Aspettavo questo concerto da almeno sette-otto anni. Era, infatti, la prima metà degli anni '90 quando venni in possesso di una cassetta registrata (eh si, ai tempi Cd-r ed mp3 erano ancora un miraggio!) contenente i brani del loro primo Ep "The echoes of silence"... e subito me ne innamorai. Da allora ne è passato di tempo: noi siamo sempre più vecchietti e sempre più stempiati, gli Ikon hanno continuato a regalarci capolavori, hanno avuto un momento di crisi, hanno perso il primo cantante (Michael Aliani-Carrodus che ha formato i Chiron), sono stati sul punto di sciogliersi, hanno "modernizzato" il loro sound e molti ormai li considerano in parabola discendente. Avevamo, quindi, bisogno della prova del nove di un live per capire se i quattro australiani
"sono stati", o "sono ancora", una grande band. Certo non è una cosa facile far suonare un gruppo australiano in Europa e, di conseguenza, figuriamoci in Italia! Ma per fortuna le cose sono cambiate negli ultimi anni e, grazie ad uno sparuto gruppo di organizzatori e di locali, anche noi possiamo assistere a dei concerti che prima potevamo vivere solo grazie a qualche bootleg o a qualche recensione.
Eccoci dunque di nuovo davanti alle porte del "Blackout" di Roma in religiosa attesa che vengano aperte. Ci fanno compagnia un paio di cuccioli di cane legati alla maniglia dell'ingresso... sono talmente piccoli che faticano persino a restare in piedi e, poverini, sono un po' spaventati dalla folla: non sarebbe stato meglio portarli in un posto più tranquillo? Vabbeh, gli facciamo un po' di grattini per farli felici e finalmente entriamo.
Gli umori del pubblico sono un po' discordanti: da una parte ci sono persone che prevedono un bel concerto, dall'altra gli scettici che rimarcano le differenze tra i primi meravigliosi dischi e le ultime produzioni un po' sotto tono. La mia opinione è che i primi tre loro lavori (The echoes of silence, In the shadow of the angel e Flowers for the gathering) sono inarrivabili per chiunque, ed è comunque ingeneroso pretendere da una band di sfornare un capolavoro ogni due anni. Persino i Bauhaus dopo 3 Lp fecero un mezzo passo falso con Burning from the inside... se avessero continuato a sfornare dischi cosa avrebbero tirato fuori? Loro si sono sciolti, gli Ikon invece hanno continuato ed ora, Venerdì 13 Giugno 2003, finalmente fanno il loro esordio su di un palco italiano.
Ad aprire la serata era prevista l'esibizione dei romani Pleasure and pain, che non si sa
Ikon - Roma
per quale motivo è stata annullata. Accogliamo la notizia con un po' di gioia, non perché vogliamo male ai Pap, ma perché fa un caldo atroce e la permanenza nel locale assume, ad ogni minuto che passa, sempre più i contorni di una tortura cinese. Prima critica al locale. E' mai possibile che nell'anno domini 2003 in un luogo pubblico affollato da 400 persone il ricambio d'aria sia affidato a soli 3 (o due, non ricordo bene) ventilatori da soffitto? Se volete facciamo una colletta e vi compriamo quattro Pinguini de Longhi... che caxxo!
Vabbeh, gli Ikon salgono sul palco (loro sono australiani, dovrebbero essere abituati a queste temperature torride...) e noi ci dimentichiamo di tutto: del caldo, della sete, delle ascelle puzzolenti del vicino... c'è Chris McCarter, la festa ha inizio!!!
Ikon - Roma Un suono di sirene in stile coprifuoco annuncia l'inizio del primo brano "Never forgive, never forget!", un inedito risalente a non si sa quale periodo e presente in formato mp3 sul loro sito ufficale. Se fà parte del materiale del nuovo disco siamo a cavallo perché il pezzo è davvero molto bello!
Dino Molinaro è tornato e il suo basso secco e preciso è una garanzia di qualità, Chris McCarter fa suonare la sua chitarra come pochi sanno fare, l'altro chitarrista Anthony Griffiths è vestito da super figaccione (sembra uscito da un video dei Duran Duran) ed ha una tecnica e una presenza scenica incredibile... è un piacere vederlo suonare e saltare sul palco. Un elogio particolare anche al batterista David Burns: non è semplice la ritmica dei brani degli Ikon... ma lui non sbaglia un colpo!
Il primo pezzo vola abbastanza tranquillo e tra il pubblico voci incontrollate di chi ha sbirciato la scaletta affermano che il secondo brano in programma è addirittura Ceremony... sbagliato! C'è di meglio ad attenderci in questo inizio concerto... in maniera del tutto inaspettata gli Ikon ci tirano fuori dal cilindro addirittura una "As time goes by" tratta dal loro primo 7" targato 1992!!! Succede il finimondo. Trascinati dal ritmo "ultra post punk" del pezzo le prime file iniziano l'ormai classico pogo che caratterizza i concerti romani, ma questa volta la partecipazione è davvero grande... abbiamo superato il quorum!!! :-)
Con i successivi tre pezzi la situazione sotto al palco si calma leggermente (e vorrrei vedere, se continuavamo così finivamo tutti al Cto...), ma neanche più di tanto. Si balla, si salta e si canta sulle note della bellissima "Afterlife" e ancora "Subversion" e, una
volta imbracciata la chitarra acustica, dell'immancabile cover dei Di6 "Fall apart". Il concerto è iniziato da appena venti minuti e siamo già completamente zuppi di sudore dalla testa ai piedi. Per fortuna Chris e soci hanno pietà di noi e calano il ritmo dell'esibizione con una semiacustica "God has fallen from the sky" sconosciuta a chi vi scrive (anche questo un pezzo del nuovo album?) ma che ha il merito di farci riprendere un po' di fiato.
Da questo momento in poi gli Ikon cominciano ad alternare brani nuovi ("Blue snow red rain", "Elohim") ad altri addirittura inediti o mai sentiti ("Heresy", "Psychic vampire"), inserendo qua e là qualche "vecchia gloria", come nel caso di una fantastica esecuzione di "Condemnation", che fà nuovamente scatenare i presenti che cantano insieme a Chris l'intera canzone dall'inizio alla fine!
C'è bisogno di aggiungere altro per ribadire quanto è stato caloroso il pubblico quella sera? Certo che c'è bisogno!
Infatti, durante un'acclamatissima "Reality is lost", Chris McCarter ha un vuoto di memoria (caldo? calo di zuccheri?) e si dimentica il testo della canzone proprio sulla strofa "Is anyone out there, can anyone help? "This is my cry, my cry for help...", e il pubblico cosa fa? Glielo da questo "aiuto" di cui ha tanto bisogno, cantando a squarciagola in sua vece i versi successivi fino a scatenarsi nell'ennesima pogata generale... :-)
E' un uomo felice e un po' imbarazzato da tanto entusiasmo quello che dice nel microfono qualcosa tipo "conoscete il testo meglio di me"... per gli Ikon deve essere stata una bella soddisfazione trovare tanti fans appassionati a ventimila chilometri da casa loro!
Con questo pezzo i nostri salutano e se ne vanno, ma noi sappiamo benissimo che ci aspettano ancora molti minuti di musica in loro compagnia... e infatti eccoli rispuntare da dietro le quinte annunciando "Dreaming" che qualcuno del pubblico accoglie con un "nooo è lenta, non si può pogà!"... questi romani sono davvero assetati di sangue!!! :-)
Ed eccoci arrivati all'epilogo poco felice del concerto. Infatti questo racconto sembra troppo bello per essere vero, e qui mica siamo in una favola con il lieto fine!
A metà esecuzione del pezzo successivo, nel pieno dell'apoteosi per la cover di "Ceremony" dei Joy Division, succede il patatrac... salta l'impianto. Vabbeh direte voi, poco male! In cinque minuti si rimette tutto a posto e si ricomincia come se nulla fosse successo... e no cari miei, le cose al "Blackout" di Roma funzionano in maniera leggermente differente. Infatti, dopo un po' di attesa, addio Ikon, addio concerto, parte la discoteca e chi si è visto si è visto. Tutto questo fregandosene della gente che aveva pagato 12,00 Euro, fregandosene dei fans che chissà quando avranno
Ikon - Roma
l'occasione per riascoltarli, fregandosene del gruppo (avevano altri due pezzi in scaletta) e degli organizzatori (la Grinding Halt) che volevano assolutamente (e giustamente) continuare... vi basta come quadretto della situazione? Ora noi ci domandiamo: è giusto sparare a zero sul locale? Si, si e ancora si!
Sarà pure un luogo storico per la musica capitolina, sarà anche un bel posto per fare concerti di questa portata, ci avrà anche dato la possibilità di vedere molti gruppi in passato, ma così non ci si comporta. Speriamo in futuro di avere a che fare con gestori più attenti alla musica che all'incasso degli alcolici, e speriamo di poter avere così tanti concerti a Roma come in questo fortunato 2003.
Chiudiamo con un ringraziamento agli Ikon per la loro disponibilità post concerto, per gli autografi, le foto e le strette di mano. Il prossimo anno li rivogliamo di nuovo in Italia, questa è una minaccia! Li mettiamo su un palco e non li facciamo andar via finché non avranno suonato tutta la loro intera discografia!!! :-)
[Recensione a cura di Erbadellastrega.it - Giugno 2003. Per le foto romane ringraziamo
Neogrigio]

Fa caldo. Molto caldo. Pure troppo. Questo ho pensato per tutta la sera, e la stessa cosa avranno pensato le persone che hanno
Ordeal By fire disertato la prima calata in veneto dello storico gruppo australiano. Organizzato da Sekt-Id con la collaborazione di Ascension Magazine, il concerto doveva essere un evento, ma alla fine è risultato essere solo un concerto.
Si aprono le porte del "Jam Club" e poche persone temerarie si intrufolano nel locale, ma escono subito. Il caldo è veramente insopportabile, sia fuori che dentro, e si cerca refrigerio in qualsiasi modo. Sono passate da molto le 23.00 quando dalle casse escono le prime note di "Re-creation" degli Ordeal By Fire. Entro per vedermi lo show credendo che tutti faranno la stessa cosa, ma è solo un pensiero buttato là.
Siamo in pochi a seguire la performance dei torinesi, che pur mettendocela tutta sono demotivati nel suonare davanti a sette persone. Un inconveniente tecnico alla chitarra solista non aiuta, e nonostante la bravura dei nostri il set scivola via senza lasciare il segno. Chiudono con una cover (ben fatta) dei Sound prima di lasciare un'audience accaldata e disattenta. E pensare che solo poche settimane prima avevano suonato al Judgement Day Festival insieme a Bloody Dead And Sexy, Altered States ed altri, ricevendo ottimi responsi da critica e pubblico (numeroso e partecipe). Peccato ma qui siamo in Italia. Sarà per la prossima volta.
Il bancone del bar si svuota rapidamente dalle bottigliette d'acqua e finalmente è ora degli Ikon. Inutile dire che anche con loro la gente non si accalca sotto il palco... ci saranno al massimo 70 persone in tutto il Jam, ma nonostante ciò i nostri non sembrano scoraggiati. Partono con "Never forgive, never forget!" e si sente subito che la classe non è acqua.
Colpisce subito l'occhio il relativamente nuovo acquisto, il chitarrista Anthony Griffiths, che sembra tirato fuori da un vecchio numero di HM quando lo street rock e lo sleeazy impazzavano nell'underground americano. Grande tecnica e feeling per lui, che ha impreziosito più di una volta sia l'aspetto visivo dello show, sia quello prettamente musicale, con arrangiamenti efficaci e
convincenti su ttta la linea. La sezione ritmica di Dino Molinaro e David Burns non sbaglia un colpo, mentre la voce di Chris McCarter, pur essendo diversa, non ci fa rimpiangere quella dello storico ex Michael Carrodus. Ecco, Grazie anche all'abbandono di quest'ultimo, i nostri sembrano sempre meno i Joy Division e sempre più gli Ikon.
"Subversion", "The wish", la classica cover di "Fall apart", tutti pezzi che colpiscono dritti all'anima, tanto sono eseguiti con il cuore. Sarà stata una mia impressione, ma nonostante la non certo enorme affluenza di pubblico, gli Ikon abbiano voluto dare il meglio di se, creando un atmosfera intima e raccolta che non ha potuto lasciare indifferenti i presenti. Il set si chiude con "Psychic vampire", ma non è finita, perché tempo di bere qualche sorsata d'acqua (l'ho già detto che faceva caldo?...) ed eccoli subito tornare on stage. "Dreaming" fà da apripista per uno dei momenti più toccanti della serata, una cover di "Ceremony" dei Joy Division che sembra fatta dai quattro di Manchester per davvero... e poi "Echoes of silence", "Reality is lost" (il mio primo pezzo degli Ikon, quanto la adoravo!)... non c'è proprio tempo per ragionare o pensare o scattare qualche foto in più, perché arriva "Black roses", e lo show è davvero finito. Gli applausi, stavolta, chi è stato sul palco se li è meritati tutti!
Concludendo non posso che spaccare il giudizio in due. Grandi Ikon che hanno fatto comunque uno show stupendo. Così come grandi i pur pochi presenti che hanno comunque resistito al caldo. Pessimi invece tutti coloro che stavano fuori aspettando di entrare dopo per la discoteca... ma a ballare non si suda di più?! Pessimo anche
Ikon - Mestre
l'alcool: bere o drogarsi non è molto intelligente a queste temperature. Si rischia di fare la figura degli idioti, sia a livello di azioni che di parole. :-)
Anyway, Speriamo che i quattro canguri tornino presto da queste parti, e speriamo che Sekt-Id continui su questa strada. Se in Italia ci sono, finalmente, cose come queste, è anche merito di gente come loro. Se poi uno diserta ma si lamenta, beh allora... alla prossima! [Recensione a cura di
Max 13-34 per Erbadellastrega.it - Giugno 2003]
 

Poco prima dello show mestrino avesse inzio abbiamo incrociato gli Ikon a cena in un pub vicino al "Jam Club". Disponibilissimo, Chris McCarter ha scambiato quattro parole con noi...

- E' la prima volta che venite a suonare in Italia, o sbaglio?

Non sbagli. Erano anni che volevamo venire, ma per un motivo o per l'altro è sempre saltato tutto. Stavolta ci siamo riusciti e devo dire che, perlomeno per quanto riguarda la data di ieri a Roma, l'accoglienza è stata incredibile!!! Il nostro miglior pubblico di sempre, caloroso, partecipe... non avevamo parole, è stato fantastico!

- Forse perché l'attesa era tanta!
Si, probabilmente si. Erano anni che ricevevamo lettere di invito a suonare da parte dei fans italiani, sapevamo di avere un
Ikon - Roma seguito, ma davvero l'audience di ieri sera ha superato tutte le nostre aspettative!

- Di Lipsia invece che mi dici? Avete suonato lì qualche giorno fa...
Lipsia è un evento globale. C’è un'atmosfera unica, davvero. Anche lì il pubblico è stato calorosissimo, non possiamo che ritenerci completamente soddisfatti!

- Che mi dici della scena goth australiana attuale?
Mah, ti dirò, ora come ora non c'è molto. Se ripensi agli anni 90 c'erano molte band importanti, come Big Electric Cat, Subterfuge, ecc... anche se in realtà in Australia abbiamo avuto più gruppi di tendenza darkwave, come Church o Nick Cave o gli stessi Dead Can Dance che si sono comunque evoluti verso atre sonorità pur partendo dal gothic. Per quanto ci riguarda, possiamo dire che a meno che non si conosca veramente la scena e ci si tenga informati tramite riviste e siti esteri, è praticamente impossibile conoscerci in Australia. Non c'è il supporto nè di radio, nè di webzine specializzate... è tutto ad un livello molto "underground".

- Cosa vi spinge dunque a continuare a fare dischi dopo 12 anni, dato che non credo siate miliardari grazie alla vostra musica? :-)

Hehehe infatti, si lavora! Continuiamo a suonare perché amiamo la musica e ciò che facciamo. Compro dischi da quando avevo 12 anni... odiavo la scuola, odiavo lo sport
e la musica era la mia valvola di sfogo, la mia passione. Qualche anno fa rischiammo lo scioglimento per problemi interni, ma poi abbiamo superato gli scogli ed eccoci qua!

- Già che siamo sull'argomento, qual è il primo disco che hai comprato?
Uhm... fammi pensare... dovrebbe essere un disco di Adam and the Ants. Li vidi anche dal vivo e furono terrificanti!!!!

- Perché?!
Perché non sapevano assolutamente suonare!!!:-) Molta scena e nulla più!

- Chiedo spesso alle band un parere sul file sharing e gli mp3... voi cosa ne pensate?
Gli mp3 sono un'ottima forma di promozione. Se qualcuno ci conosce può dire ad un amico: "Ehi, a te piacciono i Joy Division, vero? Prova a scaricare un paio di pezzi degli Ikon, dovrebbero piacerti!". Sul nostro sito mettiamo spesso nuovi brani per i fans da
poter scaricare e cerchiamo di mantenere aggiornate le news per soddisfare la curiosità degli utenti. Gli mp3 oggi sono, alla fine, come le cassette di una volta, non vedo molta differenza se non una qualità maggiore e una rapidità nello scambio del materiale. Chiaramente poi, se l'artista ti appaga, devi supportarlo comprando il Cd originale, sia per un discorso prettamente economico (senza soldi è difficile fare dischi) sia per avere un prodotto completo, con artwork, ecc...

- Quante date vi mancano alla fine di questa mini tournée europea? Tornerete presto?
Domani (il 15/3/2003 N.d.R.) suoneremo a Milano e poi in Svizzera. Credo che se le cose andranno bene torneremo l'anno prossimo in concomitanza dell'uscita del nostro nuovo Cd. (Si, si, si! Li vogliamo di nuovo anche in Italia!!! N.d.Malex)

- Ecco, vuoi parlarcene in anticipo?
Si intitolerà "Destroying the world to save it" e avrà sonorità marcatamente Ikon, ma leggermente più dark. Abbiamo molti pezzi pronti, dobbiamo solo decidere quali andranno a finire sul lavoro completo.

- Ok, le ultime parole sono per te!
Grazie a tutti i fans per l'enorme supporto di tutti questi anni. Grazie per chi è venuto e
Ikon - Mestre
chi verrà ai nostri concerti. Come già detto è la prima volta qui in Italia, avete un paese splendido, ma purtroppo non abbiamo avuto molto tempo per visitarlo... speriamo di rifarci la prossima volta!!
[Intervista a cura di
Max 13-34 per Erbadellastrega.it - Giugno 2003]
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