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Il fatto che Ian McCulloch non sia mai stato simpatico non è una novità. Diciamo proprio che è sempre stato un tipo borioso, che ha sempre interpretato il ruolo della primadonna, lanciando frecciate e commenti nei confronti dei colleghi con un astio inimitabile. Astio ed acidità che spesso malcelavano la sottile-ma manco troppo- invidia per il successo raggiunto da altri e non da lui. Partendo dai Cure ed arrivando ai Coldplay, sono in molti ad aver intrapreso strade simili agli uomini coniglio, raccogliendo però consensi infinitamente superiori, perlomeno numericamente parlando. Era il 2005 quando uscì 'Siberia', e a distanza di meno di un lustro gli Echo and the Bunnymen tornano in pista. Forti di vari riconoscimenti ricevuti soprattutto negli ultimi anni (gli stessi Coldplay li citano ogni tre minuti come influenza principale) Sergeant e McCulloch rimescolano le carte, rinnovano la band e si riaffacciano con un album che sa di fresco. The Fountain infatti, pur non essendo un capolavoro, non è assolutamente un disco da buttare, anzi. L'opener 'Think I'll Need It Too' è fresca ed orecchiabile, così come la disimpegnata 'Life Of 1,000 Crimes', mentre la conclusiva 'The Idolness Of Gods' è uno dei pezzi più riusciti dei Bunnymen degli ultimi vent'anni. Ironia della sorte, il vero capolavoro dell'album è la title track, dove troviamo proprio Chris martin dei Coldplay come ospite. Piena, ispirata, con degli arrangiamenti finalmente curati alla perfezione, è uno dei brani che entra direttamente nella storia dei Bunnymen. Il resto dell'album si muove tra mestiere e professionalità, cosa che fa si che l'album resti comunque piacevole. Non è di certo un disco che nel complesso fa gridare al miracolo. Ma è un platter con una propria dignità, che si fa ascoltare volentieri e che pur non esaltando, non delude. Inoltre ha i suoi momenti geniali, ed onestamente non posso chiedere di più ad una band che, nonostante le varie interruzioni di carriera, sta in giro da trent'anni. Godibile in pieno. Ian, sei antipatico, ma sai fare il tuo lavoro, non si discute.

Max1334