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° KLONAVENUS - "The shining process" [autoprodotto, 2006]
Tornano i Klonavenus dopo un mini Cd uscito l'anno scorso recensito sempre su queste pagine. Il nuovo lavoro della band, che proprio in questi giorni compie l'anno di vita, non fa che confermare le buone impressioni che avevo avuto con il promo precedente. Sin dall'introduttiva "Rouge" ci caliamo in un atmosfera sintetica sì, ma tremendamente "umana" e viva. "Tonight" è incisiva e convincente, minimale quanto basta per farmela piacere non poco nel suo incedere electro quadrato e preciso. "Wich is the last horizon?" è molto convincente, con il pianoforte in primo piano che crea melodie malinconiche, mentre innesti più sintetici non invasivi danno il tempo
allo scorrere del brano. Ben fatto. "Social psychosis" mi ha rimandato a una certa electro dark melodica molto in voga nei primi '90, assolutamente non male, a riprova di quali siano le radici dei nostri. Le riletture, sia in fase di reincisione sia di remixaggio dei brani presenti sul demo precedente (ovvero "Androgynous", "Future silence", "Blessed into nothing", "I stand and I fall", "The shining process") sono davvero convincenti, superando qualitativamente gli originali. Un ottima conferma dunque. [Max 13-34]
Sito web:
www.klonavenus.it
 
° H2S - "Le voyeurisme de l'absurde" [Black orchid productions/Biostasi, 2005]
H2S è il progetto di Fabio de Giorgi, già negli Inverno della Beffa, Vidi Aquam ed altre bands punk e postpunk. H2S è un progetto industrial, dove per industrial intendo i primordi della scena. Solo strumenti analogici su questo dischetto, basso, synth, pedali e campionamenti. H2S è disturbante cacofonia ma non è accozzaglia di rumori. H2S vive di anima propria, le sei tracce che lo compongono hanno tutte un senso compiuto e tutte trascinano in viaggi mentali devia(n)ti e nevrotici, senza dimenticare di cullare le nostre menti perse nell'ascolto. H2S è nitido, chiaro, pulito. Decontestualizzante come la splendida foto di copertina. H2S è un viaggio nel mondo
che ci circonda, una discesa nel suo inferno sinuoso e un ritorno per le vie più malate di esso. H2S è la dimostrazione di come un artista non debba per forza legarsi ad un genere preciso per dimostrare le proprie doti. H2S rimanda a molto o a niente, ma di certo non è destinato al dimenticatoio del nostro archivio personale. H2S è limitato a 150 copie e se fossi in voi ne recupererei subito una. H2S è tutto ciò che io amo nell'industrial condensato in un Cd-r senza troppi fronzoli. H2S è sostanza e forma. H2S può creare dipendenza e può spingervi a buttare dalla finestra decine di uscite pseudoindustrial pretenziose e pallosissime, ovvero il 99,9% di quello che inflaziona il mercato del genere oggi. H2S è da avere assolutamente se si ama queso tipo di cose. H2S non è per tutti, ma chi bazzica nelle sonorità sopradescritte non potrà restare indifferente attorniato da questi soundscapes semplici e perfetti. H2S è... [Max 13-34]
Sito web:
www.audiostreet.net/h2s
 
° GOJ/H2S - split  [Biostasi records, 2006]
Molto interessante questo split tra GOJ e H2S. Non lo dico solo per la bella figliuola ritratta in copertina. Cd-r equamente diviso in due, quattro tracce a testa per la precisione, il lavoro è stato concepito a mò di sigillo tra le due menti a capo dei due progetti (Goj vuole restare anonimo per scelta, mentre a capo degli H2S troviamo Fabio de Giorgi), entrambi legati da amicizia e intenti comuni (DIY e attitudine punk). Il "lato a" è occupato dalle quattro tracce di Goj, che spaziano dall'electro vecchio stampo, all'industrial lo-fi. Lui si autodefinisce "neuroambient" specificando che le tracce qui presenti sono state concepite come colonne sonore per cortometraggi e credo
che in quella veste sicuramente renderebbero al cento per cento. Non male, assolutamente. Il "lato b" è invece destinato a H2S. Disturbante e chirurgico mi ha sorpreso non poco con "Fragmentation", dove su un muro di basso distorto si va ad incastrare una chitarra acidissima tra innesti elettronici di vario tipo. Swans periodo "Children of God" che bevono una birra con Rikk Agnew? "Katka's parallel dimension" è spaziale, nel vero senso della parola, con un senso di dilatazione tenuto assieme solo dall'incedere preciso della drum machine in sottofondo. "Alien mistress on the snow" già dice tutto col titolo. Provate ad immaginarvela... Fortissimi rimandi wave nella bellissima (ma davvero bella!!!) "Bondage in the wood", ballabile, catchy e pop come non se ne fa più da troppi anni. Inaspettato dunque, dato che il precedente lavoro degli H2S era di stampo marcatamente industrial, mentre qua c'è molto più Chrome di quello che sembri... Un ottimo lavoro, uno split tra i più interessanti degli ultimi tempi. Recuperatelo. [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/h2sit
 
° FEDERICO FASCE - "Images from the past" [autoprodotto, 2006]
Non c'è due senza tre e il quattro vien da se. Così recitava un vecchio proverbio e quindi, dato che i proverbi spesso hanno ragione, il cinque (la mucca?) non dovrebbe mai esserci. Ma non è così, ed ecco tra le mie mani il quinto Cd autoprodotto di Federico Fasce, artista genovese già recensito più volte su queste pagine. Dopo il discreto successo americano di "Winter blossoms" (che ha venduto abbastanza, grazie anche alla distribuzione su Cd Baby - info all'indirizzo www.cdbaby.com/cd/federicofasce2) il nostro ci propone sedici tracce nuove, in bilico tra progressive e sperimentazioni rock e non. Molto "d'ascolto", come nel suo stile. Negli anni Federico
sembra aver preso pieno possesso dei propri mezzi e non forza più il suo stile per cercare di essere altro, ma riesce, finalmente, a liberare tutto se stesso, componendo ed arrangiando le proprie composizioni in modo naturale e scorrevole. Un esempio potrebbe essere la soffice "Dreamer" o la rockeggiante "Speedlimit". Sottolineo come in questo caso, più che nei dischi precedenti, non ci siano tracce di wave o darkwave o simili. Ciò non toglie che il lavoro sia buono e che pottrebbe trovare degli estimatori anche tra i lettori di queste pagine. Provate ad ascoltare qualcosa e, se vi piace, sostenetelo. Come già detto altre volte, preferisco cento volte un personaggio sincero e chiaro come lui piuttosto che l'ennesimo prodotto costruito e confezionato. Avanti così. [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/fascefederico
 
° EN VELOURS NOIR - "Dans les fleurs de velours noir" [Mvsa ermeticka, 2006]
Dopo anni di oblio, finalmente ritorna alla luce il lavoro dimenticato di En Velours Noir, "Dans les fleurs de velours noir". Originariamente composto tra il 1997 e il 1999, il progeto naufragò a causa di problemi legati all'insoddisfazione della resa sonora finale. Ora, a distanza di anni, il tutto viene ripreso in considerazione, riregistrato e reinterpretato. Devo ammettere che il risultato è davvero buono. Registrato per metà dal vivo (le parti di pianoforte, per mantenere intatto lo spleen del compositore mentre suona lo strumento) e per metà con ritocchi in studio, il lavoro ci accompagna per mano in un mondo dove il senso di abbandono
prevale rispetto all'ansia ed al disagio. Il booklet, splendido, è ricco di immagini ed annotazioni che accompagnano ogni brano presente. Parte delle liriche sono tratti da poemi di Verlaine, Baudelaire, Leopardi ed altri, oltre che scritte dallo stesso Luigi Maria Mennella. Come non ricordare l'importante ruolo che ha in questa rinascita di questo lavoro dimenticato, Maethelyiah, bellezza anglosassone che molti di voi ricorderanno tra le fila dei Blooding Mask. Un ottimo lavoro, una conferma delle buone impressioni che avevo avuto con il Cd più recente ("La danse interdite") con cui condivide un particolare: l'approccio all'ascolto non è dei più semplici, ma se si riesce a perdersi in queste sonorità in bilico tra il classico, il medievale e le composizioni fumose di inizio secolo, può regalare non poche emozioni. Disponibile in tre (!!!) diverse edizioni: normale in jewelcase, digibox e in un sacchetto di velluto nero con poster, cartoline ed adesivo. Limitate rispettivamente a 300, 177 e 33 copie numerate. [Max 13-34]
Sito web:
www.mennella.info
 
° I'LL - "Cocoon" [autoprodotto, 2005]
Partiamo subito col dire che quì, di dark, goth o wave, nemmeno l'ombra. Non per denigrare o cosa, solo per evitare confusioni. Continuiamo col dire che questo lavoro è figlio diretto di sonorità care a bands come Tool (in primis, forse l'unico vero difetto della band, ancora troppo legato alla band di Maynard James Keenan), A Perfect Circe (appunto, sempre Maynard) e roba simile. Post grunge, post rock più rock che post.... che ne so, fate voi. Comunque avete capito. Andiamo avanti col dire che la band in questione non è la solita pompatissima niu sensesciò meid in iuessei, ma sono cinque ragazzi che provengono da Castelfranco Veneto, in provincia
di Treviso. Dopo un demo uscito qualche anno fa i nostri ritornano sul mercato con otto lunghi brani carichi e densi, parte dei quali inediti rispetto alla precedente uscita. Lo fanno bene,  con una produzione adeguata (cosa non comune per le band emergenti nel genere), tecnica mai sopra le righe e feeling da vendere. L'opener "Cocoon" già mette in tavola gli ingredienti principali dell'I'll sound. Chitarre compresse, ritmi spezzati, melodia come miele che cola e potenza. Notevole lo stacco centrale rallentato, che sfuma rinascendo poi in un vortice visionario che va a rilegarsi col tema portante. Ottimo inizio. Segue la più riflessiva "Evolution: puppet showmen", drammatica e calda, al quale si contrappone "Burden", dai vaghi sapori mediorientali. E' incredibile come i nostri riescano a condensare in maniera tanto efficace una serie di arrangiamenti apparentemente semplici, ma che se ascoltati attentamente nascondono una cura e una perizia sopra la media. "Pale" (i Jane's Addiction come avrebbero suonato ora se  Perry Farrel e Dave Navarro non si fossero fusi il cervello?), "Metamorphosis" (nella quale la vena post rock, soprattutto nella seconda parte, la fa da padrone), "Blow" (forse il brano più ovvio e meno efficace del lotto) e i dieci minuti di "Hidden" (lunga suite dal sapore vagamente lisergico) sono altri pezzi del mosaico che compone "Cocoon", mosaico che ha in "The core" il suo tassello conclusivo, tra cambi d'atmosfera e di tempo, vibrazioni che mutano e sensazioni che fluttuano da uno stato emozionale e l'altro. Un degno finale per un disco davvero convincente. Se i nostri sapranno giocarsi bene le carte, le cose potrebbero svilupparsi per il meglio. Il problema è sempre il solito, ovvero siamo in Italia e pippe qua e pippe là. Ma se i ragazzi buttassero un occhio al mercato estero probabilmente qualche etichetta drizzerebbe le antenne... Ottimo lavoro. Ultima cosa, le qualità ci sono tutte, tentare di spostare l'asse Tool a favore di quello Swans periodo "Children of God" aiuterebbe a mio parere il combo a liberare maggiormente le loro personalità, in modo da poter fare affiorare completamente le loro peculiari caratteristiche compositive. Un ascolto glielo darei. [Max 13-34]
Sito web:
www.illband.com
 
° KLUTAE - "Sinner" [Alfa matrix/Audioglobe, 2006]
Ritorna il side project dei Leather Strip. Nome modificato (da Klute a Klutae, forse per casi di omonimia vari?) ma spirito e sound intatti. Ebm saltellante con venature rock'n roll qua e là (andate a sentirvi la versione 2006 di "Desert storm" o "Fuck a billy" ) e ironia a chili. Con titoli come "I'm a fat faggot in a leather jacket" su base a cavallo tra dance, pop '80 ed ebm che dovrei dire o pensare? Che qua son tutti fuori? Si, già lo sapevo, niente di nuovo. Ma piacevole quanto basta. Se usate bene, alcune di queste tracce potrebbero diventare degli hit singles da dancefloor, tra electro, ironia e sarcasmo a chili. Alla faccia di una scena troppo chiusa in certi
schemi. Che poi non si parli di capolavoro è un'altra cosa... [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/klutae
 
° SKIN AREA - "Journal Noir/Lithium Path" [Cold meat industry/Audioglobe, 2006]
Album doppio per il progetto Skin Area, idealmente diviso in due per separare i concetti di un opera mastodontica e, a suo modo, disturbante. Ci troviamo di fronte, manco a dirlo, ad ambient. Industrial, caos, noise, rumori e silenzi, queste le carte sul tavolo per una delle uscite più recenti in casa cold meat. E ho detto tutto. Perché passano gli anni, ma alcune cose sembrano restare intatte. La Cold Meat, se ha preso buchi, è stato quando ha deciso di promuovere band che poco avevano a che fare con il tipo di sonorità "madre". Skin Area invece no. Skin area è Cold Meat al 100%, senza esclusione di colpi. Al solito, data la mia scarsa passione nei
confronti di lavori simili, manca per me un degno supporto video, dato che la visionarietà delle composizioni non mi basta, lasciandomi in un limbo sospeso tra distrazione ed attenzione. Ciò non toglie che il lavoro risulta, anche ad un profano come me, convincente ed oppressivo a sufficienza per consigliare agli amanti di certe sonorità, se non l'acquisto, almeno l'ascolto. Limitato a 1.000 copie, digipack apribile. [Max 13-34]
Sito web:
www.coldmeat.se
 
° THIS EMPTY FLOW - "The album" [Eibon records, 2006]
Grande opera di recupero da parte della meneghina Eibon Records, che riporta alla luce una delle band più sottovalutate del decennio appena trascorso. La stessa label si era già occupata in precedenza dei This Empty Flow, finnici dai precedenti metallosi che hanno poi sviluppato un gusto particolare per le sonorità della darkwave che fu. Era il 2001 infatti quando la Eibon diede alle stampe "Nowafter", collezione eccellente di outtakes ed inediti che riempivano il vuoto artistico lasciato dalla formazione in seguito al suo scioglimento. Ma non poteva bastare. Ed allora ecco qua un doppio Cd, contenente per intero una versione rimasterizzata e ripulita
dell'eccellente debutto del combo, quel "Magenta skycode" uscito nel 1995 che non ha ricevuto a mio avviso le attenzioni che meritava. In bilico tra Xymox, Cure periodo "Disintegration" e evoluzioni sonore tra il post rock e i Breathless, le composizioni si lanciano in un turbinio lancinante di dolore, disperazione e malinconia che se a volte sfiora lo stucchevole, sfocia spesso in vera e propria catarsi emotiva, imperdibile icona dei tormenti interiori fusi con il sentimento dell'assenza. Non ci sono hit, non ci sono brani che spiccano, perché il lavoro è totalmente omogeneo nel suo continuo scavare a fondo nell'emotività di ognuno di noi. Scorrono via dunque pezzi eccelsi, come "Towards distant" o la mastodontica "Snow blind", nella quale le chitarre, vere e proprie eroine dei brani, si intrecciano e si fondono in un crescendo caotico a base di wha wha ed effetti in una maniera che avrebbe fatto molto piacere al Sig. cicciotello Smith. Ma le chicche non sono finite, dato che nel secondo disco troviamo altri outtakes, segni del loro passato sonoro in cui sperimentavano sonorità diverse. Si passa quindi da soluzioni più ballabili come "(but I am) Still" a richiami più marcatamente coldwave, il tuto senza cadere mai troppo nel grottesco e nel ridicolo, a differenza di molte altre band che affollano immeritatamente classifiche di settore riempiendo i dancefloor di mezzo mondo. Ho nostalgia per band così. Ho nostalgia di un certo tipo di musica SUONATA e VISSUTA davvero. E quindi non posso che ringraziare operazioni del genere, dove vengono riportate alla luce composizioni vere e sentite. Imperdibile. [Max 13-34]
Sito web:
www.eibonrecords.com
 
° GALATI - "White" [autoprodotto, 2006]
Torna Galati, nome già noto alle nostre pagine e non solo. Torna con un nuovo lavoro che spiazza, sorprende e stupisce favorevolmente. Il nostro si è sempre cimentato in varie sfumature della wave, dagli esordi ostici in salsa industrial-ambient alle più recenti composizioni "più vere" viranti verso un pop delicato e malinconico. Anche stavolta, Galati corregge il tiro. Già dall'opener "Velvet gun", che ricorda un ibrido tra i NIN e i Ministry più rock and roll, capisco che le carte sono di nuovo mutate. "Strong embrace" rimane in bilico tra il nuovo corso e la vechia produzione, creando un tappeto sonoro decadente e sinuoso, pur con le sue punte di aggressività sonica. Aggressività che era stata assente nella sua produzione e che ora sembra voler esplodere in tutte le sue forme. Almeno sembra, perché basta arrivare a Life, delicata ballata solare e sorridente per capire che c'è qualcosa che non quadra. Ed è un bene. Stupisce ad ogni brano questo lavoro, e
le sorprese continuano con l'indieggiante made in iuessei "Diamonds & pearls", mentre con "Heaven" torna il Galati che conoscevamo, quello delle ballate struggenti e malinconiche che riempiono il cuore. "White blossoms" si muove sulla stessa scia, seppur con un raggio di sole che trafigge le nuvole, nuvole che tornano a chiudersi inesorabilmente con la scurissima "Instrumental". Due cover, una dei Cure (non, ben fatta a dire il vero) e una degli Slowdive ("Dagger", riproposta in maniera personale ed efficace) prima di chiudere con un bluesaccio in odore Birthday Party meets Bone Orchard meets noise, il che la dice lunga sull'ecletticità di Galati. Un altro buon lavoro, per un artista che sembra non esaurire mai il suo bagaglio di ispirazioni e continua a produrre dischi di livello ad un ritmo estenuante senza mai scadere nell'ovvio. Ottimo. [Max 13-34]
Sito web:
www.galatimusic.com
 
° BABYLONIA - "Catch me" [Y records, 2005] "Something epic" [Y records, 2005] "Later tonight european version" [Infacted, 2006] "That big lie" [Infacted, 2006]



Avevo sentito nominare più volte i Babylonia, trio milanese dedito a sonorità elettropop con chiari riferimenti agli anni '80, ma non avevo mai avuto occasione di ascoltarne i lavori: ed eccomi accontentato. I ragazzi mi fanno pervenire parte della loro discografia, nello specifico tre mini Cd e l'ultimo album, che mi aiutano ad avere un quadro generale delle intenzioni musicali e stilistiche della band. I nostri si sanno muovere con molta sapienza in territori elettropop dalle chiare radici depechemodiane et simila, forti anche di un'esperienza privata in sala di registrazione come tecnici al fianco di personaggi del calibro di Roberto Turatti, noto produttore di Den Harrow ed altri, per intenderci. Questa la dice lunga sulla cura certosina con cui i nostri arrangiano e confezionano i loro brani che, pur risultando "semplici" all'apparenza, sono composti da varie stratificazioni che acquistano novità e freschezza ad ogni ascolto. I trattamenti degli strumenti non sono mai fuori luogo o sopra le righe, incastrandosi perfettamente con la voce e risultando così un qualcosa di... come dire... deja vù ma senza scadere troppo nella clonazione pura e semplice. La cura dedicata poi agli artwork ed al lato più estetico della questione non può che essere un nuovo punto a favore di una band che se non può essere considerata professionale, poco ci manca. I videoclip che accompagnano i Cd singoli ("Something epic", "Catch me") non sono di certo eccelsi, ma ho visto di peggio... Insomma, la musica è leggerina e pop, ma c'è a chi piacciono queste cose, ed è innegabile che ai nostri 'ste cose le sappiano fare. I remix sparsi per tutti i lavori non aggiungono né tolgono nulla al valore intrinseco delle composizioni, mentre probabilmente avrei preferito sentire qualche pezzo live, proprio per contrastare l'aria sintetica dei dischi. Appunto, in sede live non ho avuto ancora l'opportunità di gustarli, ma i commenti delle persone che li videro l'anno scorso al Rainbow di supporto alle Client sono contrastanti. Chi mi parla di un ottimo show caldo e coinvolgente, chi mi dice che hanno poco futuro davanti a loro. Chissà... certo è che i nostri sanno confezionare dei lavori piacevoli, in maniera molto efficace e che se promossi a dovere potrebbero fare breccia in maniera importante nel mercato estero. Staremo a vedere. Non imprescindibili ma non male. [Max 13-34]
Sito web:
www.babyloniamusic.com
 
° HEATHCLIFF & CATHERINE - "Regina della notte" [autoprodotto, 2006]
Interessante questo progetto fresco fresco proveniente dalla capitale con a capo Stefano Teatini (già Meschalina) affiancato da Roberto Baldassari (voce maschile) e Chiara Ferralis (voce femminile). Sonorità neoclassiche immerse in un bagno di elettronica tra poemi e voci recitate (Roberto) al quale si alternano nenie cantante a polmoni aperti ( Chiara), sono l'ingrediente dei due brani (più una versione strumentale di uno di questi) che compongono questo mini Cd d'esordio degli H&C. A dire il vero, la seconda traccia "Soli deo gloria" altro non è che una versione in chiave più ballabile della title track "Regina della notte", cosa che, a conti fatti, ci lascia con un
brano solo da ascoltare e, quindi, giudicare. Bene, il brano non è male, ma non rimane particolarmente impresso. Le scelte stilistiche e gli arrangiamenti sono formalmente buoni, ma mancano di quel guizzo particolare che fa la differenza. Leggo che entro l'autunno del 2007 dovrebbe uscire il primo vero full lenght. Attendo dunque quell'uscita per un giudizio più preciso. Le qualità ci sono. Vedremo se i nostri vorranno rischiare un po' di più per tentare di emergere. [Max 13-34]
Sito web:
www.heathcliffandcatherine.com
 
° RACIKA TOTALE - "La chiusa" [autoprodotto, 2006]
Provengono da L'Aquila questi Racika Totale, che ci propongono una darkwave d'annata cantata in italiano di buon livello, seppur non particolarmente innovativa. Le influenze del combo si possono ritrovare nei soliti grandi, dai C.S.I. (sentite l'apertura musicale del ritornello di "L'ultimo sguardo") ai Cure Vs. Cocteau Twins (la bella e delicata "Eclissi", che potrebbe essere uscita dalle mani dei Kitsune) alle dissonanze sonicyouthiane in salsa più accessibile ("La condizione", bellissima!) ai sempre presenti Joy Division, citati ma non plagiati ne "I giorni della merla". Proprio lì infatti tutto è cominciato, i nostri nacquero infatti come
cover band del gruppo di Curtis, per poi sviluppare col tempo uno stile proprio cominciando a scrivere brani per conto loro. Se non ho capito male questo è il secondo demo, che segue il debut omonimo, uscito sei anni fa. Un buon lavoro, che non fa gridare al miracolo ma che si fa ascoltare più che volentieri e che supera di una spanna, perlomento in quanto emotività e qualità espressiva, la maggior parte delle uscite del genere. Spero prima o poi di vedere un loro debutto ufficiale. Se lo meritano. [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/racikatotale
 
° LAURAVERLEN! - "Demo" [autoprodotto, 2006]
Ritornano i torinesi Lauraverlen!, e ritornano con un lavoro che è un netto passo in avanti rispetto al demo precedente, recensito su queste stesse pagine qualche tempo fa. Inizio con le cose più pratiche. La registrazione è notevolmente migliore rispetto alla precedente, così come incrementato è il gusto per gli arrangiamenti, più curati ed incisivi che in passato. La musica è sempre la stessa, quel post punk diretto e crudo figlio di Warsaw, Crisis con un occhio sempre aperto verso sfuriate più dirette ed istintive. Animali. Si. Animali feriti chiusi in gabbia, quella gabbia che è la metropoli che ingloba i nostri, combo alla ricerca di un identità (o individui che lottano
allo stremo per mantenere l'integrità della stessa in un sistema che spinge all'omologazione di massa). Sette tracce, sette grida di protesta dove l'angoscia non è la colonna portante, ma la catapulta dal quale vengonolanciati messaggi e ideali. Musica datata, eppure sempre così attuale. Musica impossibile da ballare, se non saltando uno contro l'altro, meglio se volando dal palco (passi). Ho una strana impressione. Che passeranno ancora degli anni, passeranno le mode, passeranno gruppetti messi insieme per rimorchiare o per fare i poser... ma cose come i Lauraverlen! resteranno lì, perché ciò che fanno e che dicono è universale. Un gruppo da vivere più che da ascoltare, e da evitare come la peste se il problema del giorno per voi è il colore dell'ombretto da abbinare alla camicetta di turno. Ottimo lavoro. [Max 13-34]
E-mail:
filippocaporr@freemail.it
 
° LUFTBRUCKE - "From the lower chakras up (is there something I should demo)"
[autoprodotto, 200?]
Lavoro particolare ed interessante questo cd di Luftbrucke, composto da brani registrati a cavallo tra il 2003 ed il 2005. In bilico tra elettropop, new wave e rock più classico scorrono via le dieci tracce del Cd, che se pur non brillando di eccessiva originalità, si lascia ascoltare con piacere. Gli arrangiamenti sono sempre curati nei minimi particolari e seppur la registrazione non sia delle migliori (credo sia "casalinga") rende abbastanza giustizia alle composizioni che fluttuano tra tonnellatre di melodia e refrain orecchiabili e catchy. Influenze molteplici che si frammentano e si ricompongono nei vari brani, tra Placebo ("Moist Virginia"), Cure
della terza fase ("Before I close my eyes"), riferimenti a NIN, Orgy e compagnia bella senza dimenticare gli onnimpresenti Depeche Mode. Un pout pourrì piacevole dunque, forse eccessivamente eterogeneo per poter riuscire a dare una connotazione precisa del lavoro ma va bene così. Di certo non annoia e anche se mancano, a mio avviso, delle vere perle che spicchino sul resto del materiale il lavoro è buono e può fungere come ottimo punto di partenza dal quale sviluppare nuove idee e soluzioni. Da tenere d'occhio. [Max 13-34]
Sito web:
www.luftbrucke.com
 
° SCRAP EDX - "Recoil the void" [Hands/Audioglobe, 2006]
Quasi ottanta minuti di martellamento sonoro questo disco degli Scrap Edx, progetto con a capo lo statunitense J. Colella. Tra electro industrial, hard techno e ebm oltranzista scorrono via queste nove tracce più hidden track. Che devo dire? I suoni sono sicuramente efficaci e infilato in mezzo ad una serata techno ce li vedo bene, ma mi sembrano davvero soluzioni sonore sentite, risentite, trite e ritrite, cioè l'ennesima riproposta di "Music for the jilted generation" aggiornata. Non so quanto senso abbia ancora. Provate ad ascoltare i samplers disponibili sul sito, magari a voi piacciono. [Max 13-34]
Sito web:
www.scrapedx.com
 
° DERDRAKOS - "Lust for chaos" [autoprodotto, 2006]
Quando ho messo il dischetto nel lettore ho fatto un sobbalzo. Diciassette minuti per otto tracce... che è hard core? E invece non avvo letto che questo promo non è altro che una serie di estratti audio dalle canzoni che vanno a comporre il nuovo disco dei DerDrakos. Nessuna track completa, dunque, ma va benissimo per farsi un idea di base. L'idea di base è: techno, gabber a palla, chitarrone metal usate in loop e roba simile. Brani che sarebbero stati benissimo dieci anni fa su qualche compilation tipo Thunderdrome per intenderci. Brani che potrebbero spopolare in alcuni dancefloor impasticcati della riviera (e diciamoci la verità, pure in buona parte, ahimè, dei
goth dancefloor che di goth ormai hanno ben poco). Musica d'assalto, sparata a mille, con una produzione scarsina (ma nelle note leggo che la copia in mio possesso, oltre che "monca" è anche in bassa qualità audio), testi (?) a slogan urlati da Suzy M.G. e le basi preparate da Alex Drakos (colui che sta a capo del progetto) e S.J. Drakos. Non so. A me sa di datata 'sta roba. Ma sono certo che qualcuno potrebbe apprezzarla. Sono altrettanto convinto, però, che molti dei lettori di Erba Della Strega non troverebbero qualcosa che rientri nei loro gusti... anzi... meglio lo scraund. [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/derdrakos
 
° TEATRO SATANICO/MUZAKILLER - "s/t" [Sottomondo edizioni, 2006]
Molti di voi avranno sentito parlare di Sottomondo, la storica libreria alternativa di Treviso (ora purtroppo fisicamente chiusa ma sempre attiva online). Questa è la prima uscita discografica vera e propria e si spera che il tutto abbia un seguito, dato il valore intrinseco dell'operazione. Inutile sprecare parole superflue sul Teatro Satanico, storico combo italiano dedito ad un ambient oscuro caratterizzato da suoni disturbanti e disturbati, visioni distrorte ed asfissianti su paesaggi desolatamente carichi di emotività. Musica elettrronica, a tratti tribale, a tratti industrialeggiante, con delle liriche crude e dirette, che sfociano a volte nella semplice recitazione
di luoghi comuni ("Venetaranta", zeppa di citazioni degne di osteria di paesello veneto), considerazioni cioraniane in dialetto veneto ("Nichilismo Tecnologico") o semplici racconti quotidiani nel quotidiano. Splendido anche il booklet di dodici pagine che accompagna il Cd curato da Muzakiller, collettivo quest'ultimo che si è anche occupato della realizzazione del video animato incluso, "Piccina". Un lavoro non per tutti, assolutamente, ma che saprà regalare momenti eccelsi agli amanti di questo tipo di arte, perché è di arte a 360 gradi che stiamo parlando. E non è cosa comune oggigiorno. Lodevole iniziativa. Limitato a 666 copie. [Max 13-34]
Sito web:
www.sottomondo.com
 
° CARPE NOCTEM N° 6 [fanzine autoprodotta, 2006]
E siamo a sei! Marta non demorde, nonostante i problemi va avanti con tutta la tenacia che la rende viva e completa questo numero sei zeppo di articoli interessanti. Si passa dall'intervista alla fotografa Rockstar Vanity, al grafico Erik Mascotte, recensioni di dischi, libri e uno speciale sui giardini di Firenze. Il tutto stampato in bianco e nero su carta semi patinata, cosa che dimostra quanto la nostra ci metta l'anima in quello che fa. Ricordo che Marta è in costante ricerca di collaboratori per recensioni, interviste ed altro, quindi invece di perdere il tempo sui forum, scrivete qualcosa e collaborate con lei. Come sempre, la fanzine è gratuita e per richiederla basta scrivere alla mail sotto riportata. Beh, che aspettate? [Max 13-34]
E- mail:
carpenoctemzine@hotmail.com
 
° SANGUE NERO N° 2 e 3 [fanzine autoprodotta, 2005-2006]
Era un po' che avevo perso d'occhio Sangue Nero, la fanzine della nostra Vassago. Essì, ero rimasto un po' indietro, ma si è sempre in tempo per recuperare e quindi ecco qua il numero due e il numero tre, che mi hanno tenuto compagnia per qualche ora. Sul numero due possiamo trovare approfondimenti sulla Poetry therapy e cannibalismo oltre che un interessante intervista ai Fanciulli di Pan (divisa in due, la seconda parte si trova sul numero tre). Altri articoli sulla divinità Ishtar, la scarificazione,
uno speciale sulla serata Subbacultcha, poesie e link utili. Ben fatto, ma inferiore allo splendido numero tre, dove oltre alla seconda parte dell'intervista ai Fanciulli di Pan troviamo articoli sulla fototerapia (molto, molto interessante), La Messa della Fenice di Crowley, la dea Yemanjà, un intervista agli All My Faith Lost..., poesie, links ed altro ancora.. Una fanzine in piena crescita, con rubriche ormai ben definite e un approccio personale che fa ben sperare per il futuro. Come per l'altro numero, è richiedibile gratuitamente all'indirizzo riportato in calce. Avanti così Vassago, non mollare! [Max 13-34]
E-mail:
vassago27@libero.it
 
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