Il 28 Marzo
2003 sarà una data da ricordare negli anni a venire per
questo straordinario evento che si è tenuto al
"Blackout" di Roma e che cercheremo di
raccontarvi facendo del nostro meglio, anche se sappiamo
in anticipo che non riusciremo a descrivervi pienamente
tutte le emozioni e il divertimento che abbiamo provato
in quell'ora e mezza di concerto dei Sad Lovers And
Giants. Perché solo chi era presente potrà capire fino
in fondo le righe che seguiranno... Ore 20.00, dopo aver consumato una cena frugale ci mettiamo in viaggio per raggiungere il locale in tempo per accaparrarci le prime file. Dopo aver raccolto strada facendo un'amica, arriviamo davanti alla porta nera dell'ingresso un po' in ritardo rispetto a |
quanto ci eravamo
prefissati (21.00) ed infatti ci sono già una trentina
di persone che ci precedono (alla faccia di quelli che
arrivano ai concerti a mezzanotte e poi si lamentano
perché si perdono metà esibizione... quando c'è un
gruppo al quale si tiene si fanno anche due ore d'attesa
all'ingresso!!!). Passano pochi minuti e la coda aumenta sempre di più, i Sad Lovers sono un nome importante, ma non mi aspettavo una risposta così da parte del pubblico che spesso si fa desiderare ad un certo tipo di appuntamenti. Qualche quarantenne dai capelli brizzolati si mescola a ragazzi e ragazze più giovani, anche Roma si sveglia ogni tanto per assistere ad un concerto!!! Finalmente si entra... purtroppo a causa del nostro colpevole ritardo non riusciamo a raggiungere la prima fila centrale, ma dobbiamo accontentarci di un posto un po' defilato alla sinistra del palco, ma le transenne sono comunque nostre! :-) Dopo una leggera attesa sale sul palco il gruppo spalla annunciato un po' a sorpresa giusto un paio di giorni prima: gli Infinito. La loro esibizione di ben 50 minuti (!!!) ci lascia un po' perplessi, pezzi rockeggianti un po' wave e un po' psichedelici della durata media di 6-7 minuti ciascuno annoiano un po' le nostre orecchie da "darche", ma indubbiamente questi ragazzi sanno suonare e sanno il fatto loro... chi ama queste sonorità sarà rimasto soddisfatto. Giusto qualche minuto per il cambio palco e finalmente giunge l'ora |
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dell'attrazione
principale della serata, i Sad Lovers And Giants! Il
locale è veramente stracolmo e l'atmosfera è elettrica,
con tanto di cori da stadio da parte delle prime file per
dare il benvenuto al gruppo. Si accendono le luci sul palco, parte l'intro registrata della bellissima strumentale "Melting in the fullness of time" (tratta dal loro ultimo lavoro omonimo) e i vari componenti del gruppo cominciano a prendere posizione nelle proprie "postazioni di battaglia"... |
La base sfuma e subito
partono le note di "Close to the sea" accolte
dall'euforia dei presenti che si lasciano andare ad un
boato quando fa la sua entrata in scena il cantante
Garce, in abiti molto causal, qualche chiletto di troppo
evidenziato da una camicia un po' stretta e occhialoni da
sole. Il calore del pubblico presente fa svanire in
fretta l'emozione del quintetto che già con la
successiva "In Flux" fa scatenare il panico tra
i presenti! Pogo nelle prime file centrali, braccia in
aria, urla e ritornello cantato dai molti presenti! E'
bellissimo assistere ad un concerto con questa atmosfera,
e un po' ci dispiace che la nostra posizione decentrata
non ci faccia vivere appieno la "festa" dei Sad
Lovers And Giants. Il tempo di presentarsi e salutare i presenti in un discreto italiano che subito parte la successiva "Alaska" seguita da "Submarine Girl", un altro pezzo tratto dall'ultimo album; due brani molto soft che fanno da anticamera ad uno dei due momenti più trascinanti dell'intera esibizione composto dalla successione di "3 lines", "Cowboys" e "White russians" che con i loro continui cambi di ritmo fanno ballare e scatenare tutti i presenti. Piccolo siparietto comico all'attacco di "Cowboys" con il chitarrista Tony McGuinness che toppa totalmente gli accordi beccandosi la minaccia di licenziamento in tronco (ironica) da parte di Garce (che ormai è totalmente a suo agio e assolutamente conquistato da questo straordinario pubblico romano). Siamo sicuri che nessuno dei Sad Lovers And Giants si aspettava un'accoglienza così calorosa, ma sicuramente si sono meritati ogni singolo applauso a loro tributato. Altra piccola pausa nel ritmo dei pezzi proposti con la nuova e bellissima "A daughter" |
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seguita
dalla sognante "Like thieves" annunciata da
Garce con un'altra frase in italiano "Ehm... uhm...
questo pezzo si intitòla...", pronunciata con un
esilarante accento alla Oliver Hardy di Stanlio e Olio...
Grandissimo!!! :-) Eccoci giunti al culmine del concerto, il trittico di canzoni storiche (tratte direttamente dall'album "Epic garden music") composto |
dai tre capolavori dei
Sad Lovers: "Things we never did" (accompagnata
da un incessante e fortissimo coro del pubblico in
sostituzione del sax assente sul palco),
"Imagination" (che scatena un delirio da
concerto punk) che si unisce senza soluzione di
continuità a "Colourless dream" per lasciare
tutti i presenti senza fiato, con qualche ammaccatura di
troppo ma totalmente estasiati dalla bellezza di questa
esibizione. I vari "bravissimo" e "grasi mille" dedicati da Garce al pubblico presente alla fine di ogni pezzo si sprecano... e noi non possiamo far altro che ricambiare dieci volte tanto! Altri pezzi si susseguono, da "Return to clocktower lodge" a "Echoplay", da "Learn" alla bellissima e trascinante "Clint" che secondo le intenzioni del gruppo doveva chiudere il concerto. Ma il pubblico non è d'accordo e li richiama a gran voce "pretendendo" l'esecuzione "Seven kind of sin"... veniamo accontentati da una versione semi acustica della stessa eseguita dalle sole chitarra e voce. Meraviglioso! Lo spettacolo si chiude qui, nei commenti a fine serata abbiamo sentito persone con alle spalle quasi 20 anni di concerti affermare che in assoluto questo è stato il più bello della loro vita. Solo questa affermazione vale più di mille parole che potremmo spendere a riguardo. Nota finale per una "carrambata" avvenuta a fine serata: l'incontro con un ragazzo di Matera che avevo conosciuto durante un lungo viaggio di ritorno in treno da un live dei Cure a Cernobbio di parecchi anni fa. I concerti servono a questo, a far incontrare persone che hanno una passione per la musica e fargli vivere insieme le stesse emozioni ed esperienze. Ancora una volta i nostri complimenti vanno a chi si mette in viaggio per centinaia di chilometri |
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per assistere, ad esempio, ad un concerto dei Sad Lovers And Giants. Un nome che per molti giovani lettori potrà anche significare poco, ma che per altri rappresenta la storia della musica. Passata ma anche presente... e forse chissà, anche futura... [Recensione a cura di Erbadellastrega.it - Aprile 2003. Per le foto ringraziamo Neogrigio] |
Il "Jam Club" di Mestre è un locale dalla storia assai recente ma che, in pochissimo tempo (complice l'eredità acquisita del fu "Interno 20" di Vicenza) si è ricavato una notorietà di tutto rispetto grazie anche ai nomi illustri che si son avvicendati sul suo |
palco, in primis
Diaframma e Stalingrad (side-project dei Kirlian Camera). Raggiungerlo non è facilissimo, ci vuole un notevole colpo d'occhio per individuare quel cartello artigianale che indirizza verso una stradina sterrata che par perdersi tra le campagne veneziane. Sabato 29 marzo 2003, percorrendola ci si rende subito conto, dalla fila di auto parcheggiate in ogni dove, che quel che ci attende stasera non è un semplice concerto, ma un vero e proprio evento. E non può che esser così: gli ospiti che ci attendono son una di quelle formazioni che chi l'ha già vista live si vanta come non mai, e chi non l'aveva ancora veduta mai avrebbe sperato di riuscirci un giorno. Solo due date per questo mini-tour italiano di un gruppo che ha accompagnato la formazione musicale di tanti di noi, una cult-band di quella darkwave targata anni '80 che ha trovato limitatissimi prosecutori nelle annate successive: Sad Lovers and Giants. Il gruppo non ha mai equiparato, in termini di popolarità, i vertici raggiunti da altri gruppi loro contemporanei i quali, al loro volta, raramente han saputo suscitare le stesse emozioni. Destino condiviso da altre formazioni che per pochi son diventate oggetto di amore incondizionato, e mi sovvengono i Chameleons dei quali più di qualcuno attende con ansia un'apparizione live (Dio veda e provveda....^_^). Marginale forse solo per fama, ma sicuramente non per i suoi estimatori: il Jam è zeppo e ciò che più colpisce ad allieta è l'escursus anagrafico della popolazione presente: dai ragazzini ventenni ai fans con più di qualche primavera alle spalle, i Sad Lovers |
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han saputo ricavarsi una nicchia anche nel cuore delle giovani generazioni più sensibili. Attimi di vera gioia si susseguono man mano che la serata prende il via, nel rivedere e reincontrare amici venuti da lontano e altri con i quali si son condivisi gli anni di quella giovinezza più spensierata e dai quali ci si era separati da tempo. Riunite, le strade, da ciò che già accomunava in quegli anni: |
la passiona per la
musica, quella bella, quella che punta diritto al cuore. L'attesa è palpabile e un tripudio esplode quando i nostri prendon possesso del palco. Sembrano personaggi qualunque, un po' attempatelli (tranne la giovane new-entry che si affecenda alle tastiere), normali turisti in vacanza senza alcuna eccentricità che un paio di occhiali da sole, l'aria dimessa su una camicia forse un po' stretta e una postura permeata addirittura da una timidezza inaspettata. Partono con " Close to the sea", e poi "Influx", "Alaska", "Submarine girl". Portano addossso i segni del tempo che è inesorabilmente passato, per loro come per noi. Ma la voce no, i brani no. Han mantenuto quella capacità unica, adesso come allora, di ricreare un mondo di sensazioni, dove pezzi come "Cowboys", "3 lines", "White Russian" fan da colonna sonora a quella parte più intima di noi che ci fece scegliere quella strada che ancora stiamo percorrendo. "Imagination", tante volte proposta anche nei dancefloor infiamma la platea, una dietro l'altra ci sciorinano tutte le perle del loro repertorio. Assieme alla musica portano sul palco anche il loro modo di essere, un bassista ombroso, un cantante schivo, un chitarrista disinvolto. Due volte lasciano il palco e due volte vengon richiamati a gran voce, passando tra due ali di folla che li incita e li acclama, tutti voglio stringer una mano e far il loro personale complimento. E' un tripudio che si smorza per un attimo solo nell'unplugged di "Seven kinds of sin" per poi riavvivarsi con forza quando, sulle note finali di "Clint" i Sad Lovers ci danno il loro definitivo commiato. La serata prosegue con la puntuale apertura delle danze, ma dentro a molti, troppi di |
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noi
riecheggiano ancora quelle note che han preso finalmente
vita da quei solchi in vinile che abbiamo ascoltato e
riascoltato fin un minuto prima di uscire di casa
stasera... Li abbiamo attesi per vent'anni. Quattro lustri di crepuscoli e malinconie concentrati in un'ora abbondante di poesia. Il concerto è finito, molti se ne vanno. Ma abbiamo tra le mani una nuova promessa: torneranno. Forse in autunno, la stagione dei crepuscoli. [Recensione a cura di Nuancenoire per Erbadellastrega.it - Aprile 2003] |
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