BATZZ IN THE BELFRY - Sparks fly upwards
(Autoprodotto2007)
Indietro
Il progetto musicale Batzz in the Belfry nasce a San Francisco nel 2003 dall’intraprendenza di Nelson, vero deus ex-machina del gruppo, con l’obiettivo di creare un sound che legasse il goth più tradizionale all’ethereal. Rinnovando questi propositi, a cinque anni dal Mcd omonimo di debutto, la band americana ha pubblicato ad inizio 2007 il suo primo full-length “Sparks fly upwards”, formato da dodici inediti per oltre cinquantatre minuti di durata.
L’ottima vena compositiva dei Batzz in the Belfry viene subito a galla con la opening track strumentale “Radiance”, il cui incedere non ha nulla da invidiare alle musiche dei migliori compositori del novecento. Questo inizio da colonna sonora cinematografica potrebbe sembrare spiazzante per chi si approccia ad album goth, ma in realtà è proprio nella capacità di creare atmosfere intimiste e surreali la caratteristica distintiva del gruppo. Meno freddi dei Diary of Dreams e più gothic-rock di qualsiasi gruppo catalogato come “heavenly voices”, l’“ethereal” dei Batzz in the Belfry deve essere inteso e ricercato nei brani più synth-wave inseriti in “Floodland” dei Sisters of Mercy.
L’influenza, più o meno conscia, al gruppo di Andrew Eldritch è molto evidente in “Trusting” ma in generale in tutte le canzoni “d’atmosfera” presenti nell’album come l’ascetica “Knowing god” o la catartica “Soon” in cui vi è un’assoluta armonia tra la profonda voce baritonale e gli strumenti acustici come piano o violini. Sulla stessa frequenza d’onda si pone “O, holy night” che è destinata ad affiancare “The Christmas song” dei London After Midnight come canzone goth natalizia per eccellenza.
Nel D.N.A. dei Batzz in the Belfry, tuttavia, non vi è la sola capacità di realizzare tracce atmosferiche ma è presente anche una forte componente gothic-rock e guitar-wave: “Speak” ha tutte le carte in regola per diventare un classico da dancefloor grazie al suo potente incedere che la pone musicalmente tra i The Wake (US) di e gli ultimi Screams for Tina al pari di “Come and die” o “Praying hard”, mentre “War of roses” è l’unica fuori canovaccio per via una “pulita”chitarra acustica che si afferma a discapito di strumenti elettrici e drum-machine.
Molto più cold wave sono “Dreams”, caratterizzata da “aperture alari” di synth, e “Fade to grey”, dove l’ideale andamento wave-pop viene sostenuto da campane e chitarre riverberate in stile Mephisto Walz. Tirando le somme, questo album dei Batzz in the Belfry si pone al di la di ogni più rosea aspettativa per una band al debutto sulla lunga distanza, confermando per l’ennesima volta la bontà della scena underground statunitense e, soprattutto, dimostra che il gothic-rock old school sà ancora far sognare i propri adepti.