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° REDEMPION -
"Home" [Autoproduzione, 2005] |
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Le grandi aspettative
attorno al primo full length dei
Redempion da parte di tutti gli
appasionati di gothic rock non sono state
deluse. "Home" mostra subito
dalla prima traccia, "Times like
these", i progressi del gruppo
relativi alla (auto)produzione ed al
mixaggio del suono, rivelando
l'attenzione posta dai Redemption
riguardo al bilaciamento tra gli
strumenti reali (basso e chitarre) e
l'elettronica del
programming/drum-machine. Differenti dal
sound grave dei The Wake ripreso
ultimamente degli Screams For Tina, con
questo album il terzetto di Salt Lake
City sviluppa le sue solide influeze
gothic rock sisteriane in modo del tutto
nuovo per una band americana, |
proponendo
in chiave molto personale (ovvero
diversamente dai loro connazionali The
Drowning Season) il mood del gothic rock
inglese anni '90 di band quali Rosetta
Stone e Children On Stun. A testimonianza
di quanto detto, oltre alla già citata
"Times like these", stanno
tracce quali "After burn", la
canzone meno ispirata del lavoro con
driven beats su riffs alla profondo rosso
croce e delizia di ogni goth-rock
maniacs, "Your arms" e l'ottima
tittle track, potenziale hit da
dancefloor. Largo spazio, con ben tre
composizioni sulle totali otto del Cd, è
dato ai lenti sotto forma delle suadenti
"Absolution" e
"Pulse", dove la fredda
batteria elettronica segna il passo a
favore di strumenti più caldi come
bonghi, piano e violini, nonché della
conclusiva "Doubt and
circumstance" che seppur più
elettrizzata mantiene la stessa aura
malinconica. Nota particolare di merito
va a "Disillusion", gothic song
di grande impatto strutturata in
crescendo che fa coesistere la potenza
all'attitudine danzereccia e che diverrà
sicuramente la canzone simbolo dei
Redemption. Che dire ancora? Con
"Home" possiamo tranquillamente
affermare che il terzetto di Salt Lake
City è già da ora il punto di
riferimento del gothic rock negli Stati
Uniti. [Mr. Moonlight]
Sito web: www.redemptiononline.com |
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° FALLING YOU -
"Touch" [Fossil dungeon, 2005] |
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Sublime. Questo lavoro è
sublime. Ma andiamo con ordine... Il
tutto ruota attorno al compositore John
Michael Zorko che si è avvalso della
collaborazione alle voci di, tra le
altre, Dru Allen (This Ascension), Krista
Tortora (Full Blown Kirk), Jennifer
McPeak, Aimee Page, Sara Ayers, Erica
Mulkey (Unwoman), Victoria Lloyd (Claire
Voyant).. La maestria nel comporre vere e
proprie gemme emotive in musica di
Michael, già apprezzata in vari album,
colonne sonore e collaborazioni, si eleva
qui al grado massimo di avvicinamento
della perfezione, dove la delicatezza e
la malinconia raggiungono
quell'equilibrio tra sogno e realtà,
senza risultare |
noioso o
prolisso, anzi. Confezione in digipack
superlativa, come da abitudine della
sempre eccellente Fossil Dungeon (che
ammiro per la su politica... poche uscite
ma buone, mirate e curatissime). Ambient,
pop, melodia, malinconia, romanticismo,
bellezza e splendore. Tutto questo e
molto di più in un disco che parla da
solo. Perfetto per una notte d'estate,
fresca, sdraiati guardando il cielo con
le nuvole che giocano con la luna. [Max
13-34]
Sito web: www.fossildungeon.com |
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° TELEGRAM -
"Telegram" [High tide, 2005] |
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Provengono dalla provincia
di Mestre i Telegram, duo formato da
Claudio Valente e Nicola Gomirato, nomi
già noti nel panorama underground
indipendente italiano (ricordiamo che tra
le altre band in cui Claudio ha militato
come cantante c'erano anche gli Art
Déco, band new wave elettronica dei
primissimi '80). Le sonorità che
trasudano da questo Cd non possono che
rimandare direttamente al rock, quello
vero, crudo, Ziggy, Iggy e Lou, non tanto
per la struttura dei pezzi (dove spesso,
spessissimo, il pop, anche se raffinato,
la fa da padrone) quanto nell'attitudine
e soprattutto nei testi. Metropolitani e
vissuti quanto basta, rimandano più di
una |
volta al
modo di scrivere scarno e diretto di
persone come, appunto, Reed. Un buon
disco, dunque, dove forse i difetti
maggiori risiedono nell'eccessiva pulizia
e ricercatezza di alcuni arrangiamenti
che rendono a tratti il lavoro poco
digeribile. Tracce lontanissime di new
wave si possono riscontrare qua e là, ma
siate avvertiti vecchi wavers, qua niente
rimandi diretti a Death in Venice (un
esempio a caso... sarà per la zona?)
& co... solo pop rock. Non male come
debut anche se ho l'impressione che i
nostri potrebbero fare sicuramente di
meglio. Impressione che mi ha catturato
in pieno dopo l'ascolto della splendida
traccia conclusiva, "Invernomuto
(telegram spam)", nettamente una
spanna sopra rispetto al pur decoroso
materiale che completa il Cd. Teneteli
d'occhio, potrebbero riservare delle
sorprese. [Max
13-34]
Sito web: www.telegram.it |
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° BUBBLEBALLS -
"Noise clear identity Ep"
[autoprodotto, 2005] |
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Se invece di scopiazzare
per la milionesima volta "The wall
of sacrifice" le band neofolk
prendessero esempio dai Bubbleballs,
sicuramente il mercato sarebbe meno
inflazionato di mediocrità e la cosa si
farebbe più interessante. Ecco, si, è
proprio questo il termine adatto per
descrivere questo mini Cd. Interessante e
curioso. Immaginate Il neofolk classico,
con qualche goccia medievale, ed
immergetelo nel trip hop oscuro. Ci
riuscite? Se la cosa vi sembra
impossibile od incoerente, fareste meglio
a dare un ascolto queste 4 tracce (più
un'alternate version). "Noise clear
identity" è un ottimo biglietto da
visita, così come "When the angels
falls down" ci |
emoziona
con la sua carica decadente ed intimista.
Ma il primo vero grande passo lo abbiamo
con "Painless", sorta di brano
in bilico tra il marziale, l'Aphex Twin
più schizoide e tanta, tanta voglia di
sperimentare. Più "classica",
dal sapore Sol invictus-iano è
"Over the shadows of smoke",
mentre la conclusiva "Noise clear
identity (acoustic remix)"
onestamente non toglie e non aggiunge
nulla ad un Ep che i fa davvero ben
sperare per il futuro di un genere che
ormai da troppo tempo è stagnante.
Ottimo lavoro. [Max
13-34]
E-mail: bubbleballs@libero.it |
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° IN VITRO TEST -
"L'age du triangle d'or" [autoprodotto,
2005] |
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Dopo aver vissuto
attivamente più di due lustri di
underground musicale italiano, riecco
tornare alla luce gli In Vitro Test,
progetto proveniente dal trevisano che
ruota attorno alla figura di F.C.N. Non
posso dire menzogne, questo Cd non è di
facile ascolto, ma non posso mentire a me
stesso: mi è piaciuto da morire! Ambient
"musicale" che mi ha rimandato
spesso e volentieri a mostri sacri come i
Coil o 23 Skidoo, più per l'attitudine
che per il suono vero e proprio. E' stato
davvero emozionante far girare questo
dischetto nel lettore. Persino la cover
della stranota e strausata "Knocking
on Heaven's Door" di Dylan si è
fatta ascoltare con piacere... sarà |
l'aria
morbosa che permea tutto il lavoro, sarà
quella sensazione di instabilità
psichica che trasmettono le atmosfere
evocate dalle canzoni, ma lavori come
questo, davvero, ti costringono a non
ascoltare altro per il resto della
giornata. Un ottima prova di un artista
che non conoscevo, sennonché leggendo la
bio ho scoperto che faceva parte verso la
fine degli '80 dei grandissimi Casa Rosa
Confetto, gruppo sottovalutato e snobbato
dai più, che ha fatto cose, secondo me,
davvero interessanti. [Max
13-34]
Sito web: http://invitrotest.altervista.org |
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° THE SUNSET BOULEVARD -
"In the silence" [autoprodotto, 2002] |
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Mi era sfuggito di mano
questo demo Cd dei veneti Sunset
Boulevard, band che vanta al suo interno
alcuni nomi noti e meno noti delle
attività "oscure" del
nord-est. Veterani della scena dunque,
non ragazzini alle prime armi. E si sente
subito. Produzione impeccabile (se non
fosse per le basi di batteria elettronica
il tutto suonerebbe sicuramente
migliore), padronanza degli strumenti
sopra la media. Manca forse
l'omogeneità, dato che si passa
tranquillamente dal neofolk
("Laurie") al goth rock dei
primi '90 ("In the silence")
alla darkwave classica inglese di fine
'80 ("Tsurokawa") fino a cose
che mi hanno rimandato alla ballata
crepuscolare e depressa alla |
Sisters/Mission
("Cassandra song"). Insomma, ce
n'è per tutti, cosa che può essere un
pregio o un difetto, sta a voi decidere.
Lavorerei magari di più sulla voce,
troppo statica, e cercherei di amalgamare
le influenze invece di fare "una
cosa per volta". Discreto, comunque.
[Max 13-34]
Sito web: http://sunsetblv.altervista.org |
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° THE SECRET'S ORIS -
"Pictures... in black..."
[autoprodotto, 2005] |
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Era un po' di tempo che non
avevo notizie riguardo ai Twilight se non
tramite vie traverse (amici che hanno
sentito amici che gli hanno detto che
forse che che che....). Ed ecco che,
senza preavviso, mi arriva questo demo Cd
che decreta la morte dei Twilight a
favore della nascita di questo nuovo
progetto. Formazione cambiata, suono
rinnovato e grinta guadagnata. Scompaiono
infatti le tastiere e le atmosfere più
smaccatamente romantiche a favore di un
sound più chitarristico e diretto. Le
radici del combo affondano in pieno nel
goth rock anni '80, con brani carichi ed
oscuri. Purtroppo la registrazione non è
assolutamente il massimo e va a sminuire
il potenziale |
delle
composizioni ma è un primo passo, quindi
si può perdonare. Le canzoni fanno parte
di quella frangia musicale ancora in
cerca di una vera identità, non sono
assolutamente brutte, ma neanche
memorabili, risentono troppo delle
influenze scolastiche derivanti dalle
bands di riferimento. Mi è piaciuta
molto "I saw to you" e non è
male "Oceania", ma nel
complesso si naviga attorno alla
sufficienza, cosa non negativa ma che
rischia di far cadere nel dimenticatoio
band che potrebbero dare molto di più.
Per ora va bene, ma mi aspetto sviluppi
importanti per il futuro. [Max
13-34]
E-mail: ledukenoir@msn.com |
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° EVOE' - "W"
[autoprodotto, 2005] |
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Dopo la scissione
(momentanea? Definitiva?) dei Fatima,
Stefano Mori aveva dato luce al suo
progetto solista, gli Evoè, già
recensiti con il demo "Rethor"
due anni fa su queste stesse pagine. Se
in sede di recensione avevo accennato
alla prolissità di alcune composizioni,
stavolta, paradossalmente, la cosa è
stata fatta più in grande. Tre tracce,
delle vere e proprie mini suite di
ambient elettronica che, ad un primo
ascolto, lasciano interdetti. Potrebbero
sembrare noiose, ripetitive, ma in
realtà esaltano, a mio modesto parere,
le qualità di quello che dovrebbe essere
considerato "ambient". Perché
se è vero che sempre musica d'atmosfera
si tratta, perlomeno qui ci sono guizzi,
cambiamenti, silenzi e rumori... il tutto
seguendo una linea logica ipnotica che
non può non farmi apprezzare questo
lavoro. Certo, non è un disco facile, ma
sono sicuro che potrà dare non poche
emozioni agli amanti del genere. Una nota
positiva inoltre va dato al packaging, |
tra i
più folli che mi siano mai stati
inviati... il Cd infatti è racchiuso in
una lastra (mi sembra si tratti di una
lastra toracica) VERA piegata in due e
chiusa lateralmente da due bulloni con
corrispettive viti. Semplicemente
geniale. Un ottimo lavoro dunque, anche
se (giudizio personalissimo) sono
convinto che musiche di questo genere
vadano accompagnate ad un supporto video
(lo so, sono monotono, dico sempre la
stessa cosa, ma che ci devo fare se la
vedo così?). Complimenti. [Max
13-34]
E-mail: mostef@libero.it |
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° SPLEEN CARESS -
"S/T" [Kovalnikow syndacate prod.,
2004] |
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Da Chieti ecco a voi gli
Spleen Caress che, dopo qualche annetto
di gavetta, sono arrivati alla
pubblicazione del piacevole Cd omonimo
che ho tra le mani. Parto col dire che il
lavoro è registrato bene, suonato bene,
cantato discretamente (la pronuncia in
inglese non è perfetta, ma ho sentito di
molto peggio) e presentato bene, con una
copertina curata ed una curiosa apertura
del foglio interno a croce. Nessun
problema dunque? Non proprio... I nostri,
pur scrivendo ottime canzoni,
assomigliano molto, troppo ai Cure, in
particolare a quelli anni '90. Tranne
qualche guizzo come "Have you ever
danced...?" , le composizioni si
muovono tutte attorno al tipico 4/4 |
alla
Robert. La cosa in se non è un delitto,
anzi, ci sono un sacco di band che si
rifanno più o meno palesemente a mostri
sacri del genere, ma consiglierei agli SC
di osare un po' di più e di trovare una
loro strada, dato che le capacità
tecniche e compositive ci sono tutte. In
ogni caso gli otto brani si lasciano
ascoltare piacevolmente, senza pretese
particolari. Emotive, romantiche,
malinconiche. Date un ascolto al loro
materiale sul sito ufficiale e fatevi un
idea. Ma ripeto, un po' di originalità
in più non guasta mai. [Max
13-34]
Sito web: www.spleencaress.com |
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° ORANGESEED PARADE -
"Orangeseed Parade" [BBZF, 1991] |
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Non erano assolutamente
male questi Orangeseed Parade, segnalati
tempo fa sulle news da Mr. Moonlight.
Reminescenze di Psi Com e primissimi Gene
Loves Jezebel si mischiavano ai Cult o
alle cose più street rock. I nostri
infatti prima di questa band militavano
in altre formazioni dedite a sonorità
più vicine a Faster Pussycat et similia,
ovvero una ripresa del glam anni '70
riportata verso gli '80. Evidenti tracce
di questo passato si possono trovare in
tracce come "Mr. Messick's
garden", dove la band, nonostante il
cantato malato e vagamente Murphy-ano di
Nathan Bradley non riesce a nascondere
una vena rock blues marcatissima che
rendeva la loro proposta |
originale
ed interessante. Brani violenti come il
sabba di "Back from the dead"
(in puro stile Bauhaus/Christian Death)
andavano ad accostarsi quindi ad altri
come la semi ballata acustica
"Rodent in the playpen", dal
sapore "Jane's addictiano".
Peccato che la loro storia sia stata
così breve (1989 - 1992) perché la loro
formula, pur non essendo originalissima,
aveva qualcosa di particolarmente
accattivante, di certo superiore alla
media nei generi sopraccitati in quegli
anni. Parte della band ora va a comporre
i Twenty Ripped Angels, ma questa è
tutta un altra storia... personalmente
preferisco di gran lunga questi
Orangeseed Parade e mi risparo "Back
from the dead", una "hit"
mancata che va riscoperta e riballata in
tutti i club. Semplice, diretta,
terribilmente catchy. Trovate questo
album, è uno di quei tesori nascosti che
potrebbero stupirvi. [Max
13-34]
Sito web: www.orangeseedparade.com |
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° PUNISH YOURSELF -
"Behind the city lights" [D-trash
records, 2003] |
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Allora: se andate sul loro
sito la prima cosa che leggerete è
"Se non vi piacciono macchine
(inteso come strumenti), chitarre, gay,
sesso droga e violenza, andate affanculo.
Se invece cercate cyberpunk, siete nel
posto giusto". Non male come
introduzione, no? I fluorescenti e
coloratissimi Punish Yourself sono qua
per proporre un esplosiva miscela in
bilico tra Atari Teenage Riot, primissimi
Marilyn Manson, Alien Sex Fiend,
Exploited e chi più ne ha più ne metta.
Questo live album ci mostra il lato più
violento dei quattro ceffi, con bordate
electropunk del calibro di "I like
it" o "They don't want
you" e testi politically incorrect
come "Gimme cocaine" o |
"Salvation
is a last minute business". Se ci si
immerge nell'atmosfera è praticamente
impossibile non venirne rapiti tanta è
la fisicità con la quale, i nostri, si
buttano su loro stessi vomitando scariche
di energia ovunque. Ma è inutile
dilungarsi più di tanto: se queste poche
righe vi hanno incuriosito andate sul
loro sito e scaricate GRATUITAMENTE
questo album. Fatevene un idea,
godeteveli od odiateli, poi fatemi
sapere. Per quanto mi riguarda, rifaccio
partire il Cd. E un po' invidio chi se li
è visti a Lipsia... la Francia si
conferma uno stato florido di band
interessanti. A manetta!!! [Max
13-34]
Sito web: http://punishyourself.free.fr |
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° ERIK URSICH
"Kanashii - il piacere della tristezza"
[Punch productions, 2004] |
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Sapete quando si dice che
un lavoro o si ama o si odia? Ecco.
Questo è uno di quelli. Potreste
ritenerlo un capolavoro o una palla
tremenda. Personalmente, pur non facendo
i salti di gioia, l'ho trovato davvero
buono. Dopo più di quindici anni di
autoproduzioni, cassette e
sperimentazioni al limite della follia,
esce questo debutto vinilico di Erik
Ursich, che già dalla grafica si impone
per la sua malinconica bellezza. Otto
tracce registrate a cavallo tra il 1993
ed il 2000 che hanno come filo conduttore
la malinconia e la tristezza, in un
ambientazione grigia come il vinile che
gira sul piatto mentre sto scrivendo. E
se le intenzioni di Erik erano di
suscitare in |
noi
queste emozioni, non ci sono dubbi...
c'è riuscito davvero. Tra moog,
tastiere, strumenti elettronici (non
vorrei sbagliarmi, ma credo di aver
sentito anche un theremin...) le sulfuree
e dilatate composizioni scorrono via,
lasciando una scia nebulosa e rarefatta,
dove le emozioni non trovano più parole
per spiegarsi. Perché la malinconia non
è tristezza. E' molto più sottile e
tagliente, così come il minimalismo
dell'ambient che riempie la mia stanza in
questo momento tradisce la sua falsa
innocuità per lasciare, poco alla volta,
una serie di segni emotivi che
trascinerò a lungo. Un piccolo oggetto
di culto, limitato a 300 copie numerate a
mano. [Max 13-34]
Sito web: www.punchrecords.it |
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° GALATI -
"Dreamtime" [autoprodotto, 2005] |
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Torna, da Padova, il
prolifico Galati con quattordici tracce
inedite ed una rilettura di
"Mountain lake",
originariamente inclusa nel primo Cd
"Snowscape" (ovvero quando il
nostro ancora si cimentava in soundscapes
industrial-siderali). Non c'è che dire,
la proposta di Roberto, nonostante
l'enorme quantità di materiale
registrato nell'arco di un anno (tre demo
Cd zeppi di canzoni inedite) si mantiene
sempre su ottimi livelli. La
passionalità delle sue composizioni
trasuda da ogni secondo di questo
dischetto. Un album per anime
travagliate, senza respiro, malinconico e
struggente, anche se a volte non mancano
flebili sprazzi di luce ("Summer
dreams") |
e
bizzarrie simil pop ("Jazzy rousing
mood"). Prende forma anche una certa
sorta di rabbia, quasi il naturale
passaggio tra l'estrema depressione
confusa e la ripresa coscente
("Emptying my ruined shell"),
mentre le liriche sono nuovamente
incentrate sui rapporti tra le persone.
Travagliati, forti, dolorosi ed
emozionali. Già l'opener strumentale
"Steal my thoughts" crea
l'atmosfera di, per dirla alla Waters,
"Quiet desperation". La
disconnessa "Moonlight through the
rain" tira una coltellata al cuore,
sospesa in bilico tra post rock e Sol
Invictus. "Beauty of a woman",
carica di dissonanze e controtempi, crea
un collage schizoide dove fa comparsa
anche una tromba dal vago sapore
tuxedomooniano. Echi di Swans con le
lamette in mano su "Too cold to
talk". "Wall" è uno dei
pezzi più diretti anche se pecca di una
scarsa qualità nel mixaggio. "What
I feel is real" ha le reminescenze
acustiche dei primi Cranes, solo un po'
più depressi, mentre la conclusiva
"Dreamtime", che da anche il
titolo all'album, è una specie di
bluesaccio vagamente psichedelico non
completamente riuscito, paradossalmente
il brano meno riuscito dell'intero
lavoro. Ciò non toglie che nel complesso
non posso che giudicare in modo più che
positivo questo lavoro, con tutte le
carenze del caso, data l'autoproduzione e
la registrazione casalinga. Galati si
riconferma come uno dei pochi personaggi
veri della scena. Dark senza averne
nessun cliché, mette in pratica il
concetto di poesia ed emotività in
musica. Ottimo. Avanti così. [Max
13-34]
Sito web: www.galatimusic.com |
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° MARVIN AYRES / PETE
GOMES - "Sensory"
° MARVIN AYRES - "Neptune"
° MARVIN AYRES - "Cellosphere"
[Burning shed, 1999/2004] |
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Quando si dice musica
"difficile"... Il compositore
produttore violoncellista e pianista
Marvin Ayres, nonostante i suoi trascorsi
come session man in gruppi come Culture
Club et simila, riesce davvero a creare,
come solista, |
delle
opere uniche. Uniche nel senso che sono
DAVVERO difficili da digerire. Non
intendo dire che siano brutte, anzi, ma
posso capire che composizioni basate
prevalentemente su suoni prodotti da un
violoncello manipolati attraverso
effetti, macchine e strumenti, non siano
proprio easy listening. Interessante ed
affascinante il suo percorso, anche se il
lato che più ho gradito di Marvin è
quello audio/visivo nel dvd
"Sensory" prodotto in
collaborazione con il regista Pete Gomes.
Immagini che mi hanno ricordato vagamente
Godfrey Reggio, pur se molto molto più
statiche. Questo matrimonio porta ai
massimi livelli le qualità espressive di
Marvin, sperimentatore estremo che ha
fatto dell'ambient più monolitico la sua
forma d'espressione prediletta. Un
viaggio, questi tre lavori, un trip senza
droghe dove mente, sensi, corpo ed anima
possono lasciarsi andare, dove ogni
minima variazione di suono o tonalità è
come un piccolo granello di sabbia che si
posta nel deserto. Microscopico ma
importante. Sta a voi ora decidere se
cose così sono insopportabili o
divine... se certe sonorità vi sono
familiari consiglio un ascolto dei
samplers sul sito ufficiale. [Max
13-34]
Sito web: www.marvinayres.com |
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° SINT -
"Nautilus" [autoprodotto, anno ignoto] |
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Per chi, come me, si
chiedeva che fine avessero fatto i
membri, o parte di essi, dei gloriosi
CCC-CNC-NCN, ecco a voi una dritta.
Questo progetto infatti include ex membri
del grandioso combo piemontese, e pur
distaccandosi dalle sonorità a cui ero
abituato, mi hanno affascinato non poco.
Accompagnato da un libro formato 10"
con dodici dipinti intriganti e visionari
(mi hanno ricordato vagamente Keith
Haring) che dovrebbero rappresentare un
sogno, si propone come uno degli oggetti
più belli che siano mai entrati nella
mia collezione di dischi. Le dodici
tracce senza titolo, credo vadano ad
accoppiarsi idealmente ai dipinti in
questione, creando un tutt'uno |
davvero
azzeccato. La musica che fuoriesce dagli
altoparlanti mentre gli occhi si posano
avidi su quelle pagine, è un ambient
elettronico molto semplice, divertente ed
efficace, quasi una serie di nenie e
cantilene, che rilassanti e visionarie
portano l'ascoltatore nel mood giusto per
immergersi nella valanga di colori e
tratti decisi. Una bellissima sorpresa,
un lavoro non per tutti ma che
sicuramente darà gioia a chi avrà la
fortuna o la volontà di venirne in
possesso. [Max
13-34]
Sito web: http://www.ecn.org/nautilus/index.html |
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° FEDERICO FASCE -
"Winter blossooms" [autoprodotto, 2005] |
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E siamo al quarto lavoro.
E' impressionante come la vena creativa
di Federico sia sempre così florida e
fertile! A distanza di pochi mesi dal 3°
Cd infatti, il Nostro si rifà avanti con
un lavoro che è un po' un ritorno al
passato, con marcate venature
neoclassiche e medievaleggianti. Un
esempio su tutti può essere la
dolcissima "Aporein",
delicatamente soffice e sognante. Manca
questa volta il piglio in più, il
desiderio di percorrere strade nuove che
ha contraddistinto il percorso musicale
di Federico ma il tutto può anche essere
visto in un ottica differente, ovvero
tornare sui propri passi in seguito al
bagaglio di esperienze accumulato per
migliorare le cose. Da |
questo
punto di vista il lavoro è ottimo, anche
se i problemi presenti nei precedenti
lavori sussiste, ovvero una
strumentazione limitata, che sacrifica
spesso la vera bellezza delle
composizioni. Ciò non toglie che resto
convinto di una cosa: date a Federico uno
studio e degli strumenti validi e vi
tirerà fuori dei capolavori in bilico
tra l'ambient medievale e il prog meno
autoindulgente. Ottima prova di
"transazione", se così si può
dire, in attesa di nuovi sviluppi da
parte di un artista che ha fatto
dell'umiltà e della perseveranza la sua
bandiera. Non posso che rispettare
profondamente Fasce e tutto il suo
operato. [Max 13-34]
E-mail: federicofasce@hotmail.com |
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° ROBERT SCHNEIDER -
"Die fabrik" [autoprodotto, 2005] |
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Aspettavo con curiosità
questo lavoro del prolifico Robert
Schneider, artista che mi ha sempre
affascinato nonostante le sue produzioni
non mi abbiano sempre catturato al cento
per cento. Devo subito dire che la pecca
maggiore dei dischi di Robert, purtroppo,
è ancora presente ovvero l'uso nella
maggior parte dei brani di quella voce
troppo effettata e filtrata che, alla
lunga rende pesante e difficile l'ascolto
dei suoi lavori. Ma tant'è, questo è
diventato anche il suo trademark e quindi
via. Se c'è una cosa che il nostro sa
fare benissimo, è l'electro minimale dei
primi anni '80. Non posso non godere nel
sentire brani come "Hate",
"Les artistes",
"Coldbeat"... Insomma il |
Nostro
fa parte di quella schiera di Artisti che
non posso non stimare data la convinzione
e genuinità con cui portano avanti i
loro progetti. Certo le lacune sul
prodotto finito non mancano ma non sono
assenti nemmeno momenti di piacere come
sulle canzoni sopraelencate. Schneider
non vuole vendere milioni di dischi, non
vuole essere una rockstar, semplicemente
fa musica. la SUA musica. Vera e
schietta. E vuole condividerla con noi.
Tolgo il cappello e aspetto con ansia il
prossimo tassello di questo mosaico
pazzo, terribile o bellissimo ma comunque
vivo ed interessante. [Max
13-34]
Sito web: www.comune.orbassano.to.it/sonicweb/robert/index.htm |
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° CARLO SPERA &
STEREONOISE - "Sto correndo"
(Videoradio, 2005] |
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Disco molto interessante
questo debutto di Carlo Spera &
Stereonoise, progetto formato da Carlo
Porrà, Mario Massa e Maurizio Marzo. Le
loro influenze, che spaziano
dall'elettronica sperimentale al jazz
all'avanguardia, trovano sfogo in
quindici brani di non facile ascolto ed
assimilazione, ma che tengono alta
l'attenzione dell'ascoltatore durante
tutto l'album, cosa che lo rende
sicuramente un prodotto valido. Ho amato
soprattutto la loro capacità di creare
affreschi sghembi poppeggianti, dove gli
intarsi di tromba e di chitarra si
incastrano alla perfezione con
l'elettronica (sempre raffinata e mai
invadente), vero motore dell'album.
Intelligente, interessante, |
affascinante.
Ecco i tre termini che meglio si addicono
a questo Cd il cui unico neo,
perdonatemelo, è l'orrenda copertina che
dimostra, comunque, come l'abito non
faccia il monaco. Non recuperare questo
album potrebbe essere una delle scelte
peggiori degli ultimi tempi per chi ama
queste sonorità... datevi da fare! [Max
13-34]
Sito web: www.stereonoise.com |
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° 80th DISORDER -
"Homefront/Good enough mother"
[autoprodotto, 2005] |
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Questo singolo dei finnici
80th Disorder ha tutti i pregi e i
difetti di molte delle bands che si
muovono attorno a certe sonorità.
Tonnellate di Depeche Mode, synth pop
anni '80 e spruzzate di Orgy qua e là
(per quest'ultima influenza vedi il lato
A, "Homefront"). Non c'è nulla
di male ed, anzi, sentire bands come gli
80th Disorder non può che far piacere
dato che sanno come comporre e suonare un
pezzo. La voce non è male, i suoni sono
molto buoni, i pezzi orecchiabili ma ho
la netta sensazione che i nostri possano
dare di più, quasi come se si siano
autolimitati un poco, forse abbagliati
dal concetto di "rimanere fedeli a
determinati standard". Osare è la
parola chiave |
in
questo caso. Sono certo che le loro già
buone capacità li potrebbero sicuramente
far progredire, perlomeno staccandosi
dalla marea di buone band ma tutte troppo
simili per poter veramente spiccare nel
mercato discografico odierno, underground
o mainstream che sia. [Max
13-34]
Sito web: www.listen.to/80thdisorder |
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° SOULSCAPE - "Grave
new world" [autoprodotto, 2004] |
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Quanto vi mancano i London
After Midnight? Quelli vecchi e veri,
però, non le bamboline plasticose che
ogni tanto si aggirano sui palchi di
mezza Europa negli ultimi anni... Bene,
mentre ancora attendete l'illusione vaga
di poter sentire qualcosa di nuovo da
loro quattro, non lasciatevi scappare
questi Soulscape. Un ibrido tra LAM, la
melodia dei Depeche Mode, qualche punta
di Mission e (ahimè) Fields of the
Nephilim. Il gothic rock è tornato
dunque? Beh, rispolverato, rimodernato,
ripulito ma credo proprio di sì. Sin
dall'opener "First blood" mi
sembra che le carte in tavola siano
chiare. Tonnellate di rabbia oscura,
malinconia a denti stretti e spruzzate di |
elettronica
qua e là, mai invadente o pesante, solo
un orpello in più che ci ricorda che i
tempi cambiano e non ci sarà mai più un
"First and last and always" o
un "God's own medicine" quindi
tanto vale guardare avanti e godersi il
presente. Non sono innovativi, non sono
riconoscibili tra mille, ma sono molto
piacevoli e gradevoli. Se amate il
genere, un ascoltino glielo darei... [Max
13-34]
Sito web: www.soulscape.org |
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