The Green Man - Musick without Tears
HR!S.P.Q.R. 2012
Primo fatto: sono passati cinque anni dall'ultimo album. Un lustro è un eternità per un artista in fermento, quindi i cambiamenti sonori dei Green Man, che oggi si distaccano lievemente dal passato neofolk per andare ad abbracciare atmosfere vicine al progressive folk dei primi anni '70 (senza sposarne però il tecnicismo fine a se stesso). Il risultato è sorprendentemente positivo, e per chi scrive questo è sicuramente il miglior album dei Green Man. O forse sarebbe meglio dire, "il miglior debutto possibile per il nuovo corso intrapreso dai Green Man").
Secondo fatto: la band ha sempre amato immergere le proprie composizioni in concept album. Se il precedente era zeppo di riferimenti a Gesù Cristo, qui siamo agli opposti, con liriche e tematiche direttamente mutuate da personaggi come Aleister Crowley e il recentemente scomparso Kenneth Grant (1924-2011), entrambi occultisti di rilievo. Della serie, chi dice che un artista trae ispirazioni sempre dalle solite cose e sia schierato?
Terzo fatto: Il fatto di riascoltare alcuni brani tratti dal promo di cui ho già parlato l'anno scorso e sentirli comunque perfettamente amalgamati con il resto dei pezzi è sintomo di un omogeneità e di una qualità indiscutibile.
Quarto fatto: Quando Patrick Leagas (Death In June, Sixth Comm, Mother Destruction) decide di collaborare ad un progetto, per chi scrive è sinonimo di garanzia. Che non è però il solito specchietto per le allodole. L'album è ottimo e sta in piedi da solo, senza cedimenti ne titubanze.
Quinto fatto: lo lascio a voi. Ascoltate l'album e traete le vostre conclusioni. Le mie mi sembrano già chiare. Pollice alto.