MAN ON WIRE
febbraio 2012
Freschi di stampa del loro debut cd, scambiamo quattro parole con i Man On Wire. Un intervista più acida delle loro canzoni...
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Perchè siete così interessati alla storia di Phlippe Petit, l'uomo che camminò su di una fune che attraversava i tetti delle Twin Towers?
Una domenica d'inverno, penso fosse dicembre del 2010, io e Nicolò ci trovavamo casualmente insieme a Milano.Era una giornata veramente grigia e c'era poco fare. Abbiamo deciso di chiuderci a casa di Enrico (Molteni, Knifeville ) per guardare un film.A noi si è aggiunta anche Lavinia (Siardi, coautrice dei testi) e così ecco ricreato sul naviglio un piccolo focolare friulano.Dopo una mezzoretta persa giocando con chat-roulette, Enrico ci propone la visione del documentario sul funambolo.La storia di Petit ci sembrò l'unica cosa sensata in quel pomeriggio milanese. La band era un'idea lontana a quel tempo,è stata la scelta del nome a farla nascere.La motivazione che ha spinto il funambolo a quell'atto è la stessa che ci ha spinto a creare questo gruppo:cercare di portare la nostra parte più intima e assoluta nella realizzazione di qualcosa di più "alto" di noi.
E' interessante notare l'idea di amore che si riscontra nel titolo del vostro album, "West Love", amore occidentale. Come mai questo titolo?
Diciamo che suonava bene, è questa la motivazione principale. E' il titolo della quarta traccia, questo è un altro buon motivo. Niente di politico comunque. La politica la lasciamo a chi ha poco da dire.
Ognuno di voi viene da altri gruppi musicali. Come mai avete deciso di dedicarvi completamente al progetto Man On Wire?
Completamente forse non è la parola adatta. Nicolò è il farmacista più amato dai vip a Cortina, sex-simbol degli Smart Cops e membro del gruppo pop-noise più famoso in Brasile, i Ninos Du Brasil. Marco cura la comunicazione sul web di mezzo Nord-Est, senza contare la sua continua ricerca di nuovi ristoranti. Cristiana, validissima oste, è innamorata della vita come pochi e questo le richiede tante attenzioni. Ed infine io mi divido fra il lavoro in campagna, dove coltivo i miei vigneti, e i Ragazzi Morti. Ci siamo piaciuti perchè, a differenza della maggior parte degli incontri che si fanno nel nostro circuito musicale, fra di noi si può parlar anche d'altro... tipo siamo grandi appassionati di buon cibo e soprattutto buon vino. Ad ogni prova assaggiamo una nuova bottiglia e la recensiamo. Poi si suona.
Come nascono i vostri pezzi influenzati da un folk acidissimo e visionario?
Passate un inverno nelle nostre campagne: le montagne sullo sfondo, l'aria fredda e tersa che ghiaccia tutto, i fiumi come deserti di sassi dove non c'è ostacolo alla vista per chilometri; questo è il suono che ne esce.
Che genere di musica ascoltate nella vita di tutti i giorni?
E' difficile rispondere a questa domanda come gruppo. Ascoltiamo molte cose, e forse ci influenzano anche poco. Ognuno di noi poi ha un'esperienza ben precisa, io personalmente, cerco nei ricordi d'infanzia le melodie che più mi piacevano. Credo che da bambini si colga qualcosa di più.
Avete già in programma un tour che attraversa tutta l'Italia. Come vi state preparando a riguardo?
Stiamo cercando di contattare i promoter per aver ad ogni tappa una degustazione di prodotti tipici. Alla fine venderemo le nostre impressioni al Gambero Rosso.
Oltre al tour, quali sono i vostri prossimi progetti?
Far perdere tre chili a Nicolò, senza privazioni s'intende e un disco nuovo a fine anno.