di una civiltà e quindi la tradizione, imprescindibile per ogni società, che ha come funzione quella di determinare, controllare le azioni dell’individuo, facendogli dimenticare di essere un animale, e dunque reprimendone l’elemento dionisiaco. Elemento che, dopo un lungo torpore, è stato quindi violentemente ridestato tra il XIX e il XX secolo a causa della morte di Dio, cioè alla fine di una lunga tradizione di pensiero che ha segnato l’Europa per due millenni. E come in tutte le epoche che vedono la fine di una civiltà secolare, si è aperto un periodo storico di passaggio, che in quanto tale è dominato dal caos incontrollato, dalla follia collettiva, dalla ricerca isterica di senso individuale, da un mercato osceno fatto solo di grida di gente che cercare di affermare la propria persona, ignaro che ogni individuo è destinato alla disperazione esistenziale, all’insensatezza, se non ha intorno a lui una società forte dotata di valori condivisi.

Ne consegue che la categoria “STURMUNDRAMA” è declinabile anche a livello individuale, facendo riferimento alla condizione delle poche persone consapevoli della tragedia nella quale sono immersi, e che si trovano così costrette ad un’esistenza titanica, dove lanciano una sfida all’ineluttabile, non solo perchè si ritrovano orfani della loro terra, che non esiste più, e quindi gli viene a mancare un sano fondamento culturale alla loro attività individuale, ma anche perchè loro stessi sono figli del proprio tempo, condizionati da questo, e non possono che sentirsi come un cristiano che sa di essere essenzialmente un peccatore qualsiasi cosa faccia, con la differenza che i primi non hanno alcun paradiso ad attenderli in un futuro prossimo. Ne risulta che ogni attività personale, ogni credenza, ogni passione, ogni atto si ritrova impregnato dell’odore della morte, del decadimento, del peccato, ed è il caso ad esempio del testo di “Amour fou” dove il grande amore trascina all’auto-smembramento ideale e fisico.

Per il resto, preferisco non entrare in una spiegazione dei singoli pezzi in quanto ritengo che tradurre una canzone in forma, concettuale, logica, esplicativa, sarebbe come tradurre una poesia in prosa o trasporre sul piano testuale un film... si perderebbe insomma la loro valenza estetica, che alla fine è ciò che caratterizza propriamente l’espressione artistica.

Anche per questo sono sempre restìo a “didascalizzare“ la mia musica tramite spiegazioni troppo analitiche, cosa che tra l’altro favorirebbe un atteggiamento mentale passivo nell’ascoltatore, invitato così a desistere dallo scavare criticamente l’opera alla ricerca di un senso da attribuirgli.

 

 

04-come funziona il processo compositivo dei namenlos? è tutto a carico di Friedrich o Siren è coinvolta nella creazione dei brani?

 

Friedrich L.N : Confesso, sono il solo mandante. Lei l'esecutrice. Cosa che probabilmente mi rende più condannabile...

Lazzi a parte, da questo punto di vista siamo assolutamente complementari, dato che sono sempre stato portato a comporre, sia per quanto riguarda i testi che le musiche, ancor prima che iniziassi a suonare uno strumento, mentre lei si è sempre dedicata al canto puro, all'interpretazione.

La sua influenza sulle composizioni c’è ma è indiretta, nel senso che quando compongo lo faccio tenendo conto di quello che sarà l’approccio interpretativo di Sonia.

 

05-Le liriche sono tutto tranne che raggi di sole....e cosa significa per voi il moniker Namenlos?

 

Friedrich L.N : Namenlos, che sarebbe "senza nome" in tedesco, semanticamente non significa niente dato che rappresenta la stessa impossibilità di essere "signum" di alcunchè, ed è proprio questo che ci ha portato a sceglierlo.

Mi spiego: sintetizzare il nostro progetto in un segno, un'immagine mentale legata ad un nome significante avrebbe voluto dire inquadrarsi, modellarsi in un concetto legato per forza di cose ad altre rappresentazioni, altri mondi espressivi prodotti dal nostro tempo o da un passato recente.

E il nostro tempo, come dicevo prima, è segnato dalla condizione paradossale, tragica nella quale si viene a trovare l’uomo contemporaneo occidentale, protagonista di un'epoca che costituisce la fine di una lunga tradizione e in quanto tale è basata sul tentativo di esorcizzare in modo grottesco le angoscie che non possono non affliggere una civiltà priva di qualsiasi punto di riferimento religioso, morale, estetico... ; esorcizzazione che nella sua ricerca spasmodica di attrazioni facili, alla portata del gusto di tutti, assume connotati mostruosi.

Ne consegue che l'atteggiamento più saggio da assumere nei confronti della modernità sia quello che provochi un'accellerazione del processo di collasso generale; e dato che ognuno è figlio del suo tempo e credere di esserne svincolato e indipindente è solo auto-illusione, non volevamo in alcun modo denotare "positivamente" il nostro progetto, cioè non legarlo ad alcuna delle suddette rappresentazioni prefabbricate, perchè denotarsi per opposizione, scegliendo un nome che esprimesse ad esempio ira o crepuscolarità o austerità..., avrebbe voluto dire credere in qualcosa di incontaminato, di salvabile, col quale identificarsi, ignorando in questo modo che ogni cosa che si ribella in realtà è prodotta, è conseguenza di ciò alla quale si oppone (come insegna Hegel) dato che senza quest'ultima non sarebbe nemmeno esistita.

Questa è la spiegazione più "teoretica", che credo renda anche conto dei toni tendenzialmente tragico-apocalittici delle liriche... che raggi di sole non sono ma in un certo senso hanno lo scopo di illuminare la realtà dell’odierno occidente portandola all'auto-consapevolezza della sua condizione di coma irreversibile, e facciamo questo per lo più tramite il rovesciamento, a volte palese ed altre più velato, di "luoghi comuni culturali" (ad es. sull'amore, la libertà, la guerra, la persona....).

Quindi anche quando i testi sembrano parlare di condizioni personali, individuali, lo fanno in modo prettamente simbolico, emblematico; la prospettiva è sempre “d’insieme”, l’oggetto è sempre l’occidente odierno ed in particolare la situazione storica dell’Europa, mai una pseudo-poetica analisi di angosce e piagnistei esistenzialisti che si pretendano sovra-temporali ed essenziali, che magari, come succede spesso, prostituiscano anche le esperienze e le emozioni personali. E per questo parlo di “impegno culturale” della nostra musica.

Tornando alla scelta del nome Namenlos, dal punto di vista più pragmaticato è invece dettata dal fatto che volevamo evitare di dare al pubblico un'immagine troppo esplicativa lasciando così maggior spazio all'intuzione e alla sensazione lasciata dal puro ascolto della musica, e permettendoci di cambiare continuamente forma, stile, approccio a seconda dei diversi concept espressi nei singoli pezzi ma soprattutto nei singoli dischi.

Ciò che non ha nome è fluido, informe, magmatico e può cristallizzarsi in forme diverse in differenti momenti, forte della virtù del camaleonte.

 

 

06-essendo solo in due credo che sia difficile riproporre dal vivo tutte le sonorità espresse nel vostro ultimo album. come ovviate a questo? cosa proponete durante il vostro set?

 

Friedrich L.N. : Ovviamente dal vivo tutti i suoni di strumenti tipicamente orchestrali come archi, fiati e timpani e quelli di strumenti etnici, tra cui cornamuse, fisarmoniche, santoor.. (che nel disco sono comunque entrambi "reali", non simulati con strumenti elettronici) sono riprodotti su base, anche perchè l'alternativa sarebbe stata quella di ingaggiare l'orchestra filarmonica di San Pietroburgo, che si sarebbe annoiata a morte a suonare i nostri pezzi.

Quindi gli strumenti suonati sul palco sono: chitarra acustica, piano elettrico, synth\vocoder, fisarmonica in miniatura e qualche percussione.

Ovviamo a questa latitanza di esecuzione musicale concependo i nostri live come qualcosa che vada al di là del semplice concerto, con l’intento di realizzare un vero e proprio show che unisca arte musicale e arte visiva dove ciò che viene proposto non è la semplice successione di singoli pezzi, ma un percorso estetico-concettuale che si presenti organico ed olistico. Insomma uno spettacolo musical-teatrale, dove il secondo dei due elementi è incarnato dalla “Cabarecitanz” di Sonia.  

 

Siren Obscene: "CabaReciTanz" è il termine col quale definiamo la mia attività scenica perché sintetizza alla perfezione lo spettacolo proposto sul palco che presenta elementi del cabaret, dal momento che contiene ed amalgama diverse forme d’espressione artistica, della recitazione, che trova applicazione soprattutto nei momenti puramente strumentali dei brani, e della danza (“tanz” in tedesco), nella quale l’espressività si estende dal canto a tutto il corpo; con questo aspiriamo ad attrarre gli spettatori attraverso il canto (da brava Sirena) e rapire la loro attenzione mediante la recitazione e la danza per renderli pienamente ricettivi catapultandoli mentalmente nell'atmosfera che cerchiamo di creare.

Più dettagliatamente lo spettacolo è composto da scene minimali rappresentative di ogni pezzo che prevedono l'uso di alcuni oggetti ( maschere, mazzi di fiori, un telefono antico, veli , "muri" etc) e cambi di costume.

La lettura dello spettacolo che ne risulta può passare tramite due chiavi di lettura classiche, cioè l’"apollineo" e il "dionisiaco": quello teatrale, coreografico è associabile all’apollineo , dato che il corpo segue movimenti schematici e rigidamente prestabiliti , mentre quello relativo alla “tanz” è riferibile al dionisiaco, dove i movimenti si sciolgono spontaneamente e impulsivamente spinti soprattutto dalla musica, lasciando che la danza stringa il mio corpo tra le sue spire, cosicchè queste "improvvisazioni" costituiscano una variabile al tema studiato, conferendo all’esibizione una certa dose d’imprevedibilità.

I materiali e i costumi sono adattati o direttamente creati da me ,cosa che mi porta a definirmi scherzosamente il "braccio" del progetto . Riguardo la gestualità cerco di prendere spunto dal cinema muto (soprattutto quello espressionista ma anche da Eisenstein, Chaplin ,etc ) dove le semplici espressioni del viso e i gesti del corpo sopperivano alla mancanza dei dialoghi facendo capire, anche con un solo sguardo, i sentimenti del personaggio e il senso della scena; ma non mancano anche spunti dai grandi registri, attori e attrici del cinema fino ad oggi ; non a caso proponiamo, tra l’altro, una rivisitazione scenica di un passaggio del film Mulholland Drive di Lynch dove ho voluto inserire anche un omaggio alla bellissima "Amy" del film Marocco di Sternberg.

 

 

 

07-la prima volta che vi recensii parlai male del vostro lavoro, eppure avete continuato a mandare le nuove uscite. Spesso invece le bands che vengono stroncate evitano di "tornare sul luogo del delitto". Perchè succede questo? Una brutta recensione è davvero così degradante o può essere uno spunto per far meglio (magari con stizza, ma comunque convinti del proprio operato)

 

Friedrich L.N. : Beh... i critici stanno lì apposta... anzi, è un bene che diano giudizi anche negativi, altrimenti  il loro ruolo, che sarebbe quello di costituire un filtro “colto” tra l’artista e il pubblico, in modo che quest’ultimo venga educato a livello di senso critico, verrebbe a mancare.

Insomma lungi da noi lo scendere ad infantili risentimenti o addirittura liti dialettiche per un giudizio negativo, al massimo ci siamo limitati a chiedere gentilmente che venisse fatta una modifica di tipo strettamente contenutistico nei casi in cui dei nostri testi veniva palesemente frainteso il senso, il messaggio, ma non abbiamo mai messo bocca su questioni valutative, sarebbe davvero volgare.... ; credo invece che sia offensiva, sia per gli artisti che per il “mestiere” stesso del recensore, una recensione superficiale, sbrigativa, che sciorini le solite quattro frasi prefabbricate o che magari si limiti a dare un giudizio sull’orecchiabilità del prodotto, e purtroppo, con la “democratizzazione della cultura” di internet, questo avviene sempre più spesso, per mano di critici improvvisati e culturalmente impreparati.

A tal proposito ci è anche successo di rimanere amareggiati per una recensione entusiastica ma che dimostrava di non aver capito niente della nostra musica (mi riferisco ad episodi relativi ai vecchi ep, non a STURMUNDRAMA); insomma meglio essere criticati per i giusti motivi che essere lodati per quelli sbagliati!

Anchè perchè non facendo musica a scopo di lucro, quello che ci interessa non è tanto la conferma della vendibilità del prodotto ma quella della sua valenza artistico-culturale, quindi le critiche acute sono sempre ben accette.

Chi se la prende per recensioni negative perchè vorrebbe solo elogi da spiattellare nella home page del sito, evidentemente fa un “mestiere” diverso dal nostro.

 

 

08-progetti futuri

 

Friedrich L.N. : Nel futuro più immediato la nostra preoccupazione maggiore è quella di riuscire a presentare a più gente possibile il nostro nuovo show, riuscendo magari ad uscire dai confini del centro Italia (finora ci siamo esibiti in Umbria, Toscana e Lazio). Dato che i nostri live, come abbiamo spiegato, hanno una loro peculiarità, non sono una semplice riproposizione del disco, è importante capire quale possa essere la risposta del pubblico.

Sempre riguardo i live, stiamo lavorando per l’inserimento di un terzo componente, un percussionista elettronico, che probabilmente a breve sarà già sul palco con noi.

A livello discografico invece attualmente stiamo preparando una nuova versione di “Et lorsqu’à l’Europe...” che entrerà a far parte di una compilatione della label Invisible Eye Production, la cui uscita è prevista per inizio 2009.

Poi ci sarebbero diverse composizioni nuove, il cui utilizzo però è tutto da vedere e dipende dall’evoluzione del progetto.

 

09-desideri aspirazioni sogni

 

Friedrich L.N. : La speranza è che grazie a questo “STURMUNDRAMA” si riesca a destare l’attenzione di qualche etichetta che faccia al caso nostro, anche perchè riteniamo di aver raggiunto una sufficiente “identità artistica” (che non significa qualità! Questo non sta a noi giudicarlo....) per fare questo passo.

Altrimenti la prospettiva di uscire con un quarto lavoro autoprodotto e autodistribuito non sarebbe delle migliori... soprattutto per un discorso di distribuzione, che ci possa permettere di capire quale sia l’interesse per il nostro lavoro da parte del pubblico, del quale ci interessa soprattutto il grado di attenzione e di comprensione piuttosto che la quantità.

Insomma meglio una persona interessata al disco che 30 che ascoltino distrattamente i pezzi sul my space, e uscire senza etichetta molto spesso spinge il potenziale pubblico a limitarsi al secondo tipo di ascolto

Quindi nel caso in cui le nostre aspettative al riguardo verrebbero disattese, ci interrogheremmo seriamente sull’opportunità o meno di continuare il progetto.

Di sicuro non vogliamo fare la figura dei Don Chisciotte, e dopo 3 autoproduzioni credo che non si possa più rimandare il momento della raccolta dei frutti.

 

10-Le ultime sono per voi

 

Friedrich L.N : Chiuderei con un passo tratto da “Così parlò Zarathustra” del nostro amato Nietzsche, un passo che credo sintetizzi al meglio il nostro atteggiamento verso il pubblico, e quindi la fondamentale intenzione, lo scopo più recondito del progetto Namenlos, pur con tutti i paradossi e le ambiguità che simili dichiarazioni di intenti possano comportare:

 

“...ho bisogno di compagni, e vivi; non compagni morti e cadaveri, da portare con me ovunque io voglia.
Ma viventi compagni, che mi seguano, perché voglion seguire se stessi, e proprio là dove io voglio .....

Io sono venuto per strappare molti al gregge. La folla e il gregge mi devono avere in odio: pei pastori Zarathustra vuole essere un brigante”

 

 

Un ringraziamento sentito al nostro gentile intervistatore, a Erba della strega e agli eventuali pazienti lettori.

Per qualsiasi cosa potete contattarci all’indirizzo info@namenlos.it

Max1334

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