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° THE DRESDEN DOLLS -
"Yes, Virginia..." [Roadrunner, 2006] |
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E' strano a volte.
E' strano scrivere 'ste due righe che
chiamo recensioni. Perché io sono sempre
qui seduto su questa sedia a battere
due-tre idee, cercando di spiegare quello
che provo quando sento qualche disco. E
spesse volte arrivano Cd di nomi
altisonanti che, davvero, faticano a
girare nel lettore tanto è il loro
tediante trascinarsi. Ma è così
emozionante quando ti arriva qualche demo
o roba simile da un gruppo che non
conosci. Ti sembra di aver scoperto un
tesoro, da custodire gelosamente per te.
Ma poi ne parli, perchè è troppo bello
per tenerlo "nascosto". Così
successe per i Dresden Dolls qualche
annetto fa. Quando ancora si potevano
scrivere due |
righe in
una mail per avere risposte immediate,
quando ancora la gente ti diceva
"Chi?", quando una mia
intervista pubblicata su queste pagine
volle dire ricevere un "tot" di
mail dall'America da italiani che
vivevano a Boston che mi chiedevano
"Ma come fate a conoscerli? Suonano
solo qua in zona!!!". Ma in fondo lo
sapevo. Ed è giusto così. E' giusto che
questi due eccezionali ragazzi raccolgano
i frutti del loro lavoro e poco importa
se la massa che guarda Mtv pensa che
siano un gruppetto emergente con due
dischi all'attivo. Poco importa. Perché
è la musica che conta e i nostri fin'ora
non mi hanno mai deluso. Dopo un demo, un
disco dal vivo e un debutto autoprodotto
(ristampato su major l'anno scorso) ecco
a voi i Dresden Dolls in versione
"abbiamo più soldi per
registrare". E devo essere onesto,
lo shock è stato meno violento del
previsto. Il disco è ad alti livelli
come me lo aspettavo, anche se manca un
po' di quella follia sciolta che
caratterizzava i lavori precedenti. Le
composizioni sono più studiate,
smussate, arrangiate (ascoltate
"Modern Moonlight" per capire
cosa intendo), guadagnando sicuramente in
qualità estetica, ma perdendo un po'
dello "sporco" che
caratterizzava quanto proposto in
precedenza. Poco importa.
"Delilah" segue lo stile delle
ballate crepuscolari con esplosioni
emotive, così come "Dirty
business" si lega fortemente al loro
modo di fare pop intelligente.
"First orgasm" riprende le
tematiche pungenti e piccanti della sfera
in cui si infilava anche "Coin
operating boy", seppur in modo meno
ironico. Se c'è stato uno sviluppo
evidente, si trova proprio nel modo di
scrivere i testi, dove le parole non sono
più lanciate a slogan, ma creano veri e
propri scenari palpabili. D'altra parte,
anche la scelta del titolo non è a caso.
"Yes, Virginia", infatti, è la
risposta che il direttore del Sun diede
ad una lettera ricevuta da parte di una
bambina di otto anni che si chiedeva se
Babbo Natale esistesse davvero. Cosa può
voler dire questo? Tutto o niente,
dipende dal grado di cinismo che ognuno
di noi, singolarmente, ha raggiunto nel
corso degli anni. Ma la profondità dei
testi di Amanda è una cosa su cui lascio
volentieri le carte in mano a voi, dato
che il giudizio non può che essere
soggettivo in questo caso. L'unica cosa
non soggettiva è che i Dresden Dolls non
hanno tradito le aspettative, rimanendo
fedeli ad un loro stile personale,
limandolo e rendendolo più accessibile
(era ovvio, no?). Che poi si siano
coniati vocaboli come punk cabarettiano e
brechtiano fa tutto parte di un marketing
che, a quanto sembra, ha trovato due
nuovi eroi. Per fortuna nostra, loro sono
in gamba, e non poco. Aspetto dunque
l'esplosione definitiva e sarà comunque
piacevole accendere Mtv e vederli in
mezzo a tutta quella fuffa. [Max
13-34]
Sito web: www.dresdendolls.com |
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° THE DEADFLY ENSEMBLE -
"An entire wardrobe of doubt and
uncertainty" [Trisol, 2006] |
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Ecco a voi, siori
e siore, il nuovo disco dei Cin... ehm...
di Lucas dei Cinema Strange. Il perché
di questo finto lapsus può essere
chiarito subito al primo ascolto. Il
lavoro infatti ci svela un segreto che
forse in pochi sospettavano, ovvero che
buona parte dello stile del cinema
strano, quello derivante dal neoclassico
per intenderci, deriva proprio da Lucas,
compositore e ottimo chitarrista (non ve
lo aspettavate eh, darkettine adoranti
del folletto dai ciuffi biondi) capace di
creare affreschi barocchi come l'opener
"Bruise animals" o ballate
oscure come la successiva "Midsummer
William". Essì, è proprio il caso
di dirlo. Sembra proprio che l'anima del
tutto sia lui, |
perlomeno
a sentire queste (splendide) quindici
canzoni. Favole, fiabe distorte per
bambini cresciuti e non (alla fine le
vere favole non avevano il finale che ci
raccontavano da bambini, no?), dolcezze
("Cariadoc's kiss", "The
flight of the invisible siamese
three-year-olds") e composizioni
articolate ("In defense of a
threepenny purse") si alternano a
semplici ballate acustiche ("An
entire wardrobe of doubt and
uncertainty"), a pezzi più
darkwaveggianti (la splendida, soffice e
sognante "John fall apart John"
vale da sola a mio avviso l'acquisto del
Cd), sperimentazioni varie ("Marimba
improvisation No. 29", "Closing
remarks") o brani già sentiti in
sede live dai Cinema Strange ("Tee
mit honig"). Chiude in bellezza
"Kriminal tango", interpretata
da un ospite d'eccezione, un certo Andi
Sex Gang, personaggio che con la sua
creatura Sex gang Children è sempre
stato ritenuto un po' il padre putativo
dei Cinema Strange. Un cerchio che si
chiude? Forse. Ma questo disco è molto
di più. E' la dimostrazione che i membri
della band più chiacchierata,
amata/odiata e discussa della scena siano
dei musicisti veri, in grado di comporre
canzoni eccellenti a prescindere dal
contesto o dal nome portato. Un'ottima
prova solista, che permette a Lucas di
dare sfogo a tutte le sue influenze,
libero dalle pressioni deathrockettare
degli altri Cinema. Un disco che farà
felici sia gli amanti della corrente che
chiamano cabarettistica, sia di cloro che
preferiscono perdersi in musiche
medievali e neoclassiche. Una specie di
Sopor Aeternus meno pomposo e
goticheggiante, per intenderci. Ottima
prova. Ah, la versione è a due Cd, il
secondo dei quali contiene il disco per
intero commentato dallo stesso Lucas.
Evitabile, a dire il vero. [Max
13-34]
Sito web: www.myspace.com/thedeadflyensemble |
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° TRAGIC BLACK - "The
decadent requiem" [Strobelight, 2006] |
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E finalmente ci
sono arrivati anche loro. Seguo i Tragic
Black dagli esordi, da prima che uscisse
"Articulate lacerations" per
essere chiari e ne ho viste-sentite di
tutti i colori in questi anni. Tra cambi
di formazioni, beghe legali per
l'utilizzo o meno di vecchie
composizioni, offerte di contratto fatte
e ritirate, i nostri sono ancora qua e il
nucleo "storico" composto da
Vision e Vyle continua a mietere vittime,
affiancati da tre "nuovi"
musicisti (che avevano già
suonato comunque in "Burnt
black"). Trovano spazio su questo
debut molte canzoni a noi già note, che
erano presenti sia su "Burnt
black", sia su "The sixxx
premonitions". Riregistrate e
remixate, hanno |
un
appeal molto più aggressivo, con
sfociate pesanti che si avvicinano non
poco ad alcune cose fatte dal sig.
Manson. Che sia questa la nuova direzione
intrapresa dai nostri? Può essere. Anche
dando un occhiata ai videoclip presenti
nel Cd (molto carini e girati non male)
si denota questa evoluzione verso quel
tipo di immagine/suono. Nonostante sia
rimasto il loro trademark, fatto di pochi
accordi semplici e diretti, con atmosfere
alternate tra l'agressivo ed il
malinconico, il tutto ha cambiato un po'
di sapore. Rimangono legami col
passato ("Fading echoes" ad
esempio) ma so già che chi ha amato i
vecchi lavori dei nostri rimarrà un po'
scioccato, nonostante le avvisaglie
c'erano già state in precedenza. Hanno
perso in freschezza, ma guadagnato in
carica, produzione e cura dei suoni. Se
questo sia un bene o un male sta a voi
giudicarlo. [Max
13-34]
Sito web: www.tragicblack.com |
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° LE VENE DI LUCRETIA
- "Le Vene di Lucretia"
[autoprodotto, 2006] |
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C'è poco da fare,
questo disco dimostra la leadership
qualitativa del deathrock italiano nel
vecchio continente: non ci sono
"creste" francesi o spagnole
che tengano al confronto con lo stile e
il talento delle nostre band. Nello
specifico, Le Vene di Lucretia si
pongono, come ho già riferito nelle Goth
News del sito, al centro di un triangolo
che ha per vertici alcuni grandi nomi
della scena oscura, il primo dei quali è
rappresentato dai Madre del Vizio. La
creatura di Fulvio Tori lascia indelebile
il suo segno nell'espressività del
cantato di Lorenzo Manetti - "La
vestizione", "Madre nella
veglia" - paragone favorito dalle
liriche in italiano delle canzoni a cui
va il |
mio
totale favore: in un periodo di
appiattimento musicale, i testi
nell'idioma del proprio paese danno
sempre quel tocco di originalità che
l'abusato e "commerciale"
inglese toglie. L'influsso dei MdV non si
riflette però sul sound del disco,
sicuramente più variegato e che ci porta
al secondo vertice del citato triangolo:
il deathrock alla Bohémien. Ho indicato
il gruppo romano non perché vi sia una
diretta conformità tra la musica dei due
combi, ma per far capire come il sound
delle Vene di Lucretia, come quello dei
Bohémien, ha radici ben piantate nella
wave italiana - "Bruciando
Venezia" - e nel dark rock inglese
anni ottanta attualizzati al moderno
american gothic tanto da concretizzarsi
in hit come "Harem" o
"Santa violenta". Infine si
ritrovano in questo disco tutte le
sensazioni che provocano i gruppi di
quella che io definisco "la scuola
deathrock ciociara". In questo caso
parlo di sensazioni di inquietudine e
tensione permeanti l'intero album che
spossano mentalmente l'ascoltatore tanto
che i trenta minuti, in parvenza pochi
una volta introdotto il Cd nel lettore,
ne saziano totalmente la sua "voglia
di oscurità". Canzone simbolo di
angoscia è la strabiliante "La
morte degli amanti" che per tensione
vedrei bene come sottofondo musicale
nelle scene più malsane de "La casa
dalle finestre che ridono" di Pupi
Avati. "Le vene di Lucretia":
in una sola parola, capolavoro. [Mr.Moonlight]
Sito web: www.levenedilucretia.it |
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° ECHOES OF SILENCE -
"Echoes of silence" [In the night time,
2006] |
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Ecco finalmente
arrivare il debutto. Dopo una manciata di
concerti e qualche mp3 che circolava
malandrino e piratato in rete, la band
capitolina mette a segno un gran colpo e
ci presenta questo disco d'esordio che,
seppur datato 2006, potrebbe essere
benissimo stato partorito 25 anni fa. Joy
Division nel cuore, nell'anima e tatuati
sui nervi, la Factory come seconda casa
spirituale e tonnellate di post punk sono
gli ingredienti di queste nove tracce che
se non brillano di originalità, hanno
perlomeno il pregio di ridonare alle
nostre orecchie quei suoni che ci hanno
affascinato anni fa e che continuano a
regalarci emozioni ancora oggi. Sin
dall'opener "Cold" le carte
sono |
messe in
tavola senza possibilità di erore. La
voce Curtis-iana di Carlo, unito alla
ritmica tribale e secca di Giampaolo e
Andrea alla quale va ad incastrarsi alla
perfezionei la chitarra secca e ruvida di
Paolo, creano atmosfere plumbee che
sembrano provenire da
"quell'inghilterra" di
"quegli anni" che viveva la
musica in "quel modo". Alcuni
potrebbero vedere del plagio in queste
canzoni. Io, personalmente, ci vedo un
sentito tributo, verso quei suoni e
quelle emozioni. E rinfrescarci le idee
non fa mai male. Buoni. [Max
13-34]
Sito web: www.echoesofsilence.it |
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° THE WEEGS - "The
million sounds of black" [Hungry eye, 2006] |
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Ok. E' un dato di
fatto. Lo dicevo quando uscì il disco di
debutto: questi qua sono fuori. E il
tempo mi sta dando ragione. Questo
secondo album per il combo meid in
iuessei è ancora più schizoide e
deviato del precedente! Impossibile non
notare l'evoluzione sonora dal precedente
"Meet the Weegs", disco già
folle di per se, che a tratti quasi
scompare di fronte a settanta minuti di
sperimentazioni dove i ragazzi di Frisco
davvero sembrano non aver dato limiti
alla loro concezione libera di fare
musica. Cosa ne risulta? Disco punk? Nu
no wave? Non lo so e non mi importa. Il
tiro assassino di canzoni come "Two
and three eighths", la paranoia |
strisciante
di "65 mph", la berlinese
"Rations", il collasso punkcore
di "Hot dog stand"... dio
questo disco è davvero folle! Ma l'apice
del magma sonoro gli Weegs lo raggiungono
con "The million sounds",
quarantacinque minuti di pippe sonore,
lunghissima suite lisergica ed acida di
rumori, feedback e cacofonia alternata al
silenzio. Se a questo aggiungete che nel
brano sono ospiti due personaggi come
Militant Children's Hour e Veuve Pauli
dei Sixteens il gioco è fatto. Inutile
sottolineare come questo disco sia tra le
cose migliori uscite da quella scena
americana negli ultimi mesi. Scena che,
orfana ormai di capisaldi come Vanishing
e Phantom Limbs (ma torneranno?) ha
trovato negli Weegs i nuovi alfieri di un
certo modo di fare musica. Disturbante ma
non tediosa. Intelligente ma non
autoindulgente. Ottimo disco. [Max
13-34]
Sito web: www.realgone.org/weegs |
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° DIAFRAMMA -
"Albori" [Self, 2006] |
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Allora, la
(seconda) ristampa di Albori è di quanto
peggio mi sia capitato di vedere
ultimamente. Confezione pessima, con
copertina incollata (!!!) su box quadrato
e due Cd dentro custodie di plastica
floscie.... Poi, il dvd... capisco che le
riprese sono quello che sono e infatti il
problema non è questo, ma su uno dei due
concerti (quello a Ferrara), NON SI
RIESCE A SENTIRE L'AUDIO tanto è
masterizzato basso, cosa che poteva
essere risolta con qualche ritocco (son
cosette che faccio pure io, suvvia...).
E, per concludere, mancano alcune tracce
rispetto alla ristampa di qualche anno fa
("London Lady", "Ragazzo
vuoto", "Idillio
high-life", "Insonnia" e
una |
senza
titolo a favore di "Specchi
d'acqua" nella versione cantata
da Nicola Vanini e contenuta sulla
compilation Body Section del 1983,
"Sdoppiamento" e "In una
finestra nera" entrambi demo
risalenti al periodo pre-Siberia, già
rintracciabili su Live and Unrealesed).
Vabbeh... Restano comunque le canzoni,
bellissime, che hanno accompagnato anni
di musica underground oscura e non. Da
"Pop art", a "Xaviera
Hollander", a
"Pioggia"... tutti splendidi
affreschi di un quadro che ora non c'è
più... In ogni caso, per chi non li
conosce, acquisto obbligato. Prendete
questo, "Siberia", e
dimenticate il resto, a meno che non
restiate affascinati dal cantautoriale
sghembo di Fiumani, uomo da amare od
odiare, sia artisticamente, sia
umanamente. Personalmente, ribadisco il
mio amore per le loro prime cose ma (e so
che accenderò un vespaio...) erano
mooolto, troppo, Joy Division per poter
essere "grandi". Ovvero,
scopiazzavano parecchio, pur facendolo
bene. Ciò non toglie che come han
copiato loro, in Italia, pochi hanno
fatto, perlomeno in quegli anni. Da
avere. Anche se ribadisco che questa
ristampa è una occasione un po'
sprecata. [Max
13-34]
Sito web: www.diaframma.org |
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° CURRENT 93 -
"Coptic european tour Cd" [Post
romantic empire, 2006] |
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Più che un vero e
proprio mini Cd, un feticcio per tutti
gli amanti del combo di Tibet &
Cco. Tre nuove versioni di brani tratti
da "Black ships at the sky"
("Then Kill Cæsar", "This
autistic imperium is nihil reich",
"VauVauVau - Black ships in their
harbour") che non tolgono nè
aggiungono molto a quanto ascoltato su
disco, ma che risultano comunque
curiosità che appagano a sufficenza il
desiderio completistico del collezionista
currentiano. Limitato a mille copie, il
Cd è racchiuso in un sobrio ed elegante
digipack dalla grafica semplice ed
accattivante. Accattatevillo. [Max
13-34]
Sito web: www.precordings.com |
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° ALL GONE DEAD -
"Fallen & forgotten" [Strobelight,
2006] |
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Atteso da molti,
finalmente esce il debutto degli All Gone
Dead e, come al solito, i
"molti" si dividono in due
frange. Quelli che incenseranno il lavoro
a prescindere e quelli che senza
ascoltarlo e soffermandosi solo sulle
immagini dei nostri lo distruggeranno a
priori. Chi li eleggerà a nuovi paladini
del deathrock e chi li polverizzererà
come la solita pagliacciata all'americana
(anche se di USA hanno solo l'ex Tragic
Black Stich, glialtri due membri sono
inglesi e la band risiede a Londra).
Secondo voi il sottoscritto, dopo aver
adorato il mini Cd d'esordio, da he parte
sta? Da quella dei propositivi,
ovviamente, ma senza incensare.
Sinceramente dopo l'scolto |
folgorante
dei tre brani usciti tempo fa mi
aspettavo un debut al fulmicotone. Cosa
che non è accaduta. Il disco è molto
carino e, come previsto, segue fino ad un
certo punto il filone deathrock, essendo
l'asse spostato più sulla new wave
classica anni '80 ("Vivid still
breathing") con sguardi vaghi anche
a certa elettropop (vedi "New speak
room 101"). Le sferzate deathrock ci
sono ("Skritch'n'skrill")ma non
sono di certo la colonna portante
dell'All Gone Dead sound. Le nuove
versioni di "Orchids in ruin" e
"Sunday went mute", tratte dal
mini d'esordio, sono leggermente più
piatte delle originali, perdendo un po'
del pathos originario. Le venature
"'abilly" di Cedric Krane,
seppur simpatiche, staccano un po' con
tutto il resto, mentre le venature
malinconiche discendenti di "Within
but not before" piacciono ma
sembrano sempre mancare di quel grammo di
feeling in più che le renderebbe davvero
dei bei brani. Insomma, un disco non
male, ma che ha tradito un poco le mie
aspettative iniziali. Forse l'incontro
con il debut album è stato troppo
repentino per la band che ha ancora
bisogno di tempo per affilare le proprie
armi e correggere il tiro. Le premesse ci
sono tutte, il disco è molto piacevole,
ma non è il capolavoro che mi aspettavo.
Colpa mia, probabilmente, che avevo
aspettative troppo alte. Di certo
bollarli come l'ennesima niu sensesciò
del deathRock è un idiozia, dato che il
lavoro è molto eterogeneo e vario.
Provateli, ascoltateli senza preconcetti
e fatemi sapere. [Max
13-34]
Sito web: www.allgonedead.net |
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° THELEMA -
"Tantra" [In the night time, 2006] |
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Era ora che
qualcuno mettesse mano ai vecchi nastri
dei Thelema e li ristampasse! E chi se
non In The Night Time poteva farlo?
L'etichetta capitolina in pochi anni di
vita sta svolgendo un ottimo lavoro di
recupero riguardo vecchi tesori
dimenticati, nonchè producendo nuove
band di ottimo livello. Curando sempre i
particolari grafici e sonori in modo
impeccabile, ITN cerca di regalare
all'ascoltatore un prodotto di qualità,
che sia utile sia al neofita che non
vuole spendere cifre inarrivabili per
vere il materiale delle band trattate,
sia al vecchio appassionato che cerca
quel qualcosa in più. Anche in questa
occasione le cose sono state fatte alla
grande. |
Troviamo
quindi su questo Cd l'album
"Tantra", uscito
originariamente per la Splittle Records
nel 1986, due brani provenienti da
compilation, tre brani che componevano il
7" "Rosa alchemica" e due
inediti del 1984, per un totale di sedici
brani che trasudano gothic rock oscuro da
tutti i pori. Le tematiche occulte della
band si sposano con nenie funebri, tra
percussioni tribali, cantati evocativi e
musiche avvolte in drappi neri e
violacei. Un vero capolavoro di musica
"nera", quello dei Thelema,
ingiustamente snobbato dai più a favore
di pagliacciate che seguivano il trend
del momento. Thelema che, tra l'altro,
sono tornati recentemente sulle scene con
un nuovo album che mi dicono sia una
bomba. Non l'ho ancora scoltato, ma se
riuscirà ad avere almeno un grammo della
carica di queste tracce, sarà
sicuramente ottimo. Un Cd imprescindibile
per tutti gli amanti della darkwave
oscura di primi anni '80. Ottimo lavoro.
Foto e testi all'interno del booklet. [Max
13-34]
Sito web: www.inthenighttime.it |
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° AUTONERVOUS -
"Autonervous" [Cochoon records, 2006] |
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Lo aspettavo. Lo
bramavo. Lo desideravo. E alla fine è
arrivato. Il tanto agognato disco che
univa Jessie Evans (ex Vanishing,
Subtonix, ecc...) e Bettina Koster (ex
leader delle Malaria!) è nelle mie mani.
E non posso non esultare. Perché tutte
le aspettative che avevo a confronto si
sono rivelate inferiori al risultato
finale. Un disco eccellente, che
distrugge tutti i cliché della musica
alternativa e si ricostruisce,
trionfante, su quelle macerie. Sin
dall'opener "Anchors aweigh" le
cellule cerebrali cominciano a viaggiare
e a scontrarsi l'un l'altra in una
frenetica danza in bilico tra euforia
repressa e godimento puro. Perché è un
piacere unico sentire LA voce |
femminile
di inizio millennio (perché ditemi
quello che vi pare, ma Jessie Evans è la
numero uno in questo. Punto.) dettare con
quella più matura, bruciata dalle
sigarette eppur così calda ed espressiva
di Bettina. E le sperimentazioni sonore
in salsa Tones On Tail di "Don't
walk"? Dio mio come l'adoro... Non
c'è nulla che non funziona in questo
disco. Il gusto electro retrò minimale
di "Still kaltes", le strizzate
d'occhio alla disco di "Gold",
la decadenza nera come la pece (ma con le
stelline che brillano) di "Hello
lovers" (che mi ha riportato alla
mete alcune soluzioni presenti negli
ultimissimi Vanishing, a dimostrazione di
quanto Jessie fosse stata fondamentale
non solo a livello estetico/vocale,ma
anche compositivo per il combo
americano). E la lenta e sensualissima
"Sax new age"? E la schizoide
"Easter bunny"? Questa deve
essere una hit!!! E poco mi frega che in
pista scenderebbero in due... ma questa
è roba che scotta. Malata e viziosa,
poggiata su ritmiche ossessive a mò di
mantra ti entra nella testa e ti fa
perdere il contatto con la realtà,
trasportandoti altrove mente,
inspiegabilmente, il corpo continua a
muoversi senza fermarsi. "Why
shiver" ci fa riprendere fiato,
prima di ricadere totalmente nel vortice
con "Prescription", nerissima
mini piece per voce recitata e rumori
ambient, che chiudono il cerchio
riaprendone un altro. Che dire dunque?
Che questo concetto Malaria incontrano
Vanishing è perfetto. Non appoggiandosi
nè su le une nè sugli altri, il
risultato è un efficacissimo amalgama di
ciò che le nostre sono state, sono e
saranno. Nessuna scopiazzatura, nessun
rimando particolare. Solo qualcosa che
definirei, una volta tanto, originale.
Disco essenziale per gli amanti di un
certo tipo di suoni. Disco da evitare
come la peste per tutti i trendisti
dell'ultima ora. Niente cerone e
pipistrelli e brani di facile presa qua.
Niente lacrime versate per nulla e niente
facciate pouseristiche. Sensualità,
follia, suono. Tutto qua. E non è poco.
[Max
13-34]
Sito web: www.autonervous.com |
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° MADAM -
"Madam" [autoprodotto, 2006] |
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Appunto. No
dicevo, Firenze ha dormito per un bel
po', e poi mi arriva il disco delle Vene
di Lucretia e tutto cambia. Perché quel
disco è eccellente. E dopo un po' che mi
arriva? Questo diso dei Madam. E allora
comincio a pensare che la cosa sia grossa
e che non ci siamo trovati di fronte ad
un caso isolato, ma ad una realtà vera e
concreta che sta (ri)nascendo in maniera
prepotentemente efficace. Forse non è un
caso che nei Madam troviamo, al basso,
Tiziano Bellini, chitarrista delle Vene.
Forse non è un caso che qui ritroviamo
gli stessi suoni, seppur sviluppati in
maniera diversa. Siamo di fronte ad un Ep
che condensa, in quattro tracce più
intro, |
ciò che
era il gothic rock con venature deathrock
dei primi anni '90 portato ai giorni
nostri senza le solite influenze metal,
electro o roba varia. Un diso per
puristi? Forse. Ma va bene così
perchédopo un intro breve ed efficace,
parte "Far away", lancinante e
sognante, carica di emotività decadente
che va a baciarsi con la seguente
"Save me", davvero, un brano da
lacrime. Uno dei refrain più belli degli
ultimi mesi, per me. Ppoco importa se il
tutto sa di già sentito, perché i
nostri non copiano spudoratamente
nessuno, al massimo raccolgono quanto
seminato dalle band del periodo d'oro
personalizzandolo. Brano, ripeto,
eccellente, che una volta entrato in
testa non esce più, segnando solchi
profondi di emozioni decadenti con quella
punta di malattia che amo. "Bleed
for lust" è puro goth rock gettato
in pasto ai nostri timpani, mentre la
conclusiva "Vampire lovers" è
la degna conclusione di un mini Cd che mi
ha sconvolto, tale è la sua bellezza.
Esagerato? Forse. Ma mettetevi nei miei
panni: non capita tutti i giorni di
ascoltare un lavoro così. No, non
capita. Siamo sommersi da tonnellate di
uscite che vengono spacciate per goth
senza motivo, dato che sono sempre
tutt'altro. Sono stanco di ominidi
vestiti di nero che per entrare in un
mercato di nicchia infilano due o tre
parole fighe nei titoli delle canzoni, si
fanno fotografare nei cimiteri e
rilasciano interviste oscure (oh, mio
dio...) nonostante le loro proposte siano
semplicemente electro, techno, metal o
quello che vi pare. Gruppi come i Madam
sono qui per dimostrarci che il dark,
quello vero, non è morto. Grande mini. [Max
13-34]
Sul
sito dedicato ai Madam di Myspace
campeggia la frase "We would
like to think that we play just
like Madam" il che indica,
per una band che suona un genere
"spolpato di
creatività" come il
gothic-rock, una forte fiducia
nei propri mezzi e perché no,
anche un pizzico di coraggio.
Dopo l'ascolto del mini Cd il
quintetto fiorentino, che divide
Tiziano Bellini (qui bassista)
con Le Vene di Lucretia, si
dimostra maturo per un lavoro
sulla lunga distanza ed anche
abbastanza originale nelle
composizioni. "Madam"
si potrebbe sintetizzare nel
motto: "Un cuore di
gothic-rock ricoperto da una
cascata di darkwave". Prima
che qualche società di gelati mi
chieda i diritti per lo slogan,
chiarisco che delle quattro
tracce, quelle che stanno agli
antipodi hanno una chiara
influenza wave
"fiorentina" anni
ottanta, mentre le due tracce
centrali sono agressive e più
propriamente (goth)rock.
L'iniziale "Faraway",
anticipata da un intro
pianistico, ha un andamento
diretto dai synth che ne
cadenzano l'intero incedere e che
mi riportano alla memoria le
prime composizioni dei mantovani
Mistery Plays ma con una marcia
in più. La conclusiva
"Vampire lovers", come
"Faraway" inizialmente
comandata dai synth, si distingue
dal quest'ultima per essere molto
più nervosa con continui cambi
di ritmo apportati ora dalla
sezione ritmica, ora da chitarre
taglienti per poi concludersi con
un tenue outro pianistico. Delle
due tracce centrali "Save
me" soffre di sdoppiamento
di personalità, dividendosi tra
aggressive chitarre sovrastate
dalle folli grida di Patrik
Morrigan G. nel refrain ed un
andamento bilanciato dalla
sezione ritmica e da una chitarra
arpeggiata vagamente arabeggiante
nel resto della canzone. Last but
not the least "Bleed for
lust" una massiccia song che
manderà in brodo di giuggiole
tutti i più assuefatti ed
esigenti consumatori di
gothic-rock come il sottoscritto.
Questo ottimo lavoro dei Madam
conferma la rinnovata vivacità
della nuova scena oscura italiana
che affianca ai gruppi già sotto
contaratto con labels quali In
The Night Time o Nomadism,
realtà molto interessanti come
Le Vene di Lucretia, Interior
Deus, Atimia, Christabel Dreams,
In Loving Memory o gli
"Afterhours del dark"
Madame Lingerie. [Mr.Moonlight]
Sito web: www.myspace.com/madamwebpage |
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° KITSUNE - "Kiss
kiss bang bang" [autoprodotto, 2006] |
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Ritornano i
Kitsune, ottima band del trevigiano, e
ritornano alla grande. Quattro pezzi di
buona fattura che ci dimostrano, se ce ne
fosse stato il bisogno, di quanta bravura
i nostri possano buttare fuori nella
composizione di brani propri, risultando
superiori a molte delle blasonate uscite
internazionali contemporanee e non.
"Cry out" è un ottimo punto di
partenza, con Silvia che dipinge scenari
emotivi velati di grigio, mentre le due
chitarre di Marco e Matteo incesellano
armonie andandosi ad incastrare
perfettamente sulla solida sezione
ritmica di Riccardo e Fabio. Si prosegue
con lo schizzo pop malinconico di
"Vapid", una delle composizioni |
migliori
dei Kitsune amio avviso. Breve, semplice,
intensa ed efficace, riesce ad incarnare
alla perfezione la loro anima, fortemente
legata a certe sonorità '80 ma sempre
con lo sguardo diretto al presente. Buona
anche "Maiko", ottimo preludio
"leggero" al vorticoso finale
affidato a "Doll to doll", pura
esplosione post punk/new wave emotiva e
coinvolgente, con tanto di finale
catartico da brividi. Da ascoltare ad
alto volume, questo mini racchiuso in una
particolare confezione quadrata fa ben
sperare per il futuro dei nostri. Evitare
di ascoltarli solo perchè "sono
italiani" è una delle cose peggiori
che potreste fare. Ottimo dischetto. [Max
13-34]
Sito web: www.myspace.com/kitsunetsuki |
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° ETERNAL JOY -
"Eternal joy" [Skinny records, 2004] |
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Dopo la latitanza
di qualche mese, il mio
"apostolato" di promozione
verso le band che hanno segnato il genere
gothic-rock nei loro paesi d'origine ma
che sfortunatamente non hanno mai varcato
in popolarità i propri confini nazionali
prende in considerazione la Norvegia, ed
in particolare gli Eternal Joy. Di questo
gruppo "di culto" ho l'onore di
recensire - essendo un lavoro tutt'altro
che di facile reperibilità - il debutto
omonimo pubblicato come cassetta
autoprodotta nel 1997 e successivamente
rimasterizzato in cd nel 2004. La scelta
è ricaduta sul primo lavoro del gruppo,
nonostante tutti e quattro gli album
della loro discografia siano ben al di
sopra della |
media,
per sottolineare il fatto che una band
già all'esordio, con pochi mezzi
finanziari e tecnici, può dimostrarsi
matura anche senza i cosiddetti
"anni di gavetta". Diciamolo
subito senza tanti fronzoli:
"Eternal joy" è un piccolo
capolavoro. Sembrano i Cure di
"Pornography" teletrasportati
dal 1982 al 1997 ma con solido background
di ascolti gothic-rock alle spalle
(Sisters of Mercy e, soprattutto, The
Mission) da parte dei loro componenti.
Tre canzoni presenti in questo lavoro
saranno scelte per completare il primo
vero full-length della band
"Arrogance e charm" del 1998:
"A certain laziness" (titolo
poi ridotto a "Laziness"),
diretta gothic-rock song dai riffs
da subito ben orecchiabili,
"Drowning figurehead" (titolo
poi ridotto a
"Drowning"), ed
"Innerspace". Proprio in queste
ultime due tracce è racchiuso il
carattere originale della musica targata
Eternal Joy: giri chitarristici liquidi e
scorrevoli ma nello stesso tempo tesi ed
angoscianti, drum machine ("Llittle
drummer boy") dall'icedere sempre
minaccioso, voce di Oystein Sjolie
praticamente identica a quella di un
Robert Smith d'annata. Il tutto porta a
delle sensazioni nell'ascoltatore provate
solamente ascoltando
"Pornography" dei Cure o
canzoni come "Emeritus" e
"Flagellation and dancing" dei
This Burning Effigy. La stessa formula
musicale è presente anche nella
opening-track "Thirst", dal
testo vampirico, ed in
"Pleasure", dagli eleganti
arrangiamenti malamente supportatati da
una produzione troppo
"casereccia". Discorso diverso
per le ultime tre canzoni
"esclusive" di questo debutto,
in cui l'anima (cold)wave degli Eternal
Joy rompe a suo favore l'equilibrio con
quella gothic-rock: "Meassages in
blood", "A moltitude of
ignorable dust" e specialmente
"Lust" sono cupi acquarelli di
raffinatezza dark provenienti
direttamente dagli anni ottanta. Questo
piccolo contributo critico spera di aver
pungolato la curiosità dei lettori sugli
Eternal Joy, band che ha deciso di
prendersi una pausa - al momento perenne
- nel 2003 e che ha influenzato lo
sviluppo del gothic-rock in una nazione
da sempre metal come la Norvegia. [Mr.Moonlight]
Sito web: http://home.chello.no/~sjolie/eternaljoy |
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° AAVV - "Into the
darkness, vol. 3" [Nightclub
records/Crazyclips, 2006] |
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Dvd compilation
zeppa di nomi noti e meno noti, con
estratti live e video promozionali di
qualità altalenante. Per rendere un
grammo di giustizia alle band presenti,
descriverò brevemente tutto quello che
ho visto (anche se l'intro con le solite
gotiche zoccole potevano
risparmiarselo... ovvio e squallido, a
mio avviso). Project Pitchfork -
"Knka". Registrato dal vivo al
Markthalle nel 2005. Riprese standard per
un esecuzione nella media, che rende
abbastanza l'idea di un loro live show.
Lacrimosa - "Ich bin der brennende
komet". Dal vivo al M'era Luna del
2004. Non li sopporto in studio, non li
sopporto dal vivo, non li sopporto in
video. Non li sopporto. Che ci devo fare?
Eppure la gente là sotto sembra
compiaciuta... bah, sarò io che ho dei
problemi... Audio ottimo, riprese
discrete. Diorama - "The
girls". Dal vivo al Markthalle del
2005. Pezzo noioso, presenza sul palco
noiosa... una noia totale insomma. The
Birthday Massacre - "Horror
show". Dal |
vivo al
M'era Luna del 2005. Pioveva un sacco, ma
chi se ne frega. I Birthday Massacre non
saranno di certo il gruppo più figo
della storia, ma sono furbetti e fanno
canzoni furbette, con un look furbetto e
una cantante che dà l'idea di essere
altrettanto furbetta. Un pò come lo
erano gli Orgy, volendo. Riprese decenti,
pezzo molto catchy nel suo genere, fa
capire come i nostri siano ancora un pò
troppo acerbi per i posti grossi
all'aperto, ma le carte ci sono...Pink
Turns Blue - "Michelle". Dal
vivo a Kir nel 2005. Ecco, a me loro
piacevano e piacciono. Semplici e crudi,
eppure così caldi... audio sotto la
media, riprese non eccelse ma il pezzo è
molto bello e loro sanno riempire il
palco pur nella loro semi-staticità.
Ottimi. On The Floor - "Killing
Queen". Dal vivo al Markthalle nel
2000. Zero presenza sul palco, zero
qualità per un pezzo che potrebbe essere
di tutti o di nessuno e non ci sarebbe
differenza. Evitabili. Welle:Erdball -
"Starfighter f-104g". Dal vivo
al Markthalle nel 2005. Mi chiedo solo se
gli aereoplanini di carta che vengono
lanciati all'inizio del pezzo abbiano dei
messaggi, siano le fatture del dentista o
siano semplicemente fogli bianchi. Bah...
simpatici, poco più. Fixmer/McCarthy -
"Destroy". Dal vivo al M'era
Luna nel 2004. Riprese e audio nella
media per una performance che mi ha
ricordato perchè Dirk Ivens resti sempre
e comunque un gradino più in su degli
altri. La fisicità deve essere vivida e
vissuta. Qui non manca, ma poteva essere
fatto di meglio, soprattutto per l'uso
delle luci. Buon pezzo, comunque. Qntal -
"Flamma" . Dal vivo a Knust nel
2005. Non male, anche se li avrei
visti meglio in una location più adatta.
Ma va bene comunque, almeno abbiamo un
idea di quello che ci aspetterebbe se ce
li trovassimo in concerto sotto casa.
Deine Lakaien -
"Reincarnation". Dal vivo ad
Hannover nel 2005. Riprese bruttine con
un palco fin troppo scarno. Peccato, mi
aspettavo qualcosina in più, ma vabbeh.
Escape With Romeo - "Somebody"
. Dal vivo all'Acoustic Gebaude nel 2003.
Piacevolissimi nella versione acustica,
gli Escape with Romeo danno l'impressione
di suonare con l'anima. E non è poco.
Davvero bello. Nightwish -
"Nemo". Videoclip. Una
carrellata di alcuni tra i clichè più
ovvi di un certo tipo di gothic metal. E
non parlo solo del video, ma anche della
canzone. A qualcuno piacerà di sicuro,
tra montagne, neve, freddo, colori
ultracontrastati, chitarrozze metallare e
voce femminile... zzzzZZZZZzzz... Funker
Vogt - "Fallen hero".
Videoclip. Loro li conoscete. Ebbiemme e
così via. Carino il video, girato per
metà in studio (il classico finto-live)
e per metà tra foreste e montagne. Dove
e perché corra sto tipo però mica l'ho
capito... anche se il finale a sorpresa
avrebbe dovuto spiegarmi tutto... ma sono
chiuso mentalmente... Subway To Sally -
"Sieben". Videoclip. Ancora
metallari vestiti di nero, ancora organo
sessuale femminile usato per riempire dei
vuoti d'idee. Nulla di che. Scream
Silence - "Creed" . Videoclip.
La canzone non mi dispiace, anche se i
passaggi metallosi non fanno al caso mio,
ma il video, piur sfruttando un idea già
usata varie volte (l'uomo-marionetta più
bambole sparse, ecc...) è uno dei
migliori dell'intero dvd. Caruccio.
Wolfsheim - "The sparrows & the
nightingales". Videoclip. Clip di
uno dei maggiori hit da dancefloor dei
Wolfsheim. Sobrio bianco e nero per un
video molto '80, carino tanto quanto la
canzone. Schelmish -
"Rabenballade". Videoclip. La
ballata del corvo è un vero e proprio
mini filmetto ambientato nel medioevo,
carino e girato bene. Nonostante non ami
il genere, il video è di qualità e si
lascia guardare con piacere. Insomma,
diciassette video tra live e clip per
avere un idea generale su quello che và
in Germania. Niente di eccezionale, ma di
sicuro un diversivo ideale per passare
una serata tra amici davanti alla tv. [Max
13-34]
Sito web: www.nightclubrecords.de |
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° CORDE OBLIQUE -
"Respiri" [Ark records, 2006] |
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Piacevolissimo
progetto con a capo Riccardo Prencipe, ex
chitarrista e leader dei Lupercalia.
Attorniato da una serie di musicisti
eccellenti (Corrado Videtta degli Argine,
Luigi Rubino degli Ashram, Catarina
Raposo dei Dwelling, Alessandra Santovito
degli Hexperos ed ex Gothica, Alfredo
Notarloberti, Caterina Pontrandolfo,
Francesco Perreca) il nostro ci propone
quello che potrebbe essere considerato il
terzo lavoro da solista, seppur stavolta
sotto una nuova denominazione. Il motivo
di questo potrebbe essere semplice. Gli
ospiti non sono dei semplici gregari, ma
danno un forte apporto a tutte le
interpretazioni, arricchendo in modo
notevole il carico di pathos |
che si
respira durante l'ascolto del lavoro. Tra
melodie sognanti, viaggi ancestrali e
riflessioni interiori, queste quindici
tracce emozionano e rapiscono in maniera
totale. La forza delle composizioni è a
mio avviso il desiderio di essere
ascoltate e vissute, più che
interpretate e capite. Manca quindi (per
fortuna) quella pretenziosità che troppo
spesso affligge lavori del genere. Brani
come la cantautoriale "Eventi"
o la malinconica "Winds of
fortune" si alternano ad altri
episodi più recitativi e poetici,
creando un amalgama veramente
convincente. Un acquisto obbligato
dunque, specialmente per chi ama perdersi
in sonorità simili. Per chi invece si
spappola il cervello con Hocico o Tragic
Black, passare oltre. [Max
13-34]
Sito web: www.arkrecords.net |
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° CALLE DELLA MORTE
- "Peste 03" [hau ruck/s.p.q.r,
2006] |
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Finalmente
ristampato (anche se in edizione ultra
limitata in vinile di 250 copie) il
bellissimo "Peste 03" dei Calle
della Morte. Nel corso di pochi anni il
duo formato da Vinz e Johnny B. ha creato
attorno a se un alone di mistero che gli
ha portato ammiratori e detrattori, come
nelle migliori storie di casa nostra.
preferisco sorvolare sulle questioni
puerili da forum vari per soffermarmi
ancora una volta sulla qualità delle
composizioni, che rileggevano in modo
personale e particolare il neofolk,
donandogli uno smalto nuovo e
caratteristico. "Gente di
malaffare", "Venezia",
"Tardo autunno" restano delle
ballate cantautoriali raffinate e
taglienti, così |
come
"La mensa dei morti" e
"Gli uomini e le rovine", brani
che mi hanno accompagnato per diverse
serate post-goliardiche quando
l'atmosfera si fa più rarefatta e
l'allegria lascia il posto alla realtà.
Come una maschera, i Calle della morte
hanno il potere di svelare "cosa
c'è sotto" senza far troppo rumore,
senza proclami o slogan, con testi
semplici che se non sono piccole poesie
quotidiane poco ci manca. Un ottima
ristampa dunque, che ha il pregio secondo
me di uscire in formato vinile 10",
supporto che rende davvero giustizia alla
magia che traspare dalle note di quelle
sei tracce. Splendida e minimale la
copertina (sottratta? Chissà... poco
importa...), piccole gemme immortali le
canzoni. Fatelo vostro. [Max
13-34]
Sito web: www.calledellamorte.com |
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° ASHRAM - "Shining
silver skies" [Equilibrium, 2006] |
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Era ora. Attendevo
da tempo il nuovo lavoro dei partenopei
Ashram, trio tra i più validi in ambito
dark neoclassico in circolazione, non
solo in Italia. Basta poco per
innamorarsi di questo ultimo Cd, bastano
le prime struggenti note di "5
steps" per perdersi nella loro
musica, dolce, sognante e decadente,
così pregna di pathos ed emotività.
Delicati e soffici ("Maria and the
violin string") sono capaci di
regalarci sogni, visioni che si dilatano
nell'anima ("Sweet autumn, part 2:
All'imbrunire") e che segnano il
cuore in profondità. Poco folk tra
queste note, pochi esercizi di stile,
poca scontatezza e pochi luoghi comuni
mischiati a cliché. Solo tanta passione,
musica vera e |
vissuta
da dentro, che fuoriesce delicata, da
loro a noi, in un passaggio che
accosterei (perdonatemi il paragone
inappropriato) alla fotosintesi più che
al cibarsi puro e semplice. Non è musica
invasiva, eppure ti entra sotto la pelle.
Non è musica violenta o dura, eppure è
capace di creare solchi profondi
nell'anima. Non è musica per tutti,
eppure credo che ognuno di noi non possa
rimanere indifferente di fronte a cotanta
dolcezza e bellezza. Nessuno strumento è
prevaricante, eppure ognuno ha un
importanza fondamentale
nell'arrangiamento ed esecuzione dei
brani. Probabilmente, addirittura, gli
Ashram non avranno mai il successo che
meritano, ma veranno sicuramente
incensati ed omaggiati (giustamente) da
una cerchia di amatori che trarranno da
loro emozioni e sensazioni di cui la
scena neoclassica et simila attuale è
fin troppo avara. Non è musica rumorosa,
ma mette a zittire centinaia di uscite a
300 bpm sparate tanto per spararle. Non
ha colori decisi, ma solo un infinita
gamma di sfumature. Sfumature da capire,
conoscere ed apprezzare un po' alla
volta. Prendetevi tempo per voi, spegnete
tutto, staccate la spina dal mono ed
immergetevi nelle note di "Shining
silver skies". E innamoratevi sempre
di più ad ogni ascolto... [Max
13-34]
Sito web: http://utenti.lycos.it/ashramusic |
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° HALO EFFECT - "Days
of silence" [autoprodotto, 2006] |
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Abbiamo già
parlato in sede di recensione dei
capitolini Halo Effect ed avevo
sottolineato quanto evidente fosse il
loro amore per i Depeche Mode, in
particolare per il periodo '80. Bene,
questo nuovo demo (limitato a 550 copie
numerate a mano). Si parte con "Our
darkest way of beign", con tastiere
in primo piano, buona ricerca di effetti
e discreta registrazione, anche se alla
fine il tutto si impasta un po'. La
matrice è sempre quella, Dave gahan nel
cuore e avanti. La chitarra va in primo
piano nel secondo brano, "End of
line", più "dark" della
precedente, anche se la qualità
dell'incisione cala un poco, creando uno
"scalino" che disturba in parte
l'ascolto del lavoro. |
Si
prosegue con "Pain of the day",
e la ricetta non cambia. Si lascia
ascolotare, ma andrebbe cambiato qualche
ingrediente per renderla davvero bella.
Si torna a bomba sui Depeche Mode (che
non erano comunque mai stati abbandonati)
con "This world", anche questa,
purtroppo, penalizzata da una
registrazione non all'altezza. Cadenzata
e lenta è quasi il bluesaccio del demo
che non poteva mancare. La quinta traccia
è una reprise che chiude idealmente il
promo, dato che in coda troviamo una
versione di "Photographic" (di
chi?...) leggermente più aggressiva
dell'originale. Ben fatta, non c'è che
dire. In definitiva un demo che piacerà
ai fan dei Depeche Mode ma che certo non
brilla di originalità... Peccato, non
sarebbe guastato qualche rischio in più.
[Max
13-34]
Sito web: www.haloeffect.too.it |
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° SCREAMING FOR EMILY -
"Scriptures" [North end records, 2006] |
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Dopo
"malice", raccolta di materiale
inedito della band americana, ecco
finalmente ripubblicato lo storico Ep del
1986 "Scriptures". Devo dire
che non c'è gara, quanto di buono poteva
essere trovato nel disco raccolta, viene
qui polverizzato con sei brani di
eccellente post punk romantico, schietto
e svogliato. Musiche che mi ricordano i
primissimi Jene Loves Jezebel (quelli
più tribali e malati, prima della svolta
glam rock per intenderci) e che, davvero,
sembrano provenire da un'altra band. Dopo
un attacco diretto come "The
love", è la lenta nenia malata di
"Too late for prayer" a farci
cadere a spirale negli incubi ad occhi
aperti, incubi dal quale ci sveglia solo |
"Last
goodbye" e nemmeno del tutto.
Perché "Another girl" è lì
dietro l'angolo, in bilico tra malinconia
cure e reminescenze di cold wave inglese
(batteria, basso, voce e tastiera),
pronta a farci scivolare nella
tristissima "From your heart",
che ci accompagna direttamente verso la
chiusura. "Just a lie",
infatti, è il tipico "ultimo
brano", quel tipo di canzone che
trovavi spesso nei dischi del genere (chi
conosce i vinili, con le loro regole
ferree di brano di apertura e di chiusura
del lato "A", e brano di
apertura e di chiusura del lato
"B" capisce benissimo cosa
intendo). Come già detto, Jene Loves
Jezebel, ma anche punte di Duran Duran
(quelli pre-Le Bon, ancora in forma demo
per intenderci), Fools Dance, Cure e
tutta una serie di band che sicuramente
hanno costituito buona parte degli
ascolti dei nostri. Ottima ristampa, che
farà sicuramente felici gli amanti di
una scena che, ahimè, non c'è più,o è
comunque molto sbiadita... Acquisto
obbligato e, attenti, come avrete capito
c'entra poco con Malice, quindi... [Max
13-34]
Sito web: www.screamingforemily.com |
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° SPECTRE - "Mantra
voluntatis" [Hau ruck/Spqr, 2006] |
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Degli Ain Soph in
teoria dovreste già sapere tutto:
formazione italica storica nata nelle
urla laceranti dell'industrial,
mitigatasi poi in un cantautoriale
d'autore fino al rock oscuro con forti
richiami dei primi '70. Potrebbe sfuggire
dunque, ad un primo sguardo, il motivo
per cui questo disco sia uscito sotto il
nome di Spectre. Semplice, perchè queso
è da considerarsi a tutti gli effetti il
disco solista della voce degli Ain Soph.
che condensa ora anni ed anni di
influenze ed esperienze, raggiungendo
quello che mi piace considerare il suo
nadir artistico, tanto sono raffinate le
scelte stilistiche utilizzate nei vari
brani, mai autocelebrativi nè
"autovampireschi", |
situazione
in cui è facile cadere dopo anni di
lavoro. E' un arrivo, ma anche un nuovo
punto di partenza. Tra ballate
cantautoriali speziate alla Lou Reed,
guizzi elettronici mai sopra le righe e
richiami al passato riletti in chiave
moderna, "Mantra voluntatis" va
ad eleggersi come uno dei dischi più
importanti degli ultimi mesi. Poco
importa se non riceverà pagine e pagine
di elogi su webzine e riviste, perché
questo album non è fatto per piacere. E'
bello di per se. E di differenza tra le
due cose ce n'è eccome. Eccellente. [Max
13-34]
Sito web: www.hauruckspqr.com |
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° MACELLERIA MOBILE DI
MEZZANOTTE - "La dolce vita" [Butcher's
house, 2006] |
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Folle. Questo è
l'aggettivo ideale per il nuovo lavoro
targato Macelleria mobile di mezzanotte.
Come nelle produzioni passate, il disco
raccoglie una serie di brani costruiti
attorno ad una serie di distorsioni e
utilizzo di cut up in ambiente analogico
che, suonando vagamente retrò, si
addicono perfettamente al concept del
disco. Concept che ruota attorno,
appunto, alla Dolce Vita. Ad uno stile di
vita italiano del secolo scorso che è
diventato, nel bene e nel male, leggenda
e fonte di ispirazione. Locali fumosi,
sigarette in quantità industriali, belle
donne, storie torbide di intrecci,
omicidi e whisky. Tutto di questo e nulla
di ciò. A pezzi. Frammentato ed
incollato. |
Sezionato,
scartato, tagliato, sovrapposto. Con dei
guizzi in tipico b-movie anni '60
("Hush hush"). La cover di
"Under my skin" di Sinatra è
un assalto sonoro che farei volentieri
ascoltare a Bono Vox in random per fargli
sentire come andrebbe, realmente,
interpretato il Sig. The Voice. Odio
Sinatra, che c'è di male? E amo questo
disco dei MMM che, per intensità e per
risultato, è superiore a molte delle
uscite dei mostri sacri italiani e non
degli ultimi anni. E come può
concludersi un disco così? Ovvio, con la
strizzata d'occhio alla dance anni '70 di
"Love is a mad dog from hell",
eccellente conclusione per un disco che,
se ce ne fosse stato il bisogno,
riconferma i MMM come una delle band di
punta del genere, in Italia e non solo.
Ottimo. [Max
13-34]
Sito web: www.butchershouse.com |
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