DER BLUTHARSCH - "Interno 20" - Alte Ceccato (VI) - 15/12/2001 |
Addì, 15
Dicembre 2001. Nonostante il meltempo abbia giocato tutte le carte a sua disposizione per impedirci di raggiungere lInterno 20 in quel di Alte Ceccato (Vicenza), la sorte ci è stata favorevole e ci ha concesso di assistere al tanto atteso concerto dei Der Blutharsch, alias Albin Julius & co., formazione austriaca che, forse un po semplicisticamente, viene inserita nel movimento neo folk o apocalyptic folk. |
Ad aprire la serata,
dopo un piacevole intro folkeggiante curato
dallimmancabile Walter, nelloscurità
assoluta (probabilmente eccessiva) si è esibito sul
palco Elipsis, progetto personale di Vanni Fabbri, come
da sua stessa definizione "un anarchico, marchigiano
e sociopatico", già conosciuto col nome di
Lupinaria. Basi molto presenti, power electronics a
raffica, voce distorta, più vicino al dj set che a un
concerto vero e proprio, la musica di Elipsis avrebbe
meglio figurato in un ambito più vicino ad un rave-party
che come porta daccesso allesibizione di
Albin Julius
Al termine di una mezzora
piuttosto rumorosa seguita con scarso interesse da parte
del parterre, lavvicinarsi del pubblico al palco
preannuncia limminente, attesissimo arrivo degli
ospiti. Infatti, in un silenzio carico di aspettative, cullato da un vecchio leid che sa di "retrò", il trio Der Blutharsch fa il suo ingresso, fiaccole alla mano e passo deciso. La platea già si infiamma, la presenza è forte, liconografia nn lascia spazio a nessuna immaginazione da subito si ha limpressione che vi siano problemi di acustica, infatti le voci vengono fagocitate dal volume delle basi e solo a tratti, quando la musica si quieta, le parole diventano percettibili. Caso? Inadeguatezza dellimpianto? Scelta per placare la presunta violenza di un messaggio marziale e forse non "politically correct"? Proviamo ad arretrare alla ricerca di unacustica migliore Ci accorgiamo allora che il locale, complici forse le imperfette condizioni stradali, non è così assiepato come ci si aspettava, e come invece era avvenuto |
per il precedente concerto dei Kirlian Camera; si nota qualche divisa, qualcuno tende il braccio, inequivocabile gesto, il pubblico segue composto, attento anche se non molto partecipe Non cè che dire, D.B. cattura e affascina anche se probabilmente questo è dovuto più alla presenza scenica che alla resa sonora, pesantemente penalizzata dalla qualità dellaudio. |
A spezzare landamento rigoroso e marziale del concerto, ove si mischiano con un certo pathos melodie popolari, marce, percussioni potenti sottolineate da un particolare cantato/recitato, interviene un estemporaneo appello per un parcheggio selvaggio, mentre la base preregistrata continua imperterrita ad un annunciare un nuovo pezzo! Tra lo stupore generale appare sul palco un fascio di rose bianche (il Walter ci confida limproba fatica per reperire i magnifici fiori!). Albin, con un gesto che mi piace pensare di fine galanteria, ne distribuisce parte al pubblico sottostante e parte si sparge con un lancio inatteso verso le retrovie Il concerto volge al termine, non senza una nota che poi diverrà forse polemica... Nellaria risuonano le note dellArdito, qualcuno sorride, altri si allontanano con un sentimento che sta a mezzaria tra lindispettito e il curioso, altri, visibilmente soddisfatti, a gran voce richiamano il trio sul palco Bis concesso e uscita di scena con un "heil" sussurrato a mezzavoce. Si aprono le danze e una piccola folla di fans si assiepa in una fila ordinata allingresso del backstage, paziente attesa per cercare un autografo o veder da vicino unartista spesso controverso, che anche in questa occasione ha suscitato delle (poche a dir il vero) piccole polemiche da parte di alcuni presenti. Non è facile rimanere indifferenti di fronte a un messaggio ideologico dai contenuti talmente lampanti da non creare dubbi o perplessità, ma le polemiche sono poi scaturite più in relazione a qualche braccio teso sotto al palco che effettivamente per la natura smaccatamente (sottotono) propagandistica della performance che poteva creare dei turbamenti tra le persone più sensibili. |
Ma si sa, a volte il rispetto non è contemplato tra gli atteggiamenti da assumere Resta il fatto che comunque Der Blutharsch ha catturato la platea con una esibizione alla quale probabilmente, dal punto di vista meramente musicale, si poteva chiedere di più. Forse, tra le polemiche, i piccoli scandali taciuti e lacustica indegna, chi ci ha perso veramente in questa occasione è stata la musica, a favore di una coreografia non proprio adatta al luogo prescelto. [Nuancenoire] |
DER BLUTHARSCH + SPIRITUAL FRONT - "Sonica" - Roma - 16/12/2001 |
Domenica
gelida a Roma, un'ondata di freddo e ghiaccio si abbatte
su tutta l'Italia proprio in concomitanza con l'arrivo
nel nostro paese di Mr. Julius e "compagni",
compromettendo la possibilità di assistere al concerto a
molte persone provenienti dal Sud bloccate dalle strade
ghiacciate. Nonostante questo qualche temerario
proveniente da Firenze e Teramo è giunto comunque fino a
qui sfidando nebbia e neve solo per assistere ad un
concerto... A queste persone non possono che andare i
miei più sentiti complimenti. Per quanto mi riguarda,
raggiungo il "Sonica" dopo un'oretta di
macchina e una disperata caccia ad un parcheggio utile...
Strana attesa di una ventina di minuti davanti
all'ingresso del locale prima di poter finalmente entrare
(con rischio di congelamento evitato per un soffio) e
bere qualcosa al bancone in compagnia di amici e
conoscenti vari che colgo l'occasione per salutare. Dopo
circa quaranta minuti di chiacchiere e incontri vari si
apre la porta per accedere al piano sottostante del
locale, dove avrà luogo il concerto. Mi piazzo
in prima fila accompagnato dalla buona musica proposta
nell'attesa dagli organizzatori fino all'arrivo sul palco
di Spiritual Front, supportato per l'occasione da una
vera e propria band composta da altre tre persone
(chitarra elettrica, tastiera e batteria). Vengono
proposte canzoni del suo ultimo lavoro "Nihilist
Cocktails For Calypso Inferno" sia pezzi più
vecchi, che acquistano forza e spessore anche rispetto
alle già belle versioni presenti sul disco. Simone
Salvatori (che sfoggia una capigliatura biondo/ghiaccio
davvero notevole) scherza con il pubblico tra una canzone
e l'altra strappando più di un sorriso tra i presenti,
ma le sue composizioni sono davvero malinconiche e
profonde come il timbro della sua voce mentre canta. I quattro suonano per circa mezz'ora lasciando la chiusura al solo Simone che incanta |
tutti con la sua chitarra acustica tirata fino allo spasimo... Saluta gentilmente e raccoglie tantissimi applausi. Davvero molto bello. Passano una decina di minuti di preparativi frenetici sul palco e finalmente si abbassano le luci... l'aria del locale viene saturata da una densa coltre di nebbia che, nonostante la prima fila, mi impedisce di scorgere l'ingresso del trio. Solo quando vengono accese le |
"famose"
fiaccole si riescono a distinguere le figure imponenti di
Albin, Martinyia e soprattutto David alle percussioni.
Comincia così il concerto, pubblico assorto in un
silenzio assoluto, voci dei due cantanti/narratori che
vengono soffocate dalle basi e dall'incedere marziale
della ritmica e decine e decine di flash che illuminano
il buio della sala. Passano i minuti e Albin si toglie
giacca e cappello mostrando per intero tutti gli abiti di
scena, frustino compreso. Violenza sonora e suoni
distorti si abbattono sul pubblico, così come le
cartoline ricordo gettate una ad una da Albin a mo' di
feticcio tra i presenti che si affannano a
raccoglierle... Molti classici del gruppo vengono proposti uno di seguito all'altro fino ad arrivare alla chiusura con "Patria Et Libertas", con la quale salutano il pubblico e se ne vanno, lasciando la scena alle note dell'Ardito che fanno esaltare i soliti quattro fasci presenti in sala che cantano a squarciagola, alzano il braccio destro e si credono forti, ma in realtà sono solo dei pupazzi pieni di se. Acclamati a gran voce i tre ritornano sul palco, improvvisano un bis molto veloce e sbrigativo e questa volta raggiungono il dietro le quinte quasi correndo. Finisce così il ritorno nel nostro paese dei Der Blutharsch, al solito accompagnato dagli immancabili strascichi polemici come era avvenuto lo scorso anno con la data al Siddharta di Prato. A ognuno la sua scelta: odiarli, amarli, strumentalizzarli o ignorarli. Per qualcuno però è sempre la musica ciò |
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che conta ed è solo questo il motivo per cui io e la stragande maggioranza del pubblico eravamo li. [Erbadellastrega] | |