FAITH AND THE MUSE - ankoku butoh
Mercyground 2009
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Primo: quello che mi ritrovo tra le mani è un promo, quindi non potrò parlarvi dei dettagli grafici e cosette varie. Conta poco, comunque. Partiamo con il dire che le lunghe attese a volte ripagano. Che la pazienza è la virtù dei forti ecc ecc ecc. Bene. Ho pazientato per qualche anno l'uscita del seguito del non azzeccato The Burning Season, album che per chi scrive aveva interrotto parzialmente la catena di capolavori intrecciata album dopo album da Monica e William. Già il Tatsu E.P. recensito su queste pagine pochi giorni fa mi aveva fatto ben sperare, dato che al suo interno c'erano unba serie di canzoni eccellenti che facevano gridare al BENTORNATI. Chissà, forse anche loro si sono resi conto che il disco era davvero otttimo, forse volevano regalare qualcosa in più ai fans che li attendevano al varco da così tanto tempo...fatto sta che questo nuovissimo ankoku butoh si presenta ottimamente anche prima di inserire il cd nel lettore. Assieme ad un booklet monumentale di 32 pagine con note, testi, foto, poesie, memorabilia e disegni da far venire la bavetta ad ogni fan che si rispetti I nostri ci regalano anche un dvd zeppo di video imperdibili, tra promo, concerti (Portland 2007, Santiago 2004...), dietro le quinte e chi più ne ha più ne metta. Il dvd di per se varrebbe da solo l'acquisto, ma chi mi conosce sa che su ste cose sono un vecchio rompipalle. Sono trucchetti già visti. Un advance con un paio di pezzi buoni, una confezione/cofanetto zeppa di specchietti per le allodole, un dvd-raccolta al quale non si può dire di no...tutto bellissimo, ma non mi distrae abbastanza. Devo sentire la musica!
E il cd parte... e spetta alla semi intro The Woman of the Snow accogliermi nel cuore dell'album. E non ve lo nego, ne rimango rapito all'istante. Il tempo di raccogliere le idee con Kamimukae e subito il vortice Della già nota Blessed ci sbatte l'amima in un inferno dantesco. Ma è solo la discesa, perchè come già detto in sede di recensione dell'e.p., è Battle Hymn il vero girone della maledizione, con il suo mantra ossessivo che non lascia scampo. Un brano che ho amato dall'inizio e che continuo ad adorare sempre di più. Bushido è una virata tribal/orientale che sa di filler, prima di addentrarci nella già nota Nine Dragons, vera rentree in grande stile di William alla voce. Emozionante in maniera totale. Harai è un altro ponte dagli odori orientali, tra dolci percussioni (che strumento è? Uno Xilofono?) in aria di grandchester meadows (scusatemi, ma ogni volta che sento gli uccellini in una canzone la splendida ballata di Waters su Ummagumma fa capolino nella mia mente). La quiete prima della tempesta? Si, perchè When We Go Dark è un altro pezzo incredibile, degno figlio della scuola Mephisto Walz (alla fine William viene da lì) che con i Faith And The Muse aveva raggiunto l'unione perfetta con sonorità più tribali. Lo ammetto, e vi avverto: per chi come me è cresciuto con QUELLE chitarre e QUELLE progressioni, c'è da strapparsi il cuore. Le sonorità rimangono immutate, anche se rallentano di parecchio, nella successiva The Red Crown, anche se per la prima volta lo spettro di un certo Roberto fa capolino nella produzione di Fede e la sua Musa. impossibile non notare le (sicuramente involontarie) similitudini con un certo modo di impostare le chitarre con giro di basso annesso, soprattutto nei riff principali (parlo del periodo 84-85 per intenderci). Kodama è il pezzo che più si avvicina alla recente produzione dei FATM, e potrebbe benissimo essere un outtake di The Burning Season, quindi suona un pò fuori dal coro a dirla tutta, ma già la seguente She Waits By The Well ribilancia la situazione, tra percussioni stratificate e Monica che si bilancia tra spoken word e cantato in maniera impeccabile. Chiude idealmente l'album la sferzata Deathrock che va ancora più indietro, ovvero nel passato remoto di William, quando ragazzino bazzicava con i Wreckage. Ecco, aggiornate quei suoni, dategli un tocco vagamente più pop ed avrete tra le mani Sovereign. Che in realtà è il penultimo brano. Ma infatti avevo detto "idealmente". La chicca finale è una cover irriconoscibile della splendida To Be Continued dei leggendari Conflict, brano originariamente apparso sul loro The Ungovernable Force del 1986. Monica e William hanno spogliato la canzone, lasciando solo accordi lunghi di chitarra e la voce, a sottolineare un testo mai come ora attuale e doloroso. Le radici punk di William e Monica non erano mai state nascoste, ma mai come con questo gesto i nostri avevano espresso in pieno il loro appoggio verso un certo tipo di ideali, un attitudine più che una posa, a sottolineare come i FATM siano rimasti tra i pochissimi superstiti di una generazione musicale che ha datom tanto, ma che si è venduta poco dopo, o semplicemente si è autodistrutta. Questo ritorno discografico non poteva essere migliore. o forse si. Perchè i fan (e io sono un fan) sono sempre pignoli. Ma davvero, se mi avessero detto che nel 2009 la palma per miglior disco dell'anno sarebbe andata ai Faith, ci avrei pensato su. ora invece ne ho la certezza. Enormi. Bentornati, Monica e William!