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° SCARLET'S REMAINS -
"Scarlet's remains" [Dark dimensions,
2005] |
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Ora... un
attimo... devo essere obiettivo... no,
non posso. Non posso essere obiettivo di
fronte a cose così, o forse lo sono ma
la gente non mi crede. E quindi, dato che
mentire non mi riesce granchè, dirò la
verità. Tutta la verità, nient'altro
che la verità. "Dica: lo
giuro!". Lo giuro. Allora, partiamo
subito con le premesse. Il disco è
prodotto da Barry Galvin (alias Bari Bari
e se non sapete chi è o siete nuovi
della scena, quindi giustificati, o
vergognatevi di voi stessi) che ha anche
investito non poco in questo combo, dato
che in origine le sedute di registrazione
dovevano portare solo ad un demo con una
manciata di tracce, e invece ci troviamo
di fronte |
ad un Cd
della madonna... Azz, ho già detto Cd
della madonna... vabbè, fa niente. Poi:
al basso troviamo un certo Johan Shumann,
che ha suonato con gruppi
semi-sconosciuti negli '80 e primi '90
(sì sì, roba da poco, tipo Christian
Death e Mephisto Walz, di cui è stato
anche fondatore assieme a Galvin). Alla
batteria Tony Havoc (Hatesex, Voodoo
Church mk2, Fear Cult...) e Brian
Elizondo (Voodoo Church mk2) alla
chitarra. Ma il posto d'onore lo lascerei
a Eveghost, cantante eccezionale che ha
ridato senso al mio modo di ascoltare e
sentire una cantante deathrock. Cazzo,
sì, perchè si parla di deathrock con le
palle. Niente fronzoli, niente creste
messe lì solo per mascherare vuoti
enormi, niente concessioni all'easy
listing, niente pezzi adatti ai
dancefloor ibridi ('sta roba va pogata o
ballata solo da chi si sveglia e dice
"massì, oggi metto su "Dreams
for the dying") o roba del genere.
Davvero questo disco sembra essere uscito
direttamente dalla prima metà degli anni
'80, precisamente dall'America, meglio se
da Los Angeles o dintorni quando per
pochi adepti era possibile andare in un
club e beccare i Christian Death di Rozz
o le Superheroines lanciarsi in uno dei
loro concerti al fulmicotone (brevi,
incazzosi, intensi, diretti). Non posso
non rimanere folgorato da brani come
"1492" o "Hope against
hope" (dove si sente non poco la
mano del Sig. Galvin in sede di
produzione: non posso non amare
quell'uomo) o la mastodontica "That
was a lie", o "Metall
heiligenschein"... Dio, davvero,
forse mi servirà del tempo per trovare
la canzone che spicca, ma in questo caso
non è una cosa negativa dato che TUTTO
il disco è ad altissimi livelli, ridando
finalmente vita ad un genere dimenticato
per anni, che ora invece sta subendo
un'inflazione di mediocretà spaventosa.
Fa pensare solo il fatto che, per
rimettere le cose a posto, debbano sempre
scomodarsi i "grandi vecchi" e
vabbè... grandissimo album. Grandissimo.
Allucinante ghosttrack. Grafica
essenziale. Ottima produzione. Bei testi.
Ancora, please... [Max
13-34]
Sito web: www.scarletsremains.com |
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° KIRLIAN CAMERA -
"Coroner's sun" [Trisol/Audioglobe,
2006] |
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Kirlian Camera non
è più una band, ma un istituzione.
Kirlian Camera ha sempre intrapreso un
cammino personale nella ricerca di
soluzioni sonore in ambito
electro/industrial. Kirlian Camera è
sempre un sinonimo di qualità
assicurata. Si può parlare di album
minori o eccelsi, ma mai di veri e propri
passi falsi. E non fare passi falsi
(anche il periodo di Ocean, all'epoca,
aveva un suo perchè) in venticinque anni
di carriera non è cosa da poco. Quindi,
detto questo, potrei chiudere. Ma non lo
farò, perchè forse alcuni di voi ancora
non hanno ascoltato il disco, e
vorrebbero saperne di più... bene!
Cominciamo col dire che questo nuovo
lavoro di Bergamini è più |
simile
ai Siderartica, il progetto solista di
Elena, ormai punto chiave nelle
composizioni dei KC. Con questo intendo
dire che stavolta, più che in passato,
la melodia e le smussature sono andate a
sostituire le stilettate di acciaio di
brani come l'intensissima
"Eclipse". Il sound si è fatto
più morbido e di facile ascolto, e non
intendo smaccatamente più commerciale,
bensì meno ostico. manca forse quella
tensione continua che fluttuava sui
lavori precedenti (e parlo anche del
recente passato, come "Still
air" ad esempio), il tutto a favore
di composizioni meno gelide e più,
passatemi il termine, umane. "Beauty
as sin" ne è un esempio, ma anche
tracce bellissime come la stessa title
track. le virate in ambito techno dance
di "Kaczynski code", seppur
stridendo un pò con il resto dell'album,
danno un senso di completezza maggiore al
lavoro, che come quasi tutta la
produzione di Angelo vanno visti più
come opere a se stanti piuttosto che
semplici raccolte di canzoni. Se tutto
questo sia un bene o un male non sta a me
dirlo. Di certo superiore alla media
attuale, anche se non me la sento di
definirlo "uno tra i migliori dei
Kirlian Camera". In allegato, un Cd
con remix e outtakes dal precedente
"Invisible front". Disponibile
in versione box in doppio digipack a5,
bonus Cd, booklet adesivi, poster, ecc...
limitato a 2000 copie (dicono tutto
esaurito ma se cercate nei negozi ancora
avete delle chance) e in doppio digipack
con bonus Cd e poster (3000 copie). [Max
13-34]
Sito web: www.kirliancamera.com |
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° EVERY NEW DEAD GHOST -
"The final ascension - a retrospective
'88-'92" [S.r., 2005] |
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I ragazzi della
Strobelight continuano la loro scelta per
il goth duro e puro. E non paghi di
essere una delle etichette
"nuove" che sforna lavori di
ottime band emergenti, butta sul mercato
compilation interessanti che vanno a
tirar fuori dalla storia del goth nomi
importanti e troppo spesso dimenticati.
Ma questo non poteva bastare e quindi
ecco qua una nuova collana, questa
"The essential", che si
ripropone di riportare alla luce una
serie di band minori ma non per questo
non valide. Il primo gruppo preso in
esame sono i leggendari Every New Dead
Ghosts, inglesi (Nottingham) attivi a
cavallo tra gli '80 e i '90 (uno dei
periodi più buii della scena goth in
quanto uscite, interesse |
del
pubblico, ecc...) che pubblicò nell'arco
di 5 anni tre dischi, un live ed una
manciata di singoli. A capo del combo
c'era Trev Ghost , leader dei Midnight
Configuration (che, parere personale, non
hanno mai avuto nemmeno un grammo della
bellezza marcia degli ENDG) e capoccia
della Nightbreed, ed è proprio lui a
curare le note biografiche all'interno
del booklet. I brani fondamentali ci sono
tutti, da "Miranda" a
"Hope cemetery" da
"Obvious" a "She's
waiting" (dio, quanto amavo quella
canzone!!!) per un'ora di puro, sano goth
rock venato di attitudine stradaiola e,
perché no, punk (impossibile non sentire
odore di Killing Joke qua e là). Inclusi
anche due videoclip, bruttini a dir la
verità, ma che hanno comunque valore
storico. Una compilation che farà la
gioia di chi a fatica aveva recuperato
qualche vinile distrutto e che potrebbe
essere per i neofiti un buon punto di
partenza alla riscoperta di un certo
periodo storico. Consigliato. [Max
13-34]
Sito web: www.strobelight-records.com |
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° ARTICA - "Plastic
terror" [Decadence records, 2006] |
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Non so se vada di
moda, ma le band valide ultimamente hanno
il vizio di scomparire per anni prima di
dare alla luce un nuovo prodotto. Penso a
Chants of Maldoror, Cinema Strange, a
molti altri insomma, che a volte
ingannano il tempo con ristampe e cose
simili, ma che si fanno attendere,
accrescendo la curiosità negli
appassionati. Dicevo... Erano molti anni
che si attendeva il ritorno dei
capitolini Artica e, finalmente, eccoli
qua. Rinnovati e con una nuova carica, i
nostri si ripresentano prepotentemente
sulla scena con undici tracce potenti e
dense di emozioni. A partire dall'opener
"Black eyes" i giochi sono
chiari. Suoni carichi, pieni, chitarre in
primo |
piano
che scandiscono riff quadrati
accompagnati da drumming tribale e
tastiere atmosferiche. Su tutto questo,
la voce calda ed arrabbiata di Alberto
che, è inutile negarlo, risulta diversa
rispetto al passato sia per l'utilizzo,
sia per il cantato in inglese (solo due
le tracce in italiano per questo nuovo
lavoro). Spariti i legami diretti con la
darkwave, abbiamo a che fare con
sonorità più "alla Moonspell"
per intenderci. Produzione eccelsa, suoni
molto curati, canzoni valide e attitudine
convincente. Non potevo aspettarmi un
brutto lavoro da veterani come loro, ma
ammetto che la sterzata è netta e non
c'è da stupirsi se questo disco
dividerà i fan degli Artica. Molti più
occhiolini al metal odierno, molti meno
sguardi alla darkwave che fù. Se questo
sia un bene od un male sta al gusto
personale, di sicuro questo lavoro
aprirà molte nuove strade ai nostri, sia
in Europa (grazie al cantato
anglosassone) sia nella frangia più
vicina al gothic metal ed affini. Un buon
lavoro, ma personalmente preferivo gli
"altri" Artica. De gustibus...
[Max 13-34]
Sito web: www.articaweb.it |
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° CLAN OF XYMOX -
"Weak on my knees"
[Pandemonium/Audioglobe, 2006] |
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Atteso da molti,
il nuovo mini Cd degli Xymox può essere
inteso in molte maniere. Un riempitivo
tra un album ed un altro? Una occasione
per vedere se la strada intrapresa dai
nostri recentemente continuerà ad essere
battuta a sfavore delle cose più
"vecchiotte"? Un modo per
spillare soldi all'appassionato di turno?
Un regalo interessante per i fans? Non
so, direi un po' di tutto questo. Il mini
si compone di quattro versioni della
title track (originale e tre remix, Azoic
Remix, Dimitri NI Mix e Grendel Remix),
di un inedito ("Calling you
out") e di un ripescaggio (una
versione nuova, risuonata di
"Michelle" più un remix della
stessa, il Deep In pain Remix by |
Destroid).
Al tutto va ad aggiungersi una traccia
video, il clip di "Weak in my
knees", appunto. Nulla di che, molto
amatoriale e noiosetto, invero. Le tracce
nuove non aggiungono nè tolgono nulla al
Clan dell'ultimo corso, con forti
sferzate di ebm sulla classica matrice
gotica del gruppo. I remix sono tutti
abbastanza buoni, quanto a mio parere
superflui. Avrei preferito un singolo, a
dirla tutta. La versione nuova di
Michelle... mhmm... preferivo
l'originale, questo vestitino lucido
nuovo nuovo che sa ancora di plastica non
mi convince in pieno, ma il brano è
buono di per se, quindi... Il problema è
solo uno, a mio avviso. E puntatemi pure
i fucili addosso. Sbaglio o mi trovo di
fronte agli Xymox, piuttosto che ai Clan
Of Xymox? Sbaglio o la loro forza era
anche l'eclettismo delle composizioni,
capaci di passare con nonchalance dalla
malinconia alle melodie ariose, seppur
decadenti? Non è un brutto mini, questo
degli Xymox, ma mi sembra davvero di
sentire la stessa canzone da parte loro.
La stessa che il volenteroso Ronnie tira
fuori, cambiando titolo e qualche
arrangiamento qua e là. Di sicuro non
deluderà lo zoccolo duro dei fans,
perlomeno quelli che hanno digerito la
sterzata electro. Ma non so, davvero, se
la cosa possa interessare ad altri. Forse
è solo una prospettiva sbagliata la mia,
ma vi giuro che non sono di quelli che
"gli Xymox sono morti negli
'80" perchè a loro modo anche
Hidden Faces e Creatures mi piacquero
molto. Ma comincio a sentire un
retrogusto strano... [Max
13-34]
Sito web: www.clanofxymox.com |
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° DAS ICH -
"Cabaret" [Massacre/Audioglobe, 2006] |
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I Das Ich sono
arrivati. punto. Nel senso che hanno
finito la benzina, hanno esaurito le
idee, rincorrono il fantasma di loro
stessi, trovano pezzi di loro stessi
sparsi in giro, li incollano, gli danno
una botta di vernice ma il risultato è
grottesco, più che originale. Anni di
esperienza, dischi che hanno fatto
scuola, concerti convincenti... tutto al
cesso, ridicolizzato e polverizzato da un
uscita che definire ovvia e inutile, per
non dire BRUTTA è poco. Non posso
accettare questa accozzaglia di
canzoncine buone solo per far ballare
qualche ragazzino che non abia un minimo
di gusto musicale. Non hanno più voglia
di fare dischi? che si buttino sui remix
e sulle produzioni |
allora...
ecco, questo potrebbe essere un disco di
remix, perchè i suoni ci sono tutti.
Mancano semplicemente le canzoni. Un
disco fatto per vendere? Non so, ma chi
se la compra una ciofeca del genere?
Pessimo. Un'altra colonna è crollata. [Max
13-34]
Sito web: www.dasich.de |
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° VIOLET STIGMATA -
"Dyskronik circus [Pandaimonium, 2005] |
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Giuro che ci ho
provato. Lo giuro. E loro sono simpatici,
dei ragazzi davvero a posto. Ma
nonostante i miei sforzi, 'sto disco
proprio non l'ho digerito. Ma per niente.
Troppo lungo, troppo inconcludente, pieno
di intro, outro, pezzi minori, soluzioni
sonore che spaziano dal banale
all'ovvio... Non basta scopiazzare qua e
là qualche gruppo deathrock, fare
l'occhiolino a Tilo Wolff, infilare un
po' di elettronica che fa sempre trendy,
cantare i soliti testi, qualche chitarra
pesante qua e là e miscelare il tutto
per avere un disco decente. No, non
basta. E giuro che ci speravo. Perchè
dieci anni di carriera vorranno pur dire
qualcosa. Perché i dischi precedenti,
pur non |
essendomi
piaciuti, mi davano l'impressione di
poter dare vita a qualcosa di
interessante, prima o poi. Ma così non
è stato. Inutilmente pomposo e borioso
mi ha tediato alla morte e lo avrebbe
fatto ancora, finchè al terzo ascolto ho
deciso di gettare la spugna. Davvero non
ci ho trovato nulla di buono. Se a voi
dovesse succedere il contrario
scrivetemi, potrebbe nascere
un'amicizia... ma credo che resterò da
solo. [Max 13-34]
Sito web: www.violet-stigmata.com |
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° DER BLUTHARSCH -
"When did wonderland end?"
[WKN/Audioglobe, 2006] |
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Ho sentito molte
opinioni contrastanti su questo lavoro
prima di averlo tra le mani, e la cosa
non è male. Mi hano detto tutto ed il
contrario di tutto, cosa che mi ha
permesso di immergermi nell'ascolto senza
pregiudizi di sorta. Il fatto poi di non
essere un fan sfegatato di cicciobello
Albin, forse, mi distacca ancora di più
da tutto il discorso che gira attorno
alle note, permettendomi di concentrarmi
solo sulla musica. E devo dire che,
davvero, questo lavoro è buono! Si nota
la voglia di Julius di uscire dagli
schemi tipici di Der Blutharsch. Non
viaggiamo più in ambito prettamente
ambient/industriale/marziale e chi più
ne ha più ne metta, dato che siamo |
al
cospetto di una vera e propria band (!!!)
con Albin alla voce, synth e percussioni,
Bain Wolfkind ai cori, chitarra e
percussioni, Joerg B. alla chitarra e al
basso e la brava Marthynna alla voce.
Dodici canzoni vere e prorpie dunque, tra
le quali una versione di "Frost
flowers" dei Death In June
(risalente al periodo di Take care and
control, ovvero quando Douglas e
Cicciobello collaboravano: dite quello
che vi pare, ma per me resta un
grandissimo disco). Al solito, niente
titoli sui loro dischi. Si comincia con
un intro classica, per sfociare in una
malinconica e soffocante marcia funebre,
molto incisiva, ma la sorpresa arriva con
la traccia 3, molto, molto, molto wave
(giuro!!!) dolce e malinconica, quasi in
antitesi rispetto alla traccia seguente,
che ricalca i percorsi più marziali del
combo, anche se i tentativi di rinnovare
il sound con innesti più
"vivi" ci sono e sono efficaci.
Un soffio acustico per la titletrack (la
traccia 5) apre la già citata rilettura
di "Frost flowers", con
Marthynna alla voce. La traccia numero 7
è un po' anonima, ma il tiro viene
corretto e raddrizzato nella traccia 8,
dal sapore vagamente... uhm...western
metropolitano? Stessa scia viene seguita
anche dalla traccia 9, seppur con innesti
wave davvero sorprendenti (anche se
l'odore di Morricone è davvero forte...
molto forte). La traccia 10 è un inciso
che ci accompagna verso la finale,
violenta, undicesima traccia, dove basso
distorto e ritmica incalzante la fanno da
padrone. Parte la coda, ovvero l'outro,
ma il minutaggio è lungo, troppo....
C'è puzza di bonus track... e infatti
c'è... ma.... non me lo sarei mai
aspettato!!! E' noto l'amore di
ciccobello nei confronti del bel Paese,
ma non avrei mai pensato che sarebbe
arrivato addirittura a coverizzare
"La barca" di Adriano
Celentano!!! Simpatica (a causa della
calata crucca del nostro, che ovviamente
qui canta in italiano) ma terribilmente
catchy, fa sorridere e dà una prospetiva
diversa al modo di intendere Der
Blutharsch. In definitiva non so cosa
potranno pensarne gli adepti stretti ma,
secondo me, un album così fa ben sperare
per un futuro florido. Albin ha fatto
centro, that's all. ;-) [Max
13-34]
Sito web: www.derblutharsch.com |
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° GARDEN OF DELIGHT feat.
LUTHERION - "Lutherion 2"
[Trisol/Audioglobe, 2006] |
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Non li ho mai
amati e questa seconda parte del comeback
non è che mi entusiasmi granchè,
anzi.... Accompagnato da un bel digipack
curatissimo, questo Cd è una cagata
pazzesca. Tutti i clichè più ovvi del
gothic con strizzate d'occhio al metal
(più metal che gothic) sono qui esposti
in carrellata trionfante (???). Due palle
infinite, con il solito pomposo Artaud
che goticheggia stronzate a destra e
sinistra mettendo a dura prova il mio
sistema nervoso. Non capisco davvero come
roba del genere possa essere pubblicata,
ascoltata, comprata, promossa... giuro
quando scomparvero ero felice come una
pasqua, ora meno. Ma nessuno obbliga ad
ascoltare |
un disco
piuttosto che un altro. Il secondo Cd, un
live, non cambia di una virgola le mie
idee a riguardo... Non me ne vogliano i
fans del Giardino delle Delizie, ma
proprio non l'ho digerito.
NoiaNoiaNoia.....per nove brani, tre
remix e 15 pezzi live... bah... [Max
13-34]
Sito web: www.garden-of-delight.com |
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° IN STRICT CONFIDENCE -
"Where sun & moon unite" [Minuswelt
musikfabrik, 2006] |
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Nuovo Ep per gli
In Strict Confidence. Questo dovrebbe
già bastare a tutti i fans del combo, ma
scendiamo nel particolare... Pensato come
apripista dell'imminente nuovo lavoro
"Exile paradise", questo Ep di
dieci brani raccoglie molti remix di
brani già editi oltre a qualche inedito.
Dato il mio scarso amore nei confronti
dei remix, mi concentrerò di più sulle
tracce nuove... tracce dal quale si
evince la voglia dei nostri di correggere
un po' il tiro rispetto alle uscite
precedenti. Molto più catchy (dire
commerciale sembra essere reato in questo
ambiente) rispetto al passato, le melodie
si fanno (fin troppo) zuccherose, con
voci femminili in bell'evidenza su |
quasi
tutte le tracce. Cala l'aggressività (ma
c'è mai stata?) a favore della
ballabilità facile, e non è detto che
la cosa sia per forza negativa. Anche se
la sensazione di "incompiuto"
prevale, alla fine non mi resta che
rimandare il tutto all'scita del nuovo
album. Non so di preciso dove i nostri si
stiano dirigendo, spero solo che si
schiariscano le idee per non venire
risucchiati nel marasma di band tutte
uguali che affollano il mercato. Digipack
apribile con confezione a dir poco
splendida. [Max
13-34]
Sito web: www.instrictconfidence.com |
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° SUPREME COURT feat.
FEINDFLUG - "We'll f*** you up!" [Black
rain, 2006] |
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Annunciata come LA
collaborazione del 2006, questo mini Cd
di 4 tracce mi sa più di riempitivo che
di vero colpo di scena. Se l'idea di base
era buona (ovvero avere un supergruppo
con le due band che collaboravano
attivamente alla stesura dei 4 brani
piuttosto che mettere brani propri a mò
di split), il risultato non sempre è
quello desiderato. Si parte bene con
"Disappointment overdose", che
rimanda direttamente al suono tipico dei
Feindflug. Pecca della traccia è
l'eccessiva lunghezza e prolissità, ma
sono certo che i Dj più abili sapranno
estrapolarne le parti migliori nei loro
passaggi per i dancefloors. Scarsine
invece sia "Never ending lie",
sia |
"Kampfbereit",
due brani dove le band non sembrano aver
trovato il giusto equilibrio tra loro,
mischiando un po' di tutto, dall'harsh
alla melodia con risultati altalenanti.
Ci si risolleva con l'ultima traccia,
"Selbstjustiz", anche se
l'odore eccessivo di già sentito è
forte, tra marcette, orchestrazioni e
roba varia. In definitiva un acquisto
buono solo per i completisti o per i fan
sfegatati, per gli altri passerei oltre.
[Max 13-34]
Sito web: www.supreme-court.tk |
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° LEAETHER STRIP -
"After the devastation" [Alfa
matrix/Audioglobe, 2006] |
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Qualche anno fa il
Danese Claus Larsen, deus ex machina dei
Leather Strip dichiarò "torneremo
con un massacro elettronico" e, alla
fine, lo hanno fatto. La versione che ho
tra le mani è quella doppia (esiste
anche una versione deluxe con 3 Cd,
adesivi e roba varia) e bisogna ammettere
che 24 canzoni per una nuova uscita sono
tantine. Cosa che, inevitabilmente, fa in
modo che in mezzo al mucchio ci siano
anche pezzi minori (molto minori...) ma
ciò non toglie che il lavoro riporta uno
dei nomi cardine dell'ebm primordiale ai
fasti del passato. E se non proprio a
quei livelli, poco ci manca. Non ci sono
concessioni eccessive per i dancefloor
che strizzano l'occhio |
all'hardcore
et simila, qua si naviga all'incirca
nell'ebm classica, cadenzata,
claustrofobica, ossessia. I testi sono
sempre schietti e crudi ed è chiaro
quanto l'11 Settembre abbia influito nel
modo di scrivere di Mr. Larsen
("Gaza strip" o "Suicide
bomners" ne sono un esempio) ma si
spazia anche nel sociale, come con
"A boy", dove viene toccato
l'argomento riguardo la prostituzione
infantile, o "Homophobia" (il
titolo è tutto un programma...
ovviamente NON è antigay). Insomma,
niente occhietti languidi alla gotichetta
latexvestita nel party, al club gotico di
tendenza, bensì la cruda realtà
quotidiana, accompagnata da suoni
martellanti ed ossessivi. La voce è
sempre filtrata ed effettata come ai
vecchi tempi... ecco, diciamo che non ci
sono innovazioni particolari, ma solo una
serie di nuove canzoni nel suo/loro
stile. Con una manciata di potenziali hit
che potrebbero spopolare nei dancefloor
("Slam", "Junkie do junkie
die" (contro l'eroina, ovviamente)
"Suicide bombers"...) questo
disco segna il ritorno di una grande band
che, finalmente, riporta delle liriche
decenti in un genere che si è
"colorato di rosa" fin troppo a
mio avviso. [Max
13-34]
Sito web: www.myspace.com/leaetherstrip |
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° A SPECTRE IS HAUNTING
EUROPE - "Flames" [Simulacre, 2006] |
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"Flames",
il nuovo lavoro degli A Spectre Is
Haunting Europe, non è un album facile.
Meno diretto del precedente
"Astonishing tales of the sea",
lontano anni luce dal frivolo e mondano
post punk proposto dai "giovani
doggi", poco indicato ad
essere consumato senza la giusta
attenzione. Certamente il Cd non difetta
di tracce danzereccie come il classico
incedere post punk di "This old
oscillator" o la tribale "Media
fire!" (che ricorda vagamente i
primi Cure anni settanta), ma è senza
dubbio nella corposa porzione flemmatica
del lavoro in cui sono nascoste le vere
perle. Innanzi tutto l'opening track
"Hospital problems", che potete
sentire sul |
sito di
Myspace dedicato alla band, è un ideale
mix di nervoso post punk e romatica wave
impreziosita da un tenue intervento
pianistico durante il refrain.
"L'exotique!" è invece una
canzone trasognata, in cui i già citati
rimandi ai primi Cure vengono catapultati
nel ventunesimo secolo affinati da una
esemplare amalgama tra gli strumenti.
"Future forensics", infine, è
il passaggio più sperimentale
dell'intero album dove il post punk viene
plasmato fino ad ottenere un voluttuoso
tango che non ha nulla a che spartire con
gli esiti meno eleganti ottenuti in campo
batcave (Deadfly E./Cauda Pavonis). A
questi punti di eccellenza del Cd si
affianca una restante parte onirica
("XpornographX"), cupa e
psychedelica fino a superare il confine
della noia nella lunga "Me,
asthma". Concludendo, album non
indicato a chi vuole da un supporto
fonografico "tutto e subito" ma
a chi ha la pazienza di... "saper
ascoltare con calma". [Mr.Moonlight]
Sito web: www.aspectreishauntingeurope.com |
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° 1919 - "Dark
temple" [We must mutate, 2005] |
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Della serie, come
accogliere una notizia con gioia
dimenticandosi di attaccare i fili della
razionalità, rimanendo poi schiacciati
dalla cruda verità. Ecco, appunto.
Quando mi dissero che i 1919 si erano
riformati, sono saltato sulla sedia. Mi
piacevano e non poco. Quella manciata di
canzoni pubblicate nei primi anni
'80 mi avevano fatto compagnia in più di
una notte postpunkettara, quindi non
potevo che essere felice del ritorno
sulla scena di un nome così (dai, chi
non conosce "Cry wolf"?). Ma
gli anni passano, i figli crescono, le
mamme invecchiano... a parte che dei 1919
rimane solo Mark Tighe, quindi si parla
più di un nome che di altro. A parte che
di post |
punk qua
non c'è nemmeno la puzza. A parte che le
soluzioni musicali modello
rock-industrial a cavallo tra gli '80 e i
'90 devono essere fatti bene per non
risultare tutti uguali. A parte che di
"scherzo che uccide" ce n'è
solo uno, gli altri sono fuffa ed
aggiungersi alla lista della fuffa è
quantomeno inutile... A parte tutto che
devo dire? Che le sei tracce nonostante
tutto non sono proprio sono male ma... Il
suono l'avete capito, i 1919 storici
dimenticateli e... beh, insomma,
serviva proprio tutto questo? Ne potevamo
fare a meno, no? [Max
13-34]
Sito web: www.19-19.com |
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° JOY DISASTER -
"Demo 2005" [autoprodotto, 2005] |
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La Francia... che
posto splendido... nonostante alcune
esperienze personali mi abbiano più
volte fatto pensare che i francesi non
siano delle ottime persone, altrettante
esperienze mi hanno insegnato il
contrario, ricordandomi che "tutto
il mondo è paese" e che "fare
di tutta l'erba un fascio" è sempre
e comunque sbagliato. La Francia,
dicevo... La Francia è stata la terra
che ha dato alla luce una serie di band
eccezionali negli anni, partendo dai Neva
passando per i Clair Obscur e via
dicendo. Al pari se non meglio della
tanto osannata Germania, ha saputo
incarnare al meglio alcune diramazioni
della new wave oscura, facendola sua e
donandole un |
trademark
tutto particolare. Non sempre è così,
ovviamente, ma nonostante tutto questo Cd
mi piace. Si, mi piace ascoltare cose del
genere, soprattutto se fatte in un certo
modo. Non mi stupirei se dietro ai Joy
Disaster si nascondesse una ex cover band
del Sig. Curtis... un po' per il
nome, un po' per i rimandi diretti alle
sonorità del leggendario combo inglese.
Basta sentire le linee vocali del refrain
dell'accattivante "Falling
angel" o il furioso attacco post
punk di "Artemis". Ma non si
vive di soli Joy Division e i nostri lo
sanno bene. E allora Le melodie
ultracatchy di "Hang around"
potrebbero essere un potenziale singolo
di successo nelle charts alternative,
così come vedrei bene una bellissima
"Human robots" riempire la
pista di un dark dancefloor che sia dark
e non cocoricò-oriented... Niente male,
assolutamente. I nostri hanno ripreso in
mano, un po' come i Rapture, gli Interpol
e compagnia bella (anche se con sfumature
meno easy) una serie di
"insegnamenti" risalenti ad una
ventina di anni fa, lustro più,
lustro... niente... li hanno aggiornati e
li stanno portando avanti. Nulla di nuovo
sotto il sole? No, ma riletture così non
possono che far ben sperare per un medio
mainstream migliore. Rimetto "Black
old thief" e via... bel dischetto. [Max
13-34]
Sito web: www.joydisaster.com |
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° CRYPTCHA - "Sorrows
away" [autoproduzione, 2005] |
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I CryptCha sono
una band di Francoforte attiva dal 2001,
anno nel quale il membro fondatore Steven
Sader ha avviato il suo progetto musicale
che si è concretizzato quattro anni più
tardi con questo esordio sulla lunga
distanza. La prima canzone "Ware
your black" può senza dubbio
depistare l'ascoltatore sulla musica
proposta dal gruppo: se infatti la
opening track è la composizione più
vigorosa e wave-rock del lavoro
caratterizzata da chitarre in evidenza,
con la tittle track i Cryptcha mettono
bene in chiaro le proprie direzioni
musicali. "Sorrows away" è
distinta da un delicato connubio di
elettronica fredda, strumenti classici,
tra i quali spicca il violino |
ottimamente
suonato da T. Thomasberger, e vocalizzi
dei due singer: il mastermind S.
Sader e la darklady Tyrae. La formula
musicale descritta si ripete con
risultati notevoli, sia in termini di
originalità che di armonia, con le
successive "Cryptcha love",
"Dance", "The evil
ones" e, soprattutto, "I
dont know why", la canzone
più elegante del lotto con il suo
incedere triste e prettamente autunnale.
Questo mood romantico e tipicamente
coldwave che delinea tutto l'album è
però spezzato, erroneamente, da tracce
totalmente fuori contesto come
"That's life" ed il remix di
"I don't know why" dove
l'electro prende il sopravvento e la
presenza del violino rimanda in tutto e
per tutto allo stile Cruxshadows. Tirando
le somme, i CryptCha, già presenti in
sampler di riviste quali Astan e Dark
Spy, hanno tutte le carte in regola per
diventare esponenti di spicco della scena
coldwave teutonica
anche senza le
incursioni in territori electtro-pop
danzerecci. [Mr.Moonlight]
Sito web: www.cryptcha.com |
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° KILLING JOKE -
"Hosannas form the basement of hell"
[Cooking vinyl, 2006] |
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Lo scherzo che
uccide ogni tanto torna nelle nostre vite
e ci tende un tranello perché è sadico
ed infimo. Lo scherzo non ha mai smesso
di giocare ed è talmente burlone che ha
chiamato due dei suoi figli come se
stesso, confondendo non poco le idee a
chi non lo conosceva... ma lui è fatto
così. Scherza e non scherza mai leggero.
Lo fece per un po' di tempo, una ventina
di anni fa, ma non gli venne bene e non
si divertì granchè. E allora giù a
inventarne di nuovi... e siamo nel 2006 e
tanti, molti, hanno cercato di copiare i
suoi trucchetti in tutti questi anni. Ma
sono praticamente tutti scomparsi,
autouccidendosi con le loro stesse mani,
fucilati a morte |
nelle
piazze o semplicemente abbandonati in un
cassonetto dei rifiuti. Lui, invece, no.
Lui resta sempre qui e non smette mai di
stupirci e di deliziarci, perché
cambiano le sfumature ma i suoi folletti
sono sempre loro e non tradiscono. Un
gioco diviso in nove fasi, che comincia
con "This tribal antidote",
diretto come un pugno nello stomaco, che
ricorda non poco "Extremities"
e poi "Hosannas", veloce e
schietta come una frustata nello stomaco
durante un inseguimento (o una fuga? Chi
è vittima e chi carnefice?) e il momento
grandioso ed orchestrale di
"Invocation" che ci ricorda non
poco come uno dei passatempi preferiti
del folletto dall'ugula d'oro sia
organizzare scherzi grossi per tante
tante persone che tengono in mano
strumenti musicali di ottone, legno e,
solitamente, vestiti come pinguini (ho
detto pinguini?... vedi che c'è sempre
un nesso?). Poi "Implosion",
che potrebbe essere una danza del fuoco o
un fuoco danzante, solo che se una volta
c'era la legna ora c'è il
lanciafiamme... "Majestic" e
"Walking with gods", dove lo
scherzo assume connotati più asfissianti
e somiglia alle invenzioni dello Scherzo
più recenti... prima di buttarsi nel
labirinto (siete spaventati? Vi state
perdendo? Ritornerete mai?) di
"Lightbringer", uno scivolone
nell'ovvio (nessuno è perfetto ed io
sono nessuno? Uno? Centomila?) con
"Judas goat" e finale epico con
"Gratitude". E quindi lo
scherzo dove ci porterà? Non lo so
ancora, perchè non sembra essere finito
quì. Lo scherzo che uccide è stato dato
per morto mille volte ma è sempre
resuscitato o, forse, non è mai morto
davvero, semplicemente cambiava vestito
per non farsi riconoscere, per sfuggire
alle ovvietà che lo circondavano, per
tornare ogniqualvolta ci fosse bisogno di
dimostrare quanto LUI sia davvero il più
grande in quello che fa. E prende
distintamente (o indistintamente) in giro
tutti. Punx, metallari, goth,
alternativi... tutti convinti che LUI
stia dalla loro parte. Mentre lui
semplicemente sta sopra. Grandissimo,
unico Scherzo che Uccide. Inimitabile e
inarrivabile. Ci fotterà ancora, lo so.
E' sempre così. Maledetto... [Max
13-34]
Sito web: www.killingjoke.com |
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° CANAAN - "The
unsaid words" [Eibon records/Audioglobe,
2006] |
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Sono passati
quattro anni da quella gemma che fu
"A calling to weakness".
Quattro anni di attese che mi avevano
lasciato in bilico... Torneranno? Saranno
in grado di restare a quei livelli?
Domande che hanno avuto risposta
positiva, dato che il nuovo lavoro del
combo meneghino si pone nettamente al
livello dei suoi predecessori se non
addirittura superiore. Dopo
l'introduzione di "The wrong side of
things" è compito di "This
world of mine" aprire i cancelli di
un mondo rarefatto, grigio e
affascinante. Emotivi e con passo lento
scivolano le sedici tracce del lavoro,
tra doom (di classe però, non le
pacchianate nordeuropee che spesso,
troppo spesso, |
invadono
il mercato), ambient e guizzi
psichedelici. Ho amato ogni singola nota
di questo lavoro, dai quattro
"frammenti" dai sapori
malinconici, delicati e avvolgenti, ai
brani in italiano, forti di testi DAVVERO
belli (ed è cosa rara, soprattutto in un
contesto, quello cosiddetto oscuro,
troppo pieno di clichè e di deja vu).
Uno su tutti, "Il rimpianto",
struggente ritratto di una situazione
che, forse, in molti abbiamo vissuto e
che in qualche modo ci ha lasciato delle
cicatrici. Poesie, ecco cosa sono i testi
dei Canaan. Così come non esito a
descrivere come poetiche alcune scelte
musicali ("Sterile", ad
esempio, vero e proprio viaggio
mediorientale). Meno sofferto del suo
predecessore, ma non per questo
"luminoso", anzi, bagnato in un
mare di rassegnazione, "The unsaid
words" è una conferma reale e
tangibile della grandezza dei Caanan.
Produzione cristallina, arrangiamenti
curati e raffinati e la partecipazione di
Gianni Pedretti dei Colloquio come
special guest in due tracce sono le
cigliegine sulla torta per uno degli
album chiave di questo inizio anno,
perlomeno per gli amanti del genere.
Ottimo. [Max 13-34]
Sito web: www.canaan.it |
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° SCARLET AND THE SPOOKY
SPIDERS - "Pop up your eyes and... thrill!
[Cavity, 2005] |
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Temporale, lupi
che ululano, situazione (probabilmente)
notturna... che vi aspettate? Che parta
Laura Pausini o i vienvi nesciò?
Nooooooo!!! Garage rock and roll venato
di quell'horror punk che tanto ha
colorato e colora le mie notti festose
(festose... si, è proprio il termine
esatto!!!). "Zombie werewolf"
apre le danze e si capisce subito che i
nostri non tentano di fare un disco che
somigli a "quelli americani".
Lo fanno e basta, e gli viene da dio!!!
Con tanto di cesellamenti chitarristici
che rimandano alla sigla dei mitici
Monsters, la traccia scivola verso la
fine, ma è solo l'inizio, perché il
piedino comincia a battere veloce e
saltellante sulle note di "Alien in
my |
head",
canzoncina che sicuramente in sede live
farà la felicità dei giovani (e meno
giovani) deathpunkers pogatori in cerca
di corpi sudaticci su cui rimbalzare! E
poi... un'accelerata, una sgommata e via,
parte "Party dress", goth and
roll o garage o qualsiasi cosa sia (alla
fine che ci frega? Dai su... sono solo
seghe mentali per noi sfigati che
cerchiamo di dare definizioni stilistiche
ad un brano... vabbeh, ci siamo capiti?)
'sto pezzo ha un tiro micidiale, molto
molto Cramps (di cui, appunto, ma ve lo
dico dopo). Ma il sorpresone doveva
ancora arrivare... ed eccolo tra le mani,
il mega hit da sparare a palla nei club
marci di mezzo mondo!!! Terribilmente
catchy e sfacciatamente ruffiana,
"The lizard" salta fuori dalle
casse dello stereo e cristo se non ti
viene voglia di ballare hai dei seri
problemi... Prendete Zombina degli inizi,
rendetela un pelino meno zuccherosa e
caricate i suoni. Ecco, gli Spookys sono
meglio. Molto. E a me Zombina piace...
Chiude in bellezza la cover della divina
"Garbageman" dei Cramps, degno
tributo alla band che più accosterei
alla band... italiana. Già, italiani
gente!!! Smettiamola di cercare sempre
all'estetro le new sensation, quando
sotto casa snobbiamo concerti e band che
battono in partenza centinaia di
gruppetti esteri... Grande Scarlet Spider
alla voce, sempre incisiva, calda e
perversamente sexy, così come ho amato
alla follia la sezione ritmica della
statuaria Deathwish (bassista con le
palle, che oltre ad avere una presenza
scenica non indifferente sa anche
suonare... altro che Client...
ehm....) ed Antilight (che leggo nelle
note biografiche essere uscito dal combo
di recente per motivazioni personali...
peccato). Egregio il lavoro alle chitarre
di Lurch, sempre efficace e mai nè
troppo "sopra" nè troppo
"sotto" (non fate gli
spiritosi, non ci sono doppi sensi... chi
vuole capire e ascolta regolarmente
dischi ha capito). Insomma, il gruppo
c'è, ed alla grande, e stanno migliaia
di chilometri più avanti di molti altri
(Miguel & Co. stanno ancora alle
elementari se paragonati agli Scarlet).
Non amarli può essere una questione di
gusti. Ma non ascoltarli, soprattutto se
amate il genere, sarebbe DAVVERO la
peggiore mossa che potreste fare
quest'anno. Ne voglio ancora... [Max
13-34]
Sito web: www.scarletspider.it |
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° SCREAMING FOR EMILY -
"Malice" [North end records, 2005] |
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Ma che sorpresa!
Non sapevo nulla riguardo l'esistenza
degli Screaming For Emily, band che ha
pubblicato un singolo ed un Ep nella
seconda metà degli '80 e inserire il
dischetto nel lettore è stata una vera
piacevole sorpresa! In mezzo a chili di
synthpop, goth metal e cose simili,
sentire queste sonorità figlie della new
romantic anni '80 non può che farmi
piacere, soprattutto se i tre ragazzi del
New Jersey ci sanno fare. Sia chiaro,
nessuna new sensation, però i
nostri ci propongono queste dieci
tracce che, seppur non perfette, faranno
la felicità degli amanti di quei suoni,
consapevoli o meno. Come che intendo con
consapevoli o meno? E' ovvio... quanti
ragazzi ci sono |
là
fuori che amano Killers, Editors e
compagnia bella che non sanno nemmeno
dell'esistenza di un genere vecchio
vecchio chiamato new wave? Molti. Ecco,
in questo periodo di revival, gli
Screaming For Emily ci stanno bene e
potrebbero ritagliarsi il loro pezzetto
di popolarità senza problemi. Qualche
ritocco alla produzione, un po' di
promozione e i giochi sarebbero fatti.
Perché la sostanza sotto c'è, i brani
gradevoli che si elevano dal mucchio pure
("Deepen yourself",
"Agony", "Deity" e
altre), l'immagine laccata c'è...
quindi... Certo che vent'anni di
"vuoto artistico" sono molti...
ma a volte l'attesa è un gioco e, in
questo caso, il gioco potrebbe valere la
candela. Non indispensabili ma piacevoli.
[Max 13-34]
Sito web: www.screamingforemily.com |
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