1) Un cordiale benvenuto da parte di Erbadellastrega.it a coloro che qualche anno si facevano chiamare Victrola. Presentatevi ai nostri lettori e spiegateci quali erano i vostri ruoli nell'ambito di questo progetto musicale.
- Welcome... back, felici di ritrovarvi/ci! Un grosso ciao da Eze e Carlo!!! Membri fondatori di quella creatura che, appunto, veniva definita Victrola. Se possiamo dire, come gianobifronte, esistita nei tempi come traditional combo (2 chitarre/batteria/basso) & electro/duo. Vi siamo molto grati per l'opportunità che ci fornite di parlarvi di noi. Magari risparmiamo sulla parcella dello strizzacervelli! Non è sempre così semplice ricordare... :-)
- Eze: non è facile descriverci ed assegnarci ruoli determinati. Usando entrambi chitarre tastiere e voci, tutto si è reso intercambiabile.
- Carlo: le uniche differenze apprezzabili sono la maggiore attenzione che Eze ha sempre riservato per la sezione ritmica e la programmazione elettronica; il mio prevalente interesse era per le liriche e le strutture melodiche, la forma canzone/popsong.

2) Vorremmo sapere quando avete deciso di "unire le vostre forze", quali motivazioni vi hanno portato a farlo e infine per quanto tempo è durata quest'avventura chiamata Victrola.
- Eze: all'inizio esistevano i Funfair dove io militavo come batterista/cantante, ma le scelte musicali non mi soddisfacevano del tutto, sicché avendo nel frattempo conosciuto Carlo e essendoci ritrovati a divertirci insieme strimpellando le prime chitarre, ad un certo punto ho deciso di uscire dai Funfair per iniziare un nuovo progetto con lui.
- Carlo: beh, fine anni settanta, provincia ai confini della provincia dell'impero, che poi per giunta non era facile neanche in tutto il resto d'Italia dato che gli assalti ai concerti delle frange autonome e radicali avevano portato al bando completo dal nostro territorio nazionale di tutte le tournée dei principali artisti internazionali, per cui quel poco di linfa vitale che era rimasta non arrivava già più (gli esempi più eclatanti: la bottiglia in faccia a Santana, le lattine piene di pietre in testa al pubblico dei Roxy Music, il "Palasport" di Roma sconvolto dalla caccia dei celerini giù lungo le scalinate, gli espropri proletari e gli sfondamenti in concomitanza dei concerti dei Police a Reggio Emilia e Milano...), tutti noi in quel periodo sentivamo che la scena italiana aveva bisogno di una svolta, sia come fruitori che come artisti, in prima persona.
Insomma cosa c'era in quel periodo: PFM, Osanna, cloni progressive, le Orme, il Banco. Noi si viveva di rimando, le prime cose che arrivavano giù, chiaramente e rigorosamente solo su vinile: U2, Sex Pistols, Police, Cure, Cars, Blondie, Joy Division, Smiths, Echo & the Bunymen, Soft Cell, Wire, Talk Talk, Human
League, Depeche Mode, Heaven 17, Roxy Music, David Bowie, Van Der Graaf Generator, Gentle Giant, Soft Machine, Sisters Of Mercy, Bauhaus, Section 25, Sound, Le Disque Du Crepuscule, Simple Minds, Siouxsie & the Banshees, Syd Barrett, Associates (Billy Mckenzie), Tuxedomoon: tutto proviene da necessità creative!
Io bazzicavo le realtà musicali della nostra città, progressive e gruppi cover da feste in piazza; il mio desiderio era quello di creare della musica che contenesse qualcosa di innovativo e durevole. Erano altri tempi, magicamente ci siamo ritrovati con le stesse esigenze ed abbiamo contribuito a creare una realtà fatta di cantina-prove, radio libere, live acts, le prime performances, i primi balbettii di grafica legata al suono, progetti globali. Adesso sembra banale, ma vi assicuro che allora non lo era; ci hanno sempre presi con le pinze, quando tentavamo di portare in scena progetti multimediali, magari rinchiudendo i nostri amici in bare irrespirabili e beccandoci gli sputi dei cosiddetti punk in faccia.
No, non era semplice trovare chi condividesse i nostri tentativi, soprattutto a Messina, periferia della periferia dell'abisso dell'impero; assomiglia molto al nuovo millennio devo dire, per altri versi e altri motivi, è vero, ma si sente una regressione rispetto a
quello che poi si è sviluppato comunque nei ‘90. Non a caso gli anni novanta ci hanno visti di nuovo insieme, dico i Victrola, anche se non li abbiamo mai chiamati effettivamente in quella maniera. Ma i novanta erano più respirabili, ci hanno fatto credere che i conti stessero tornando. Noi poi abbiamo avuto la fortuna di partecipare alla costruzione del progetto J. C. Superstar, iniziato da un nostro caro amico, Dino Scuderi, tra l'altro militante nei Denovo, l'unica altra realtà siciliana musicale di un qualche spessore (certo a meno che tu non voglia parlare di Marcella Bella, Battiato e Fiorello!!!).
Abbiamo avuto la soddisfazione di portare finalmente in giro per tutta l'Italia un poco della nostra dimensione; quasi tutti i gruppi più importanti della città finirono per convergere dentro la compagnia che realizzò il musical e devo dire che è stato veramente gratificante, perché tutto il pubblico, in qualsiasi teatro ci presentassimo, veniva preso dalla potenza espressiva; magari non era così perfetta l'esecuzione... ma, sicuramente c'erano cuore e fegato abbastanza. Infatti il regista, che poi si è impossessato di tutto, è ancora in giro, ha fatto un sacco di soldi e continua a produrre musical uno dopo l'altro.
Invece, dopo quella spinta, abbiamo ripreso qualche idea che avevamo abbandonato troppo grossolanamente, siamo tornati a comporre ad un livello più intimo, piccoli gioielli sono nati intorno a noi: ci piacerebbe farveli sentire, come "The ribbon secrets about the praying ones"... chiaramente non sto più parlando dei Victrola!
- Eze: quanto sia durata l'esperienza non può essere definito, perché se la intendi strettamente connessa all'emissione di quel suono, è già finita da un po', ma se vuoi è perenne perché ci si ritrova ciclicamente a costruire armonie ed intrecci di vita.

3) Il nome Victrola è storicamente associato alla famosa ditta produttrice di grammofoni: ci piacerebbe sapere come mai avete scelto proprio quel nome per il vostro progetto e soprattutto se avete mai avuto qualche problema legale per il suo utilizzo, visto che magari è coperto da copyright.
- Carlo: cercavamo un nome che fosse tecnologico e già vintage nel 1980. una definizione che potesse richiamare cuore e metallo insieme. Non abbiamo mai avuto problemi di copyright: mica abbiamo usato Decca o Parlophone... hehehe.
- Eze: a me è piaciuto perché Victrola suonava come qualcosa di chimico e elettronico allo stesso tempo, appunto carne e hi-tech.

4) Cosa è stato ufficialmente pubblicato a nome Victrola? E con quale etichetta o etichette discografiche?
- Eze: la prima uscita ufficiale è stata nella compilation "Gathered" della Electric Eye Records di Rockerilla con il brano "Into his gloves", registrato a Bologna nello studio di Oderso, insieme al bassista Tobia. Alla batteria mi ero messo io visto che già allora avevamo seri problemi con i vari percussionisti contattati. Qui mi fa piacere ricordare la partecipazione di Marcello Michelotti dei Neon con un suo contributo al mitico synth Moog.
- Carlo: la seconda uscita, data la fiducia concessaci dallo staff di Rockerilla, è stato l'ep "Maritime tatami/A game of despair", che già comunque vedeva un radicale cambio di formazione, dato che ormai facevamo tutto in due con l'ausilio di Drumatix/bassline.
Referendum Rockerilla - Best Italian Single 1984:
1. CCCP - "Ortodossia (Ep)"
2. Le Masque - "The happy flock"
3. Victrola - "A game of despair"
4. Spirocheta Pergoli - "Fuzzi bugzi tumpa il bongo"
5. Rivolta Dell'Odio - "Il cuore della bestia"
6. Baciami Bartali - "The mournful gloom"
7. Various Artists - "4'A, anarchia per tutti"
8. Karnak - "When the doors are closed"
9. Underground Arrows - "Generation disease"
10. Faded Image - "Modern"

5) Se doveste provare a spiegare che tipo di musica facevate a chi non vi ha mai ascoltati, come la descrivereste?
Eravate influenzati da alcuni musicisti di quegli anni? E se si, quali erano questi punti di riferimento?
- Carlo: forse electropop ante-litteram. Nel magma di quegli anni sicuramente ognuno di noi aveva i suoi ascolti preferiti, Joy Division/New Order, Depeche Mode, Brian Eno, Cure, la Factory in toto, Bauhaus... ma per me è più facile dire quello che non ascolto e dal quale non vengo influenzato piuttosto che scegliere... sono onnivoro.
- Eze: i miei preferiti di quegli anni sono stati Robert Wyatt, David Sylvian, Robert Fripp, Ryuichi Sakamoto, Tuxedomoon, Eyeless in Gaza, per ricordarne alcuni, ma nonostante queste influenze non saprei integrare la nostra musica con quei suoni.

6) Entrambi siete originari di Messina però in quegli anni la vostra base era a Firenze: vi eravate trasferiti là appositamente per avere maggiori possibilità di entrare nel giro della discografia oppure eravate già in Toscana per altri motivi?
- Carlo: alcuni nostri amici già vivevano in Toscana per studiare architettura, occupandosi tra l'altro della nostra immagine grafica, e poi Firenze in quegli anni era un crogiolo vivace ed alternativo, la migliore dimensione per me, perché coniugava i vantaggi di una metropoli alle dimensioni di una città di provincia, possibilità & umanità, e mi è sempre dispiaciuto come questo fatto non abbia mai avuto la giusta risonanza sul circuito nazionale.
- Eze: grazie al nostro amico Francesco Modica abbiamo conosciuto Bruno Casini (giornalista, impresario e figura centrale nell'organizzazione di tanti eventi culturali a
Firenze) con cui è nata subito una bella sintonia e che ci ha organizzato incontri, serate ed interviste in tutta l'area toscana.

7) Il vostro era esclusivamente un progetto di studio oppure nel vostro "curriculum" c'è anche qualche concerto? E se si, con quali altri artisti vi siete trovati a condividere il palco e/o le sale prove? Eravate in buoni rapporti con qualche musicista di quel periodo?
- Eze: tra i musicisti che stimavamo ed incontravamo a Firenze c'erano Marcello Michelotti (Neon), Maurizio Fasolo (Pankow), Raffaele Riefoli (che da vent'anni ormai è più conosciuto con lo pseudonimo Raf), Ghigo Renzulli (prima nei Cafè Caracas con Raf e poi fondatore dei Litfiba), nella cui cantina provavamo prima di andare in concerto; se non ricordo male la prima uscita dei Victrola è stata a Volterra come spalla dei Cafè Caracas, e poi in giro a Fiesole, Prato, ecc...
- Carlo: da quel vivaio sono usciti anche grossi affari commerciali, come Raf e Litfiba... beh insomma, noi ci dividevamo i soldi e il companatico con Raffaele e Ghigo; non poche volte ci siamo scambiati chitarre e soldi. Personalmente mi ricordo anche una delle prime apparizioni del sig. Pelù, quando sfasciò il wc in una singola serata nella cantina che faceva da spazio prova per tutti noi. L'ultima tournée ci vide suonare in posti già allora mitici come il "Tenax" di Firenze ed il "Big" di Torino, tra l'altro col supporto di Alberto Campo, un critico musicale di cui non mi sono mai stancato di seguire i consigli.
Per quanto riguarda le dimensioni del nostro "repertorio", beh non c'è rimasto neanche il 50% di tutto quello che avevamo in cantiere allora; sempre stati un po' distratti, le tecniche di ripresa non erano quelle di adesso. ma diciamo che almeno tre completi progetti di album sono rimasti nel cassetto, nei cassetti della nostra memoria. Alcuni nostri amici ogni tanto ci fanno ascoltare brani dove magari neanche noi riconosciamo più!
Per inciso, tutta una serie di brani poi l'avevamo affidata ad una voce femminile, tal Raskii, cara amica nostra che neanche sappiamo più che fine abbia fatto nella vita. Non so, non voglio dare l'impressione di arroganza e sono convinto che, in questo
momento, per tutta l'Italia ci sono situazioni di grande rilievo, che non aspettano altro che di essere portate a galla... ma nello stesso tempo sono pessimista, perché lo stile italiano che alla fine è diventato dominante è sempre qualcosa di commerciale o cantautorale o scopiazzato. Oppure sono io che sono troppo negativo. Tutto ha diritto di esistere, ma personalmente me ne frego dei Verdena, delle Vibrazioni, di Battiato, di Vasco, Guccini, ecc... ma tu mi chiederai: e allora cosa ti interessa? Beh non lo so, forse egoisticamente mi interessa produrre il mio lavoro, realizzare i miei desideri, creare il mio suono. Un po' ho capito, prima parlavo da cliente, dalla parte di chi usufruisce del servizio e quelle sono considerazioni che riguardano solo me, non credo che ve ne facciate molto a seguirle.
L'unica soluzione è farvi sentire quella che io per adesso considero la mia musica, la mia valenza espressiva. Al di là dei paragoni e dei raffronti... siamo tutti liberi e se io voglio ballare il tango è legittimo, cosi come se voglio squassare una chitarra o arrangiare un quartetto d'archi... o scrivere un racconto, una poesia. Quello che tento di dire è che ho l'impressione, forse errata e viziata da tante disillusioni e dal troppo tempo che è passato, che una volta la musica contribuiva a cambiarti la vita... ma non solo a quei pochi di noi che magari s'incaponivano e si sentivano rockstar in erba e con i loro strumenti cominciavano a girare lungo un'Italia che faceva fatica ad accettarli... non solo questo: la musica era un ideale più alto, che aiutava nelle scelte anche solo chi l'ascoltava.
Ma forse sono troppo sentimentale, retorico, banale... e poi, nonostante tutto, ho ancora tanta fiducia nei ragazzi, nelle ragazze... troveranno di nuovo il modo di farsi sentire. Certo non è che adesso non lo facciano, ma voglio dire: c'è o non c'è differenza tra il Grande Fratello e gli Shotgun Solution?

8) Voi siete stati tra i protagonisti della "Swinging Florence" degli anni ottanta, un contesto e un periodo importantissimo che ha dato tanto alla musica italiana e in particolare alla new wave: che ricordo avete della Firenze di vent'anni fa? Vi rendevate conto che facevate parte di un momento straordinario oppure questa è una cosa che capite meglio adesso, con il cosiddetto senno di poi?
- Eze: spesso sul momento non si percepisce molto l'importanza di certe situazioni ma sicuramente posso dire di averle vissute molto intensamente e di gusto. Firenze era veramente magica per noi in quegli anni e ci ha offerto non pochi spunti di ispirazione per il nostro progetto. Dopo le prove eravamo soliti scendere in piazza Santo Spirito dove si respirava  un'aria familiare, consona al nostro modus vivendi, a bere birra e cincischiare e dove di tanto in tanto veniva organizzato qualcosa, come per esempio una serie di proiezioni gigantesche riflesse sul frontale enorme della chiesa.
- Carlo: allora era come un sospetto. poi divenne realtà. Banalmente Firenze non era né Roma né Milano, ma semplicemente una provincia internazionale con caratteristiche natural/art-ificial. Ci si incontrava in molti, tra le case del popolo e le discoteche, si faceva musica, cultura. Beh, io non lo so ma spero che questo accada ancora.

9) Nonostante a nome Victrola siano stati ufficialmente pubblicati soltanto tre brani, c'è anche qualcos'altro che avete registrato ma che non ha mai visto la luce? Se sì, avete mai avuto intenzione di pubblicarlo? E se vi capita di riascoltare il vostro vecchio materiale, c'è qualcosa che pensate avreste potuto far meglio col senno di poi oppure non apportereste alcuna modifica ai brani di quel periodo?
- Eze: in occasione del nostro primo ingresso in sala di registrazione a Messina abbiamo fatto la prima versione di "Into his gloves" ed un secondo brano "The placid age", bellissimo, che purtroppo non è mai stato pubblicato e che ci risuona solo nella mente poiché non ne rimane traccia su nastro. Per me questo pezzo ha significato molto, grazie alle sue sonorità rarefatte e minime mi ha fatto scoprire le immense possibilità di quella ambient music che Eno iniziava ad accennare.
Alcune cose le lascerei così come sono state concepite, altre le riprenderei e ci giocherei volentieri sopra; spesso nel riascoltare vecchi spunti non posso fare a meno di sorprendermi di come inconsapevolmente cavalcavamo di anticipo onde che poi hanno fatto la fortuna di molti. Questo essermi sentito in sintonia con le frequenze globali mi piace.

10) Dopo l'esperienza a nome Victrola avete continuato a fare musica insieme oppure vi siete dedicati a progetti solisti? E qual è oggi il vostro rapporto con la musica? Se continuate ad occuparvene, ci piacerebbe sapere cosa state facendo e in cosa consistono i vostri progetti.
- Carlo: The Nest, Marble, La Palma, è più facile farvi ascoltare qualcosa, farvi leggere qualcosa, che parlarne. Se c'è un vero interesse io non
ho alcun problema ad inviarvi parte del materiale sul quale stiamo lavorando per ora, giusto per sapere cosa ne pensate; se poi da cosa nasce cosa ed eventualmente potessimo pure trovare dei livelli di produzione in comune, beh, ciò mi renderebbe felice, perché è già da un pezzo che quaggiù, provincia tornata provincia della provincia sull'abisso dell'impero... dicevo quaggiù è un pezzo che non si produce niente che abbia dignità... a parte Maria Grazia Cucinotta... eheheh! Mi piacerebbe che in rete venissero ascoltate alcune cose che abbiamo realizzato ultimamente come "Peacock liar", "Stubborn" ed alcune parti di Marble: niente di pretenzioso, tutto da dover riarrangiare, rivedere, curare... ma che già possiede un'anima di per sé stesso, di questo sono più che convinto, almeno una volta tanto. Noi ve lo regaliamo e siamo sicuri che più di uno spiraglio si aprirà! Grazie.

11) Per finire, potete dire qualcosa direttamente a chi ha avuto voglia di leggere quest'intervista fin qui?
- Eze: keep up the good work! Qualsiasi cosa stiate facendo fatela bene e godetevela al 100%!!!
- Carlo: sapere che ancora qualcuno dei vecchi semi che hai piantato germoglia, senza retorica, ci fa molto piacere. Sapere che la nostra musica ancora viaggia... nell'etere... nei cavi, poco importa. L'ideale sarebbe che queste nostre parole, ed anche i suoni che magari le accompagnano, possano propagarsi sempre di più, un'altra onda sismica, che contribuisca a dare stimolo per nuovi progetti ed ampi respiri. Per contatti, E-mail:
info@nezecus.com
[Intervista a cura di
Federico Orlandi per Erbadellastrega.it - Giugno 2004]
<<< Home