David Sylvian - 30-09-2001 - "Teatro Colosseo" - Torino

Ci sono artisti i cui concerti lasciano un segno indelebile nella memoria e nell’esistenza degli spettatori: David Sylvian è senza dubbio uno di questi.
Di nuovo in tour in Italia dopo un’assenza dalle scene live del nostro paese dall’89 (come solista) e dal ’95 con il chitarrista/sperimentatore Robert Fripp, segna un ritorno graditissimo, lungamente agognato, e in una certa misura inaspettato, dal momento che la sua reclamizzazione, almeno a Torino, è stata a mio avviso fiacca e carente, nel complesso molto poco convincente, rispetto alla levatura del personaggio.

Contesto di questa nuova apparizione ancora una volta il teatro Colosseo, certamente non il più bello di Torino, ma fra i migliori dal punto di vista acustico, gremito da una folla di aficionados.
Alle 20.00, l’entrata nel foyer; mezz’ora più tardi, quella in platea, avvolta da musica ambient. La contemplazione analitica degli strumenti sul palco, illuminati da una seducente luce azzurra, sortisce il seguente risultato: almeno 3 tastiere (Korg Triton, Master Keyboard Roland, piano elettrico), una rastrelliera di chitarre di fogge diverse, elettriche e un’elettroacustica, contrabbasso, batteria + minipad elettroacustici pilotati da un MacIntosh G4 Powerbook Titanium.
Un’ora di lunghissima ma impalpabile attesa, poi l’entrata, accolta dal clamore del pubblico, di Sylvian e i quattro elementi del suo entourage musicale.
Elegante, in nero, camicia bianca e cravatta cangiante discretamente dandy, Sylvian annuisce verso il pubblico con un impercettibile movimento del capo; gli anni sono passati anche per lui, ma più che essere invecchiato si è evoluto, nell’aspetto come nella musica, consolidando il suo
status di icona dello stile in entrambi gli ambiti.
Inizia lo spettacolo, inizia la fluida coreografia del mixer-luci e fin dalle prime sonorità (due canzoni dal suo repertorio più recente, contenute come tutte le altre nell’ultimo doppio cd retrospettivo ”Everything and Nothing” ) è chiaro che nulla è cambiato, Sylvian ha conservato lo stesso profondo timbro vocale, potente, onnipervasivo, eternamente affascinante: l’approvazione dell’audience è immediata, spontanea, autenticamente sentita.
Subito dopo le canzoni tratte dall’ eccellente album dell’ 87 “Secrets of the Beehive": “Boy with a Gun” stemperata nell’acclamatissima “Orpheus”, e "Waterfront".
Gli arrangiamenti jazzati, il puntillismo elettronico mai invasivo, l’impeccabile padronanza tecnica, le affascinanti linee melodiche tracciate dalla voce di Sylvian, il suo atteggiamento compassato eppure mai superbo o distaccato, ci proiettano tutti in uno stato di grazia che, passando per brani realizzati in collaborazione con Robert Fripp e con Ruychi Sakamoto, raggiunge il suo culmine quando attaccano le prime note, mascherate dagli applausi scroscianti, di “Ghosts”, traccia storica
dell’album “Tin Drum” di epoca Japan: «When the room is quiet…» - Il piacere è immenso nel veder confermato il sospetto che il precisissimo batterista è proprio Steve Jansen, fratello di Sylvian, con lui uno dei fondatori dei Japan e suo prezioso collaboratore.
Anche tutti gli altri session-men si sono però rivelati non meno che eccellenti, dal tastierista, un autentico virtuoso in continuo movimento, al chitarrista, appassionato inventore di sonorità marcatamente sui generis, quasi di rumorismo elettronico, all’uomo al contrabbasso, meno agitato per ovvi motivi d’ingombro del suo strumento, ma assolutamente all’altezza, capacissimo, equilibrato.
Poi è la volta della celeberrima “Forbidden Colours”, uno dei primi singoli della sua
carriera solista e in assoluto una delle sue canzoni + popolari. Altre ancora, bellissime, coinvolgenti sono riarrangiate in modo superbo ed interpretate, se possibile, ancora meglio.
Si è cercato in tutti i modi di prolungare l’esibizione e si sono ottenuti due encore, il secondo dei quali è stato l’indimenticata “Nightporter” dei Japan, anch’essa riarrangiata, (non più un walzer come in origine pur mantenendo il caratteristico tempo di ¾), brano dal nitore abbagliante, tratto da “Gentlemen Take Polaroids”, album ancora freschissimo a distanza di vent’anni.
Sylvian, musicista di classe per antonomasia, si è infine sottratto al nostro sguardo, in silenzio, così com’era apparso, ringraziandoci quasi con umiltà, apparentemente turbato dall’enorme successo riscosso e desideroso di ritirarsi dopo averci dato così tanto, lanciando un bacio all’audience e salutandoci con la mano, con un gesto misurato ma completo, affettuoso. Affetto del tutto ricambiato.
Questa memorabile performance è durata due ore, quanto la mia conseguente contemplazione estatica bisensoriale, ma il suo effetto - appagante quanto sconvolgente – durerà finchè avrò vita.
David Sylvian: una voce immortale, un incanto senza fine.

Arianna [The Frozen Autumn/Static Movement]

 
Italian Tour 2001
Sabato 29 Settembre Teatro Carlo Felice Genova
Domenica 30 Settembre Teatro Colosseo Torino
Lunedi' 1 Ottobre Teatro Smeraldo Milano
Martedi' 2 Ottobre Teatro Medica Bologna
Giovedi' 4 Ottobre Palacisalfa Roma
Venerdi' 5 Ottobre Politeama Pratese Prato
Sabato 6 Ottobre Estravagario Teatro Tenda Verona
Domenica 7 Ottobre Palafenice Venezia
 
Un po' di storia...
DAVID SYLVIAN ("Batt" in vero cognome) nasce in un sobborgo di Londra il 23 Febbraio 1958. La sua carriera artistica inizia nella metà degli anni settanta come leader e cantante dei "Japan", composti tra gli altri, da Richard Barbieri alle tastiere e Mick Karn al basso. Con i primi due album "Adolescent Sex" e "Obscure Alternatives" sia il look che le sonorità del gruppo si rifanno molto alla scena Glam inglese, tanto che il loro nome viene spesso accostato a quello di altri gruppi del genere, come i Roxy Music. Ma è con il successivo "Quiet Life" del 1979 che i Japan compiono un enorme salto di qualità verso soluzioni stilistiche molto più sofisticate e territori musicali ancora inesplorati. Nell'80 con l'album "Gentlemen Take Polaroids" continua la ricerca di sonorità esotiche e d'atmosfera. Il 1981 è l'anno che vede l'uscita del meraviglioso "Tin Drum", che rappresenta senza ombra di dubbio la vetta della produzione discografica dei Japan. Con fortissime influenze orientaleggianti, il disco supera i confini del pop e si tuffa a capofitto nella sperimentazione di sonorità all'epoca davvero inesplorate. Anche il successo commerciale non è da meno, e il singolo "Ghosts" scala le vette della classifica inglese. Purtroppo questo lavoro rappresenta il canto del cigno della band, che l'anno successivo si scioglie a causa dei soliti problemi personali tra i vari componenti. Nel 1983 il doppio live "Oil On Canvas" suggella il loro scioglimento a mo' di epitaffio. Ma è proprio da questa "morte" che la carriera solista di DAVID SYLVIAN prende vita, anche grazie all'unione artistica con Ryuichi Sakamoto. I due singoli
"Bamboo Houses" dell'82 e soprattutto l'indimenticabile "Forbidden Colours" dell'83 spianano la strada al successivo album d'esordio "Brilliant Trees", il primo passo significativo dal synthpop dell'era Japan alle "sonorità altre" di SYLVIAN, molto + raffinate e poetiche. I nuovi progetti traggono linfa vitale dalle numerose collaborazioni con musicisti eccezionali che nel corso degli anni prendono parte alle sue composizioni, come nel caso del monumentale doppio album del 1986 "Gone to Earth", che vede la collaborazione di Robert Fripp e Bill Nelson. Il disco per metà strumentale dalle sonorità cosmiche ed eteree vede nelle cristalline e struggenti liriche di Sylvian un approccio molto più intimista verso il mondo. L'anno successivo vede l'uscita di "Secrets of the Beehive", dove SYLVIAN narra i suoi "segreti" su raffinati fondali musicali che mettono in risalto l'essenza acustica e meno "elettrica" di questo lavoro rispetto al precedente. Un album che si muove delicatamente tra solitudine e disperazione, rimorsi e
spettri, amarezze e dubbi. L'equilibrio che raggiunge l'insieme dei pezzi che compongono l'opera rasenta la perfezione. Gli anni '80 di DAVID SYLVIAN si chiudono con altri due Lp. lo strumentale "Plight and Premonition" dell'88 e "Flux and Mutability" dell'89, scritti in collaborazione con Holger Czukay (fondatore dei vecchi "Can") che vedono un deciso avvicinamento verso sonorità ambient e new-age. Il decennio successivo si apre con una reunion dei Japan celata sotto il nome dell'omonimo album intitolato "Rain, Tree, Crow", episodio isolato che non vedrà in futuro nessun altro sbocco artistico. La collaborazione con Robert Fripp si rafforza e ci concretizza con i due lavori successivi "First Day" del '93 e il Cd live "Damage" del '94, che fanno segnare una svolta verso sonorità più aspre e dure. Dopo lunghi anni passati a collaborare con i più svariati musicisti della scena mondiale, tra cui anche l'italiano Andrea Chimenti, DAVID SYLVIAN torna con un album tutto suo nel 1999, "Dead Bees On A Cake", pubblicato a ben dodici anni di distanza da Secrets Of The Beehive. I temi trattati spaziano dalla devozione religiosa all'interesse verso per la nuova dimensione familiare (la sua relazione felice con l'attuale compagna Ingrid Chavez), a dimostrazione di una maturità e di una serenità raggiunta con il tempo.
     
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