DEPECHE MODE - Delta Machine
Columbia 2013
Da anni, non so per quale motivo, i Depeche Mode sono stati spesso affiancati ai Cure, sopratutto nella cerchia gotica. Dato che le radici e gli sviluppi delle due bands sono state assolutamente diverse, ogni volta che il paragone mi è stato posto, un enorme punto di domanda mi è apparso in volto. Ma tant'è. Per una volta ho deciso di stare al gioco. Delta Machine è il tredicesimo album in studio di Martin Gore e co. Così come lo è stato 4:13 Dream, che ad oggi è l'ultimo disco della band di Robert Smith. Se proprio vogliamo fare un parallelo, è nel giudizio che do al disco. Così come 4:13 risultava essere un disco piacevole ma di maniera, senza guizzi e senza pezzi che davvero ti perforavano lo stomaco, Delta Machine scivola via. Piacevole, raffinato, azzeccato sotto molti punti di vista. Ma semplicemente non colpisce. Non lacera l'anima. Non emoziona. Ci sono brani piacevoli e ruffiani, che ti ritrovi a canticchiare per qualche giorno. Ma poi, così come sono entrati, escono molto presto dal "juke box mentale". I Depeche Mode sono professionisti, hanno classe e talento da vendere, ma musicalmente non aggiungono più nulla al loro "essere DM". Non c'è rischio, tutto fila via liscio e rodato. E i brani non ti restano sulla pelle. Questo vuol dire che Delta Machine è un brutto album? No, assolutamente. Non delude, semplicemente non folgora. E a guardare bene, è umano. Dopo più di trent'anni di carriera, nessuno si aspetta il colpaccio. I pro e i contro di essere superstar di talento: durante la tua carriera incidi capolavori così "alti" che quando cominci a pubblicare album semplicemente buoni, sembrano svanire in confronto agli altri. I fans lo ameranno. I curiosi gli daranno un ascolto, gli piacerà, ma dopo qualche giorno la malinconia prenderà il sopravvento e rimetteranno 101 nello stereo. O anche Ultra, se è per questo...