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° REDEMPION - "Home" [Autoproduzione, 2005]
Le grandi aspettative attorno al primo full length dei Redempion da parte di tutti gli appasionati di gothic rock non sono state deluse. "Home" mostra subito dalla prima traccia, "Times like these", i progressi del gruppo relativi alla (auto)produzione ed al mixaggio del suono, rivelando l'attenzione posta dai Redemption riguardo al bilaciamento tra gli strumenti reali (basso e chitarre) e l'elettronica del programming/drum-machine. Differenti dal sound grave dei The Wake ripreso ultimamente degli Screams For Tina, con questo album il terzetto di Salt Lake City sviluppa le sue solide influeze gothic rock sisteriane in modo del tutto nuovo per una band americana,
proponendo in chiave molto personale (ovvero diversamente dai loro connazionali The Drowning Season) il mood del gothic rock inglese anni '90 di band quali Rosetta Stone e Children On Stun. A testimonianza di quanto detto, oltre alla già citata "Times like these", stanno tracce quali "After burn", la canzone meno ispirata del lavoro con driven beats su riffs alla profondo rosso croce e delizia di ogni goth-rock maniacs, "Your arms" e l'ottima tittle track, potenziale hit da dancefloor. Largo spazio, con ben tre composizioni sulle totali otto del Cd, è dato ai lenti sotto forma delle suadenti "Absolution" e "Pulse", dove la fredda batteria elettronica segna il passo a favore di strumenti più caldi come bonghi, piano e violini, nonché della conclusiva "Doubt and circumstance" che seppur più elettrizzata mantiene la stessa aura malinconica. Nota particolare di merito va a "Disillusion", gothic song di grande impatto strutturata in crescendo che fa coesistere la potenza all'attitudine danzereccia e che diverrà sicuramente la canzone simbolo dei Redemption. Che dire ancora? Con "Home" possiamo tranquillamente affermare che il terzetto di Salt Lake City è già da ora il punto di riferimento del gothic rock negli Stati Uniti. [Mr. Moonlight]
Sito web:
www.redemptiononline.com
 
° FALLING YOU - "Touch" [Fossil dungeon, 2005]
Sublime. Questo lavoro è sublime. Ma andiamo con ordine... Il tutto ruota attorno al compositore John Michael Zorko che si è avvalso della collaborazione alle voci di, tra le altre, Dru Allen (This Ascension), Krista Tortora (Full Blown Kirk), Jennifer McPeak, Aimee Page, Sara Ayers, Erica Mulkey (Unwoman), Victoria Lloyd (Claire Voyant).. La maestria nel comporre vere e proprie gemme emotive in musica di Michael, già apprezzata in vari album, colonne sonore e collaborazioni, si eleva qui al grado massimo di avvicinamento della perfezione, dove la delicatezza e la malinconia raggiungono quell'equilibrio tra sogno e realtà, senza risultare
noioso o prolisso, anzi. Confezione in digipack superlativa, come da abitudine della sempre eccellente Fossil Dungeon (che ammiro per la su politica... poche uscite ma buone, mirate e curatissime). Ambient, pop, melodia, malinconia, romanticismo, bellezza e splendore. Tutto questo e molto di più in un disco che parla da solo. Perfetto per una notte d'estate, fresca, sdraiati guardando il cielo con le nuvole che giocano con la luna. [Max 13-34]
Sito web:
www.fossildungeon.com
 
° TELEGRAM - "Telegram" [High tide, 2005]
Provengono dalla provincia di Mestre i Telegram, duo formato da Claudio Valente e Nicola Gomirato, nomi già noti nel panorama underground indipendente italiano (ricordiamo che tra le altre band in cui Claudio ha militato come cantante c'erano anche gli Art Déco, band new wave elettronica dei primissimi '80). Le sonorità che trasudano da questo Cd non possono che rimandare direttamente al rock, quello vero, crudo, Ziggy, Iggy e Lou, non tanto per la struttura dei pezzi (dove spesso, spessissimo, il pop, anche se raffinato, la fa da padrone) quanto nell'attitudine e soprattutto nei testi. Metropolitani e vissuti quanto basta, rimandano più di una
volta al modo di scrivere scarno e diretto di persone come, appunto, Reed. Un buon disco, dunque, dove forse i difetti maggiori risiedono nell'eccessiva pulizia e ricercatezza di alcuni arrangiamenti che rendono a tratti il lavoro poco digeribile. Tracce lontanissime di new wave si possono riscontrare qua e là, ma siate avvertiti vecchi wavers, qua niente rimandi diretti a Death in Venice (un esempio a caso... sarà per la zona?) & co... solo pop rock. Non male come debut anche se ho l'impressione che i nostri potrebbero fare sicuramente di meglio. Impressione che mi ha catturato in pieno dopo l'ascolto della splendida traccia conclusiva, "Invernomuto (telegram spam)", nettamente una spanna sopra rispetto al pur decoroso materiale che completa il Cd. Teneteli d'occhio, potrebbero riservare delle sorprese. [Max 13-34]
Sito web:
www.telegram.it
 
° BUBBLEBALLS - "Noise clear identity Ep" [autoprodotto, 2005]
Se invece di scopiazzare per la milionesima volta "The wall of sacrifice" le band neofolk prendessero esempio dai Bubbleballs, sicuramente il mercato sarebbe meno inflazionato di mediocrità e la cosa si farebbe più interessante. Ecco, si, è proprio questo il termine adatto per descrivere questo mini Cd. Interessante e curioso. Immaginate Il neofolk classico, con qualche goccia medievale, ed immergetelo nel trip hop oscuro. Ci riuscite? Se la cosa vi sembra impossibile od incoerente, fareste meglio a dare un ascolto queste 4 tracce (più un'alternate version). "Noise clear identity" è un ottimo biglietto da visita, così come "When the angels falls down" ci
emoziona con la sua carica decadente ed intimista. Ma il primo vero grande passo lo abbiamo con "Painless", sorta di brano in bilico tra il marziale, l'Aphex Twin più schizoide e tanta, tanta voglia di sperimentare. Più "classica", dal sapore Sol invictus-iano è "Over the shadows of smoke", mentre la conclusiva "Noise clear identity (acoustic remix)" onestamente non toglie e non aggiunge nulla ad un Ep che i fa davvero ben sperare per il futuro di un genere che ormai da troppo tempo è stagnante. Ottimo lavoro. [Max 13-34]
E-mail:
bubbleballs@libero.it
 
° IN VITRO TEST - "L'age du triangle d'or" [autoprodotto, 2005]
Dopo aver vissuto attivamente più di due lustri di underground musicale italiano, riecco tornare alla luce gli In Vitro Test, progetto proveniente dal trevisano che ruota attorno alla figura di F.C.N. Non posso dire menzogne, questo Cd non è di facile ascolto, ma non posso mentire a me stesso: mi è piaciuto da morire! Ambient "musicale" che mi ha rimandato spesso e volentieri a mostri sacri come i Coil o 23 Skidoo, più per l'attitudine che per il suono vero e proprio. E' stato davvero emozionante far girare questo dischetto nel lettore. Persino la cover della stranota e strausata "Knocking on Heaven's Door" di Dylan si è fatta ascoltare con piacere... sarà
l'aria morbosa che permea tutto il lavoro, sarà quella sensazione di instabilità psichica che trasmettono le atmosfere evocate dalle canzoni, ma lavori come questo, davvero, ti costringono a non ascoltare altro per il resto della giornata. Un ottima prova di un artista che non conoscevo, sennonché leggendo la bio ho scoperto che faceva parte verso la fine degli '80 dei grandissimi Casa Rosa Confetto, gruppo sottovalutato e snobbato dai più, che ha fatto cose, secondo me, davvero interessanti. [Max 13-34]
Sito web:
http://invitrotest.altervista.org
 
° THE SUNSET BOULEVARD - "In the silence" [autoprodotto, 2002]
Mi era sfuggito di mano questo demo Cd dei veneti Sunset Boulevard, band che vanta al suo interno alcuni nomi noti e meno noti delle attività "oscure" del nord-est. Veterani della scena dunque, non ragazzini alle prime armi. E si sente subito. Produzione impeccabile (se non fosse per le basi di batteria elettronica il tutto suonerebbe sicuramente migliore), padronanza degli strumenti sopra la media. Manca forse l'omogeneità, dato che si passa tranquillamente dal neofolk ("Laurie") al goth rock dei primi '90 ("In the silence") alla darkwave classica inglese di fine '80 ("Tsurokawa") fino a cose che mi hanno rimandato alla ballata crepuscolare e depressa alla
Sisters/Mission ("Cassandra song"). Insomma, ce n'è per tutti, cosa che può essere un pregio o un difetto, sta a voi decidere. Lavorerei magari di più sulla voce, troppo statica, e cercherei di amalgamare le influenze invece di fare "una cosa per volta". Discreto, comunque. [Max 13-34]
Sito web:
http://sunsetblv.altervista.org
 
° THE SECRET'S ORIS - "Pictures... in black..." [autoprodotto, 2005]
Era un po' di tempo che non avevo notizie riguardo ai Twilight se non tramite vie traverse (amici che hanno sentito amici che gli hanno detto che forse che che che....). Ed ecco che, senza preavviso, mi arriva questo demo Cd che decreta la morte dei Twilight a favore della nascita di questo nuovo progetto. Formazione cambiata, suono rinnovato e grinta guadagnata. Scompaiono infatti le tastiere e le atmosfere più smaccatamente romantiche a favore di un sound più chitarristico e diretto. Le radici del combo affondano in pieno nel goth rock anni '80, con brani carichi ed oscuri. Purtroppo la registrazione non è assolutamente il massimo e va a sminuire il potenziale
delle composizioni ma è un primo passo, quindi si può perdonare. Le canzoni fanno parte di quella frangia musicale ancora in cerca di una vera identità, non sono assolutamente brutte, ma neanche memorabili, risentono troppo delle influenze scolastiche derivanti dalle bands di riferimento. Mi è piaciuta molto "I saw to you" e non è male "Oceania", ma nel complesso si naviga attorno alla sufficienza, cosa non negativa ma che rischia di far cadere nel dimenticatoio band che potrebbero dare molto di più. Per ora va bene, ma mi aspetto sviluppi importanti per il futuro. [Max 13-34]
E-mail:
ledukenoir@msn.com
 
° EVOE' - "W" [autoprodotto, 2005]
Dopo la scissione (momentanea? Definitiva?) dei Fatima, Stefano Mori aveva dato luce al suo progetto solista, gli Evoè, già recensiti con il demo "Rethor" due anni fa su queste stesse pagine. Se in sede di recensione avevo accennato alla prolissità di alcune composizioni, stavolta, paradossalmente, la cosa è stata fatta più in grande. Tre tracce, delle vere e proprie mini suite di ambient elettronica che, ad un primo ascolto, lasciano interdetti. Potrebbero sembrare noiose, ripetitive, ma in realtà esaltano, a mio modesto parere, le qualità di quello che dovrebbe essere considerato "ambient". Perché se è vero che sempre musica d'atmosfera si tratta, perlomeno qui ci sono guizzi, cambiamenti, silenzi e rumori... il tutto seguendo una linea logica ipnotica che non può non farmi apprezzare questo lavoro. Certo, non è un disco facile, ma sono sicuro che potrà dare non poche emozioni agli amanti del genere. Una nota positiva inoltre va dato al packaging,
tra i più folli che mi siano mai stati inviati... il Cd infatti è racchiuso in una lastra (mi sembra si tratti di una lastra toracica) VERA piegata in due e chiusa lateralmente da due bulloni con corrispettive viti. Semplicemente geniale. Un ottimo lavoro dunque, anche se (giudizio personalissimo) sono convinto che musiche di questo genere vadano accompagnate ad un supporto video (lo so, sono monotono, dico sempre la stessa cosa, ma che ci devo fare se la vedo così?). Complimenti. [Max 13-34]
E-mail:
mostef@libero.it
 
° SPLEEN CARESS - "S/T" [Kovalnikow syndacate prod., 2004]
Da Chieti ecco a voi gli Spleen Caress che, dopo qualche annetto di gavetta, sono arrivati alla pubblicazione del piacevole Cd omonimo che ho tra le mani. Parto col dire che il lavoro è registrato bene, suonato bene, cantato discretamente (la pronuncia in inglese non è perfetta, ma ho sentito di molto peggio) e presentato bene, con una copertina curata ed una curiosa apertura del foglio interno a croce. Nessun problema dunque? Non proprio... I nostri, pur scrivendo ottime canzoni, assomigliano molto, troppo ai Cure, in particolare a quelli anni '90. Tranne qualche guizzo come "Have you ever danced...?" , le composizioni si muovono tutte attorno al tipico 4/4
alla Robert. La cosa in se non è un delitto, anzi, ci sono un sacco di band che si rifanno più o meno palesemente a mostri sacri del genere, ma consiglierei agli SC di osare un po' di più e di trovare una loro strada, dato che le capacità tecniche e compositive ci sono tutte. In ogni caso gli otto brani si lasciano ascoltare piacevolmente, senza pretese particolari. Emotive, romantiche, malinconiche. Date un ascolto al loro materiale sul sito ufficiale e fatevi un idea. Ma ripeto, un po' di originalità in più non guasta mai. [Max 13-34]
Sito web:
www.spleencaress.com
 
° ORANGESEED PARADE - "Orangeseed Parade" [BBZF, 1991]
Non erano assolutamente male questi Orangeseed Parade, segnalati tempo fa sulle news da Mr. Moonlight. Reminescenze di Psi Com e primissimi Gene Loves Jezebel si mischiavano ai Cult o alle cose più street rock. I nostri infatti prima di questa band militavano in altre formazioni dedite a sonorità più vicine a Faster Pussycat et similia, ovvero una ripresa del glam anni '70 riportata verso gli '80. Evidenti tracce di questo passato si possono trovare in tracce come "Mr. Messick's garden", dove la band, nonostante il cantato malato e vagamente Murphy-ano di Nathan Bradley non riesce a nascondere una vena rock blues marcatissima che rendeva la loro proposta
originale ed interessante. Brani violenti come il sabba di "Back from the dead" (in puro stile Bauhaus/Christian Death) andavano ad accostarsi quindi ad altri come la semi ballata acustica "Rodent in the playpen", dal sapore "Jane's addictiano". Peccato che la loro storia sia stata così breve (1989 - 1992) perché la loro formula, pur non essendo originalissima, aveva qualcosa di particolarmente accattivante, di certo superiore alla media nei generi sopraccitati in quegli anni. Parte della band ora va a comporre i Twenty Ripped Angels, ma questa è tutta un altra storia... personalmente preferisco di gran lunga questi Orangeseed Parade e mi risparo "Back from the dead", una "hit" mancata che va riscoperta e riballata in tutti i club. Semplice, diretta, terribilmente catchy. Trovate questo album, è uno di quei tesori nascosti che potrebbero stupirvi. [Max 13-34]
Sito web:
www.orangeseedparade.com
 
° PUNISH YOURSELF - "Behind the city lights" [D-trash records, 2003]
Allora: se andate sul loro sito la prima cosa che leggerete è "Se non vi piacciono macchine (inteso come strumenti), chitarre, gay, sesso droga e violenza, andate affanculo. Se invece cercate cyberpunk, siete nel posto giusto". Non male come introduzione, no? I fluorescenti e coloratissimi Punish Yourself sono qua per proporre un esplosiva miscela in bilico tra Atari Teenage Riot, primissimi Marilyn Manson, Alien Sex Fiend, Exploited e chi più ne ha più ne metta. Questo live album ci mostra il lato più violento dei quattro ceffi, con bordate electropunk del calibro di "I like it" o "They don't want you" e testi politically incorrect come "Gimme cocaine" o
"Salvation is a last minute business". Se ci si immerge nell'atmosfera è praticamente impossibile non venirne rapiti tanta è la fisicità con la quale, i nostri, si buttano su loro stessi vomitando scariche di energia ovunque. Ma è inutile dilungarsi più di tanto: se queste poche righe vi hanno incuriosito andate sul loro sito e scaricate GRATUITAMENTE questo album. Fatevene un idea, godeteveli od odiateli, poi fatemi sapere. Per quanto mi riguarda, rifaccio partire il Cd. E un po' invidio chi se li è visti a Lipsia... la Francia si conferma uno stato florido di band interessanti. A manetta!!! [Max 13-34]
Sito web:
http://punishyourself.free.fr
 
° ERIK URSICH "Kanashii - il piacere della tristezza" [Punch productions, 2004]
Sapete quando si dice che un lavoro o si ama o si odia? Ecco. Questo è uno di quelli. Potreste ritenerlo un capolavoro o una palla tremenda. Personalmente, pur non facendo i salti di gioia, l'ho trovato davvero buono. Dopo più di quindici anni di autoproduzioni, cassette e sperimentazioni al limite della follia, esce questo debutto vinilico di Erik Ursich, che già dalla grafica si impone per la sua malinconica bellezza. Otto tracce registrate a cavallo tra il 1993 ed il 2000 che hanno come filo conduttore la malinconia e la tristezza, in un ambientazione grigia come il vinile che gira sul piatto mentre sto scrivendo. E se le intenzioni di Erik erano di suscitare in
noi queste emozioni, non ci sono dubbi... c'è riuscito davvero. Tra moog, tastiere, strumenti elettronici (non vorrei sbagliarmi, ma credo di aver sentito anche un theremin...) le sulfuree e dilatate composizioni scorrono via, lasciando una scia nebulosa e rarefatta, dove le emozioni non trovano più parole per spiegarsi. Perché la malinconia non è tristezza. E' molto più sottile e tagliente, così come il minimalismo dell'ambient che riempie la mia stanza in questo momento tradisce la sua falsa innocuità per lasciare, poco alla volta, una serie di segni emotivi che trascinerò a lungo. Un piccolo oggetto di culto, limitato a 300 copie numerate a mano. [Max 13-34]
Sito web:
www.punchrecords.it
 
° GALATI - "Dreamtime" [autoprodotto, 2005]
Torna, da Padova, il prolifico Galati con quattordici tracce inedite ed una rilettura di "Mountain lake", originariamente inclusa nel primo Cd "Snowscape" (ovvero quando il nostro ancora si cimentava in soundscapes industrial-siderali). Non c'è che dire, la proposta di Roberto, nonostante l'enorme quantità di materiale registrato nell'arco di un anno (tre demo Cd zeppi di canzoni inedite) si mantiene sempre su ottimi livelli. La passionalità delle sue composizioni trasuda da ogni secondo di questo dischetto. Un album per anime travagliate, senza respiro, malinconico e struggente, anche se a volte non mancano flebili sprazzi di luce ("Summer dreams")
e bizzarrie simil pop ("Jazzy rousing mood"). Prende forma anche una certa sorta di rabbia, quasi il naturale passaggio tra l'estrema depressione confusa e la ripresa coscente ("Emptying my ruined shell"), mentre le liriche sono nuovamente incentrate sui rapporti tra le persone. Travagliati, forti, dolorosi ed emozionali. Già l'opener strumentale "Steal my thoughts" crea l'atmosfera di, per dirla alla Waters, "Quiet desperation". La disconnessa "Moonlight through the rain" tira una coltellata al cuore, sospesa in bilico tra post rock e Sol Invictus. "Beauty of a woman", carica di dissonanze e controtempi, crea un collage schizoide dove fa comparsa anche una tromba dal vago sapore tuxedomooniano. Echi di Swans con le lamette in mano su "Too cold to talk". "Wall" è uno dei pezzi più diretti anche se pecca di una scarsa qualità nel mixaggio. "What I feel is real" ha le reminescenze acustiche dei primi Cranes, solo un po' più depressi, mentre la conclusiva "Dreamtime", che da anche il titolo all'album, è una specie di bluesaccio vagamente psichedelico non completamente riuscito, paradossalmente il brano meno riuscito dell'intero lavoro. Ciò non toglie che nel complesso non posso che giudicare in modo più che positivo questo lavoro, con tutte le carenze del caso, data l'autoproduzione e la registrazione casalinga. Galati si riconferma come uno dei pochi personaggi veri della scena. Dark senza averne nessun cliché, mette in pratica il concetto di poesia ed emotività in musica. Ottimo. Avanti così. [Max 13-34]
Sito web:
www.galatimusic.com
 
° MARVIN AYRES / PETE GOMES - "Sensory"
° MARVIN AYRES - "Neptune"
° MARVIN AYRES - "Cellosphere" [Burning shed, 1999/2004]
Quando si dice musica "difficile"... Il compositore produttore violoncellista e pianista Marvin Ayres, nonostante i suoi trascorsi come session man in gruppi come Culture Club et simila, riesce davvero a creare, come solista,
delle opere uniche. Uniche nel senso che sono DAVVERO difficili da digerire. Non intendo dire che siano brutte, anzi, ma posso capire che composizioni basate prevalentemente su suoni prodotti da un violoncello manipolati attraverso effetti, macchine e strumenti, non siano proprio easy listening. Interessante ed affascinante il suo percorso, anche se il lato che più ho gradito di Marvin è quello audio/visivo nel dvd "Sensory" prodotto in collaborazione con il regista Pete Gomes. Immagini che mi hanno ricordato vagamente Godfrey Reggio, pur se molto molto più statiche. Questo matrimonio porta ai massimi livelli le qualità espressive di Marvin, sperimentatore estremo che ha fatto dell'ambient più monolitico la sua forma d'espressione prediletta. Un viaggio, questi tre lavori, un trip senza droghe dove mente, sensi, corpo ed anima possono lasciarsi andare, dove ogni minima variazione di suono o tonalità è come un piccolo granello di sabbia che si posta nel deserto. Microscopico ma importante. Sta a voi ora decidere se cose così sono insopportabili o divine... se certe sonorità vi sono familiari consiglio un ascolto dei samplers sul sito ufficiale. [Max 13-34]
Sito web:
www.marvinayres.com
 
° SINT - "Nautilus" [autoprodotto, anno ignoto]
Per chi, come me, si chiedeva che fine avessero fatto i membri, o parte di essi, dei gloriosi CCC-CNC-NCN, ecco a voi una dritta. Questo progetto infatti include ex membri del grandioso combo piemontese, e pur distaccandosi dalle sonorità a cui ero abituato, mi hanno affascinato non poco. Accompagnato da un libro formato 10" con dodici dipinti intriganti e visionari (mi hanno ricordato vagamente Keith Haring) che dovrebbero rappresentare un sogno, si propone come uno degli oggetti più belli che siano mai entrati nella mia collezione di dischi. Le dodici tracce senza titolo, credo vadano ad accoppiarsi idealmente ai dipinti in questione, creando un tutt'uno
davvero azzeccato. La musica che fuoriesce dagli altoparlanti mentre gli occhi si posano avidi su quelle pagine, è un ambient elettronico molto semplice, divertente ed efficace, quasi una serie di nenie e cantilene, che rilassanti e visionarie portano l'ascoltatore nel mood giusto per immergersi nella valanga di colori e tratti decisi. Una bellissima sorpresa, un lavoro non per tutti ma che sicuramente darà gioia a chi avrà la fortuna o la volontà di venirne in possesso. [Max 13-34]
Sito web:
http://www.ecn.org/nautilus/index.html
 
° FEDERICO FASCE - "Winter blossooms" [autoprodotto, 2005]
E siamo al quarto lavoro. E' impressionante come la vena creativa di Federico sia sempre così florida e fertile! A distanza di pochi mesi dal 3° Cd infatti, il Nostro si rifà avanti con un lavoro che è un po' un ritorno al passato, con marcate venature neoclassiche e medievaleggianti. Un esempio su tutti può essere la dolcissima "Aporein", delicatamente soffice e sognante. Manca questa volta il piglio in più, il desiderio di percorrere strade nuove che ha contraddistinto il percorso musicale di Federico ma il tutto può anche essere visto in un ottica differente, ovvero tornare sui propri passi in seguito al bagaglio di esperienze accumulato per migliorare le cose. Da
questo punto di vista il lavoro è ottimo, anche se i problemi presenti nei precedenti lavori sussiste, ovvero una strumentazione limitata, che sacrifica spesso la vera bellezza delle composizioni. Ciò non toglie che resto convinto di una cosa: date a Federico uno studio e degli strumenti validi e vi tirerà fuori dei capolavori in bilico tra l'ambient medievale e il prog meno autoindulgente. Ottima prova di "transazione", se così si può dire, in attesa di nuovi sviluppi da parte di un artista che ha fatto dell'umiltà e della perseveranza la sua bandiera. Non posso che rispettare profondamente Fasce e tutto il suo operato. [Max 13-34]
E-mail:
federicofasce@hotmail.com
 
° ROBERT SCHNEIDER - "Die fabrik" [autoprodotto, 2005]
Aspettavo con curiosità questo lavoro del prolifico Robert Schneider, artista che mi ha sempre affascinato nonostante le sue produzioni non mi abbiano sempre catturato al cento per cento. Devo subito dire che la pecca maggiore dei dischi di Robert, purtroppo, è ancora presente ovvero l'uso nella maggior parte dei brani di quella voce troppo effettata e filtrata che, alla lunga rende pesante e difficile l'ascolto dei suoi lavori. Ma tant'è, questo è diventato anche il suo trademark e quindi via. Se c'è una cosa che il nostro sa fare benissimo, è l'electro minimale dei primi anni '80. Non posso non godere nel sentire brani come "Hate", "Les artistes", "Coldbeat"... Insomma il
Nostro fa parte di quella schiera di Artisti che non posso non stimare data la convinzione e genuinità con cui portano avanti i loro progetti. Certo le lacune sul prodotto finito non mancano ma non sono assenti nemmeno momenti di piacere come sulle canzoni sopraelencate. Schneider non vuole vendere milioni di dischi, non vuole essere una rockstar, semplicemente fa musica. la SUA musica. Vera e schietta. E vuole condividerla con noi. Tolgo il cappello e aspetto con ansia il prossimo tassello di questo mosaico pazzo, terribile o bellissimo ma comunque vivo ed interessante. [Max 13-34]
Sito web:
www.comune.orbassano.to.it/sonicweb/robert/index.htm
 
° CARLO SPERA & STEREONOISE - "Sto correndo" (Videoradio, 2005]
Disco molto interessante questo debutto di Carlo Spera & Stereonoise, progetto formato da Carlo Porrà, Mario Massa e Maurizio Marzo. Le loro influenze, che spaziano dall'elettronica sperimentale al jazz all'avanguardia, trovano sfogo in quindici brani di non facile ascolto ed assimilazione, ma che tengono alta l'attenzione dell'ascoltatore durante tutto l'album, cosa che lo rende sicuramente un prodotto valido. Ho amato soprattutto la loro capacità di creare affreschi sghembi poppeggianti, dove gli intarsi di tromba e di chitarra si incastrano alla perfezione con l'elettronica (sempre raffinata e mai invadente), vero motore dell'album. Intelligente, interessante,
affascinante. Ecco i tre termini che meglio si addicono a questo Cd il cui unico neo, perdonatemelo, è l'orrenda copertina che dimostra, comunque, come l'abito non faccia il monaco. Non recuperare questo album potrebbe essere una delle scelte peggiori degli ultimi tempi per chi ama queste sonorità... datevi da fare! [Max 13-34]
Sito web:
www.stereonoise.com
 
° 80th DISORDER - "Homefront/Good enough mother" [autoprodotto, 2005]
Questo singolo dei finnici 80th Disorder ha tutti i pregi e i difetti di molte delle bands che si muovono attorno a certe sonorità. Tonnellate di Depeche Mode, synth pop anni '80 e spruzzate di Orgy qua e là (per quest'ultima influenza vedi il lato A, "Homefront"). Non c'è nulla di male ed, anzi, sentire bands come gli 80th Disorder non può che far piacere dato che sanno come comporre e suonare un pezzo. La voce non è male, i suoni sono molto buoni, i pezzi orecchiabili ma ho la netta sensazione che i nostri possano dare di più, quasi come se si siano autolimitati un poco, forse abbagliati dal concetto di "rimanere fedeli a determinati standard". Osare è la parola chiave
in questo caso. Sono certo che le loro già buone capacità li potrebbero sicuramente far progredire, perlomeno staccandosi dalla marea di buone band ma tutte troppo simili per poter veramente spiccare nel mercato discografico odierno, underground o mainstream che sia. [Max 13-34]
Sito web:
www.listen.to/80thdisorder
 
° SOULSCAPE - "Grave new world" [autoprodotto, 2004]
Quanto vi mancano i London After Midnight? Quelli vecchi e veri, però, non le bamboline plasticose che ogni tanto si aggirano sui palchi di mezza Europa negli ultimi anni... Bene, mentre ancora attendete l'illusione vaga di poter sentire qualcosa di nuovo da loro quattro, non lasciatevi scappare questi Soulscape. Un ibrido tra LAM, la melodia dei Depeche Mode, qualche punta di Mission e (ahimè) Fields of the Nephilim. Il gothic rock è tornato dunque? Beh, rispolverato, rimodernato, ripulito ma credo proprio di sì. Sin dall'opener "First blood" mi sembra che le carte in tavola siano chiare. Tonnellate di rabbia oscura, malinconia a denti stretti e spruzzate di
elettronica qua e là, mai invadente o pesante, solo un orpello in più che ci ricorda che i tempi cambiano e non ci sarà mai più un "First and last and always" o un "God's own medicine" quindi tanto vale guardare avanti e godersi il presente. Non sono innovativi, non sono riconoscibili tra mille, ma sono molto piacevoli e gradevoli. Se amate il genere, un ascoltino glielo darei... [Max 13-34]
Sito web:
www.soulscape.org
 
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