CHRISTIAN DEATH - Only theater of pain
Frontier Records 2011
"Quante ristampe esistono di Only Theater of Pain?"
Molte.
"Quali ristampe suonano meglio delle altre?"
Poche.
"Se dovessi scegliere, quali dovrei prendere?"
Dipende. Copertina/collezionabilità o qualità audio?
Ecco alcune domande che mi sono state fatte -e che continuano a farmi- su quello che considero il capolavoro assoluto del Goth americano e non solo. La bibbia del Death Rock, l'albero dalla quale sono nati molti rami. Alcuni rinsecchiti presto, altri tagliati, altri ancora che hanno fiorito in maniera rigogliosa facendo a loro volta nascere altre piante. Ma tutto è partito da qui. Queste dieci tracce sono perfette. Lo erano quasi trent'anni fa come lo sono oggi. Non c'è nulla che non funzioni, non una virgola fuori posto, nulla di "troppo", nulla di "troppo poco". Dissacrante, malato, intimo, esplosivo, acido, oscuro, vizioso... Only theater of Pain era figlio di un alchimia unica ed irripetibile, dove quattro individui completamente diversi tra loro, che probabilmente si sarebbero odiati in precedenza (e di sicuro lo hanno fatto in seguito) hanno incrociato le proprie strade artistiche partorendo uno dei dischi più belli e significativi della storia del 900. Uno. Punto. Gli altri album dei Christian Death, con o senza Rozz Williams, ottimi o pessimi (l'ordine degli aggettivi non è casuale...) sono un'altra cosa. Questo debut è unico. Come era unico "la banana" dei Velvet Underground. Come era unico Nevermind The Bollocks dei Sex Pistols. O "The Piper at the gates of Dawn" dei Pink Floyd. talmente unico che tra le sue canzoni si nascondeva -e si nasconde- uno dei gioielli pop più catchy mai partoriti negli ultimi 30 anni, quella Romeo's Distress che se solo avesse avuto un airplay adeguato ed un testo rimaneggiato avrebbe catapultato i Christian Death nell'olimpo delle star. Perchè la verità è questa: OTOP è dannatamente bello perchè è sì duro, è sì oscuro... ma è anche maledettamente orecchiabile. melodico se volete. Ma senza scivolare nello scontato. Rozz, Rikk, James e George lavoravano sul filo, ed hanno creato un disco che può piacere a tutti, senza perdere un grammo della sua sfrontatezza e genuinità. Ma non è di questo che voglio parlare... Credo e spero che se stiate leggendo queste pagine questo disco faccia già parte della vostra collezione da molti anni. Bene. Vi dirò perchè questa ristampa va comprata, a favore delle altre. Semplice: il suono. A meno che voi non ascoltiate solo vinile (e quindi le prime stampe su Frontier, Future, Invitation au Suicide o Vap vanno benissimo) le versioni cd non erano il massimo. Sia chiaro, questo album a mio avviso suonava perfettamente già prima, solo che ad un orecchio attento il mastering su cd andava a perdere parecchia dinamica, smorzando parte del calore ambientale. Questo nuovo mastering (è la prima volta che vengono utilizzati i master originali per una ristampa di OTOP) funziona splendidamente. Non è stato stravolto nulla, le differenze sono quasi impercettibili, ma il tutto risulta subito più nitido, meno magmoso, con le chitarre ed il basso ben distinguibili (spesso il lavoro di James finiva in secondo piano sotto stratificazioni multiple di Rikk). Quindi si, paragonato a tutte le varie ristampe su cd questo suona meglio, eccome. Diverso il discorso per la versione su vinile: essendo colorato, addio alta qualità. Ma è così bello tenere in mano per la prima volta la riproduzione della copertina che disegnò Rozz all'epoca, e che venne poi modificata per la versione definitiva. Per i malati incalliti, la prima stampa di questa ristampa (che pessimo gioco di parole, scusatemi....) contiene un 7" con due inediti. In realtà, sul lato A abbiamo un mix lievissssimissssimisssimamente diverso di Cavity, mentre sul lato b c'è Prayer mandata al contrario (e quindi si, potrete sentire Rozz e Rikk recitare il padre nostro nella maniera classica). Roba per maniaci. Sul cd invece, as always, le sei tracce che andarono poi a creare l'e.p., di Deathwish. Anche in questo caso mi sembra che sia stato fatto un lavoro di remastering, e nonostante il risultato sia simile a quanto ascoltato sinora, il tutto risulta nettamente più limpido, sopratutto se ascoltato in cuffia. Se non avete questo album, fatelo vostro e chiedetevi ripetutamente "come ho fatto a vivere senza di lui?" ascolto dopo ascolto. Se gia lo avete ma non siete mai rimasti convinti del mastering su cd, non esitate. Se invece lo avete solo in mp3, suicidatevi. In alternativa, comprate questo capolavoro. Ora.