Superata l'immancabile
coda dovuta agli interminabili lavori autostradali tra
Modena Nord e Bologna e passato indenne dal doppio
testacoda (degno del miglior Verstappen) della Punto che
mi precedeva di 200 metri in quel di Bologna San Lazzaro,
arrivo tutto d'un pezzo ad Igea Marina verso le sei e
mezza di sera. La "ridente" cittadina
romagnola mi riceve con una temperatura tutt'altro che
primaverile, con un mare molto agitato e con una
"brezza" che ha portato la sabbia della
spiaggia direttamente sulla strada del lungomare e non
solo. Entrare nella veranda, già infestata da "erbivori" ed oscuri figuri intenti a "far merenda", dell'albergo "Dea della Salute", convenzionato con il concerto, mi da un senso di accoglienza e riparo dopo un viaggio per nulla rilassante. Dopo i consueti discorsi da salotto, anzi in questo caso da veranda, su dischi, gruppi (in particolare Deep Eynde) (ancora con sto gruppaccio? Ma sei il loro manager?! :-) N.d.Malex) concerti, locali e amenità varie, ci muoviamo tutti verso "L'Isola del Rock" per papparci il rancio e per salutare il padrone di casa Davide Ceccarelli/D.a.F Colony che in collaborazione con Erbadellastrega ha organizzato la serata. Cena abbondante e squisita che conferma la tradizione culinaria romagnola, con la possibilità per gli sportivi di vedersi le immagini in diretta della partita di calcio che, si sa, potrebbe rendere (condizionale purtroppo d'obbligo) più saporito il pasto (digestivo Pavel Nedved, il migliore... N.d.Malex). L'orologio segna le ore 22.30, ora di apertura al pubblico del locale, e sotto gli occhi divertiti e sconcertati dei clienti convenzionali del ristorante, inizia la migrazione dei "darches" verso |
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la porta d'ingresso dell'Isola del Rock. Le selezione musicale d'ascolto a cura dei due Dj "in erba" 13-34 e Paul Tired è basata prevalentemente su darkwave e batcave con incursioni nel dark italiano d'annata (esempio primi Litfibaaa!!!). |
Gli Artica salgono sul
palco verso la mezzanotte, vederli fuga ogni dubbio sulla
loro reale esistenza: i pochi concerti fatti dalla band
romana, rapportati all'attività più che decennale, li
ha portati ad essere condiderati quasi delle
"entità" che tutti i gothic-rockers conoscono
ma che in pochi hanno visto dal vivo. Devo essere sincero: la prima canzone "Black eyes" mi ha lasciato un po' disorientato. Voce cupissima, chitarre pesanti, cantato in inglese e suono "metal-lizzato" non in linea con quellArtica style che siamo soliti attenderci. Questa apertura, unita al fatto che la band sta lavorando al nuovo album con parte delle canzoni scritte in inglese, poteva far suonare l'allarme al fan più legato al classico sound goth (autocitazione tra le righe?), allarme prontamente rientrato con "Plastik", "Ocean" ed "Engel", altre succulenti anticipazioni dell'album che verrà, in cui synth, basso, chitarra e batteria si legano goticamente alla voce, inconfondibile anche in Inglese, di Alberto. Nota di merito va alla versione di "A question of time", la più bella cover dark-rock di un classico dei Depeche Mode che abbia mai sentito... fenomenale! Il set comprende "Angelica" e "Cenere", le canzoni più rappresentative del secondo album "Natura" e che da sole ne valgono l'acquisto. Del Cd "Ombra e luce" vengono eseguite "Saian", la stupenda "Honiria", la gothic-song rasentante la perfezione che porta il nome di "Indomita" con quel finale "sisteriano" al cardiopalma, mentre la chiusura spetta alla dolce "Dahlia". Chiusura? "No, non può finire così" è quello che pensano i pochi (ma buoni ^_^) presenti sotto al palco, che senza farsi pregare richiedono celermente il bis al gruppo romano. |
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Dopo qualche secondo ecco che la figura di Gabriele esce dall'oscurità per proporre con la sua chitarra le note iniziali di un altro classico degli Artica, "Ombra", che prende man mano forma con la batteria di Stefano, il basso di Michele le tastiere di Massimo |
e la voce
di Alberto. "Ombra" viene seguita dalla sorella
"Luce" e dalla conclusiva "Sarajevo",
canzone purtroppo molto attuale. Conclusione? "Potrebbe anche finire qui, ma faremo di tutto per spremere agli Artica fino all'ultima goccia di sudore" pensano uno sparuto manipolo di irriducibili, capitanati da Michele Piccolo ex voce dei Burning Gates, che riescono, alla faccia di chi non ha avuto fede amore e speranza, a riportare sul palco il gruppo romano per il bis di "Indomita". E' proprio finita? Il grido di battaglia "Sun arise come every morning" proferito in lontananza non lascia scampo: its fucking deathrock time con il Max 13-34 che apre le danze... Il dancefloor tragedy proseguirà fino alla mattina con Paul Tired e le sue scalette all'insegna della ricercatezza e con Davide Ceccarelli, in chisura, con i classici di ieri e di oggi intramezzati da sorprese più underground. Bilancio della serata: presenze non moltissime ma "sufficienti" (140 paganti + le guests); presenze sotto al palco poche ma di origine controllata; il chiacchiericcio della gente intervenuta non disturbava affatto anche perché proveniente dal bordo palco e dai tavolini; suono della band perfetto (come sempre all'Isola del rock N.d.Malex) e qualche distorsione invece durante la discoteca; concerto coinvolgente in cui gli Artica confermano di meritarsi tutta la stima ed il rispetto che godono in italia ed all'estero. Se lo scopo finale di una serata è divertirsi, per quanto mi riguarda, è stato centroto pienamente. Alla prossima! [Recensione a cura di Mr. Moonlight per Erbadellastrega.it - Marzo 2003] |