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° SHADOW PROJECT - "And then there was death" [Mvd, 2005]
Era ora. Dopo anni di attesa, finalmente mi trovo tra le mani un  documento video ufficiale di una delle band che più ho amato nella mia vita. Cosa che mi spinge a dividere questa recensione in due parti. La prima, più obiettiva. E la seconda, quella dal cuore. Allora… Parte prima: gli Shadow Project sono state una delle formazioni più innovative ed originali del panorama death rock americano a cavallo tra la fine degli '80 e gli inizi dei '90. Il nucleo fu formato nel 1987 da Rozz Williams ed Eva O, sposati da poco, già collaboratori nei Christian Death periodo "Only theater of pain" (Eva infatti compare nei cori dell'album ed ha sostituito Rikk Angew dopo la sua dipartita per una serie di concerti. Si pensa anche che il demo originale di Sleepwalk presente su "Invocations" sia suonato da lei.). Con un background simile, senza dimenticare le splendide Superheroines di Eva, il risultato non poteva che essere eccezionale. E così fu. Affiancati inizialmente da Joahn
Shumann e David Glass (ex Christian Death e Mephisto Walz) introdussero nel nucleo principale anche Paris, tastierista dall'innegabile fascino androgino, che dava il giusto bilanciamento "statico-pouseristico" in raffronto alla coppia istrionica Rozz/Eva. Le immagini presenti nel Dvd spaziano per quasi tutta la loro carriera come Shadow Project, offrendo spunti interessanti ed inediti quali spoken words, interviste o riprese private. La qualità delle immagini e dell'audio non è sempre eccelsa, dato che i master provengono da registrazioni perlopiù amatoriali, ma risultano comunque gradevolissime e non fastidiose, se non per la scelta di sovrapporre alcune volte immagini provenienti da show diversi. Purtroppo la navigabilità del menù è quasi totalmente nulla, cosa che fa assomigliare questo Dvd più ad una videocassetta che altro, inoltre la durata mi sembra scarsina: un'ora per raccontare la storia del death rock americano è un po' poca… Ottimo comunque per i fans e per tutti coloro che vogliono capire, in un periodo come il 2005, dove basta avere una cresta per essere death rock, cosa DAVVERO era il death rock.
Parte seconda: non ho parole. Un sogno che diventa realtà. Perché solo questo posso pensare. Anni ed anni a morire dopo ogni ascolto di quel capolavoro incompreso che fu "Dreams for the dying". Anni passati a raccogliere registrazioni live, demo, spezzoni piccolissimi di video… ed ora finalmente eccolo qua, un VERO documento su uno dei gruppi della mia vita!!! Emotivo ai limiti delle lacrime. Ecco cos'è "And then there was death", mai titolo fu più appropriato. Perché per chi scrive gli Shadow Project sono stati gli ultimi, veri capostipiti di un genere che ormai va avanti a clonazioni. Belle o brutte che siano, ma clonazioni. Scaletta da brivido, che si apre con l'accoppiata "Here and there" e "Zaned people" (l'interpretazione di quest'ultima di Rozz con Eva all'archetto è da cardiopalma emotivo!) registrate durante il tour europeo, ovvero con la formazione Rozz-Eva-Paris-William Faith-Stevyn Grey. Due le fonti video ed una audio, Rozz indimenticabile con costumino a scheletrino, cosa che dovrebbe far capire al mondo quanto quella che è stata innalzata ad icona goth, sia stata anche molto autoironica, cosa che manca a molte, troppe, persone della scena oggi. Si Prosegue con "Death plays his role/Penny in a bucket". Micidiale l'esecuzione tre le fonti video. Due le stesse del tour europeo, la terza dall'ultimo tour americano, formazione pre Daucus Karota. Micidiale. Avanti con "Static Jesus", Riprese dalla prima formazione poco dopo l'entrata di Paris sovrapposte alle solite del tour europeo e ad un'altra data negli Usa, probabilmente a metà '93. Audio buono con primi piani su Paris nel periodo in cui fu fotografato per la ristampa di "The whip". E qui è ovvio che i primi "sospetti" vengano alla luce... perché gli Shadow Project erano, comunque, Eva e Rozz, affiancati dal grande Paris. Gli altri erano gregari e quando come gregari vedi sul palco gente come William Faith, Stevyn Grey o il mai troppo compianto Israel Medina degli Akubi object (ditemi che mi sbaglio, ma mi sembra proprio lui, cazzo!), capisci di quanto GRANDI fossero stati. Enormi. Ma andiamo avanti… "Holy hell" è la peggiore del lotto in quanto qualità audio/video, il periodo delle due fonti video dovrebbe essere il tour di supporto al disco omonimo nel 1991, con dei bei primi piani sull’Ibanez PS10 di Eva. "Holding you close" era usata come intro in alcuni concerti e vede un Rozz ed una Eva crocifissi sul palco, con un prete che mentre recita il sermone, viene tentato dal demonio, cui segue la liberazione di Eva che recita il testo. Tre le fonti video, tutte abbastanza buone, in una compare il famoso costume "doppio" indossato da Rozz ed Eva per le foto di copertina di "Dreams for the dying". A cavallo tra il grottesco e l'efficace, rende comunque bene l'idea di quello che potevano essere le performance degli SP, altro che… "Under your wing" è l'ultima bordata di violenza, prima di arrivare alla cover di "Holy holy", con Rozz in versione ultra Bowie, scherzi e cazzeggi tra la band prima del brano e pose ultraglam. Riprese ottime dallo Shark Club di Los Angeles nel '92, sovrapposte con le "solite" del tour europeo. Si prosegue con scene divertentissime "dietro le quinte": Rozz che cammina per strada senza scarpe, l'accoppiata commovente Rozz ed Eric che cazzeggiano (Las Vegas?). La sezione "Interviste" si commenta da sola ed è interessante sentire il parere di Rozz ed Eva sulla mitica scena americana di quegli anni. Mitica un cazzo, verrebbe da dire dopo aver sentito la realtà. Ma tant’è. Curioso sapere che tra i gruppi preferiti di Rozz c’erano i Pink Floyd o Lydia Lunch, così come molto interessanti sono i due spoken words in coda, ad opera di Rozz ed Eva, molto suggestivi. Chiude una galleria fotografica con molte foto private dagli album di Eva. Che posso dire? Questo Dvd è pieno di difetti "tecnici". Doveva essere più lungo. Doveva essere impostato meglio. Doveva tutto quello che vi pare. Ma questo Dvd è LA STORIA, che lo vogliate o no. Da guardare e riguardare centinaia di volte. Per capire. Conoscere. Amare. E vedere con occhio diverso il "detroc" odierno. E non ditemi che non c’è differenza… Fondamentale. Fear not, for death, is but a dream. Amen. [
Max 13-34
 
° CHANTS OF MALDOROR - "Every mask tells the truth" [Strobelight, 2005]
Allora. Il discorso è lungo. Perché questo disco ormai era diventano come il Minotauro. Nel senso, tutti ne parlavano... esiste, non esiste, c'è, l'ho sentito, l'ho toccato, esce domani, dopodomani, fra quindici anni, mai, è già uscito ma si è smaterializzato magicamente... insomma, un bel macello. Se a questo si vanno ad aggiungere le voci insistenti di ristampe del demo, split con Human Disease e aneddoti vari, i conti tornano. Nel senso che era caos più totale. Poi, ad un certo punto, ecco che dal cilindro spunta questo disco. E stavolta è vero, fidatevi. Gli Chants of Maldoror hanno svoltato. Nel senso che il cambio netto che c'è col passato è evidente. Certo i punti di
raccordo ci sono sempre, ma davvero, la crisalide è diventata farfalla. Uno può amare di più una o l'altra. Ma non poteva morire. E per vivere servono i cambiamenti. In poche parole, avete adorato alla morte quel capolavoro nerissimo di "Ritual death"? Avete passato notti chiusi in stanza con la luce spenta e "Thy hurting heaven" nello stereo sentendo l'angoscia che pressava dentro di voi? Bene. Non potrete fare più nulla di tutto questo. Perlomeno non nel senso più... uhm... "gotico" della cosa. Perché COM sono cambiati. Basta schiacciare play e una magmatica (ma non asfissiante) suite/intro intitolata "Himmel balsam" fa subito capire che le carte in tavola sono ben più sfaccettate che in precedenza. Apre davvero le danze "Wounded canvas", tiro deathrock come da copione ma più "fresco" del solito. "Interlude 1" fluttua sulle tastiere con la voce murphyana di Adolphe (si, ho detto murphiana, non rozziana. Vi risulta più chiaro ora?) che ammalia e coinvolge, prima di cadere in "Cruel with us". Questo è uno dei brani che davvero nessuno si sarebbe mai aspettato da loro, melodia a chili, arrangiamento semi-patinato e sonorità che rimandano non poco al periodo new romantic. Quando parlo di cambiamenti, intendo cambiamenti consistenti e brani come questo faranno da spartiacque per i nostri... ma andiamo avanti. "Where the Lord lies" ci riporta dritti alle atmosfere di "Thy hurting heaven", sorniona ed efficace, mentre "Sometimes a poison" è un piccolo excursus in quello che oggi viene chiamato dark cabaret (ovvero, a parere personale, una rilettura di ciò che furono i Sex Gang con qualche spruzzata rozziana) ed è a mio parere il brano più coraggioso del lotto. Bellissimi i cambi d'atmosfera, ottima l'interpretazione. Cinematografica. "Interlude 2", brano per sola chitarra acustica e tastiera, dolce e sognante, ci accompagna per mano sul brano che DEVE diventare la hit del nuovo corso. "Justine" infatti ha tutte le carte in regola per spopolare nei dancefloor di mezzo mondo (e nelle autoradio, e negli stereo…). Ritmica incalzante, chitarre in bilico tra Requiem in White e Mephisto Walz, refrain in calando decadente e malizioso che ti si inchioda in testa al primo ascolto, stacco centrale memorabile. Semplicemente perfetta. Il feedback allunga la coda e va ad unirsi ad "A white holocaust", la più violenta del lotto. L'erede di "Hamlet"? Non lo so e non m'importa, perché è divinamente splendida. Precisa come un bisturi nella carne, roba che se il pubblico darche non fosse per antonomasia dandy e statico ai concerti succederebbe l'inferno con un brano così. La lunga e riflessiva "Of the willings" riporta la situazione alla calma, prima che arrivi "Interlude 3" a chiudere l'album. Emotiva piece per pianoforte è il giusto epitaffio per un disco di tale caratura artistica. Ah no, vero, il disco lo chiude la cover di "We stand alone" degli Ultravox, che probabilmente diventerà (ahimè) il singolone riempipista degli Chants. Ed è un peccato. Perché loro non sono un gruppo che ha bisogno di cover per essere conosciuto ed apprezzato. Chants of Maldoror è una delle realtà migliori sulla scena "oscura" degli ultimi anni e non parlo di scena italiana, parlo di scena in generale. Più di cinque anni per avere un disco in mano sono molti ma ne è valsa davvero la pena. Lode ad un gruppo che ha il coraggio di rinnovarsi e cambiare. Lode ad un gruppo che sa farlo con stile senza svendersi e senza diventare la caricatura di se stesso. Grandissimo album. Deathrock? New Wave? Goth? Tutto e nulla di ciò. Solo e semplicemente Chants Of Maldoror. [Max 13-34]
Sito web:
www.chantsofmaldoror.com        
 
° BOHEMIEN - "La parata del circo" (In the night time, 2005)
Finalmente tornano gli storici Bohémien. Dopo un demo glorioso dell'85, rinati nei primi anni di questo nuovo millennio grazie ad un mini e ad un Cd validissimi, i nostri si riaffacciano sul mercato con un Ep che dovrebbe fare da antipasto per un Cd di prossima uscita. Quattro brani nuovi e tre rivisitazioni che ben fanno sperare per il futuro della band. Il migliore del lotto è "Specchio", un tempo che riporta dritto alle atmosfere malate del dark di fine '80 primi '90 europeo (Corpus Delicti). La title track si muove più o meno nella stessa direzione, convincendo al primo ascolto, mentre "Anemia", che sembra molto amata dai nostri (i due remix presenti
infatti sono proprio "suoi") mi sembra la meno riuscita. Non brutta, ma nemmeno bella. Amen, c'è sempre tempo per "Nell'ora dell'enigma", complessa ed affascinante, che si candida come secondo miglior brano. Come già detto le due extra track sono remix di "Anemia": la prima cantata in inglese (una strizzata d'occhio anche al mercato estero dopo l'esperienza felice della partecipazione al Drop Dead Festival?) e la seconda remixata in chiave electro ebm che lascia il tempo che trova. Ma è un Ep e nelle bands già attive gli Ep sono sede di sperimentazioni, quindi tutto è concesso... ma spero che non perdano la bussola! Un buon antipasto in attesa del nuovo album. Ah, nota positiva all'artwork, davvero curatissimo, anche se ad un neofita potrebbe venire in mente che i Bohémien sono una band neo-deathrock o qualcosa di simile... No, I Bohémien sono darkwave come non se ne fa più da anni, questa è la loro grandezza e forza. [Max 13-34]
Sito web:
www.bohemien.net
 
° MADRE DEL VIZIO - "Antonomasia" [Apollyon/Audioglobe, 2005]
Erano sette anni che aspettavo questo momento. Sette lunghi anni dove solo il folle disco solista di Fulvio mi aveva aiutato ad ingannare l'attesa. Anni in cui le voci si sono rincorse, le date sono slittate, i dubbi sono cresciuti... Ma alla fine sono tornati. Grazie all'Apollyon dell'ex Madre Del Vizio/Fleurs Du mal/Englesstaub GodKrist (all'anagrafe Mr Mark Hofmann), che ha di nuovo creduto in Fulvio, Mathias e Christian i leggendari Madre del Vizio sono di nuovo tra noi, con un disco che non delude assolutamente le aspettative di tutti coloro che li amavano e che, anzi, esalterà quelli che erano rimasti un po' storditi dalla svolta più "metallica" di "Mesmerismo" (uscito a
nome Madre). Registrato tra il 1999 e il 2002, vede la luce solo ora per problemi legati ad un altra casa discografica, ma sbloccate tutte le burocrazie, finalmente è nostro!!! Ma andiamo con ordine... Il Cd parte, si sente una puntina che da un giradischi scassatissimo fa uscire le note  di un pezzo già noto... e parte lei!! La nuova versione del "Dr. Phibes"! La "Creatura Vampiro" muove nuovamente i suoi passi sinuosi in cerca di sangue e vittime e da qui in avanti non ce n'è per nessuno!!! "Sogni dimenticati" (che entra subito di diritto tra le mie preferite di sempre) sembra venire fuori direttamente da "The crypt", incalzante, maledetta, con QUELLE chitarre, QUEI testi, QUELLA voce... un delirio!!! "Il mio viagre", cadenzata e dondolante, ha quell'appeal melodico delle cose migliori dei primissimi Martyr Whore, con Fulvio che modula testi in bilico tra il visionario e l'erotico nel suo tipico tono alla "Bestie metalliche"... E tutto ci conduce fino a "Il rasoio", prima di una specie di mini-concept che lega alcune liriche del Cd, ovvero la perdita dell'amore da parte di una "lei". Ma tranquilli, nulla di sdolcinato, il tutto resta in puro Madre del Vizio style e il brano sembra avere tutte le carte in tavola per essere una hit da dancefloor deathrock (anche se secondo me la già citata "Sogni dimenticati" sarà quella che davvero spopolerà... vedremo) . "Il Tempo nuovo", "Invisibile" e "Mi ricordo" continuano a cullarci in queste atmosfere tra il romantico ed il decadente, fino ad arrivare alla mitica "Vampira" che assassina si fionda su di noi entrando in testa senza più uscire... Ma le sorprese non sono finite, perchè "Ufo", primo testo di Fulvio ad affrontare il tema degli extraterrestri (non-morti assassini, ovviamente) ha un appeal eccezionale che in pochi si aspetterebbero da loro. Scorre convincente "Pittore maledetto", che nonostante sia a mio giudizio il pezzo più debole dell'album funge da intro perfetta per l'ultima, vera sorpresa del disco. "Vecchio pazzo" infatti è incredibile! Melodia arabeggiante che richiama qua e là i Litfiba primo periodo, talmente pregna di scale mediterranee con un cantato ipnotico ed allucinato che finirà per sconvolgere le ultime cellule cerebrali rimaste in vita dopo l'ascolto di questo capolavoro. Ora partiranno i commenti e, come al solito, perlomeno in Italia, ci saranno i soliti detrattori pronti a ridere e a criticare il combo italo tedesco. Personalmente poco mi importa, la madre del vizio è tornata più scintillante che mai e in cinquanta minuti scarsi di musica ha bruciato decine di band che giocano a fare i deathrocker. Una delle ultime VERE band in circolazione, tra i pochissimi sopravvissuti negli anni e tra i più originali. Non posso non amarli alla follia. Semplicemente divini. Fulvio, figlio di un altro mondo, domina ancora una volta, per sempre. [Max 13-34]
Sito web:
http://mdv.apollyon.de
 
° THE FROZEN AUTUMN - "Is anybody there?" [Pandemonium, 2005]
Sono passati alcuni anni da "Emotional screening device", l'ultimo lavoro in studio del duo torinese e ammetto che l'attesa si stava facendo pesante. Poi, tutto ad un tratto, mi ritrovo questo dischetto tra le mani... Ma andiamo per gradi. Per tutti coloro che faranno paragoni con il suo predecessore, un consiglio: lasciate perdere. E non parlo di calo di qualità, anzi, ma di un ulteriore passo in avanti. La ricerca sonora dei due è mostruosa, tanto che ad ogni ascolto saltano fuori delle parti, degli arrangiamenti e sezioni che erano rimaste nascoste in precedenza. C'è più rabbia. E so che probabilmente rabbia non è il termine che più si addice ai Frozen Autumn,
ma è l'unico termine che riesco a legare alle sensazioni che mi ha trasmesso quest'album. Melodia, gelo, ma... pungente, diretta, secca. Un disco che cresce ad ogni ascolto. Che le prime volte soffre del fatto di avere un predecessore eccelso, ma che col passare dei giorni acquista vita propria rivelando pian piano le carte e le qualità. Forse uno degli album di più difficile assimilazione dei Frozen Autumn e proprio per questo uno dei più interessanti. Le uniche cose che avrei lasciato fuori sono i due remix in coda. Il primo ("Ashes") è a cura degli Clan Of Xymox, amici, nonchè padroni della Pandemonium, a dimostrazione di come il sodalizio tra le due band sia più forte che mai. Il secondo ("Polar plateau") a cura dei Dust of Basement. Remix che che, per quanto belli, avrei visto più volentieri su un Cd singolo o cose simili. A partire da "Evening falls" fino ad arrivare a "Citywards" non c'è un calo uno di tensione. Nè brani che spiccano per ballabilità o appeal, dato che non riesco a guardare a questo disco come ad una "raccolta di canzoni". Mi da davvero l'impressione di un lavoro compatto e completo. E perdonatemi, ma se dopo più di due lustri di storia alle spalle Diego ed Arianna riescono ancora a comporre materiale del genere, ben vengano le pause estenuanti tra un disco e l'altro. Un grande ritorno per tutti coloro che amano le sonorità sintetiche tipicamente '80. [Max 13-34]
Sito web:
www.frozenautumn.com
 
° OTHER VOICES - "Anatomy of a pain" [In the night time, 2005]
La capitolina In The Night Time fa di nuovo centro. Dopo le uscite di Bohémien e la ristampa del mitico demo dei Giardino Violetto, ecco qua i calabresi Other Voices. Dopo le ottime impressioni che avevo avuto in seguito all'ascolto di alcuni loro demo ero davvero curioso di coglierli al debutti e la mia curiosità è stata ripagata. Darkwave di classe come non se ne fa da anni, raffinata, malinconica, non aggressiva eppur toccante. Nella migliore scuola primi Cure, And Also The Trees e via dicendo. Già dalla seconda traccia, la bellissima "March of Larvae", si capisce che i nostri non scherzano e sanno il fatto loro. Basso e batteria al centro, chitarre
separate sui due canali, tastiera discreta che incesella arrangiamenti suadenti e una voce calda e ammaliante che emana passionalità ad ogni secondo. Splendida. "Well's anomalies" si muove su territori più goth, anche se la matrice rimane comunque "pulita", senza merletti o pipistrelli vari che svolazzano in giro. La ballata "Dress of desire" ci riporta nuovamente in terra smithiana, soprattutto negli incisi e nell'utilizzo della voce, mentre echi di darkwave italiana (che sia chiaro, è un genere a se stante come lo è il deathrock, un genere che dall'estero ci invidiano ed amano, mentre noi per la maggior parte lo deridiamo... meditate gente) affiorano nella vagamente mediterranea e crepuscolare "... But a chill runs along your spine...", sicuramente una delle migliori dell'intero album. "In his words" forse è il brano che meno mi ha convinto, dal sapore vagamente incompleto, ma poco importa perché subito dopo c'è la graffiante "Garlic", dal forte sapore inglese, mentre il gran finale è dedicato a "Anatomy of a pain", decadente e suadente, vero scrigno pieno di memorie da bruciare dopo essere state rispolverate per l'ultima volta. Insomma, non c’è che dire. Gli Other Voices mi hanno convinto, hanno fatto un album davvero molto bello, piacevole e sentito. Per chi ama queste sonorità, sono un ascolto obbligato. [Max 13-34]
Sito web:
www.other-voices.com
 
° TRAGIC BLACK - "Burnt black" [autoprodotto, 2005]
Ci sono band che dopo essersi formate, attendono un paio di mesi al massimo e sono già sotto contratto. Ce ne sono altre che aspettano anni e poi mollano. Ce ne sono altre ancora invece che, pur senza contratto, non demordono e vanno avanti con l'autoproduzione. Tra sacrifici, sbattimenti, spese e convinzione, i Tragic Black sono tra questa ultima specie. E se è vero che proprio nelle ultime settimane sono stati messi sotto contratto dalla Strobelight, mi chiedo perché tutto ciò non sia successo prima. I Tragic Black incarnano alla perfezione ciò che dovrebbe essere l'horror punk con venature deathrock oggi. Diretto, violento, schietto, vagamente
malinconico e romantico, ma soprattutto sfacciato. Echi di Das Ich, Motley Crue, Exploited vanno ad incrociarsi in una formula che può piacere o meno, ma da vita a pezzi che, grazie a dio, sono originali. Ecco qual è una delle qualità migliori dei Tragic black. Sono riconoscibili. Qualità non comunque tra le band che affollano la scena dark e non. Che poi possano piacere o no è un altro discorso. Ma personalmente non posso che restare folgorato da ogni uscita della band americana. Nello specifico, questo è un Cd limitato, la cui funzione è promuoversi in Europa per cercare date per un probabile tour, motivo per cui i nostri hanno deciso di registrare live parte del loro materiale già edito e molte cose nuove. La violenza che esce fuori da vere macchine da guerra come "Surreal catharsis", l'electro "Circuit 3", l'hardcore punk di "Suburbian dystopia", la malinconia decadente "The lost time"... c'è tutto in questo disco e tutto rigorosamente col trademark dei Tragic Black, una delle poche band oneste in circolazione, a mio avviso. Suonare in gruppi cover di Cure e Siouxsie per poi farsi le creste e fare horror punk è opportunismo, loro c'erano prima che i Cinema Strange ritirassero in piedi la parola deathrock ed hanno continuato e nonostante i mille cambi di formazione sono ancora qua. E c'è chi ancora ascolta gli Sleeping Children... ma dai! Eccellenti, come sempre. [Max 13-34]
Sito web:
www.tragicblack.com
 
° KILLING JOKE - "Xxv gathering: let us prey" [Cooking vinyl/Indigo, 2005]
Parlare dei Killing Joke è impossibile, perché i Killing Joke sono una di quelle band che ha fatto storia, pur non raggiungendo mai il successo che si meritavano nemmeno quando le hit come "Love like blood" giravano in radio. Troppo fuori dagli schemi, morti e rinati e rimorti e rinati mille volte, non hanno nella realtà mai mollato e sono ancora qua. Con degli album che potranno essere discutibili a volte, ma con un live act che è sempre un vero e proprio killer. Questo disco dal vivo, registrato in occasione dei 25 anni dall'uscita del disco di debutto, non è un sigillo ad un epoca che non c'è più, è solo un modo per festeggiare una band enorme. La tracklist copre
tutta la carriera del gruppo ed è impressionante notare come, nonostante le epoche diverse, non ci siano dei veri e propri buchi artistici. Perfino brani come "Asteroid" o "Pandemonium" che non mi hanno mai fatto morire, si amalgamano alla perfezione con pezzi di storia come "The wait" (con discorso introduttivo di jaz riguardo le morti sospette di Lady D ed altri"... chi sarà mai stato... Tony Blair?... Sto aspettando la verità...") o "Wardance". L'epicità di "Wardance" è sempre efficace e a distanza di venticinque anni non ha perso un grammo della sua magia catartica. "Pssyche" è sempre una coltellata a tutte le pseudo band post punk e cazzate varie che girano da troppo tempo, ma non sono solo loro che dovrebbero inchinarsi. I killing Joke hanno influenzato tutta la scena alternative, motivo per cui ai concerti ci stanno i gotici, i punx, i metallari, i post rockers... di tutto. Se una band riesce ad accontentare TUTTA questa gente senza perdere un grammo della propria coerenza ed, anzi, influenzando pesantemente tutto quello che li circonda, beh, non possiamo che inchinarci di fronte a loro. Rigorosamente registrato dal vivo, senza sovraincisioni, imperfetto e bellissimo (citando le note interne di jaz) questo disco è ottimo sia per i fans, sia per chi i KJ non li conosce bene e vuole farsi un idea di come suonino questi vecchietti nel caso un concerto capiti vicino casa. Grandissimi. [Max 13-34]
Sito web:
www.killingjoke.com
 
° MIGUEL AND THE LIVING DEAD - "Alarm!!!" [Strobelight records, 2005]
Allora: morti, zombi, sangue e roba simile. Horror punk a palla. Ritmi incalzanti, ballabilissimi (o meglio, pogabilissimi). Immagine ad effetto (sai, morti, zombi, ecc...). Testi a cavallo tra il comico e l'horror serie z. Non come i Misfits, ma poco ci manca. Insomma, le carte ci sono tutte. Eppure questa band polacca, che tra l'altro include l'ex bassista degli Eva, gruppo ormai sciolto recensito su queste pagine tempo fa, non mi ha convinto del tutto. Sicuramente sono coinvolgenti. Sicuramente dal vivo fanno divertire. Ma non lasciano nulla. Si fanno ascoltare. Ma difficilmente ti verrebbe nuovamente voglia di infilare il dischetto nel lettore. Un ottimo gruppo
per un brano su una compilation ma il disco in se mi ha lasciato abbastanza indifferente. Sarà la voce insopportabile. Saranno le canzoni "medie". Sarà un po' tutto, ma davvero non mi ha convinto. Ci ho provato, giuro... Ma ho salvato dall'oblio solo "Night of terror" e poco altro. Giro pagina e, piuttosto, rimetto i Fuzztones o i 45 Grave (e uno dice, sticazzi... lo so!). E per amor del cielo, non chiamateli deathrock... [Max 13-34]
Sito web:
www.migueldead.com
 
° EAT YOUR MAKE UP - "First dinner" [Darkside, 2005]
Finalmente il debutto. Dopo un demo più che convincente eravamo in molti ad aspettare l'esordio su Cd di questi folli francesi. Non posso che essere soddisfatto dei risultati. Che vi aspettate? Ethereal? Medieval? Ebm? No, assolutamente. Deathrock schietto e diretto per una band che invece di infilarsi nel filone dei nuovi cloni di un genere che fu, si rifà direttamente a quelle sonorità perse da tempo. Shadow Project nel cuore, dopo l'intro "First dinner" i nostri si lanciano nella violenta "The sixteenth", vero e proprio anthem che farà le sue vittime nel pogo sotto il palco. Il trittico ripescato dal demo "Holy bats/Fanatical fog/Vegan hyena" riveste di nuovo le
composizioni, regalandogli nuovo splendore decadente e malato (perché VH è malata, non ditemi di no!!). Di nuovo Shadow Project/Corpus Delicti nella violenta "I was the murderer", mentre la zampettante "Dust in the cathedral" mi ha fatto pensare (linciatemi) ai primissimi Death in June con chitarre deathrock. Non è proprio così invero, ma è per dare l'idea. I nostri non hanno solo un influenza, ne hanno svariate e riescono ad amalgamarle al meglio creando dei brani che sono si pieni di riferimenti, ma che risultano in qualche modo originali. Un grosso merito va sicuramente alla voce di Plaghe, una delle migliori degli ultimi anni nel genere deathrock ed affini. Citazioni a la Cinema Strange/Sex gang Children si possono trovare in "Neither sane nor insane", bluesaccio di strada in "Amar ni xov", attacco frontale ai limiti dell'aggressione con l'accoppiata "A stone's throw from nowhere"/"What have you in my pocket", fino ad arrivare al finale carico di emotività di "Night plague". Spetta al breve strumentale "Lullaby" chiudere le danze di un Cd che non brilla assolutamente per originalità ma che, come ho detto, sa rileggere bene le carte dei "grandi vecchi" e risulta molto più che piacevole. Solo per amanti del rock della morte, quello vero. [Max 13-34]
Sito web:
www.eatyourmakeup.com
 
° MISSION - "Breath me in" [SPV/Oblivion, 2005]
Promo interessante questo dei Mission. Interessante perché, con una sola traccia, ci fa capire come i Mission (o meglio, Mr. Wayne Hussey) non si siano traditi, rimanendo fedeli ad un sound che ha caratterizzato le loro composizioni negli ultimi vent'anni. Melodia, malinconia e gothic rock trovano qui il loro giusto equilibrio, regalandoci un brano che scivola via senza particolari sorprese ma che non mancherà di gratificare i fans del combo inglese. Un ottimo antipasto del nuovo disco. [Max 13-34]
Sito web:
www.themissionuk.com
 
° THE WAY OF ALL FLESH - "Espirit d'escalier" [autoprodotto/Resurrection records, 2005]
Chiunque si sia avvicinato al gothic rock nella prima metà degli anni '90 possiede nel suo dna la passione verso il sound della scena britannica di allora; sound che in terra d'Albione è attualmente suonato da poche band tra le quali un posto di primaria importanza è detenuto dai The Way of All Flesh. Se "Vathek" dei Voices of Masada è stata a mio avviso la migliore goth song inglese pubblicata nel 2004, "Final resolve" - sebbene di stesura non recentissima - ha tutte le qualità per diventarla nel 2005: la opening track dell'album, infatti, con quella drum machine pulsante "in Vendemmian style" accostata alle rasoiate chitarristiche "alla Children On Stun", è una
vera e propria overdose di adrenalina che difficilmente sarà dimenticata da tutti i patiti del genere. Dal ritmo incalzante e tipicamente ninetines sono anche "Never again" ed "Andromeda" mentre per la prima volta, dopo la versione "hard" fatta dai Near Dark ed unplugged fatta dai Cream VIII, le nostre orecchie ascoltano una cover gothic rock di "White wedding" come Eldritch comanda. Il resto del lavoro si fa apprezzare per composizioni meno lineari e più articolate in cui, dalle veloci "Sleepwalking" e "So cold" fino alle introspettive "Esprit d'escalier" e "Blood and sand", gli intrecci tra la lead guitar di S. Jackson e la rhythm guitar di K. Dorset risultano più originali rendendo il disco piacevole anche dopo svariati ascolti. Menzione finale alla copertina "Monk with skull", olio su tela della pittrice contemporanea (nonché fidanzata del singer D. Redford) Erica Madelin, in cui si riprende la tradizione dell'empio monaco sviluppata dal romanzo gotico (dal "The Monk" di M. Lewis all' "Elixiere des teufels" di E.T.A. Hoffmann) con una particolare somiglianza del chierico ad un noto personaggio politico italiano... [Mr.Moonlight]
Sito web:
www.twoaf.com
 
° BRIGHTER DEATH NOW - "Kamikaze kabaret" [Cold meat industry/Audioglobe 2005]
Erano quattro anni che il sig Karmanik, padrone della Cold Meat nonché mente dei BDN, non si riaffacciava sul mercato con un prodotto "suo". Che dire, gli anni passano ma i vizi, buoni o non che siano, restano. Power electronics sparata a mille, ossessiva e ripetitiva di una violenza addirittura inaudita in certe parti. Meno "veloce" dei precedenti, assicura comunque un assalto sonoro micidiale. A partire dalla opener "Oh baby", molto Dive come approccio, proseguendo per "Criminescence nostalgia", si passa per "Destroy", vero e proprio sabba per le cellule cerebrali, soprattutto se sparato in cuffia a volumi illegali di notte. E poi "Testing", la più
smaccatamente sperimentale del lotto (richiami ai primissimi Einsturzende? Chissà...) finendo per arrivare alla cover che chiude il Cd, "Take me away" degli a me sconosciutissimi Napoleon XIV. Violenza psichica. Ecco cos'è questo disco. Non lascia vie di fuga e, se il viaggio va male, non ci sono strade per tornare. Come una catena con le spine che colpisce e strappa la carne. Come una barra d'acciaio che percuote la schiena. Violento. Vivo. Vero. Grande ritorno. Confezione splendida, nero in rilievo su grigio. Limitato a duemila copie. [Max 13-34]
Sito web:
www.coldmeat.se
 
° ZOMBINA AND THE SKELETONES - "Staci stasis" [autoprodotto, 2005]
Sono inarrestabili, veri e propri stakanovisti di quello che amo definire (ma solo per me, non voglio inflazionare ulteriormente il mercato dei nomignoli dei sottosottogeneri) "surf dark", e non sbagliano un colpo. Zombina e i suoi scheletrini ci appioppano tre pezzi tre per questo nuovo singolo (vinile, of course, con tanto di fumetto allegato) che è una bomba! Pop ma di quello proprio a mille e che cola a chili, molto mtv-iano, volendo (diciamo la verità, è come se i Misfits fossero stati sgrezzati e avessero suonato bene...:-)). "Staci stasis" dovrebbe essere il pezzo forte ma sinceramente mi sono innamorato al volo di "Astroboy", ibrido tra Beach Boys e Misfits
(appunto) breve, diretto e terribilmente catchy. Chiude "Red planet" dal piacevolissimo inciso centrale e dalla melodia trascinante. I suoni sono più, passatemi il termine, commerciali, ma non ci vedo tanto un desiderio di svolta commerciale, quanto un divertissement piacevole ed efficace. Ottimo antipasto per il disco vero e proprio che uscirà, sembra nel 2006. [Max 13-34]
Sito web:
www.zombina.com
 
° ORDO ROSARIUS EQUILIBRIO/SPIRITUAL FRONT - "Satyriasis" [Cold meat industry, 2005]
Era una vita che aspettavo l'uscita ufficiale di questo dischetto e finalmente eccolo tra le mie mani. Che devo dire? Che l'attesa è valsa tanto? Si, da morire. Non sono mai stato un fan di ORE, mentre ho amato da subito Spiritual Front e questo split (un po' alla Kirlian Camera/Dive con lo splendido "Obsession", brano a testa in sequenza), fatemelo dire, è una piccola gemma. Lo amo dalla prima all'ultima nota, omogeneo e magmatico tanto da sembrare a primo acchito il lavoro di una band sola. Atmosfere e sensazioni che si mescolano e si si rincorrono e si gonfiano per tutta la durata del disco. Davvero non saprei tirare fuori da mucchio i "pezzi
forti". "Your sex is the scar", che apre le danze, è il primo frutto della collaborazione attiva tra le due band e spiana subito la strada alle magiche e soffici (seppur sofferenti e malate... le due facce della stessa medaglia?). Sessualità, perversione, nichilismo, violenza... sentimenti e sensazioni distanti ma non contrastanti, bensì complementari. Simone Salvatori e gli ORE ci hanno fatto un altro, grandissimo regalo. Per un viaggio indimenticabile. Da avere assolutamente. Subito. [Max 13-34]
Sito web:
www.coldmeat.se
 
° ATARAXIA - "Arcana eco" [Ark records, 2005]
Bellissima iniziativa questa degli Ataraxia, che in collaborazione con l'italiana Ark Records pubblicano "Arcana Eco", libro di 160 pagine con scritti di Francesca Nicoli e Ferruccio Filippi ed immagini di di Livio Tedeschi, accompagnato da un Cd con sette tracce, tra rarità e riarrangiamenti che faranno gola ai fans dello storico gruppo italiano. Lasciando il giudizio del libro a voi, dato che la mia copia è digitale, passo col dire che i brani inclusi nel Cd non sono assolutamente scarti o pezzi minori, anzi. "Cobalt" ricalca le sonorità dolci e romantiche della band, rimandandomi a qualche anno fa, precisamente al periodo "Lost Atlantis". La rivisitazione di "Astimelusa",
brano che si trovava inizialmente su "La malediction d'Ondine" è convincente, caricata ulteriormente di pathos e malinconia. "Morsilo" è un altro inedito, brano raffinato ed efficace, in cui Francesca può dare libero spazio alla sua enorme capacità di interpretazione. Le due rivisitazioni di "Nossa senhora dos anjos" e di "De pourpre et d'argent" donano nuovo smalto a composizioni già bellissime, mentre i due rimanenti inediti ci dimostrano, come se ce ne fosse ancora bisogno, la classe degli Ataraxia nel proporre le loro sonorità. Non c'è molto altro da dire, gli Ataraxia non perdono un colpo, rimanendo coerenti con le loro scelte stilistiche, e ad ogni capitolo continuano a regalare emozioni. Ce ne fossero di band così... [Max 13-34]
Sito web:
www.arkrecords.net
 
° NAUGHTY ZOMBIES - "Promo 2005" [autoprodotto, 2005]
Riecco i Naughty Zombies con questo nuovo promo, a distanza di poco più di un anno dal debutto. Appena inserisci il disco nel lettore e schiacci play, parte al volo "Bad taste". Subito ti viene da pensare "Cazzo!!! Non sono più loro, ma sono sempre eccezionali!!!". Immaginate i Vanishing periodo "Still lifes are failing". Ecco, un pezzo cadenzato su quella falsa riga. Grande. Ma poi parte "El vejo matadero" e subito si torna sulle vecchie sonorità, ovvero un dark punk violento, veloce e d'assalto incisivo e massiccio. Gotico puro al 100% in "Cemetery" (gran pezzo... tutto così ovvio e scontato, ma tutto così bello!), rilettura in copia carbone di "Into the light" di Siouxsie in
"I think I'm dead", assolutamente non male, anche se avrei preferito una parte vocale più "cantata". "Paranoid" riporta alla mente i Vanishing ma del primissimo periodo e "Sexo suicida" chiude il lotto delle nuove composizioni in maniera più che decorosa. Le due cover presenti, "Tengo un pasajero" dei gloriosi Paralisis Permanente e "Me gusta ser una zorra" (ovvero "I wanna be your dog") nella versione dei Las Vulpess completano il dischetto. Piacevoli, divertenti, hanno il loro punto di forza nella semplicità delle composizioni. Questo promo sembra aprire nuove soluzioni musicali nella band, cosa che mi fa ben sperare per gli sviluppi futuri. Da sostenere se amate il genere. Non ve ne pentirete. [Max 13-34]
Sito web:
www.naughtyzombies.tk
 
° NORA KEYES - "Songs to cry by for the golden age of nothing" [Dual plover, 2005]
Non so voi, ma io ho dei gusti musicali. Nel senso che, in fondo in fondo, le cose che davvero mi emozionano dentro non sono così tante. E mi capita sempre di avvertire un sussulto al cuore quando inserisco un Cd che non conosco nel lettore e sento i fremiti sulla schiena. Ecco. Questo è esattamente quello che mi è successo con questo album di Nora Keyes. Nove tracce che sono un viaggio, in bilico tra il vintage e l'allucinogeno. Un ibrido folle tra Lydia Lunch, Edith Piaf, le sperimentazioni della Galas…dio… no… non basta… è Nora Keyes. Perché brani come "Look at you you're ugly" non possono non dilaniare. Perché leggere i suoi testi non può lasciare
indifferenti. Perché sentire la sua splendida voce volare sopra un accompagnamento minimale di violini, chitarre e poco altro fa venire la pelle d'oca. Oscura ma non nel senso gothic del termine. Le radici "nere" di Nora vanno a pescare direttamente alle melodie melodrammatiche di inizio secolo, strazianti e dilanianti come poche altre al mondo. "Cauliflower" è, giuro, da lacrime e se non vi siete straziati l'anima a sufficienza "My child" non vi allevierà di certo il dolore. La Keyes fa impallidire con cinque secondi di vocalizzi tutto il goticume lacrimoso che invade le vostre collezioni di dischi, rendendoli ridicoli e senza senso. Perché lei può piacere o meno ma ha un senso. Vero. Vivo. Vivido. Mi sono innamorato. Perdutamente. E non voglio essere salvato. Impedibile e fondamentale. Una delle artiste migliori degli ultimi anni. Produzione di un certo David J... [Max 13-34]
Sito web:
www.norakeyes.com
 
° VERONICA LIPGLOSS AND THE EVIL EYES - "The witch's dagger" [Gsl, 2005]
Non male questo debut Cd di Veronica Lipgloss and the Evil Eyes. Davvero. Già il precedente mini mi era piaciuto non poco e le aspettative per un album di pari livello se non superiore non sono state tradite. Undici tracce che pur non facendo gridare al miracolo si fanno amare, mischiando la nuova scuola americana (vedi Vanishing, Black Eyes, ecc...) con certi tratti tipicamente '70 di psichedelica e sonorità visionarie. Chitarre, batteria, voce, sax per un caleidoscopio affascinante a partire dalla splendida "Driving thru the rain", passando per la quasi jazzata "Mars", ombre di Public Image LTD meets Jesse Eva in "Strip mall glass" (grande il video incluso nel Cd, da
vedere e rivedere!), o la blueseggiante "Just for fun" e la zompettante "Unicorn song"… Non so, se Sixteens = Suicide + DarkDay, Veronica Lipgloss and the Evil Eyes = Bone Orchard + Laughing Clowns, tanto per capirci. E non mi sembra poco, anzi. Ottimo debutto. [Max 13-34]
Sito web:
www.veronicalipglossandtheevileyes.com
 
° ANTIQUARK - "Sky dancer" [autoprodotto, 2005]
Ed eccoci arrivati alla prova del nove per le Antiquark. Dopo due album ottimi tutti ci aspettavamo molto da questo terzo capitolo del duo italo-americano (che poi duo duo non è, dato che la figura del medium-ballerino Raul sta prendendo sempre più "potere" nell'immaginario Antiquark, visivo e non solo). Che devo dire? Personalmente le promuovo a pieni voti. Le idee si sono fatte man mano più smussate e mirate, andando a creare delle sonorità personali che stanno creando davvero un sound tutto loro. Il tappeto sonoro creato da Ant si è fatto più denso ed efficace, mentre la voce calda e profonda della dandyssima Maren va a cesellare emozioni in una
apparente indifferenza che crea atmosfere da brivido. Il disco è idealmente diviso in facciate, come nei vecchi e cari vinili. Sul lato A troviamo infatti sette nuove composizioni, mentre sul lato B ci sono quattro remix non male ma che sinceramente poco aggiungono e poco tolgono alle versioni originali. Ho apprezzato molto quelli di "Lopoff effect" e di "Nuklear suicide" ma li avrei visti meglio, magari, su qualche compilation piuttosto che in un Cd vero e proprio. Ciò non toglie che il disco sia ottimo, dimostrando come anche in certi generi la parola evoluzione non debba per forza corrispondere con commercializzazione. Avanti così. [Max 13-34]
Sito web:
www.antiquark.net
 
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