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° CINEMA STRANGE - "Quatorze exemples authentiques du triomphe de la musique décorative" [Trisol, 2006]
Bla, bla, bla... si è parlato molto di questo disco, moltissimo, e non era ancora uscito. E' precisamente dalla fine del 2002 che si vocifera su questo album. Che doveva uscire, poi no, poi si. Poi nel 2003 i Cinema Strange hanno fatto un tour europeo e allora le voci hanno ricominciato a girare alimentate dallo stesso Cinema Strano, che affermava che i brani erano pronti e registrati. Appunto. E poi è uscito il box commemorativo con i demo e le versioni risuonate. E poi è uscito il Dvd. E poi altri concerti. E poi Deadfly Ensemble. E poi... e poi... E poi alla fine mi ritrovo in mano questo Cd. E i conti, a modo loro, tornano. Anche se alcuni titoli sono stati cambiati
rispetto a come le conoscevamo (si, i bootleg live esistono e le scalette si prendono ancora dal palco. Tutto a mano. Wikipedia o Google non funzionano da soli). Anche se di deathrock qua non c'è nemmeno la puzza, e meno male, perché le band degne di esistere possono permettersi di rilanciare un fenomeno sepolto, per poi abbandonarlo appena gli viene voglia di fare altro, e se questo "fare altro" è ciò che sento mentre il dischetto gira nel lettore, ben venga. Tecnicamente parlando, l'inserimento di Danny Walker alla batteria ha dato nuova vita al sound degli americani (splendido musicista con una tecnica ineccepibile. E ci mancherebbe, uno non può suonare con gruppi death metal o thrash come gli Exhumed o gli Intronaut senza sapere il fatto suo dietro le pelli), ma non si tratta solo di tecnica o generi musicali, si tratta di quanto sia importante avere qualcosa da dire con la musica. E i Cinema Strange hanno libri e libri da darci, poco importa se molte pagine sono bianche. E' una scelta ben precisa come i silenzi che sono importanti quanto le note nelle loro composizioni, come la melodia drammatica che rimanda direttamente alla cinematografia post-bellica piuttosto che alle lacrime di Robert Smith. Come mille altre cose e nessuna di esse. Questo è un disco zeppo di brani che potrebbero essere considerati riempitivi, vedi i tre esempi sparsi. E allora mi tornano alla mente lavori come "17 Seconds" dove i tre brani-non brani erano fondamentali all'equilibrio dell'album, alla sua atmosfera ed alla sua completezza stilistica. E allora ben vengano le cavalcate energiche di "Unlovely baby", "Needlefeet" o "Mr. Quilt's rotten luck" (chi non ha sentito odore di Blonde Redhead nel bridge centrale probabilmente non ha ben chiaro il percorso che il Cinema Strano sta intraprendendo poco alla volta), fermo restando che le cose migliori vengono fuori quando gli stilemi si azzerano e rimane solo l'anima a comporre. "Molars", dieci minuti di sonorità simili ai Sonic Youth più che ai Christian Death la dice lunga. Goths di mezzo mondo, i Cinema Strange se ne stanno andando, o forse erano già su un altro pianeta e non tutti ancora se ne erano accorti. Ecco un gruppo che tra dieci anni avrà ancora qualcosa da dire, nonostante probabilmente l'abbigliamento sarà più sobrio e non ci saranno più reginette gotiche in fila fuori dai camerini. Ottima la confezione, tre libretti e multidigipack per due dischi. Ah, vero, il secondo disco... ovvero due storie scritte e recitate da Lucas. O ve la cavate bene con l'inglese o sono inutili, ma, se riuscite, fatevele comunque tradurre, folli e divertenti come nel suo stile. Insomma: quattordici esempi di musica decorativa si riducono a tredici tracce più due fiabe... i conti non tornano, in apparenza... ma in fondo in fondo è tutto chiaro, basta stare attenti e il rebus è risolto... Buon ascolto. Obbligato, ovviamente. [Max 13-34]
Sito web:
www.trisol.de
 
° SUPER HEROINES - "Anthology 1982-1985" [Cleopatra, 2006]
Era ora. Era Ora. ERA ORA!!!! Punto. Non dovrei dire altro. Perché CHIUNQUE abbia un po' di dimestichezza col death rock (quello vero, non le pagliacciate da ragazzini che vengono spacciate per tali dopo l'avvento dei Cinema Strange... peraltro ottimi, loro) sa già tutto. O meglio, avrà già perso la bava di fronte a questo titolo. Che DEVE assolutamente entrare nelle vostre case. Punto. Vengono qui raccolti per la prima volta i due album delle mitiche Super Heroines, sinora inediti su Cd, ovvero quella pietra miliare del genere che risponde al nome "Cry for help" e il successivo "Souls that save". Inutile ricordare che le Super Heroines erano la band di Eva O, che aveva già militato nelle Speed Queens e sarebbe poi entrata nella storia per
aver suonato con gruppi come Shadow Project e Christian Death (nonché nota per essere stata moglie di Rozz Williams). Inutile dire come qui il death rock sia vero, crudo, sparato a mille senza troppi fronzoli. Nessuna concessione a ritornelli poppeggianti o finte esagerazioni da circo. Qua c'è solo il suono unico ed inconfondibile della "Iceman" di Eva sparato fuori da un marshall da 100 watt e poco importa se il tutto suona troppo grezzo alle orecchie incipriate dei darchettini sfigati che preferiscono andare in pista a sciogliersi sulle note dei Vnv Nation. Poco importa, perché sinceramente NON C'E' parentela, quindi... sciò, via... Per gli altri, che già vedo con la bava alla bocca, ricorderò solo che pezzi come "Convicts" sono immortali e suonano splendidi ora come venticinque anni fa, e che la carica di Eva, allora poco più che adolescente, fa tutt'oggi impallidire le post rrriot gggrls o le false alternative modello Suicide Girls. Una ristampa imprescindibile per poter finalmente avere in mano due capolavori del death rock americano, di sicuro tra i dieci dischi più importanti del genere. Due bonus track (le storiche "Children of the light" e "Tears of a star, con una Jill Emery splendida, poi negli Shadow Project e nelle Hole di Courtney Love) completano il quadro, anche se erano già state incluse nell'unico Cd compilation di materiale postumo delle nostre Supereroine, "Love and pain". A questo punto potevano anche metterci le tre tracce presenti su "Hells comes to your house" (compilation STORICA, cercate cercate, è stata ristampata su Cd l'anno scorso!!) e il quadro sarebbe stato perfetto. Ma va bene così. Buttate tutte le stronzate che vi hanno passato come new sensation del deathrocche e dategli fuoco, danzando intorno ai fumi con Cry for help sparata a palla. Questa è Storia. [Max 13-34]
Sito web:
www.evao.com
 
° VIOLET TEARS - "Cold memories and remains" [Fossil dungeon, 2006]
Dopo anni di vita nell'underground, finalmente i Violet Tears arrivano al debutto su Cd. L'attenta Fossil Dungeon ha visto lungo ed ha messo sotto la propria ala la band di casa nostra, ed hanno fatto bene! In un periodo in cui tutto è gotico, dagli Him a Zombina and the Skeletons, sentire un disco che è davvero legato a quelle sonorità "dure e pure" può far solo che piacere. Ricordo quando sentire dischi romantici, decadenti e malinconicamente "neri" era normale e tanto bastava a definirsi goth. Poi sono entrati in ballo l'elettronica, il pop e il folk e duemila cose (ottime o meno, ma che non c'entravano granché...) e le acque si sono mischiate. Ecco, dischi come
questo dei Violet Tears servono a ristabilire l'ordine. La bella voce di Carmen De Rosas svetta paurosamente su quelle di molte delle più blasonate gothic divas estere, a riprova del fatto che chi continua a cercare "fuori" i prodotti di spessore, si perde davvero le cose migliori. Ridatemi gli Autumn e i Lycia. Anzi, datemi i Violet Tears. Ottimi e, chi non li recupera, che vada pure a spappolarsi il cervello in discoteca. Preferisco di gran lunga sentire dischi veri con l'anima. Rari, di questi tempi. Ma preziosi. Ottimo lavoro. Grafica splendida. [Max 13-34]
Sito web:
www.violettears.com
 
° ZOMBINA AND THE SKELETONES - "Death valley high" [Ectoplastic records, 2006]
Dopo una lunga serie di 7" autoprodotti, ecco finalmente arrivare sul mercato il primo Cd di Zombina and the Skeletones. Per chi ha già sentito le loro opere precedenti, tranquilli, sono rimasti gli stessi. Tra Misfits e Beach Boys il bubblegum deathpunk è sempre lo stesso. Ma un po' come i pocket coffee, è sempre buono e gradito, anche se non sarà mai eccelso come una torta nuziale fatta al momento. Tredici brani brevi e diretti (il più lungo dura poco più di tre minuti...) che restano in testa quel tanto da farceli canticchiare alla mattina appena svegli. Manca forse la vera hit ("Nobody likes you when you're dead" resta inarrivabile sotto questo punto di
vista) ma la formula easy degli inglesi resta vincente. Liriche sempre spassosissime, tra morti zombie e situazioni tra il surreale e il gore-comico viaggiano su questo calderone orecchiabile e ballabile. Ottimi per halloween, per intenderci. Mi sarei aspettato delle evoluzioni nel sound dagli esordi ad ora, sound che alla lunga si ripete parecchio, ma in fondo va bene così. Simpatici, hanno il loro perché. [Max 13-34]
Sito web:
www.zombina.com
 
° AUTUMN'S GREY SOLACE - "Shades of grey" [Project/Audioglobe, 2006]
Ottimi. Dopo tre album e una manciata di brani sparsi tra singoli e compilations, gli Autumn's Grey Solace tornano alla grande. Dire che la loro musica è fuori tempo massimo di dieci anni buoni potrebbe farvi capire meglio il genere. Un misto tra dark, shoegaze e pop, in continuo bilico tra Cure, Curve, Cranes e Mephisto Walz più melodici, per intenderci. "Treasure box", che apre il lavoro, è dolce e sognante, tanto quanto è aggressiva e "scura" la seguente "Cold sea" (al quale avrei eliminato il tamarrissimo e fuori luogo solo di chitarra). "Angel of light" ha odori vaghi di Cocteau Twins, così come "Last tear", liquida e "galviniana". Ecco, senza troppi giri
di parole, più volte ci si trova di fronte ad un prodotto che rimanda spesso alle sonorità eteree di "Terra Regina", pur senza raggiungere quelle vette compositive. E non è poco, soprattutto pensando che non è il 1992, ma (appunto, come detto prima) quasi tre lustri dopo. Demodè? Meglio. "Hidden" è scanzonatamente pop, mentre "Shades of grey" rialza i ritmi immergendo il tutto in una malinconia vagamente "smithiana". "Fodderwing" è una delicata ballata semiacustica di chiara matrice postrock, mentre con il trittico "In the darkest night/Edge of the world/The Call" la darkwave romantica del tempo che fu torna a far da padrona, prima che "Still", dilatata e vaporosa, chiuda in modo egregio l'album. Che dire, dischi come questo mi fa capire cosa potrebbero essere i Kitsune con una produzione migliore. Oppure mi fa capire che, forse, un certo modo di intendere il goth non è (fortunatamente) scomparso. Questo disco è ottimo, e non sto dicendo che è un capolavoro, ma farà sicuramente la gioia di molti nostalgici come me, regalando un raggio di sole in mezzo al marasma di nulla che ci circonda, musicalmente, da troppi anni. Un duo (Erin Welton alla voce e Scott Ferrell, polistrumentista) da tenere sott'occhio. Bel lavoro. [Max 13-34]
Sito web:
www.autumnsgreysolace.com
 
° AUTUNNA ET SA ROSE - L'art et la mort" [Ark records, 2006]
Particolarissimo lavoro questo degli Autunna Et Sa Rose, lavoro dove vengono riproposti scritti di Antinin (è suo il ritratto che vediamo nella copertina), Baudelaire, Pier Paolo Pasolini, Friedensreich Hundertwasser, Hugo von Hofmannsthal. E sarebbe anche da considerare un disco di cover, dato che i brani sono basati su pezzi già noti nell'ambiente goth e dintorni, ma sarebbe un grosso errore liquidare il lavoro così, anche perché di carne al fuoco ce n'è parecchia, eccome. Il disco si apre con una nuova versione di "L'art et la mort" e prosegue con una "Quand nous reverrons-nous", reinterpretazione destrutturata di "Decline and fall" dei Virgin Prunes,
continuando con brani stravolti di Laibach, Bauhaus, Einsturzende Neubauten, una cover ben riuscita di "Canzona" (qui reintitolata "Lune et arcades") degli Ataraxia ed altri. Insomma, un calderone apparentemente senza senso ma che nel complesso raggiunge un valore poetico/teatrale enorme. La sequenza dei brani e il risultato dell'unione di certe linee musicali con determinate poesie o scritti è sorprendente e, nonostante non sia di facile ascolto, ci si ritrova a risentire il lavoro svariate volte, tanto è forte il suo fascino. Una ottima prova, elegantissima confezione a libretto rettangolare orizzontale corredato da bellissime immagini a cura di Disorder. [Max 13-34]
Sito web:
www.ederdisia.com
 
° BELLMER DOLLS - "The big cats will throw themselves over" [Hungry eye, 2006]
Ecco una band di quelle che se promosse bene faranno un certo successo nell'underground. Come i Vanishing o come le frizzanti Von Iva o i Phantom Limbs o Veronica Lipgloss, questo combo è made in iuessei e, come le band sopraccitate, ha qualcosa da dire. E si rifà al passato ma senza scopiazzare. Ed ha peculiarità che lo differenziano dai colleghi. Prendete gli Zeppelin, costringeteli a suonare come i primissimi Sonic Youth e ingrigiteli un po' con tonnellate di fumo proveniente da un bar malandato di quartiere. Poi fategli ascoltare a ripetizione i Birthday Party, dando comunque fuoco a buona parte del punk e mettendo su un piedistallo la psichedelia sensuale anni '70.
Convinceteli che un bluesaccio è sempre meglio di un pezzo pop da tre minuti per rimorchiare. Dategli i Cramps e i Doors in mano sostenendo comunque che i grandissimi Make Up erano cento volte meglio. O più semplicemente, mettete questo dischetto nel lettore e godetevelo fino in fondo. Se per anni avete cercato gli alter ego dei Bone Orchard con voce maschile, li avete trovati. Adorabili. Caldi. Sudati. Gole bruciate dalle sigarette e dal troppo alcool ingurgitato. Cuori spezzati e occhi a mezz'asta, passati rovinati e futuri brevissimi. Grande Ep per sei brani d'oro! [Max 13-34]
Sito web:
www.bellmerdolls.com
 
° ALBIREON - "Indaco" [Cynfeirdd, 2006]
Nuovo lavoro per gli Albireon, sempre su Cynferdd e sempre votato a sonorità vagamente neofolk. Sono rimasto sorpreso quando ho visto che a questo nuovo progetto hanno collaborato anche Ian Read e Sonne Hagal, a dimostrazione di come le band quando hanno qualcosa di concreto da offrire, prima o poi si tolgono le loro piccole soddisfazioni. A livello prettamente musicale questo Ep segue la scia del precedente "Il volo insonne", nonostante le lievissime concessioni al "moderno" denotate in "A cold embrace" potrebbero essere delle nuove strade da battere... L'Ep dunque può essere benissimo considerato un omaggio ai fan in attesa del prossimo, vero album in studio. Avrei evitato l'inclusione della versione live de "Il testamento dell'avvelenato", non fosse altro per la bassa qualità della registrazione, ma tant'è e il documento di quella serata organizzata da La Rose Noire va preso come un cameo all'interno del disco.
Ottima confezione in formato slim Dvd limitato a 373 copie. Per i fan. Agli altri curiosi, consiglio di ricercare "Il volo insonne". [Max 13-34]
Sito web:
www.albireon.it
 
° THE SOIL BLEEDS BLACK - "Alchemie" [Fossil dungeon, 2006]
Edito originariamente per la World Serpent e fuori catalogo da parecchio (a proposito, sulla defunta World Serpent un giorno vorrei sentire altre versioni dei fatti, diverse da quelle di Douglas P. per intenderci... qualcuno sa qualcosa?) viene ristampato questo quarto lavoro dei Soil Bleeds Black. Quindici ballate in bilico tra medievale e folk nerissimo, con riferimenti più o meno espliciti all'occulto nell'accezione più naturalistica del termine e sonorità che restano in bilico tra il magmatico ed il soave. Dolcezza nera dunque? Si, in parte. Perché nonostante il lavoro possa sembrare pretenzioso, nella realtà possiede uno spessore artistico notevole
e risulta fruibile anche per il cosiddetto ascoltatore medio di sonorità oscure. Questo è un punto negativo? Assolutamente no, anzi. Ottima ristampa dunque, che contiene anche il cameo della collaborazione degli Arcana sulla traccia "Lapis Philosophorum" che unita alla sobria eleganza del digipack con cui il lavoro viene presentato, rende questo dischetto appetibile a molti. Buon ascolto. [Max 13-34]
Sito web:
www.soilbleedsblack.com
 
° GOTH TOWN - "The Clouds" [autoproduzione/Ultravena Records, 2006]
Napoli, città di riferimento della musica dark nazionale nella prima metà degli anni novanta, ci regala un nuova interessante band: i Goth Town. Il quartetto capitanato dal frontman Goth, autore di testi e musica, esordisce sulla lunga distanza con l'album "The clouds" che, anticipato di qualche mese dal Mcd "The angel of mercy", da nuova linfa alla già rilevante scena gotica italiana. Dalle prime note del disco si comprende che i Goth Town sono dei perfezionisti: ogni suono è sviluppato, prodotto ed inserito nell'album come una tessera in un puzzle, creando onirici paesaggi autunnali nell'immaginazione dell'ascoltatore. Una darkwave chitarristica a metà
fra i conterranei Trees e gli Inglesi AATT caratterizza la maggior parte del lavoro con malinconiche ballate in nero ("The angel of mercy", "The blood runs cold") che trovano in "Under my stone", varata da mesti violini iniziali e da luttuose campane nel suo incedere, la loro più cupa espressione. Ancora "novembrina" darkwave con spruzzate di pop è riscontrabile in "Run" ma soprattutto nella coppia di tracce "She wants" e "Wannadie" dove ritmi orecchiabili, sebbene intrisi di umore nero, contribuiscono alla loro immediatezza. L'album non manca neppure di pezzi più grintosi come la stupenda "The waiting girl", in cui giri di chitarra gothic-rock si uniscono ad una sezione ritmica tipicamente post punk, la frizzante "You are loser" vagamente Smithiana e "Who wants the world" compendio delle due canzoni precedenti. Tirando le somme, con "The clouds" i Goth Town superano brillantemente l'esame del primo full-length, colonna sonora di un autunno dal cielo plumbeo in cui i raggi del sole non sono che un vago ricordo. [Mr.Moonlight]
Sito web:
www.penombra.it/goth-town.htm
 
° DAVID E. WILLIAMS - "Pseudo erotica and beyond, 1986-1998" [Old Europa café, 2005]
Molti di voi conosceranno David E. Williams per la sua collaborazione con Rozz Williams. I due infatti suonarono assieme il 26 ottobre 1996 in occasione del Dark Harvest Festival a Philadelphia riproponendo brani dell'uno e dell'altro oltre a qualche cover bizzarra ("The winner takes it all" degli Abba è da morire). La performance è stata parzialmente pubblicata sul Cd "Accept the gift of sin". Tutto questo per dirvi che si, se voi deathrocchettari avete sentito sto nome, un motivo c'è. E anche se le sonorità del Sig. David non sono propriamente chitarristiche, le sue viziosità elettroniche non potrebbero non affascinarvi, tanto sono cariche di
malattia e romanticismo mischiate assieme. Perché la musica si sposa con i testi, ma gli uni sono il rovescio della medaglia degli altri... Il Cd in questione raccoglie il primo mini Lp pubblicato dall'artista americano, qui presentato per la prima volta su Cd con la bellezza di diciannove bonus tracks, eliminate dai suoi lavori durante il periodo 1986-1998. Una raccolta ottima sia per gli estimatori di David, sia per chi non lo conosce e vuole farsi un idea della caratura artistica del nostro. Soundscapes, tastiere, melodie e malattia. Benvenuti all'Inferno. [Max 13-34]
Sito web:
www.davidewilliams.com
 
° SLEEPING PICTURES - "Many hands should throw stones" [Old Europa café, 2006]
Dopo tre Ep ed un album, riecco apparire gli Sleeping pictures e, anche questa volta rimango, piacevolmente sorpreso. Riprendendo il discorso lasciato in sospeso dalla precedente uscita (quel "Nether edge", densissimo di malinconia e di amarezza in gola) i nostri non si ripetono e immergono la loro creatura in sonorità nuovamente diverse. Accanto alle soluzioni acustiche alla quale ci avevano abituato, entrano in gioco chitarre iperdistorte che vanno a creare in più di un occasione un wall of sound degno della scena noise primordiale, facendola sposare con ritmiche che spaziano dalla drum'n bass ("Kodak moment"), mentre ballate per
voce e pianoforte ("Saviour's knuckle") accentuano non poco il valore malinconico del duo. Un disco profondo, emotivo e pieno, che sa regalare emozioni senza sconti. Gli Sleeping Pictures si confermano come una delle realtà migliori in campo melodico degli ultimi anni. [Max 13-34]
Sito web:
www.sleepingpictures.co.uk
 
° BLACK SUN PRODUCTIONS - "The impossibility of silence" [Old Europa Café, 2006]
Quando ad un album collaborano artisti come Lydia Lunch, Val Denham, Sudden Infant, Sonne Hagal e Testing Vault le cose dovrebbero essere abbastanza chiare. L'ultimo "OperettAmorale" aveva già suscitato scalpore tra gli appassionati del genere e sono certo che questo nuovo lavoro del progetto italiano non scontenterà nessuno. In bilico tra ambient, soundscapes e colonne sonore ideali per film disturbanti e disturbati, in continuo equilibrio tra erotismo, dannazione e passionalità scorrono le ventitré tracce del doppio album, alcune delle quali provengono da "Toilet chant once in a full moon", due lavori pubblicati precedentemente
in versione limitata. Bene, se tutti i lavori etichettati come "experimental ambient innovative soundscapes e menate varie" fossero così, ci sarebbe da gioire. Qui si rimettono in gioco alcune cose che sono state perse nel tempo, purtroppo, come la sperimentazione e la voglia di osare, non fini a se stesse però. Un bel lavoro piacevole e pregno di spunti, ottima colonna sonora mentale per viaggi a gogo dentro e fuori di noi. [Max 13-34]
Sito web:
www.black-sun-productions.com
 
° CHILDHOOD DILEMMA - "Atropa belladonna" [autoproduzione, 2006]
Sebbene il progetto Childhood Dilemma fosse vitale già in precedenza, si può considerare il 2005 come l'anno in cui il gruppo inizia la propria attività grazie al giusto feeling musicale sorto, dopo una lunga ricerca, tra il chitarrista Lance Yabut, unico membro fondatore, ed il resto dei componenti. La possibilità nei mesi scorsi di poter scaricare dal sito ufficiale alcune canzoni dell'album in versione demo, mi ha permesso di cogliere l'abilità e la perizia musicale del terzetto tanto da adoperarmi per avere una copia del Cd da recensire ai lettori di EdS. "Atropa belladonna", nelle sue dieci tracce più due bonus, è un album compatto e meticoloso in cui sono ben evidenti
tutti i ruoli dei componenti del gruppo all'interno della musica offerta: la calda voce di Benjie Collantes, che durante i passaggi più strazianti raggiunge toni vocali cari ad Andi SexGang, sempre protagonista; i giri di chitarra di Lance Yabut, un virtuso dello strumento paragonabile a Rik Joyce dei The Last Dance/The Prophetess, mai banali; il basso di Angelo Castillo sempre puntuale con un ruolo di collante tra parti vocali e chitarristiche. L'estrema pulizia del suono, così come l’abile uso dei synth, si unisce all'effetto eco dei vocalizzi ad al costante riverbero dei riffs di chitarra creando un sound onirico che pervade tutto l'album, accompagnamento musicale di un lento viaggio notturno nel cuore di una città dormiente. Le suadenti note di "Helen",  il romantico procedere cadenzato dal rimbombo di una goccia in una stanza vuota di "Affection", "Grey skies" dedicata alla memoria dell'11 Settembre o "The executioner", aperta e chiusa dal suono di un temporale estivo in un mood che ricorda "Lies spoken" dei Corpus Delicti, sono solo alcune perle musicali contenute in questo album che consiglio vivamente a tutti gli amanti della buona musica. [Mr.Moonlight]
Sito web:
www.childhooddilemma.com
 
° FOUR A.M. ETERNAL - "Ambivalence"  [autoprodotto, 2006]
Dopo un demo ricevuto qualche mese fa, eccomi arrivare il primo lavoro su lunga durata dei siciliani Four a.m. eternal ed è un peccato che non abbiano un contratto con una indie. Si, perché i nostri ci sanno davvero fare. Il miglioramento netto rispetto alle tracce d'esordio è tangibile, i suoni risultano più curati, così come gli arrangiamenti che non lasciano spazio al caso, nonostante non risultino mai artificiosi o pesanti. Sin dall'opener "Chrysalis" è chiaro che non siamo di fronte ad una band goth in senso stretto, bensì ad un combo che attinge da varie scuole, specialmente da quella che una volta veniva chiamata alternativa (oggi è alternativa
a cosa?). Spettri di Sonic Youth o Polvo si muovono leggeri tra partiture che devono molto anche alla darkwave che fu, vedi gli attacchi post punk di "Infinite". Resta il fatto che brani come "Over the infinite" sono piccole gemme melodiche non comuni, così come le finezze di "Looking for faith" sono di quelle che scaldano il cuore. Un ottimo dischetto, che come già detto pesca qua e là senza tributare in modo eccessivo nessuno in particolare. Fresco e piacevole, venato di malinconia ma non di autocommiserazione, ben suonato e ben prodotto. Da provare. [Max 13-34]
Sito web:
http://xoomer.virgilio.it/fourameternal
 
° MEDUSA'S SPELL - "Mercurial behaviour" [Cold meat industry/Audioglobe, 2006]
Mara Lasi e Daniele Serra dei Chirleison (il loro album su Fossil Dungeon mi piacque parecchio) sono tornati con un side project che pur distanziandosi musicalmente dal gruppo madre, resta su altissimi livelli. Prodotto dal leggendario Simon Balestrazzi, noto per i suoi trascorsi nei TAC e nei Kirlian Camera, l'album si compone di brani che brani non sono. Senza titoli, le dieci tracce vogliono essere degli atti, atti in cui l'ascoltatore può calarsi nei panni e nelle visioni di un omicida. Raffinato, elegante e (cosa rara nel genere) non pretenzioso, questo piccolo gioiello fatto di ballate malinconiche e piovose immerse in sonorità liquidamente acustiche si fa amare già
dopo il primo ascolto. Ottimo l'utilizzo della voce di Daniele, così come ottimi gli arrangiamenti al piano di Mara. Un piccolo diamante da scoprire ed ammirare. [Max 13-34]
Sito web:
www.medusaspell.com
 
° INFIERI - "Stolen sky" [autoprodotto, 2006]
Gli Infieri non perdono colpi e, a breve distanza dai loro ultimi lavori, ritornano sulla scena con questo nuovissimo "Stolen sky". Le coordinate sonore del trio non cambiano direzione, a cavallo tra Depeche Mode, Xymox e una certa cold wave di chiaro stampo eighties. Nulla di nuovo dunque rispetto alle prove precedenti? Si e no. Perché i tentativi di andare oltre ci sono e sono validi. "My key", seppur appoggiandosi sempre a quelle sonorità, manifesta il desiderio di una evoluzione compositiva timida ma efficace, così come "Back to me" risulta essere, ad ora, la traccia di stampo cold wave/elettro pop meglio riuscita dal combo. Una band con delle
potenzialità, ma che devono ancora essere espresse al meglio. Passo falso? No, solo un altro tassello nella loro evoluzione.  [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/infieri
 
° DIASYA - "The shape of silence" [autoprodotto, 2006]
Guidati da Libero Volpe e da Maryla, i Diasya mi fanno pervenire questo mini Cd autoprodotto composto da cinque tracce in bilico tra Dead Can Dance, Ordo Equilibrium Solis et simila. Nulla di originale o sconvolgente a dire il vero, ma i pezzi non sono assolutamente male e sono ben arrangiati, risultando piacevoli sotto molti punti di vista. Purtroppo l'impossibilità (o la scelta?) di non usare strumenti acustici limita un po' la resa finale, ma nel complesso mi sento di dire che non vedrei sfigurare i Diasya vicino a nomi altisonanti della scena. Sono soprattutto brani come "Yrmn" che staccano la band dal mucchio, rendendola interessante nel tentativo
parzialmente riuscito di recuperare certe sonorità da bar fumoso con tavoli vuoti dopo l'ora di chiusura. Bella la voce di Maryla (se ben sfruttata potrebbe regalarci delle sorprese in futuro) e buon gusto negli arrangiamenti di Libero Volpe, già noto membro degli Infieri. Avanti così. [Max 13-34]
Sito web:
www.myspace.com/diasya
 
° LETATLIN - "La sepoltura delle farfalle" [Ark records/Masterpiece, 2006]
Ed eccoli finalmente al debutto. Dopo due Cd-r autoprodotti di cui si è parlato già su queste pagine, i Letatlin finalmente riescono ad arrivare al contratto discografico e la cosa non può che fargli onore. Questo nuovo lavoro continua la strada ostica intrapresa dal trio nei lavori precedenti, ripescando da essi (o meglio, dall'ultimo "1919: naissance du robot", uscito tre anni fa) alcune tracce, quasi a voler sottolineare il filo conduttore che tiene unito il percorso evolutivo della band. Tra darkwave minimalista e sperimentale dei primi '80, Sonic Youth agli esordi, bizzarrie alla Tuxedomoon e non-convenzionalità, si snodano queste quattordici tracce che splendono,
nonostante i vari accostamenti, di luce propria. Stravaganze come "Affoga l'asino" vanno ad incastrarsi in ballate glaciali come "Cerulex" o "4 corvi", mentre episodi più elettronici alla Cabaret Voltaire ("Falene") ci fanno capire quali siano le coordinate del mondo Letatlin. Un ottimo lavoro che, con l'ultimo album dei La mamoynia e i demo di H2S, ridona davvero smalto ad un certo modo di fare musica. Buono. [Max 13-34]
Sito web:
www.letatlin.net
 
° VIDNA OBMANA & ALIO DIE - "Echo passage" [Project, 2006]
Da tempo fuori catalogo, viene ristampato dalla Project questo dischetto ambito da molti nel mercato collezionistico. Originariamente uscito per Musica Maxima Magnetica, il Cd si compone di una lunga piece di sessanta minuti ed oltre, divisa in tre sezioni. La musica parte soffice, trasformandosi pian piano in una lunga spirale fluttuante per poi risorgere alta verso il finale. Questo lavoro, che univa due tra le menti più rispettate in ambito ambient, a distanza di anni non ha perso il suo fascino palpabile e di certo gli amanti di queste sonorità si perderanno dolcemente negli scenari immaginari creati dal duo. Veste grafica rinnovata ad opera di Martina
Verhoeven e Sam Rosenthal che a mio giudizio supera l'originale, per un lavoro che, grazie a questa resuscitazione, potrà essere apprezzato anche da chi se lo era lasciato sfuggire sette anni fa.
[
Max 13-34]
Sito web:
www.vidnaobmana.be
 
° BOYSKOUT - "Another life" [Three ring records, 2006]
Tornano le terribili ragazzine cattive con un secondo album che va dritto dritto al sodo, schietto e fresco come lo fu il precedente di cui parlammo su queste pagine tempo fa. Non si denotano particolari cambiamenti nel songwriting del combo, se non una più accurata ricerca negli arrangiamenti e, devo dire, che la cosa è un bene a mio avviso. Avevo paura di trovarmi di fronte ad un secondo disco pomposo e pesante, ma per mia fortuna le cose non sono così. L'amabile "Suicide", graziosa e delicatamente sinistra, va dritta dritta tra le loro composizioni migliori, così come la successiva "Fantastic" nuota tra atmosfere wave chitarristica tra grigiori e
sprazzi di luce fioca. Non siamo di fronte ovviamente ad un lavoro "oscuro", ma la matrice wave che si respira su tutte le dodici tracce è innegabilmente affascinante. Una volta queste cose sarebbero passate su Mtv120minutes, tanto per intenderci. Amavo quel calderone, quando ancora c'era una vera distinzione tra mainstream ed alternative, cosa che oggi ha perso parecchio del suo significato. Un accostamento lo si può fare con le altre ragazze terribili, le Organ, ma personalmente continuo a preferire l'appeal e l'approccio delle Boyskout, che pur nei suoi limiti, risulta molto più personale delle pur brave ragazze di "Grab your gun". La dolcezza di "Everybody know" rimanda al Sig. Macis, per intenderci, mentre la rilettura di "The model" stranamente non mi ha annoiato (e vi giuro che non ne posso più di questa canzone). Insomma, un bel dischetto, che non fa gridare al miracolo ma che si fa piacere. Brave. [Max 13-34]
Sito web:
www.boyskout.com
 
° FALLING YOU - "Human" [Fossil dungeon, 2006]
Ritorna John Michael Zorko e il cielo si spegne. Come nel precedente "Touch", il compositore si fa affiancare da svariate collaboratrici per i suoi brani e come in passato il risultato è meravigliosamente bello. Dru Allen (This Ascension), Aimee Page (Vishnu's Secret), Jennifer McPeak, Erica Mulkey e Suzanne Perry (Love Spirals Downwards) donano vita a queste sottili composizioni in bilico tra elettronica non invasiva e soundscape sognanti e melodici. Dolci e sognanti, le nove tracce che compongono l'album si fanno amare al primo ascolto, riconfermando Zorko come uno dei compositori più interessanti degli ultimi anni. Fatelo vostro. [Max 13-34]
Sito web: www.fallingyou.com
 
° BRANCHES - "Distance" [autoprodotto, 2006]
  Nella bio allegata leggo che le influenze principali della band ruotano attorno ai grandi nomi della darkwave che fu. Joy Division, Cure, Bauhaus, Sound, Dead Can Dance e simili. Sinceramente non ho sentito particolari influenze degli ultimi tre, come i richiami alla band che oggi, meno uno, si fa chiamare New Order (ma forse esce un disco nuovo.... dio mio) mi sembrano davvero pochini. Ma questo importa poco. Molto, molto piacevoli e vivaci, soprattutto in pezzi più waveggianti (da qui l'accostamento ai Sound? Hmmm... si, anche, ma molto Smith, comunque) come la bellissima "My time is fading out" o nella tiratissima "Show me your face" (amo queste velocità sostenute... io ballerei 'ste canzoni a vita!!). Un bel salto nel passato confezionato con gusto e stile: per tutti gli amanti della darkwave un ascolto obbligatorio. [Max 13-34]
Sito web:
www.branches.it
 
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