MOONLIGHT FESTIVAL, FANO, PU, day 3, 10 Luglio 2010
SCHWEFELGELB, IANVA, THE NAMES, PETER HOOK
Salta una conferenza e comunque le perdo, dato che passo buona parte del pomeriggio al Porto Nuovo per i dj set. Stasera i concerti iniziano abbastanza puntuali, e tocca agli Schwefelgelb aprire le danze.I due ragazzi propongono un electro figlia dei D.A.F più caciaroni con notevoli iniezioni di Ecstasy, hanno una carica fresca micidiale ed un tiro incredibile. Sono una di quelle band che non ascolterei mai, ma che dal vivo sanno fare egregiamente il loro lavoro. In alcuni brani vengono affiancati ai lati del palco da due mimi con maschere davvero inquietanti, da me subito ribattezzati "conigli postatomici". Il loro set fila vi che è una bellezza, peccato per la troppa acqua ul palco che fa saltare il canale destro dell'amplificazione. Ripeto e sottolineo, per chi scrive la loro performance è stato uno degli act più riusciti, nonostante la proposta sia un semplice rimescolamento di carte e soluzioni trite e ritrite. ma all'interno di un festival vanno benissimo. Anche per loro, li avrei visti molto meglio dopo gli headliner, dato che la loro proposta ben si sposa con il concetto "party all night" del Moonlight...E' quindi il momento degli IANVA. Che si sono dimostrati dei musicisti eccellenti, in grado di SUONARE davvero. Anche per loro, purtroppo, ci sono stati problemi tecnici, alias è nuovamente saltata la corrente. Per fortuna la pausa è durata una mezzora, e la band in maniera professionale si è ripresentata subito sul palco per concludere un set eccellente. Buona parte del pubblico stasera era qui per loro, ma c'erano alcuni presenti che non gradivano assolutamente la proposta della band. Non quella musicale, ma quella lirica. Dal mio personalissimo punto di vista, ognuno può cantare quello che gli pare, specialmente se non è ipoctrita. Ecco, gli IANVA hanno la faccia tosta di dirci quello che pensano, senza troppi giri di parole, a differenza di centinaia di altre bands più o meno "furbe", che cercano di stare nel mezzo con messaggi nebulosi. Ho sempre preferito dire a me stesso o alla band che ho di fronte "non sono daccordo/sono daccordo" piuttosto che ritrovarmi nel limbo del "ma che cavolo stai dicendo?". A monte, i nostri sanno davvero coinvolgere, anche se la location non era secondo me adatta ad un'esibizione di questo tipo. Ianva meritano dei luoghi particolari in cui suonare, con un pubblico un pò più attento, mirato e meno "caciarone" di quello che ovviamente sta a festival simili. E' una questione di scelte. Capisco benissimo la stizza della band e dei suoi sostenitori, così come non mi sento di accusare coloro (pochi, tra l'altro) che urlavano frasi tipo "basta con la politica, vogliamo New Wave e Rock and Roll". Dove sta quindi il probloema? Già detto. L'ensamble NON E' a mio avviso una band da festival. MA resta una delle formazioni più corrette, professionali e serie che ha calcato il palco del Moonlight quest'anno. Consiglio i curiosi di andarli a rivedere in altre occasioni. Chi se n'è innamorato, si lascerà rapire da loro. Chi non li ha amati, deve apprezzare il fatto che sono e restano onesti e veri in ciò che fanno. Oltre alla band, tecnicamente ineccepibile, un plauso speciale va a Mercy e Stefania, due voci incredibili che hanno guidato per mano il pubblico presente attraverso la musica della band per tutta la durata del concerto. Dare a Cesare quel che è di Cesare? Si. E Ianva meritano tutta la stima possibile. Un rapido cambio palco ed è ora che i Names ci travolgano con la loro New Wave d'annata. Rispetto a quando li vidi l'anno scorso a Milano, il set mi è sembrato più rilassato e dispersivo, meno tagliente se vogliamo. Lo spirito crudo post-punk si è perso un pò nell'enorme area del Moonlight. Peccato, perchè la band ha comunque suonato in modo egregio. Ma è mancata la scintilla che facesse davvero accendere gli animi. Immancabile "Calcutta", come curiosa la dedica di un brano ad Asia Argento (shanghai gesture). Ottima band come semopre, ma più adatta alla situazione club, dove è più facile creare la giusta alchimia con il pubblico. Siamo dunque in dirittura d'arrivo, con l'ultimo artista della tre giorni che sale sul palco. E spetta proprio a Peter Hook, che quest'anno sta riportando in giro Unknown Pleasure ed altri classici dei Joy Division, chiudere la seconda edizione del festival. Ora, c'è da dire qualche cosa. Se da un lato a livello prettamente emotivo sentire quelle canzoni è sempre un piacere (sia che le suoni Hook, sia che le suoni la cover band sotto casa), dall'altro non sono riuscito ad emozionarmi. Ed il motivo è semplice: Peter fu parte dei Joy Division, ed ha tutto il diritto di portare in giro quei pezzi. MA in questo show il suo compito è stato cantare, ed il basso in realtà lo ha toccato pochissimo, dato che le linee principali erano affidate al figlio. Ho assistito dunque ad una cover band, diciamola tutta. Dignitosa, professionale, precisa, con uno special member d'eccezione. Ma uno su quattro (o mezzo?) è poco poco per ricreare quello che serve a far venire i brividi. Con i Levinhurst in qualche brano mi è successo, ma lì avevamo tutta la sezione ritmica del primo album dei Cure, quindi i suoni erano DAVVERO quelli. Se vado al pub a vedere Paul Di'anno che suona con la band locale i cavalli di battaglia dei primi due dischi degli Iron Maiden, c'è la sua VOCE, e qua e là il brividino può pure venire. Ma stavolta non mi è successo. E non sono idiota, sono conscio che questo è uno dei pochissimi modi per poterci godere quei brani dal vivo, ma sicuramente avrei preferito di gran lunga vedere i New Order fare la stessa cosa. Anche lì sarebbe mancata la voce, ma la musica sarebbe stata quella. In tutto e per tutto. Questo per dire che Hooky ha regalato uno spettacolo più che dignitoso, carico e piacevole, ma che assolutamente per me non poteva essere considerato il vero headliner del festival. E' come se l'anno prossimo i Cure vanno in pensione, Gallup porta Pornography per intero in tour e lo troviamo a riempire le arene dei festival. Va benissimo ed è grasso che cola per un club. Meno bene per un festival di tre giorni di prestigio come è il Moonlight. Eliminando i giudizi negativi comunque, il concerto è filato via liscio, con una serie di cavalli di battaglia incredibili, qualche bel coniglio tirato fuori dal cilindro (Failures) , tutto unknown Pleasures e i bis immancabili con Transmission e love Will Tear Us Apart. Sicuramente un bel concerto, che ha mandato in visibilio i fan sfegatati dei Joy Division che hanno potuto respirare anche se solo per un pezzetto gli odori di quelle atmosfere. Ma ho visto molti, troppi fan con tatuaggi legati alla leggendaria band di Manchester allontanarsi o stare lontane dal palco. Forse le aspettative erano troppo alte, forse tutti noi sognavamo troppo. Hooky da parte sua ha fatto il suo lavoro in modo egregio, contraddistinto come sempre dalla sua carica da suburbano inglese. Tornerà in tour in Italia in autunno per tre date, chissà che la situazione "da club" non riesca a far venire la pelle d'oca ai presenti. Per ora, salutiamo il Moonlight Festival. Ci si rivede l'anno prossimo, see ya.
Max1334
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L'ultimo giorno è quello più emozionante. Iniziano gli Schwefelgelb, duo elettronico tedesco, che riescono a coinvolgermi parecchio per la prima metà del loro concerto: suonettini minimali e melodie orecchiabili che si fanno ascoltare con piacere. Purtroppo però il set continua e sfocia pian piano nell'elettronica da tunza discotecara. parabola discendente per la sottoscritta.
Altro bellissimo concerto è quello che ci hanno dato gli Ianva, nonostante il problema tecnico che ha spezzato a metà il loro concerto. Le loro canzoni solenni e maestose e la loro intepretazione mi han lasciato incantata nonostante non rientrino tra i miei ascolti e la loro proposta non sia il mio genere preferito. Non si scompongono per l'intervallo creato dal black out del generatore, durato una quindicina di minuti..tornano sul palco e continuano il loro ottimo concerto. Bravi. Il penultimo gruppo sono i Names..ancora problemi tecnici fanno si che il suoni all'inizio del loro concerto non sia tra i migliori, ma il problema è il set vero e proprio che pezzo dopo pezzo non decolla. La scaletta è la solita, pezzi vecchi (the Astronaut, White Shadows, Calcutta...tutte suonate a velocità ridotta...) alternati con quelli (non bellissimi) dell'ultimo album fanno si che il loro concerto risulti incolore ed insapore. Ma quando i belga finiscono, finalmente il motivo per il quale molta gente è accorsa solo l'ultimo giorno del festival si presenta sul palco. Il leggendario Peter Hook suona alcuni pezzi dei Warsaw per poi deliziarci con tantissimi pezzi tratti dal repetorio dei Joy Division, per commemorare la scomparsa di Ian Curtis. Anche se già dopo poco tempo Hooky si trova senza voce, ascoltare quel basso e quei suoni dal vivo è stata un'emozione bellissima per tutti i presenti. Il pubblico era in visibilio, e mi spiace dire che l'unica nota dolente è stata rappresentata dalla ridicola security che non ha permesso di danzare sulle note di quelle storiche canzoni, frenando sul nascere ogni accenno di movimento..peccato (la prossima volta vorrei vedere questa security ad un concerto Thrash o Hardcore Punk...n.d.Max1334). Riassumendo in poche frasi, anche quest'edizione è andata bene, ho apprezzato il fatto che il livello musicale era cresciuto di qualità grazie anche ad un biglietto d'ingresso dal prezzo onestissimo. Non si può chiedere la luna, ma spero che la prossima edizione sia ancora migliore. Mi auguro davvero che l'unico festival dedicato esclusivamente alla Wave in italia continui ad avere il supporto che merita.
L'Aurore_Assassine
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Scalette:
SCHWEFELGELB
Von Allem Zuviel
Wie Ich Heiss
Scwer Zu Verstehen
Ruckwarts Vorwarts
Ganz Egal Was Ich Mach
Solange Du Atmest
Tanz In D-Moll
Stein Auf Stein
Schwarz Weiss
Alle Sterne
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IANVA
Intro: la stagione di Caino
negli occhi di un ribelle
bora
Luisa Ferida
in compagnia dei lupi
Intro 2 parte: colpo di maglio
la ballata dell'ardito
di nuovo in armi (tagliata, blackout)
di nuovo in armi
tango della menade
muri d'assenzio
dov'eri tu quel giorno?
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THE NAMES
light
burn
flesh wounds
discovery
shanghai gesture
calcutta
white shadow
nature of the beast
nightshift
the light pours out of me
the astronaut
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PETER HOOK
at a later date
warsaw
no love lost
leaders of men
failures
digital
glass
disorder
day of the lords
candidate
insight
new dawn fades
she's lost control
shadowplay
wilderness
interzone
i remember nothing
transmission
love will tear us apart
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Postilla:
Patrick Rizzi: Il personaggio del Moonlight 2010:
Il Maestro di Cerimonie delle tre serate del festival, si è distinto per la sua maniera molto impostata di presentare le band, con voce forzatamente baritonale e strafalcioni incredibili. Esempi a caso?
"Abbiamo atteso problemi tecnici ma ci stiamo gustando dei begli spettacolini direi..."
"Gli Ultimi istanti di Soundcheck e di accordi e poi toccherà ai Joy Disaster (in realtà la band stava semplicemente salendo sul palco e attaccando gli strumenti)
"Atomizer hanno dato l'avvio a Londra alla cultura della musica Elettronica con la loro etichetta Nag Nag Nag" (prima parte della frase, non crediamo proprio, seconda parte, nag Nag nag è una serata, non un etichetta...)
"Ecco a voi gli Ianva!" (letto come si scrive)
"e al suono di disinibizione estetica ed espressiva, ecco a voi i Sigue Sigue Sputnik" (...eh???)
Senza dimenticare l'eterna guerra tra Classic Sound vs Electro Sound. Tutto si divide in questi due tronconi. Un pò come i buoni e i cattivi, il Milan e L'inter, il Glam ed il Thrash...
Insomma, Patrick ha allietato simpaticamente le nostre serate al Moonlight. E spezzo una lancia a suo favore: Sembra facile fare il presentatore, e l'anno scorso ci eravamo abituati benissimo grazie al grandissimo Clive. Quest'ultimo però ha un bagaglio di esperienze enorme in questo settore, e il buon Patrick solitamente si occupa di Radio, ambiente in apparenza simile ma in realtà molto diverso. Pollici alti per Rizzi dunque, che giù dal palco si è dimostrato una persona molto seria e preparata. Forse l'emozione gli ha giocato un brutto scherzo, o forse semplicemente ha deciso di prendere tutto con ironia. E ben venga;) Ciao Pat!
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