Domenica 2 Marzo 2003: al "Transilvania Live" di Milano abbiamo un appuntamento con una band d'eccezione. A qualcuno questo nome non dirà nulla, ad altri dirà qualcosa, a troppo pochi dirà molto: Collection d'Arnell-Andrea.
I francesi Collection mancano dall'italico suolo da un po' di tempo e anche in questo 2003 la loro resta una toccata e fuga: solo due date, a Prato la sera precedente e questa, a Milano. E non a caso ho esordito con un "a pochi diranno molto": l'esiguità del pubblico presente (tra i quali un gruppo di studentelli in gita attirati dalla particolarità di un locale che probabilmente non ha filiali nel loro luogo d'origine) ci lascia alquanto interdetti e, dato il continuo procrastinare l'orario d'inizio dell'esibizione, direi che lascia perplessi anche la band e l'organizzazione. E' un dato di fatto che i concerti non inizino mai non solo in orario, ma nemmeno che questo orario sia decente. Ed infatti i tendaggi che celano il palco si scostano solo alle 23.00, quando ormai è divenuto evidente l'inutilità d'attendere l'arrivo di nuovi spettatori.
Abbiamo ingannato l'attesa estenuante tra una chiacchiera e l'altra, un saluto, una capatina al merchandising (un po' sfornito, a dir la verità, se non fosse che occhieggia un nuovo lavoro degli "Opera multi Steel"...) e una al bancone del bar. Non vi è nessun gruppo di supporto, aspettiamo solo i Collection.
Quando i primi componenti (chitarra, basso, tastiere e voce) lasciano le quinte e prendono posto, sembra quasi di veder quattro ragazzini da Mtv alle prese coi primi concertini: abbigliamento quasi dimesso e una certo timido timore, come se dovessero
sostenere un esame e paventassero critiche severe. Ma, a ben guardare, dai loro volti maturi e dalla sicurezza con cui impongono un ritmo sostenuto ai loro strumenti si capisce che non sono affatto strimpellatori alle prime armi.
Dimenticate i Collection delle Heavenly Voices, i tappeti soffusi di armonie neoclassicheggianti (cosa che probabilmente un po' tutti ci aspettavamo e la cui mancanza forse poteva deluderci): la chitarra la fa da padrona (non solo perché da un imput elettrico al tutto, ma anche perché spesso sovrasta la voce e gli altri strumenti), il ritmo è veloce e incalzante. Gli arrangiamenti da live non distorcono le sonorità care ai Collection ma le velocizzano, rendendo la performance vivace e adatta anche all'atmosfera del luogo in cui ci troviamo. La voce di Chloè sembra uscire senza sforzo apparente da questa personcina esile e delicata, ammaliante nella sua semplicità e nel suo modo di porsi, timido e quasi pudico. Alle loro spalle affascinanti proiezioni in bianco e nero di filmati d'epoca, studi sull'ottica, sul movimento, gare ginniche, viali alberati e foto della Grande Guerra.
Dopo i primi tre pezzi il gruppo si ricompone con la presenza della pianista (stasera alla tastiera) e del violinista, mentre il violoncellista è assente giustificato (ma non per questo meno rimpianto) a causa di un incidente. Da questo momento in poi i Collection sciorinano tutto il loro repertorio migliore ad un pubblico attentissimo, in religioso silenzio (miracolo!) nelle pause tra un brano e l'altro, concorde nel rivolerli sul palco quando, allo scoccare dei 60 minuti, la band si congeda da noi. Senza deludere le aspettative ci concedono un altro paio di pezzi e poi via, la mini-tournée è finita, grazie a tutti voi, siete pochi ma meravigliosi...
Un live sobrio, senza orpelli, senza ingegnose macchinazioni estetiche, perché sono
la voce e la musica a far spettacolo e bastano quelle quando non deve nascondere la pochezza di contenuti dietro effeti speciali che deviano l'attenzione.
All'interno del Transilvania si sciolgono le fila, lasciamo posto a chi ha atteso finora all'ingresso per poter entrare senza sorbirsi il concerto di un gruppo che raramente oltrepassa le Alpi per farci visita. Ma tant'è: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. I Collection ci hanno dato e noi abbiamo avuto: emozioni.
[Recensione a cura di
Nuancenoire per Erbadellastrega.it - Marzo 2003]

Sabato 1° Marzo 2003: con grande gioia riesco, all'ultimo secondo utile, a partire in direzione Prato insieme ad alcuni amici per assistere ad un concerto da me tanto atteso: quello dei Collection d'Arnell-Andrea.
Il viaggio scorre via veloce accompagnato dalle note provenienti dallo stereo dell'auto, si passa con disinvoltura dai Murder at the Registry agli Arcana, da una compilation wave '80 agli Antiworld... non c'è male insomma! Una leggera foschia avvolge i paesaggi
ai lati dell'autostrada... un'atmosfera perfetta per un concerto dei Collection, penso, ma ahimè mi sbagliavo...
Giungiamo davanti al "Siddharta" con un'oretta di anticipo ed è un piacere rivedere di nuovo qualche conoscente che a causa della distanza si può incontrare solo in occasione di qualche concerto importante... tra saluti e baci arriva il momento dell'apertura delle porte e le persone in attesa di entrare sono davvero tante: meno male!
Nemmeno il tempo di dare uno sguardo al banchetto del merchandising e di fare una visitina ai bagni (dopo due 0.66 di birra consentitemelo... ^_^), che sentiamo arrivare dal palco le prime note della serata. In fretta raggiungiamo la sala principale e con sorpresa ci accorgiamo che c'è anche un gruppo spalla inatteso, in quanto non annunciato da alcuna parte: i Beata Beatrix. Composti da chitarra, basso, batteria elettronica e voce femminile (davvero notevole), questo gruppo toscano ci propone sonorità gothic-rock in stile Inkubus Sukkubus. Per loro una buona mezz'ora di live e tanti meritati applausi.
Tempo qualche minuto ed ecco aprirsi il sipario per i tanto attesi Collection... prima sorpresa: basso, un chitarrista ventenne, Chloé alla voce e Christophe d'Arnell relegato a maneggiare un Dat. Mah! Propongono un set elettronico (!!!) molto tirato composto da tre brani, che da quello che riesco a capire saranno presenti nel nuovo lavoro della band ancora in fase di preparazione. Finita questa fase iniziale
dell'esibizione salgono sul palco anche i restanti componenti del gruppo, la tastierista (con occhiali da mosca stile Bono Vox) e il violinista. Manca purtroppo il violoncellista che, a quanto ci dice Chloé in un inglese un po' stentato, ha avuto un incidente alla mano e non può essere presente in questo mini tour italiano.
Le speranze di ascoltare un'esibizione diversa rispetto ai brani iniziali va subito a farsi benedire dopo i primi pezzi che ci propone il sestetto: voce e violino completamente sopraffatti dalla batteria elettronica e soprattutto dalla chitarra, quest'ultima settata ad un volume quasi doppio rispetto agli altri strumenti (e pensare che c'era il loro bel fonico al mixer... mistero!).
Forse sono io ad essere prevenuto, ma devo ammettere che mi aspettavo un'esibizione totalmente differente da quella che è stata proposta. Per chi ama i primi dischi dei Collection, per chi si aspettava un concerto in stile neoclassic sulla scia della loro ultima uscita discografica "Tristesse des Manes", quello presente sul palco questa sera è un altro gruppo.
Certo, alcuni vecchi brani famosi vengono suonati, mi strappano anche qualche applauso (sanno suonare, su questo non c'è dubbio), ma delle emozioni che mi aspettavo di provare neanche l'ombra. Persino le belle immagini d'altri tempi proiettate sullo sfondo del palco, che all'inizio mi avevano quasi ipnotizzato, cominciano a darmi sui nervi per la loro ripetività. In più aggiungeteci un'oca logorroica alle mie spalle che non ha smesso un attimo di starnazzare e il ritratto del concerto deludente a è completo.
L'esibizione volge al termine, i nostri salutano e poi tornano sul palco per concederci qualche bis, ma sono accolti freddamente dal pubblico che evidentemente non è entusiasta. Arrivederci cari Collection d'Arnell-Andrea, spero
che in futuro ci siano altre occasioni per poter apprezzare meglio la vostra bellissima musica.
In cuor mio so che, in generale, il concerto non è stato così malvagio, ma in queste righe ho voluto riportare quello che ho provato stando sotto il palco dal Siddharta. I miei compagni di viaggio non sono della mia stessa opinione e sono soddisfatti dello spettacolo al quale hanno assistito (così come lo è stata Monica nella recensione precedente a questa riguardo alla data milanese). Cosa posso aggiungere, evidentemente la vera essenza dei Collection d'Arnell-Andrea è quella che ci è stata proposta in questi due live ed io, ascoltando solo i loro dischi e non avendoli mai visti dal vivo, mi ero fatto un'idea errata della loro proposta musicale... torno ad ascoltarmi "Un Automne à Loroy", li preferisco così...
[Recensione a cura di Erbadellastrega.it - Marzo 2003. Per le foto ringraziamo
Daniele]

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