RECENSIONI DISCHI

L O O P – The World In Your Eyes + A Gilded Eternity

Reactor, 2009

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Il materiale pubblicato in queste ristampe è talmente tanto e talmente interessante che anche un fan non devoto come me non può rimanere indifferente. The World in your eyes è diventato un triplo cd antologico, mentre la ristampa di A Gilded Eternity contiene ben 17 canzoni.
In un colpo solo mi sono ritrovato tra le mani 5 cd dei Loop. Messi insieme riassumono gran parte della loro carriera dalle origini fino all’ultimo capitolo prima di rinascere
col nome Main e Hair and Skin Trading Company.
L’ascolto di queste ristampe ha irrobustito e rinvigorito l’interesse che ho per questo gruppo. E’ stata l’occasione
per riscoprirli un’altra volta. Per quanto negli anni siano stati un mio importante punto di riferimento, avevo smesso di ascoltarli. Ogni tanto mi chiedo se faccio affermazioni esagerate sulla qualità della loro musica.  Si cresce ascoltando gruppi storici, intoccabili, il cui valore è universalmente riconosciuto, e gruppi del momento, ai quali ci si lega perchè ci si forma e si matura con loro; il loro merito viene riconosciuto nel corso degli anni, non nell’immediato. Nel frattempo la critica naturale e più frequente da parte delle generazioni più vecchie nei confronti del ‘nuovo’ è la mancanza di originalità. Quando uscirono, i Loop non furono esenti da questo tipo di giudizi. Oggi appartengono ad un’epoca ormai lontana, un periodo che fu innegabilmente estremamente florido e creativo, che si nutriva di suoni del passato, ma rovesciati e rielaborati. Il loro contributo alla definizione del suono shoegaze fu considerevole, etichetta che tuttavia limita i confini dei Loop. Il loro paesaggio sonoro è talmente vasto che va lasciato libero. Il fascino di questo gruppo sta proprio nella coesistenza di più generi musicali, di epoche diverse, riuniti, miscelati in unico flusso sonoro. Col senno di poi non posso che riconfermare il valore della loro musica. Spinning parts 1 & 2 provengono dal 7" del 1987, quello con le scritte "Obliterate The Scum" sul lato A e "Who Is Afraid Of This Big Bad Noise?" sul lato B. Robert Hampson scrive così: “volevamo avere un suono a metà strada tra Little Johnny Jewel dei Television e Robert Fripp su Heroes di Bowie”. I riferimenti ai Suicide sono espliciti. Arc-Lite (Radiated) proviene dalla B-Side del 7". Robert Hampson ricorda che Daniel Miller, produttore nonché fondatore della Mute Records, si occupò del remix; appassionato di krautrock voleva dare al brano un sapore alla Neu. Ho sempre amato questo brano, forse è uno dei miei preferiti insieme a Black Sun. The Burning World (live) è monumentale, è un viaggio psichedelico. Cresce, si espande, si infiamma, arde e non si spegne, sembra non finire mai. E’ un capolavoro che prende molto dalle intuizioni dei Can, la cui Mother Sky viene qui magistralmente riproposta da Robert Hampson e soci. La ferocia punk intrisa di suggestioni new wave esplode nella Thief Of Fire del Pop Group, altro importante riferimento per i Loop. Dalla martellante ripetitività alla Suicide di Head On si passa per le lunghe jam psichedeliche Be Here Now e Sunburst, e si arriva ai suoni rarefatti di Blood e Shot With A Diamond, ormai prossimi ai Main e ad un suono sempre più minimalista e ambientale, tipicamente anni ’90. C’è spazio anche per le due cover che all’epoca non erano così facili da recuperare (feci i salti mortali per procurarmele) Pink Moon di Drake e Cinnamon Girl di Neil Young. Qui trova spazio anche la splendida Like Rats, dallo split 7" Loopflesh/Fleshloop condiviso con i Godflesh, uscito in edizione limitata di 1400 copie nel 1991. E’ un vero gioiello, un bel misto Loop/Godflesh, violento e feroce.
Ora, appartenendo io alle ‘generazioni più vecchie’, vorrei poterlo non dire, e forse sbaglio, ma bramerei oggi per avere qualcosa di simile, non esclusivamente un gruppo come i Loop, ma un grande fermento musicale come quello che verso la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ha visto coinvolti un enorme numero di gruppi che hanno davvero fatto la storia della musica. Quando ascolto i Loop in verità ascolto la musica di un periodo, di una o più scene musicali, non riesco a isolarli dal contesto. Per gusto personale li considero, insieme a pochi altri, i padri di un intero movimento, ma questo è puramente soggettivo. Oggi sento che manca una scena musicale forte, manca una linea comune condivisa, ritengo ci siano degli ottimi gruppi in giro, ma dispiace vederli slegati tra di loro. Spero che chi abbia voglia di ascoltare queste ristampe si riavvicini (o si avvicini) anche ad altre formazioni dell’epoca, simili ai Loop, per riassaporare suggestioni passate, o per conoscere una realtà musicale che fu particolarmente ricca, i cui risultati sono profondamente visibili ancora oggi.
Buon ascolto

Galati

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